Pagani (Confassociazioni) sulla riforma del processo civile

Riforma del processo civile: nella legge di conversione 132/2015 sul processo di esecuzione, ancora un incredibile regalo alle banche”. Non usa mezzi termini per commentare l’argomento Franco Pagani, Vice Presidente di Confassociazioni con delega a Giustizia e Università.

Dopo un decreto legge difficilmente definibile come una vera ‘riforma della giustizia civile’, la legge di conversione – afferma in una nota Pagani, che è anche Vice Presidente di APE, Associazione dei Periti e degli Esperti – ci regala anche un’inedita novità che lega il pagamento delle competenze degli esperti nominati dall’autorità giudiziaria al prezzo di effettiva vendita dei beni. È così che molte banche, che sono tra i principali attori nelle esecuzioni immobiliari, si troveranno un “inaspettato” regalo sul pagamento delle spese di esecuzione a tutto carico degli esperti incaricati. Non è questa la giusta strada per rendere efficiente la giustizia italiana che, invece, dovrebbe valorizzare competenze e professionalità dei tanti professionisti qualificati”.

È evidente – continua il numero due di Confassociazionila contraddizione tra l’innalzamento delle competenze dei valutatori immobiliari, per cui è stata recentemente varata la norma UNI 11558, l’applicazione degli standard internazionali nelle stime, le linee guida dell’ABI per le valutazioni immobiliari e il recente provvedimento di conversione del provvedimento del Governo che sottovaluta il lavoro serio e qualificato degli esperti nominati nei tribunali. E’ il segno di un totale scollamento tra il mondo reale e quello della politica, ed è per questo che scriveremo una lettera aperta al Ministro della Giustizia e gli chiederemo di essere ascoltati affinché non sia disperso il valore del capitale umano di conoscenze dei nostri professionisti”.

Non è pensabile che un esperto nominato dall’autorità giudiziaria – ha aggiunto Carlo Viganò, Presidente di APE – debba subire le inefficienze della burocrazia statale per ottenere un compenso che deve rimanere commisurato al valore del bene al momento della sua attività, e non certo valutato dopo anni e con le variabili della gestione di terzi nella vendita. Il rischio concreto è che i migliori esperti valutatori si rifiutino di continuare a esercitare le proprie funzioni per conto della magistratura, lasciando senza saperi qualificati un delicato segmento dell’economia che influenza in modo importante il mercato immobiliare”.

Siamo alle solite – conclude il Vice Presidente di Confassociazioni -. E’ il consueto, incredibile, regalo al sistema bancario. Noi non neghiamo l’utilità delle banche e dei loro professionisti. Ma ogni professionista è competente nel suo settore. E’ ora di dire basta alla svendita delle competenze a favore delle già significative rendite di posizione delle Istituzioni bancarie. Sarebbe bello se, una volta tanto, invece di incrociare le braccia, il sistema professionale e bancario incrociasse le menti. Senza intromissioni del Governo”.

Oua: bene le task force per smaltire i processi civili

Le task force per smaltire l’enorme mole dell’arretrato civile? “Una buona soluzione“. Così commenta il presidente dell’Oua, Organismo unitario dell’Avvocatura, Maurizio de Tilla la proposta avanzata nei giorni scorsi dal ministro della Giustizia, Paola Severino.

La Severino, in un’intervista alla Stampa aveva dichiarato: “Il nostro processo civile è un malato al quale abbiamo dedicato già molte cure, ma che ha bisogno di riceverne ancora. In questi mesi abbiamo già preso decisioni importanti. Ricordo il filtro in appello: in prospettiva ci permetterà di non accumulare più arretrati. Ma occorre anche aggredire l’arretrato esistente. Abbiamo già cominciato a ragionare con le categorie interessate, intendo i magistrati e gli avvocati, sulle possibili soluzioni. L’idea è creare delle task-force da dedicare ai fascicoli pendenti da più tempo“. Task force composte “da un magistrato e due avvocati. Abbiamo fatto delle simulazioni: se applicassimo 200 persone a smaltire le cause in appello che sono in attesa di decisione da oltre tre anni, calcolando 40mila sentenze l’anno, impiegheremmo cinque anni per azzerare l’arretrato complessivo“, aveva detto il ministro.

Secondo de Tilla, quindi, l’idea è buona, “purché – avverte – questi (gli avvocati, ndr) siano all’altezza del ruolo che gli si affida“. De Tilla spiega che “vanno fissati alcuni principi di fondo: l’indipendenza, la selezione e la retribuzione. Il primo punto è che gli avvocati entrino a fare parte delle task force devono lasciare la libera professione, cioè si devono sospendere dall’Albo. Ovviamente per fare ciò – aggiunge – devono essere retribuiti adeguatamente anche sotto l’aspetto previdenziale, perché non sarebbe giusto ignorare che sono iscritti alla Cassa forense. A quel punto sarebbe scongiurato il conflitto di interessi“.

Penso – conclude de Tillache si dovrebbe fissare per legge quali cause affidare alle task force e quali al giudice spacializzato. Non procedere solo con il criterio aritmetico dei tre anni di pendenza“. Però, “il ministero deve investire sul processo telematico. Se davvero si arrivasse al fascicolo virtuale, senza più il cartaceo, avremmo in breve tempo risparmi incredibili in termini di spesa e di efficienza“.

Il Cnf dice Sì alla separazione delle carriere e piena indipendenza della magistratura dalla politica

“L’inadeguatezza del sistema giustizia è causata dall’incapacità di fornire risposta alla domanda di giustizia e dalla persistente difficoltà di declinare in modo non conflittuale il rapporto tra giurisdizione e politica”. E’ stata questa l’analisi preliminare del vicepresidente del Cnf Ubaldo Perfetti al convegno Gli avvocati e il sistema giustizia terminata qualche giorno fa.

“A parte la erraticità di un legislatore che prima abroga il tentativo obbligatorio di conciliazione nelle cause del lavoro e subito dopo la introduce per un numero rilevante di cause ordinarie, l’obbligatorietà sancita dal decreto legislativo 28/2010 non è accettabile: non trova giustificazione né nella direttiva comunitaria né nella legge delega 69/2009”, ribadisce Perfetti. “L’ordinanza Tar Lazio, che rinvia alla Corte costituzionale questo profilo, si incarica di dimostrare l’eccedenza della norma rispetto a entrambe.

In tema di modifica al titolo quarto della Costituzione il Cnf rimarca che il progetto deve evitare la dipendenza del pubblico ministero dall’esecutivo e che si ponga in pericolo l’indipendenza della magistratura. Dunque al pm non può essere sottratto il compito di garantire la legalità delle indagini; desta perplessità la norma sulla obbligatorietà dell’azione penale secondo “criteri stabiliti” che darebbe vita a un sistema di selezione dei reati da perseguire a seguito del quale la “giustizia perderebbe il suo carattere di imparzialità”; la responsabilità dei magistrati, pur nella necessità di renderla effettiva, non può perdere l’ancoraggio al dolo o colpa grave.