I rubinetti delle banche restano chiusi

Abbiamo scritto qualche giorno fa del sostanziale flop del Quantitative Easing messo in campo dalla Bce per rilanciare l’economia europea e ridare fiato all’inflazione. Flop perché i soldi arrivati alle banche dall’Europa per essere girati a imprese e famiglie sono di fatto rimasti in pancia agli istituti di credito aumentandone la patrimonializzazione.

Lo conferma l’ultimo rapporto mensile dell’Abi, dal quale emerge che crescono i prestiti concessi dalle banche, ma di fatto imprese e famiglie rimangono al palo.

Secondo l’Abi, a settembre, i prestiti concessi dalle banche alla clientela sono stati pari a 1.807,7 miliardi, -0,4% rispetto al mese prima, ma superiori di circa 151 miliardi rispetto all’ammontare complessivo della raccolta da clientela, pari a 1.656,9 miliardi.

Cifre che non impediscono ai prestiti delle banche a imprese e famiglie di restare inchiodati alla crescita zero. Lo stock dei prestiti ha infatti registrato una variazione annua di -0,01%, che fa seguito al -0,2% di agosto e il -0,6% di luglio.

Non va meglio sul fronte dei tassi d’interesse. I tassi sui prestiti hanno toccato il minimo storico al 2,97% dal 2,99% di agosto, mentre i tassi sui mutui hanno toccato il picco minimo del 2,05% dal 2,16% del mese prima.

In ulteriore crescita il peso delle sofferenze delle banche, arrivato a 84,7 miliardi di euro, pari al 4,77% del totale degli impieghi. Non certo una giustificazione per le banche per tenersi in pancia i soldi che, generosamente offerti dalla Bce, dovrebbero invece andare a vantaggio dell’economia reale.

Prestiti, aumentano importi e quantità

Crescono in Italia sia la domanda di prestiti personali, sia gli importi dei prestiti richiesti. Lo rileva l’Osservatorio sul credito al consumo di Prestiti.it e Facile.it, secondo il quale le cifre medie sono cresciute del 7,7% in sei mesi, superando di poco anche i valori di un anno fa (+0,4%).

L’analisi di 30mila domande di prestiti presentate nel periodo compreso tra ottobre 2015 e marzo 2016 permette di scoprire che l’importo che gli italiani hanno cercato di ottenere ammonta a poco più di 11mila euro, quasi 1.000 euro in più di sei mesi fa.

Il profilo tipo di chi chiede accesso al credito resta pressoché identico: uomo (il 73,4% del campione esaminato, contro il 26,6% di donne), 42 anni e con i prestiti vorrebbe ripagare il denaro ricevuto contando su uno stipendio di circa 1.550 euro mensili (+1,8% rispetto alla precedente rilevazione); la maggiore richiesta di denaro si converte in un leggero incremento dell’arco temporale in cui avverrà il rimborso: 66 rate (5 anni e mezzo) per rimborsare il debito.

Per quanto riguarda le finalità che muovono gli italiani a richiedere prestiti, secondo Facile.it e Prestiti.it è sempre il bisogno di ottenere liquidità da gestire in autonomia la motivazione più comune al momento del preventivo; tuttavia, se sei mesi fa rappresentava il 28% delle richieste, ora scende al 24,4%.

Si riduce il divario con quella che è, da sempre, la seconda finalità più ricorrente, che oltretutto cresce ancora in questo semestre: l’acquisto di auto usate (arriva a rappresentare il 21,7%, contro il 20,4% del totale registrato in passato). Il comparto automobilistico nel suo complesso rappresenta, in generale, una delle voci più importanti e, considerando i finanziamenti tanto per il nuovo quanto per l’usato, cresce come finalità di prestiti quasi del 3%.

A seguire, troviamo la ristrutturazione di immobili, che dopo la flessione passata conferma anche in questo semestre l’interesse dimostrato dagli italiani (si arriva al 17,2, mentre sei mesi fa eravamo al 14,6%): incentivi e bonus offerti dallo Stato funzionano.

Una motivazione che cala in maniera significativa è quella del consolidamento debiti (percentuale dimezzata rispetto a sei mesi fa, 6,25% contro il 12,7% della precedente rilevazione); bene invece i prestiti arredamento (9,1%) e quelli per pagare le spese mediche (4,7%).

L’aumento degli importi medi dei prestiti richiesti è abbastanza omogeneo su tutto il territorio nazionale, anche se spiccano alcune regioni che hanno visto una crescita più evidente: Lazio (+14,8%), Molise (+13,8%) e Campania (+11,9%). In termini generali, le cifre più cospicue sono state richieste in Trentino Alto Adige (che passa dalla seconda alla prima posizione con 12mila euro), Sardegna (11.500) e Veneto (11.400).

Per quel che riguarda la durata, questa oscilla tra i 63 mesi delle Marche e i 70 mesi della Valle d’Aosta; più simili in tutta Italia gli stipendi medi con cui si intende ripagare i prestiti: in tutte le regioni si aggirano tra i 1.450 e i 1.600 euro, con l’eccezione verso l’alto del Trentino Alto Adige (1.700 euro).

Prestiti, gli italiani li chiedono più bassi

C’è una tendenza in atto nel mercato italiano dei prestiti che potrebbe essere vista sotto un’ottica positiva o negativa, a seconda di come si vuol guardare il fenomeno: è la contrazione degli importi dei prestiti richiesti dai privati.

L’ha rilevata l’Osservatorio sul credito al consumo di Prestiti.it e Facile.it, che ha constatato come le cifre medie dei prestiti sono calate del 7% in sei mesi e del 21% in un anno. L’importo che si intende ottenere ora è pari a 10.200 euro, contro i quasi 13mila di ottobre 2014.

Positivo o negativo, dicevamo. Positivo, se si vuole leggere questo calo del valore medio dei prestiti richiesti come il segnale del fatto che le famiglie italiane cominciano a farcela da sole, senza bisogno di indebitarsi. Negativo, se si vede la tendenza come il segnale di un’eccessiva prudenza nello spendere, di una volontà di rimandare gli acquisti che mostra come la ripresa dei consumi sia ancora di là da venire.

Dall’analisi di circa 40mila domande di prestiti presentate nel periodo compreso tra aprile e settembre 2015, rilevata l’Osservatorio sul credito al consumo ha stilato l’identikit dell’italiano alle prese con le richieste di finanziamento: uomo, 42 anni, che vorrebbe ricevere 10.200 euro, da restituire contando su uno stipendio di circa 1.500 euro mensili e in un lasso temporale di 64 mesi.

Ciò che spinge maggiormente a chiedere prestiti (28% dei casi) è il bisogno di liquidità, seguito dall’acquisto di auto usate (20,4% del totale) e dalla ristrutturazione di immobili (14,6%).

Si conferma il divario tra uomini e donne, tanto in termini di importo richiesto quanto per lo stipendio a disposizione per restituire i prestiti: non solo le donne ricorrono in misura minore ai finanziamenti personali, ma puntano a somme più basse (9.500 contro 10.600 euro) che vogliono rimborsare contando su uno stipendio di 1.300 euro, contro i 1.600 degli uomini.

Sofferenze bancarie, che sofferenza!

Ormai è una non notizia quella delle sofferenze bancarie in Italia. Infatti continuano, con la parte più consistente di prestiti non rimborsati regolarmente agli istituti di credito che è ancora una volta a carico delle imprese con 141 miliardi, contro gli oltre 35 delle famiglie e gli oltre 15 delle imprese familiari.

La situazione delle sofferenze bancarie è stata rilevata dal Centro studi di Unimpresa, che ha calcolato come, da luglio 2014 a luglio 2015, sono cresciute di oltre il 16% superando i 197 miliardi di euro: dai 169,1 miliardi di luglio 2014 ai 197,1 di luglio 2015, con un aumento di oltre 30 miliardi in un anno. E non poteva mancare, nel mazzo dei cattivi pagatori, la Pubblica amministrazione, con debiti non pagati verso le banche che, insieme a quelli delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie sfondano il tetto dei 4 miliardi.

Secondo Unimpresa, le sofferenze bancarie attualmente corrispondono al 14% dei prestiti, una crescita di 2 punti percentuali rispetto al 12% di un anno fa. Peccato che, alla fine del 2010, le sofferenze bancarie ammontassero a 77,8 miliardi: il che significa avere più che raddoppiato la consistenza in quattro anni e mezzo.

Naturalmente, la situazione delle sofferenze bancarie si riflette negativamente sull’andamento dei finanziamenti alle imprese e alle famiglie. Secondo lo studio di Unimpresa, nell’ultimo anno le banche hanno tagliato i finanziamenti a entrambi i soggetti per un totale di 10 miliardi (-0,6%), mentre i prestiti di medio periodo per le aziende sono andati in controtendenza e sono cresciuti di quasi 13 miliardi (+12%) così come il credito al consumo (+12 miliardi, +20%).

In vacanza si va coi prestiti

È proprio vero che, crisi o non crisi, gli italiani alle vacanze estive non rinunciano. Nemmeno se, per farle, devono ricorrere a dei prestiti. Cosa che, secondo i numeri elaborati da Facile.it e Prestiti.it all’interno del loro periodico Osservatorio sul credito al consumo, molti fanno. Nel primo semestre del 2015 i finanziamenti erogati per pagare viaggi e vacanze sono stati infatti pari a circa 26 milioni di euro.

Secondo l’Osservatorio, l’incidenza di questo tipo di prestiti rispetto al totale di quelli richiesti nel nostro Paese si è leggermente contratta attestandosi allo 0,82%, sui livelli registrati nel 2013 (0,83%). Molto ridotta rispetto allo scorso anno, invece, la cifra media dei prestiti richiesta, che nei primi sei mesi del 2015 è stata di 4.200 euro mentre lo scorso anno era pari a 5.300 euro (-20%).

Secondo Facile.it e Prestiti.it, a crescere sono stati, invece, i tempi di restituzione dei prestiti. Nel 2014 chi chiedeva un finanziamento per pagare un viaggio aveva in mente di restituire l’importo in 42 rate, nel 2015 si è passati a 47.

Novità anche in merito al profilo del richiedente i prestiti; se nel 2014 l’età media di chi voleva un finanziamento per andare in vacanza era bassa (38 anni), nel primo semestre 2015 si è alzata a 41 anni. Unendo questo dato a quello dell’importo richiesto e dello stipendio di chi sottoscrive la domanda (1.600 euro mensili in media) si ipotizza una riduzione dell’incidenza dei viaggi di nozze sul totale di quelli pagati con prestiti e l’aumento delle vacanze familiari breve e medio raggio.

In termini assoluti sono Lombardia e Campania le due regioni in cui vengono sottoscritte il maggior numero di richieste di prestiti per viaggi e vacanze (rispettivamente il 29% ed il 12%), ma se si osserva l’incidenza dei finanziamenti di questo tipo sul totale di quelli sottoscritti nella regione, la Lombardia è ancora una volta prima con l’1,27%, seguita dal Veneto, dove i prestiti finalizzati al pagamento dei viaggi sono l’1,24% del totale.

Prestiti, se ne chiedono di più ma meno consistenti

Secondo qualcuno il peggio della crisi è ormai alle spalle, ma resta il fatto che le famiglie italiane hanno ancora fame di liquidità e lo dimostra l’aumento della domanda di prestiti che viene rivolta agli istituti di credito e alle finanziarie.

Ma, se da un lato aumenta il numero dei prestiti richiesti, dall’altro cala l’importo medio delle cifre. Lo ha rilevato l’Osservatorio sul credito al consumo di Prestiti .it e Facile.it, che ha verificato come, in sei mesi, le cifre medie si siano ridimensionate del 15%, riportando gli importi ai livelli di un anno fa. Oggi il taglio medio dei prestiti richiesti è di quasi 11mila euro, contro i 13mila richiesti a ottobre 2014.

Lo studio è stato condotto su circa 40mila domande di prestiti presentate tra ottobre 2014 e marzo 2015. Dall’analisi emerge che il profilo del richiedente è quello di un uomo (il 73% del campione esaminato), 41enne, che conta di restituire gli 11mila euro richiesti in 65 mensilità, grazie al suo stipendio medio di 1500 euro.

Sempre dallo studio emerge che i prestiti vengono richiesti principalmente per bisogno di liquidità immediata (il 28,84% dei casi contro il 22,3% di un anno fa); seguono i prestiti per l’acquisto di auto usate (18,21%) e per la ristrutturazione di immobili, in calo nonostante gli incentivi e i bonus statali: le domande di questo tipo sono scese al 12,76% del totale dal 15,4% di un anno fa.

Crescono, come un cane che si morde la coda, le domande di prestiti per consolidare altri debiti esistenti: ottobre 2014 erano il 9,2%, ora sono tornate ai livelli di un anno fa, al 14,07%.

Infine, rileva l’Osservatorio sul credito al consumo di Prestiti.it, il calo degli importi medi dei prestiti richiesti è omogeneo su tutto il territorio italiano, anche se vi sono alcune regioni che hanno visto una contrazione più forte rispetto a sei mesi fa: in Calabria le somme dei prestiti richiesti sono scese del 29%, in Sardegna e Sicilia del 22%.

Agli anziani piacciono i prestiti

Sarà la crisi economica, sarà l’accresciuta propensione degli italiani a utilizzare il credito al consumo, fatto sta che il settore dei prestiti nel nostro Paese non accenna a dare segni di flessione, anzi, tiene bene.

C’è però un dato che, analizzando la tipologia di prestiti e, soprattutto, il profilo medio della persona che li richiede, salta all’occhio: nel settore del credito al consumo le domande di prestiti da parte dei più anziani continuano ad essere tantissime, oltre il 9% del totale, con un importo medio richiesto di 13.400 euro.

Il dato emerge da un’analisi condotta dal portale Facile.it in collaborazione con Prestiti.it, dalla quale risulta anche che il tempo medio per la restituzione dei prestiti è abbastanza lungo, 67 mesi, da rimborsare con uno stipendio o pensione di circa 1.600 euro. Tra tutte le domande pervenute ai siti, più di una su tre (il 36%) riguarda richieste di cessione del quinto dello stipendio o della pensione.

Ma quali sono le motivazioni che spingono gli over 60 a contattare gli istituti finanziatori per farsi concedere dei prestiti? Uno su 3 punta a ottenere liquidità (32,6%), mentre uno su 5 (il 19,2%) vuole ristrutturare la casa. Il consolidamento dei debiti arriva al 13,4%, scalzando dal podio i prestiti per l’acquisto di un’auto usata che solo qualche anno fa rientravano tra le motivazioni più comuni, anche tra gli ultrasessantenni.

A Renzi si, ma alla Merkel no! E tu a chi presteresti denaro?

 

Qualche nome era scontato, altri sono sorprese. Dal divertente sondaggio proposta da facile.it, in collaborazione con prestiti.it, a quale personaggio famoso presteresti denaro?, oltre a qualche sorriso, è possibile trarre anche qualche conclusione. Dal campione di 1.500 utenti è emerso come gli italiani presterebbero denaro solo per aiutare talento e cultura in crisi, mentre non sgancerebbero nemmeno un centesimo (non che ne avessero bisogno) per veline da quattro soldi o per calciatori strapagati dalla dubbia moralità.

In cima alle preferenze Alberto Angela (che ha raccolto da solo il 32% delle preferenze) e Pif (secondo con il 22% del totale), simboli di una televisione che non è solo spazzatura, mentre in testa alla graduatoria dei più detestati Mario Balotelli (30,5%), a cui gli italiani non hanno ancora perdonato la figuraccia mondiale, Valeria Marini (“se ha negato di aver consumato il matrimonio negherebbe anche di aver ricevuto un prestito”, la motivazione) e Gigi D’Alessio.

L’8% del campione presterebbe del denaro al presidente del Consiglio Matteo Renzi, ma non alla cancelliera tedesca Angela Merkel (“non può chiedermi altri soldi”). Ovviamente si a Beppe Fiorello, eroe delle fiction strappalacrime made in Rai, e J-Ax, dopo la performance sorprendente a The Voice, ma guai a nominare  Joe Bastianich Cesare Prandelli.

Ad avercene, comunque…

Calati i prestiti a dicembre 2013

La Banca d’Italia ha comunicato che il mese di dicembre 2013 ha segnato un calo dei prestiti al settore privato, rispetto allo stesso mese del 2012.

La contrazione dei finanziamenti ai privati è stata, su base annua, del 3,8% (-4,3% a novembre).
I prestiti alle famiglie sono invece scesi dell’1,2% sui 12 mesi (-1,5% nel mese di novembre); quelli alle società non finanziarie sono diminuiti, sempre su base annua, del 5,3% (-6% a novembre).

Sono lievemente scesi i tassi di interesse sui mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, passati dal 3,86% di novembre al 3,80% di dicembre.
In calo anche i tassi sulle nuove erogazioni di credito al consumo, passati all’8,69% dopo il 9,20% di novembre.

I tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie fino a un milione sono risultati pari al 4,36% (erano al 4,38% a novembre); quelli sui prestiti sopra un milione sono al 2,82% (erano al 2,76% a novembre). Mentre i tassi passivi sul complesso dei depositi sono stati pari allo 0,97%.

In crescita le sofferenze del sistema bancario: a dicembre il tasso di crescita sui dodici mesi è stato pari al 24,6%, mentre si fermava al 22,7% a novembre.
A dicembre 2013 le sofferenze bancarie hanno superato quota 150 miliardi e sono arrivate a 155,852 miliardi di euro, mentre nel mese di novembre si fermavano a 149,602 miliardi.

L’ultimo mese dell’anno ha anche fatto rallentare il tasso di crescita sui dodici mesi dei depositi del settore privato, risultato del 2,3% (6,1% a novembre). In diminuzione anche la raccolta obbligazionaria, diminuita dell’8,3% sui dodici mesi (-7,3% a novembre).

Vera MORETTI

Prestiti ancora in calo a novembre

In pauroso calo, ancora una volta, i prestiti che le banche hanno concesso a famiglie ed imprese.
Il mese di novembre, infatti, come ha confermato Abi, ha segnato un ulteriore passo indietro, registrando un preoccupante -4% ad una percentuale già in caduta libera.
Si tratta del peggior dato dal giugno 1999, che ha peggiorato il già negativo 3,7% di ottobre.

Ocse, inoltre, certifica che, sempre nel mese di ottobre, la dinamica dei prestiti alle imprese non finanziarie è risultata pari a -4,9% (-4,2% il mese precedente; -2,8% un anno prima).
In lieve flessione la dinamica tendenziale del totale prestiti alle famiglie (-1,3% ad ottobre 2013, -1,1% il mese precedente; -0,1% ad ottobre 2012).
La dinamica dei finanziamenti per l’acquisto di immobili, è risultata ad ottobre 2013 pari al -1,1% (-1,1% anche il mese precedente; +0,2% ad ottobre 2012).

Abi ha anche fatto presente che nel terzo trimestre 2013 è ripresa la contrazione degli investimenti fissi lordi, con una riduzione congiunturale annualizzata pari a circa il 2,2% (0% nel secondo trimestre).
In peggioramento sono risultati anche altri indicatori riferiti all’attività delle imprese: l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito su base annua ad ottobre 2013 di -1,1%.

Sempre nel terzo trimestre del 2013 si è registrata una significativa diminuzione della domanda di finanziamento delle imprese legata agli investimenti.

Ocse, inoltre, ha rilevato che in Italia, tra il 2011 e il 2012, la pressione fiscale, misurata
come rapporto tra introiti fiscali e Pil, è cresciuta di 1,4 punti percentuali, arrivando al 44,4%.
Si tratta di un aumento superiore alla media Ocse (0,5 punti) e inferiore solo a quelli registrati in Ungheria (1,8) e Grecia (1,6) tra i Paesi membri dell’organizzazione parigina.

La pressione fiscale italiana era prima scesa dal 42% nel 2000 al 40,6% nel 2005, poi risalita al 43,2% nel 2007, riscesa al 43% nel 2011 e risalita al 44,4%.
Nel 2011, ultimo anno per cui esistono dati comparabili per tutti i Paesi membri, il dato italiano del 43% era di quasi 9 punti percentuali superiore alla media Ocse. Il nostro Paese era quinto per pressione fiscale tra i membri dell’organizzazione, dietro Danimarca (47,7%), Svezia (44,2%), Francia (44,1%), Belgio (44%) e Finlandia (43,7%).

Vera MORETTI