Agevolazione prima casa anche per gli stranieri

L’ agevolazione prima casa è una misura che fa gola a molti, anche agli stranieri. Peccato però che molti di essi pensino di non possedere i requisiti per fruirne. In realtà, l’ agevolazione prima casa può anche essere concessa ai cittadini stranieri.

Lo ha sottolineato la rivista telematica dell’Agenzia delle Entrate, fiscooggi.it, che ha confermato a un cittadino americano che scriveva a questo proposito, come l’ agevolazione prima casa spetti anche a chi non è cittadino italiano.

La condizione necessaria è che queste persone rispettino tutti i requisiti oggettivi e soggettivi necessari al fine di ottenere l’ agevolazione, ossia:

  • abitazione non considerata di lusso, che quindi non deve rientrare nelle categorie catastali A/1 (abitazioni di tipo signorile), A/8 (abitazioni in ville) o A/9 (castelli e palazzi);
  • abitazione situata nel comune in cui l’acquirente ha la residenza o dove la trasferisce entro 18 mesi, o situata dove l’acquirente svolge la propria attività;
  • l’acquirente non deve essere titolare, in esclusiva o in comunione di beni con il coniuge, dei diritti di proprietà, uso, usufrutto, e abitazione, di un’altra casa di abitazione nello stesso Comune;
  • l’acquirente non deve essere titolare, per intero o per quote, su tutto il territorio nazionale, dei diritti di proprietà, uso, usufrutto, abitazione e nuda proprietà su un’altra casa di abitazione acquistata usufruendo dell’ agevolazione prima casa.

Agevolazioni prima casa e separazione coniugale

La fine di un matrimonio porta con sé rimpianti e problemi non solo a livello personale, ma anche da un punto di vista fiscale. Specialmente per quanto riguarda la prima casa di proprietà. Per fortuna in questo ambito è arrivata una importante sentenza della Cassazione.

I giudici della Suprema Corte hanno stabilito che qualora a seguito di un accordo di separazione coniugale, un coniuge trasferisce all’altro la proprietà di un’abitazione comprata da meno di 5 anni sfruttando l’agevolazione prima casa, l’alienazione non fa decadere l’agevolazione della quale il coniuge alienante ha beneficiato al momento dell’acquisto. La decadenza non si ha nemmeno se il coniuge alienante non compra, entro un anno dalla cessione, una nuova prima casa.

La sentenza, la n. 5156 depositata il 16 marzo 2016, stabilisce l’irragionevolezza della decadenza dall’agevolazione sfruttata al momento dell’acquisto della casa, poiché il trasferimento dello stesso avvenuto in attuazione dei patti di separazione non è vincolato ad alcun corrispettivo e non rappresenta un atto di donazione.

Una sentenza importante che ridisegna un ambito poco considerato della normativa legata alle agevolazioni per l’acquisto della prima casa.

Imu? C’è chi non l’aumenta

Da quando è stata introdotta dal governo Monti, l’Imu è stata sempre accompagnata da polemiche e pessime notizie. Per fortuna, oggi, di notizia ne arriva una buona. Secondo un’indagine effettuata dalla Cgia di Mestre, nelle grandi città un sindaco su due (il 49,4%) non aumenterà l’aliquota base dell’Imu sulla prima casa, pari oggi al 4‰. Altri 35 colleghi, invece (il 43,2% del campione), l’alzeranno l’aliquota, mentre in soli 6 comuni (il 7,4% del totale) sarà diminuita: i comuni “marziani” sono, nel dettaglio Biella, Lecce, Mantova, Nuoro, Trieste e Vercelli.

L’indagine dell’associazione mestrina è stata effettuata su un campione di 81 capoluoghi di provincia (prima del recente riassetto del governo), esaminando le delibere relative ai comuni pubblicate sul sito del Dipartimento delle Finanze, con dati aggiornati al 26 ottobre 2012: cinque giorni prima della scadenza entro la quale tutti i Comuni hanno deliberato l’aliquota per calcolare la seconda o la terza rata dell’imposta, in pagamento entro metà dicembre.

La Cgia è anche entrata nel dettaglio dei tartassati. Secondo i calcoli, per un’abitazione di tipo civile A2 i più tartassati dall’Imu sulla prima casa saranno i torinesi, con un importo medio della seconda rata pari a 718 euro (totale annuo 1.055 euro). Poi Genova, con una seconda rata pari a 561 euro (totale annuo 902 euro). Medaglia di bronzo (bella soddisfazione…) per Bologna: seconda rata da 440 euro e totale annuo a 879.

Commenta così Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia mestrina: “Visto che il 76,3% delle famiglie italiane sono proprietarie dell’abitazione in cui risiedono, l’Imu è vissuta con ansia, vuoi per le ristrettezze economiche in cui vive gran parte dei contribuenti italiani, vuoi per il fatto che negli ultimi 4 anni l’imposta sulla prima abitazione non era dovuta. Ora, che tutti i Comuni hanno deliberato l’aliquota da applicare sulla prima casa, 18 milioni di famiglie italiane stanno ricominciando a fare i conti per capire quanto dovranno pagare di saldo entro il prossimo 16 di dicembre. […] La situazione non è ancora definitiva. Il Governo si è riservato la facoltà di variare l’aliquota base addirittura entro il 10 dicembre 2012: solo 6 giorni prima del termine del pagamento del saldo. E’ da augurarci che a ridosso della scadenza non ci venga richiesto un ulteriore ritocco che metterebbe ancor più in difficoltà i magri bilanci delle famiglie italiane“.

M’Imu o non m’Imu? Una tassa, troppe parole

di Davide PASSONI

Diciamo subito come la pensa chi scrive. Per una volta, siamo d’accordo col premier Monti: l’Imu è una tassa antipatica, colpisce un bene di tutti (o quasi) ma ce la siamo cercata. Togliere l’Ici è stata una mossa che l’Italia non si poteva permettere e ora ne paghiamo le conseguenze: con gli interessi e in tre rate.

Detto questo, è curioso constatare come negli ultimi giorni sull’Imu siano uscite dai partiti le idee più strane, pittoresche, ridicole. Già settimane fa il Pdl, per bocca del segretario Alfano, aveva chiesto all’esecutivo che l’imposta fosse applicata per il solo 2012. Ora ci ritorna: “Lavoreremo affinchè l’Imu possa divenire una tassa transitoria – ha detto –, che vale solo nel 2012 e da non replicare negli anni successivi. La casa è un bene sacro. Lo Stato ha già tassato i soldi per comprare la prima casa“. Ci dite che senso ha incassare l’Imu solo per un anno (al di là del fatto che nessuno ci crede…)? Piuttosto: tagliate spese inutili, prebende e privilegi e recuperate da lì il gettito che verrebbe dall’Imu. Scommettiamo che sarebbe anche più consistente? E siccome errare è umano ma perseverare è… politico, Alfano ha anche ribadito: “Dicono che è stato un errore togliere l’Ici? Io ribadisco che lo rifaremmo domani mattina. Abbiamo fatto bene“. Prosit!

Poi Bersani e il Pd, la cui proposta è quella di “alleggerire l’Imu e affiancarle un’imposta personale sui grandi patrimoni mobiliari“. Oltre a “lasciare l’Imu ai Comuni, se mai diminuendo i trasferimenti dello Stato così da costituire una base di autonomia impositiva dei Comuni“. Si torna all’idea di una patrimoniale, tanto cara al Pd (ma l’Imu, di fatto, non è una patrimoniale mascherata?), ma si introduce un concetto condivisibile, la diminuzione dei trasferimenti dello Stato a favore della maggiore libertà per i Comuni. Ma, chiediamo noi, non potevano essere suggerite prima certe modifiche, anziché entrare a gamba tesa su un Governo che, in questi mesi, ha dimostrato flessibilità solo in rare occasioni? Non ci pare che l’Imu possa essere una di queste…

Infine, i fuochi d’artificio made in Padania. Maroni: “Il 25 maggio è convocata l’assemblea degli amministratori della Lega Nord compresi i nuovi sindaci eletti e decideremo le varie azioni contro la politica fiscale del governo. Tra le proposte c’è quella di licenziare Equitalia e sostituirla con la riscossione fatta da strutture del Comune, oppure con una società regionale di riscossione che funziona gratuitamente. Altra proposta sarà quella di non approvare il bilancio e farlo approvare da un commissario prefettizio e infine la violazione simbolica del patto di stabilità. Se questo viene praticato da 600 sindaci allora si cambia il patto. Decideremo il 25 maggio, ognuno deciderà secondo le sue specifiche territorialità. Anche sindaci di altri partiti hanno aderito alla protesta senza essere della Lega, l’importante è che si faccia la protesta fiscale“.

Il solito cavallo di battaglia della protesta fiscale, con un elemento che non è nuovo (“licenziare Equitalia”), ma che è stato già messo in pratica da alcuni comuni come Morazzone (Varese) Calalzo di Cadore (Belluno), Vigevano (Pavia) con buoni risultati, pare. Qui si va oltre l’Imu, si tratta di buttarsi a testa bassa contro la politica fiscale del governo e contro la rapacità del fisco.

Una battaglia che accomuna i sindaci leghisti ad altri primi cittadini di ogni colore (Pisapia, sindaco di Milano, tra questi…) e che marca un distacco preoccupante tra la politica di palazzo e quella del territorio; tra chi fa politica dalla Luna e chi invece si sporca le mani tutti i giorni con i problemi delle città, dei paesi, della gente, delle piccole imprese. Di quelli che l’Imu la sentono per davvero, perché la casa nessuno gliel’ha comprata a sua insaputa e perché l’azienda se la sente scivolare via dalle mani, rosa ogni giorno di più da tasse, credito difficile, mancati pagamenti. Quelli che il dilemma m’Imu non m’Imu non ce l’hanno, sanno benissimo la risposta: non m’Imu. E tanti saluti al salva-Italia e al pareggio di bilancio nel 2013…

Sta arrivando la Imu-bis

di Vera MORETTI

Le disgrazie non vengono mai sole.

Oltre al pagamento dell’Imu, che sappiamo potrà essere dilazionata in due o tre rate, è in arrivo una nuova tassa, che potremmo chiamare Imu 2, perché riguardante ancora la prima casa, ma che, questa volta, verrà riscossa dai Comuni.

Non si sa ancora a quanto ammonterà, né entro quando dovrà essere pagata, perché inserita all’ultimo momento nel decreto sulle semplificazioni fiscali, approvato giovedì dalla Camera.

La casa, dunque, l’unico bene su cui, si diceva, valesse la pena di investire, rischia di diventare un’arma a doppio taglio: dilemma per chi non ce l’ha ma anche per chi, magari con sacrifici e rate eterne, era riuscito a diventarne proprietario.
Servirà, come consolazione, sapere che questa ennesima tassa verrà utilizzata dai sindaci per finanziare asili, scuole, parchi, biblioteche, strade, parcheggi, ecc? Forse a poco, perché, in primo luogo, questa Imu-bis rappresenta un ulteriore sacrificio che i cittadini devono accettare.

Non si tratta, però, di una tassa del tutto nuova, perché era stata istituita dalla Finanziaria 2007 del Governo Prodi e che, di fatto, non era stata mai applicata, e che avrebbe dovuto corpire, anche se parzialmente, le opere pubbliche.
Ed ora, eccola tornare dal dimenticatoio dove era stata sepolta, e applicata non più per i cinque anni inizialmente previsti, ma per dieci, con il compito di finanziare il 100% delle opere, non più il 30, estesa anche alle prime case, mentre in origine non lo era.

Come l’Imu, ha la stessa base imponibile, la rendita catastale (innalzata del 60 per cento dal Salva-Italia), aliquota fino ad un massimo del 5 per mille.

Ad aumentare cono anche le opere finanziabili, estese anche a operazioni di restauro e conservazione di monumenti e palazzi storici, oltre che nuovi spazi per eventi, potenziamento del trasporto locale, arredi urbani significativi, giardini, musei.
Sono i sindaci che individuano le opere, scelgono l’aliquota e i tempi di imposizione ed emettono il regolamento che disciplina l’imposta. Il mancato inizio dell’opera, entro due anni dal progetto, impone la restituzione dell’imposta.

Imu pronta a colpire: nel mirino seconde case, uffici e negozi

La prima rata della nuova Imu, l’imposta sulla casa che ha sostituito l’Ici, sta per arrivare. Nel bersaglio prime o seconde case, ma soprattutto negozi e imprese. E’ su di loro infatti che graverà maggiormente la nuova tassa reintrodotta dal Governo, e i Comuni già corrono ai ripari nel tentativo di far quadrare i conti 2012: il decreto Salva Italia ha infatti previsto che il 50% del gettito sugli immobili diversi dalla prima casa vada dritto nelle casse dello Stato.

Il meccanismo di calcolo dell’Imu, che sarà applicata su qualsiasi tipo di immobile, sia a scopo abitativo che commerciale, è uguale a quello dell’Ici ma esistono dei moltiplicatori che faranno lievitare la base imponibile. Come verrà effettuato il calcolo? Si partirà dalla rendita catastale, che verrà rivalutata e il risultato moltiplicato per un coefficiente. Da tenere in considerazione poi che le rendite catastali sono state rivalutate del 60% rispetto all’Ici.

Ecco la mappa degli aumenti lungo tutto lo stivale: a Torino, per esempio, l’aliquota arriverà al 6 per mille per avere un gettito paragonabile all’ex Ici, nello specifico le aliquote base aumenteranno del 4 per mille sulla prima casa e del 7,6 per mille sulle seconde case.

A Milano invece per un negozio si potrà passare da 360 euro a 1.100 euro, mentre per la prima casa i milanesi si troveranno una bolletta Imu più cara della vecchia Ici, che presentava invece un’aliquota al 4 per mille contro il 6,5 della media italiana. L’ipotesi più probabile è che Palazzo Marino decida di lasciare ferma l’aliquota sull’abitazione principale, mantenendola al 5 per mille, ma aumentando quella sugli altri immobili: sulle abitazioni, le ipotesi parlano di un’Imu al massimo (10,6 per mille) per le case lasciate vuote mentre per le abitazioni affittate a canone concordato si fermerà al 4,6 per mille, e infine per le locazioni di mercato l’aliquota potrebbe attestarsi in futuro al 9,6 per mille.

Veniamo alla capitale: il bilancio in sofferenza costringerà la città di Roma a imporre il 6 per mille sulla casa principale e il 9,6 sulle seconde abitazioni. A Firenze infine finiranno nel mirino della nuova Imu soprattutto le case sfitte con un’aliquota al 10,6 per mille, mentre la tassa sulla prima casa dovrebbe attestarsi al 4 mille.

Ici alla Chiesa, la santificazione di Monti

di Davide PASSONI

Incredibile. Ma che gli fa Mario Monti alla gente? Ora si becca anche la benedizione della Ue (dopo quella della Cei) per l’emendamento che imporrebbe di far pagare l’Ici agli immobili della Chiesa in cui si svolgono attività commerciali. Una questione che si trascina da decenni, sulla quale bastava appena accennare un “forse si potrebbe far pagare…” per sollevare polveroni, guazzabugli e scomuniche vaticane. E invece no, tutto ciò che Monti tocca continua a trasformarsi in oro. O meglio, tutto ciò che tocca non è più intoccabile, in tutti i sensi.

Stavolta è stato il portavoce del commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia a definire l’emendamento “un progresso sensibile“. E in casa nostra, pur con qualche distinguo, Pdl, Pd e persino terzo polo per bocca nientemeno che di Casini plaudono all’iniziativa di Monti.

A buon diritto, diciamo noi. Del resto, ci ha pensato il presidente dell’Anci Graziano Delrio a fare una prima stima del gettito che potrebbe entrare nelle casse comunali: circa 500-600 milioni di euro. Delrio ha spiegato che si tratta di stime prudenziali: “Alcuni stimano che il gettito sarà di 300-400 milioni, mentre l’Ifel parla di 1 miliardo di euro. La nostra stima è tra i 500 e i 600 milioni“.

Per quanto fastidiosa, visto che colpisce un bene primario come la prima casa, l’Ici (ora Imu) è un’imposta che si inserisce in un quadro europeo abbastanza uniforme, dal momento che la prima casa è quasi ovunque tassata. Inoltre, non abbiamo paura a dirlo, la scelta del governo Berlusconi di abolirla, di fatto populista e da molti applaudita, è stata un lusso che l’Italia, nelle condizioni di questi anni, non poteva permettersi. Chiedere a Monti per conferma, please. In questo quadro, la scelta di coinvolgere anche la Chiesa è condivisibile e va al di là dell’essere cattolici o mangiapreti. Ciascuno deve fare la sua parte per salvare la barca, che è la stessa per tutti.

Ici: cosa cambierà?

La manovra appena presentata dal Governo Monti per sanare i conti pubblici prevede, come tutti ormai sanno, anche l’aumento dell’Ici. In particolare, si ritornerà a pagare la tassa sulla prima casa, con una rivalutazione delle rendite catastali.

Cosa comporterà questo, in concreto? Si assisterà ad un‘eliminazione di agevolazioni a favore di beni primari, come è la prima casa, inoltre verrà aumentata la base imponibile attraverso la rivalutazione delle rendite e sarà introdotta una tassa patrimoniale.

Considerando come sarebbe stata accolta questa notizia, Mario Monti ha promesso che parte di questi soldi serviranno per diminuire le tasse ai lavoratori, pertanto prenderà con una mano e restituirà con l’altra.
Ad essere colpiti, infatti, saranno tutti, e non solo i “ricchi”, dal momento che essere proprietario di una casa non significa necessariamente essere benestante, anche perché, nella maggior parte dei casi, non si tratta di regge ma di normali appartamenti sui quali pende un mutuo pluridecennale.

Sembra però che la reintroduzione dell’Ici non sarà uguale per tutti ma terrà conto di elementi personali quali il reddito, il numero dei componenti della famiglia, la presenza di disabili e anziani.

La rivalutazione delle rendite dovrebbe attuarsi mediante l’aumento dell’attuale aliquota di rivalutazione che passerà dal 5% al 15 o 20%.

La patrimoniale dovrebbe essere attuata sempre attraverso l’Ici che aumenterà in relazione al valore patrimoniale dei beni posseduti. Chi ha un patrimonio immobiliare consistente contribuirà quindi maggiormente attraverso una tassazione più pesante.

Vera Moretti

Decreto incentivi: il sostegno alla domanda in particolari settori

Il Decreto Incentivi ha istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico un fondo, per l’anno 2010, pari a 300 milioni di euro per il sostegno della domanda in particolari settori quali: l’efficienza energetica, l’eco-compatibilità, la sicurezza sul lavoro.
Con tale Decreto, già approvato il 26 marzo scorso sono state definite le modalità di erogazione e di ripartizione dei contributi a tali settori, oltre che il tetto massimo di spesa per ciascuna tipologia di contributo. I contributi sono stati previsti sotto forma di riduzione del prezzo di vendita praticato dal cedente sull’acquisto di determinati beni.

Di seguito vi proponiamo un breve elenco delle tipologie di prodotto per i quali sono stati previsti i contributi:

  • acquisto di una nuova cucina componibile completa di elettrodomestici da incasso ad alta efficienza energetica; acquisto di cucine di libera installazione dotata di forno elettrico di classe A e di piano cottura dotato di valvola di sicurezza gas (Fsd);
  • acquisto di elettrodomestici quali lavastoviglie classe A/A/A, forni classe A, piani cottura dotato di dispositivo di sorveglianza di fiamma (Fsd), cappe climatizzate, scaldacqua elettrici con pompe di calore ad alta efficienza dedicate alla sola produzione di acqua calda sanitaria;
  • ciclomotori categoria “euro 3”;
  • sostituzione di motori fuoribordo di vecchia generazione con motori a basso impatto ambientale e per l’acquisto di stampi per la laminazione sottovuoto degli scafi da diporto dotati di flangia perimetrale;
  • Gru a torre per l’edilizia
  • Rimorchi a motore e semirimorchi di categoria 04 dotati di dispositivo “ABS”;
  • macchine agricole e movimento terra a motore;
  • motori ad alta efficienza (IE2) e Gruppi Statici di Continuità (UPS) ad alta efficienza di potenza; batterie di condensatori che contribuiscano alla riduzione delle perdite di energia elettrica sulle reti a media e bassa tensione;
  • contributo a favore di giovani tra i 18 ed i 30 anni di età per l’attivazione di una rete a banda larga;
  • contributi per l’acquisto di immobili di nuova costruzione ad alta efficienza energetica adibiti a prima abitazione della famiglia

I contributi sono concessi alle operazioni di acquisto effettuate a partire dalla data di pubblicazione sulla G.U. del Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico e sino al 31.12.2010 e non sono cumulabili con altri benefici previsti per gli stessi beni da altre disposizioni agevolative, tranne nel caso di acquisto di edifici verdi, il cui contributo è compatibile con le agevolazioni prima casa. Per l’acquisto di immobili di nuova costruzione ad alta efficienza energetica è, in ogni caso, richiesto, ai fini della concessione del contributo, l’attestato di certificazione energetica rilasciato da un soggetto accreditato.
Il venditore dovrà prenotare il contributo in favore dell’acquirente entro 20 giorni dalla data della stipula dell’atto di compravendita definitivo.

Dott. Ottavio Bardari | Coordinatore Scientifico di INFOIVA