Credito per le imprese? C’è ancora fame

Proprio nei giorni in cui Rete Imprese Italia mette in guardia dal rischio di una nuova stretta al credito per le imprese, ecco che, secondo i dati del Barometro Crif (società specializzata nei sistemi di informazioni creditizie, di business information e di supporto decisionale), torna a crescere proprio la domanda di credito: +7,4% nel 2014 sul 2013, con un +0,5% nel quarto trimestre sullo stesso periodo dell’anno precedente.

Secondo l’analisi di Crif relativa al 2014, è evidente un “incremento significativo anche nel confronto con le rilevazioni degli anni precedenti, a conferma del fatto che nel corso di questi difficili anni le imprese non hanno mai smesso di rivolgersi agli istituti per reperire le risorse necessarie a finanziare gli investimenti o, più frequentemente, per sostenere l’attività corrente“. Peccato, però, che il credito per le imprese non sia sempre stato erogato nel modo più consono dalle banche…

In particolare, secondo il Barometro Crif, nel corso del 2014 l’andamento aggregato ha evidenziato come le imprese individuali abbiano fatto segnare un aumento delle domande di finanziamento del +6,6% rispetto al 2013, a fronte di un +7,9% delle società di capitale. Segno che di credito per le imprese c’è sempre fame.

Dall’analisi Crif emerge anche un ridimensionamento dell’importo medio dei finanziamenti richiesti: nel 2014 nell’aggregato di imprese individuali e società, l’importo medio è stato di 69.480 euro contro i 70.633 del 2013 (-1,6%).

A guardare le tipologie di società che hanno richiesto credito per le imprese, si nota che le ditte individuali hanno fatto registrare un importo medio dei finanziamenti richiesti di 34.218 euro (-6,4% rispetto ai 36.563 del 2013), mentre per le società di capitali la cifra è stata di 93.865 euro (in calo del -0,7% rispetto ai 94.499 euro del 2013).

Banche e imprese, verso un’ulteriore stretta del credito

Quella tra banche e imprese è una storia di amore e odio. Tanto munifiche con prestiti e finanziamenti nel momento in cui l’economia andava bene, tanto avare da sette anni a questa parte, quando la crisi ha cominciato a mordere e le imprese a chiudere. Perché il modo di dire secondo cui la banca ti presta l’ombrello quanto c’è il sole e te lo leva quanto piove, vale anche e soprattutto nel rapporto tra banche e imprese.

Ebbene, la storia si ripeterà con tutta probabilità a breve, quando la Bce comincerà ad applicare i nuovi coefficienti patrimoniali minimi da rispettare da parte degli istituti di credito, che impatteranno pesantemente sulle dinamiche tra banche e imprese. Se n’è accorta Rete Imprese Italia, che con il suo presidente Daniele Vaccarino ha emanato in merito una nota allarmata ma decisa: “Basta con nuovi provvedimenti anti-credito destinati alle banche che, inevitabilmente, rimbalzeranno in maniera pesante su tutte le imprese, ma soprattutto su quelle piccole“.

Dopo oltre sette anni di crisi mondiale – prosegue Vaccarino -, sopportati con enormi sacrifici dal sistema produttivo, la Banca centrale europea non può ulteriormente inasprire i requisiti del capitale degli istituti creditizi senza considerare con attenzione gli impatti che questa operazione avrà sull’economia reale, cioè le imprese e le famiglie. C’è il rischio, concreto, di spalancare le porte a una nuova, nefasta, stagione di credit crunch“.

La storia tra banche e imprese continua. Ma, a differenza di quanto scritto all’inizio, rischia di diventare solo una storia di odio.

Prestiti alle imprese? Meglio i titoli di stato

Come sempre accade, anche quando si parla di imprese il bicchiere si può vedere mezzo pieno o mezzo vuoto. Prendiamo i prestiti alle imprese. Secondo i dati presentati dall’Ufficio studi della Cgia, se da un lato il crollo dei prestiti alle imprese sta rallentando, dall’altro per le banche si è registrata un’impennata delle sofferenze che ha avuto sui prestiti alle imprese un riflesso negativo.

Entrando nello specifico delle cifre, da ottobre 2013 a ottobre 2014, i prestiti alle imprese hanno subito un calo di 6 miliardi (pari al -0,7%), mentre dalla fine di ottobre 2011, da quando la stretta dei prestiti alle imprese (o credit crunch) è iniziata, la stretta è di 95 miliardi di euro (-9,4%). Ebbene, nello stesso periodo (ottobre 2013-ottobre 2014) le sofferenze sono cresciute del 25,5% (29 miliardi), mentre dall’ottobre 2011 siamo nell’ordine dell’85,6 di crescita (66 miliardi).

Naturalmente, di fronte a questo scenario le banche hanno deciso di ridurre i prestiti alle imprese privilegiando gli investimenti in Bot, Btp, Cct e Ctz da ottobre 2011 a ottobre 2014 si è passati da uno stock di asset governativi di 208,6 miliardi a 414,3 miliardi. Acquistati con i soldi (255 miliardi) che la Bce ha erogato a tassi vantaggiosissimi alle banche affinché li immettessero nella economia reale. Leggi, effettuassero prestiti alle imprese.

Secondo il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, “è ancora prematuro stilare un giudizio definitivo. Comunque, secondo i dati di via Nazionale riportati qualche settimana fa dalla stampa specializzata, nello scorso mese di ottobre le banche italiane hanno investito 18,4 miliardi di euro in Btp che rappresentano il 70 per cento dei 26 miliardi di euro che hanno preso in prestito dalla Bce nell’asta TLTRO del settembre scorso. Cosa che non è passata inosservata a Francoforte, visto che Mario Draghi ha annunciato che in occasione delle prossime aste i prestiti dovranno essere assolutamente erogati a famiglie e imprese. Un invito che speriamo sia seguito alla lettera dai nostri istituti di credito”.

Inutile dire che i prestiti alle imprese sarebbero la priorità per cercare di far ripartire l’economia ed evitare i fallimenti. Ma dalla Cgia sono comunque realisti. “Questa operazione non va demonizzata – conclude Bortolussi -. A seguito di questi copiosi investimenti nei titoli di Stato ci siamo riappropriati del nostro debito pubblico che 4 anni fa era per il 40,4 per cento nelle mani degli investitori stranieri; oggi, invece, tale quota è scesa al 34 per cento. Certo, a seguito della contrazione degli impieghi non sono state poche le attività che hanno chiuso i battenti. Pertanto è necessario cambiare rotta”.

Imprese, si arresta il calo dei prestiti bancari

Udite udite, finalmente una notizia. A novembre si è fermato il calo dei prestiti bancari a imprese famiglie dopo oltre 30 mesi consecutivi di discese.

Secondo quanto riferito dall’Abi (Associazione bancaria italiana) nel suo outlook mensile, la variazione annua lo scorso mese è stata nulla, contro un calo dei prestiti bancari dello 0,7% registrata a ottobre.

Quello di novembre è stato il miglior risultato dall’aprile del 2012, in quanto il totale dei prestiti a famiglie e società non finanziarie si è attestato a 1.419 miliardi di euro, mentre a novembre 2013 il calo dei prestiti bancari era stato del 4,5%.

Nel complesso, i finanziamenti – inclusi i prestiti alle Pubbliche amministrazioni – si sono attestati a novembre a 1.813,3 miliardi di euro, ancora in calo dell’1,6% anno su anno, ma meglio del -2,1% di ottobre.

Secondo l’Abi, la dinamica di ripresa dei prestiti “non è una caratteristica solo italiana, ma si registra anche a livello dell’intera area dell’euro”; nei primi dieci mesi del 2014 i prestiti alle imprese fino a 1 milione di euro sono cresciuti dello 0,2% su base annua, mettendo uno stop al calo dei prestiti bancari.

Rimane comunque aperto il doloroso capitolo delle sofferenze bancarie, che a ottobre ha toccato il nuovo record di quasi 179,3 miliardi di euro (+21,7% su base annua). In valori assoluti, l’aumento è stato di 2,4 miliardi rispetto a settembre e di 32 miliardi a fronte di un anno prima. A settembre l’incremento era stato del 22% annuo.

Artigiani, dai Confidi sempre meno finanziamenti

Secondo quanto emerge da una ricerca sullo stato del credito realizzata da Fedart Fidi (Federazione nazionale unitaria dei Confidi dell’artigianato), dal 2010 ad oggi è stato sempre meno denaro il denaro erogato dalle banche ad artigiani e Pmi, con una evidente contrazione dei finanziamenti bancari che beneficiano della garanzia dei Confidi. La stretta è stata solo in parte compensata da un impegno più elevato dei Confidi, che per la prima volta negli ultimi anni hanno aumentato la quota di garanzia rilasciata.

Secondo la ricerca, i Confidi aderenti a Fedart hanno in essere quasi 14 miliardi di finanziamenti garantiti, ma quelli erogati nel 2013 sono stati pari a soli 5 miliardi (rispetto ai 6 del 2012) e la tendenza negativa prosegue anche con l’analisi dei dati al 30 giugno 2014. Si rende quindi sempre più necessario un intervento pubblico a sostegno di un sistema che svolge, per sua natura, una funzione di natura pubblicistica.

Se da una parte vi è un tasso di sofferenza che per la prima volta dall’avvio della crisi ha toccato valori a due cifre anche per i Confidi, oltre che per il comparto artigiano (12,5% per i primi, 15,9% per il secondo), i bilanci delle strutture risentono di rettifiche che assorbono del tutto i ricavi generati dalla garanzia collettiva dei fidi.

Il paradosso sta quindi tutto qui. Se da una parte i Confidi sono centrali per finanziare le imprese che hanno possibilità di sviluppo, dall’altra si trovano ad avere necessità di credito per portare avanti i propri obiettivi sul mercato.

Prestiti alle imprese difficili anche nel 2015

La stretta dei prestiti alle imprese da parte delle banche è uno dei problemi più gravi che impediscono all’economia di ripartire, specialmente se si considera che le banche hanno denaro quasi gratis dalla Bce proprio per finanziare imprese e famiglie, ma lo usano per altri scopi.

Il quadro dei prestiti alle imprese sempre più contratti continuerà anche nel 2015, secondo Bankitalia. Nel suo Rapporto sulla stabilità finanziaria, l’istituto di Palazzo Koch rileva che “in base a nostre proiezioni, i prestiti alle società non finanziarie continuerebbero a diminuire anche nel 2015, seppur con un’intensità progressivamente decrescente. La contrazione dei mutui alle famiglie dovrebbe invece interrompersi già nel primo trimestre del prossimo anno”.

Prestiti alle imprese ancora fermi, quindi, mentre sul fronte delle famiglie si prospetta un po’ di ossigeno. Per quanto riguarda l’anno in corso, invece, “nella prima metà del 2014 il flusso di nuovi prestiti deteriorati, in rapporto ai crediti in bonis, è ulteriormente diminuito. Il calo ha riguardato anche le nuove sofferenze, soprattutto quelle relative ai finanziamenti alle imprese; secondo informazioni preliminari i flussi di nuove sofferenze sarebbero stabili negli ultimi mesi”.

Per i prestiti alle imprese, quindi, si prospetta un altro anno difficile.

In Toscana, agevolazioni per le micro e piccole imprese

Sono state approvate, dalla Giunta della Regione Toscana, due nuove delibere delle quali beneficeranno le imprese regionali che desiderano investire in innovazione.

Si tratta di attivazione di garanzie per l’accesso al credito e di nuovi finanziamenti rimborsabili.

A presentate l’iniziativa è stato Gianfranco Simoncini, assessore alle Attività produttive della Regione Toscana: “Stiamo ridisegnando gli strumenti di ingegneria finanziaria per sostenere, attraverso l’accesso al credito, quegli investimenti che sono indispensabili al sistema produttivo toscano, alla sua crescita e al suo posizionamento competitivo sui mercati interni e internazionali. Con questi strumenti, che utilizzano le risorse del Fesr ma anche risorse regionali, rientri delle imprese su fondi rotativi e disponibilità giacenti su vecchi fondi chiusi, puntiamo in particolare al trasferimento tecnologico, all’innovazione, agli investimenti in ricerca e sviluppo e alle start up d’impresa“.

In concreto, la Regione erogherà prestiti a tasso zero alle micro, piccole e medie imprese di tutti i settori manifatturieri e di tutte le dimensioni, finanziamenti mirati a potenziare gli investimenti innovativi.

Il nuovo fondo di garanzia è finalizzato a sostenere gli investimenti delle imprese operative nei settori dell’artigianato, industria, cooperazione, favorendo anche l’imprenditoria femminile giovanile e i lavoratori destinatari di ammortizzatori sociali.

Vera MORETTI

Banche: continuano le sofferenze dovute ai prestiti alle imprese

Continuano le sofferenze, da parte delle imprese, per quanto riguarda i prestiti da parte delle banche.
Se, da una parte, è ancora molto difficile ottenere un finanziamento, dall’altra, infatti, risulta altrettanto complesso riuscire a restituire il denaro ricevuto.

Secondo i dati di Bankitalia ripresi da una ricerca di Unimpresa, associazione delle imprese che ha il suo focus nelle pmi, nell’ultimo anno le sofferenze sono ancora cresciute del 25%, arrivando a superare il muro dei 166 miliardi di euro, in aumento di 33,1 miliardi.
Se si guarda al rapporto con il totale dei crediti, la percentuale è schizzata dal 9,14% all’11,6%.

Dal 2010 a oggi, inoltre, in valore assoluto le sofferenze sono più che raddoppiate, passando da 77,8 miliardi a 166,4.

Questo, per le banche, significa maggiori difficoltà nella concessione di crediti, anche a causa dei più stringenti requisiti patrimoniali.
Inoltre, con la crisi ancora in atto, l’ammontare complessivo dei crediti p in calo, anche se in termini minori rispetto agli anni precedenti.

Da aprile 2013 ad aprile 2014, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 30,2 miliardi di euro passando da 1.458,07 miliardi a 1.427,7 miliardi.
Una riduzione che interessa sia le famiglie (-6,7 miliardi) sia le imprese (-23,5 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 2,08%.

A questo proposito, Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, ha dichiarato: “Quella del credito resta una situazione gravissima e, di fronte alla sempre maggiore difficoltà, sia delle famiglie sia delle imprese, nel pagare le rate dei finanziamenti, assistiamo a un atteggiamento di superficialità da parte delle banche e anche delle istituzioni“.

Ha poi aggiunto Antonio Patuelli, presidente dell’Abi: “Le banche italiane stanno effettuando dei colossali aumenti di capitale che sono utili non solo per l’asset quality review e per gli stress test ma per avere molta più capienza per effettuare nuovi prestiti. La stagione degli aumenti non sarà mai finita, perché questa crisi ha cancellato la logica del minimo capitale. Se non riusciamo ad ottenere regole uniformi in tempi ragionevolmente brevi, l’Ue invece di diventare una grande chance per l’Italia rischierebbe di far esplodere le contraddizioni fin qui sopite“.

Vera MORETTI

Prestiti in calo anche nel Nordest

Le imprese del Nordest, che inizialmente sembravano non patire eccessivamente la difficoltà di accesso al credito, hanno visto diminuire repentinamente i prestiti da parte delle banche.

Dall’ottobre 2012 allo stesso mese dell’anno successivo, infatti, la riduzione complessiva è stata di 6,6 miliardi di euro.
A registrare la contrazione maggiore sono state le province di Trieste (-8%) e quelle di Rovigo e di Trento (entrambe con – 6,4%), anche in generale, rileva la Cgia, a subire la stretta più pesante è stata la provincia di Treviso, con un calo di 1,1 miliardi di euro.

Al contrario, quelle che risentono meno di questo calo sono le imprese di Venezia e Belluno.
La provincia più “finanziata” è Verona (20,66 miliardi di euro), ma Treviso (20,27 miliardi di euro) e Vicenza (20,19 miliardi di euro) dimostrano di tenere bene il passo.

Ha commentato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia: “Ormai siamo scivolati in un circolo vizioso. Da un lato, le banche hanno chiuso i rubinetti del credito anche perché è in forte calo la domanda, dall’altro, chi ha ricevuto gli impieghi non è in grado di restituirli secondo gli accordi presi, facendo lievitare a dismisura le insolvenze. In questo gioco perverso, a rimetterci sono soprattutto le piccole imprese che hanno un potere negoziale con il sistema creditizio molto contenuto“.

Vera MORETTI

Sempre più critici i rapporti tra banche e pmi

Il 2013 è stato un anno negativo per le piccole e medie imprese che si sono rivolte agli istituti di credito per ottenere un finanziamento.
I dati, a questo proposito, parlano chiaro: durante l’anno appena trascorso, i prestiti bancari alle imprese sono diminuiti del 5,2%, che corrisponde a circa 50,2 miliardi di euro, mentre le sofferenze bancarie, cioè le situazioni di insolvenza, di mancata restituzione dei prestiti, sono cresciute del 24,9%.

La Cgia, alla luce di questi risultati, ha constatato che i rapporti tra banche ed imprese, soprattutto quando si tratta di pmi, sono diventati sempre più difficoltosi, tanto da far sentire abbandonati al loro destino i piccoli imprenditori.

Inoltre, a confermare questa triste tendenza, c’è anche un altro dato, quello riguardante i prestiti alle grandi aziende: in questo caso, infatti, i finanziamenti erogati sono cresciuti sia di numero sia di importo.
E’ evidente, dunque, che i grandi gruppi industriali sono stati favoriti, lasciando ai margini quelle pmi che, invece, rappresentano il tessuto economico italiano.

Un’altra incongruenza in questa filosofia adottata dagli istituti di credito emerge dal fatto che l’erogazione dei finanziamenti non è stata determinata da una maggiore solidità finanziaria manifestata dalle grandi imprese, perché il 78,8% delle sofferenze va ascritto proprio a loro.
Anche nell’applicazione del tasso di interesse sono stati applicati due pesi e due misure: 5,12% per le Pmi,, 4,36% per le grandi società.

C’è solo da augurarsi che nel 2014 si decida di cambiare rotta.

Vera MORETTI