Agroalimentare, mix di incentivi con finanziamenti fino al 100%: ecco per quali spese

In arrivo per il settore agroalimentare un mix di incentivi con finanziamenti che possono arrivare a coprire fino al 100% degli investimenti effettuati. Si tratta dei contratti della filiera agricola e alimentare con investimenti rientranti nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Il relativo decreto è quello del ministero delle Politiche agricole del 22 dicembre 2022, pubblicato nella Gazzetta ufficiale numero 61 del 14 marzo scorso. Il mix di contributi a fondo perduto e in conto capitale e di finanziamenti a tassi agevolati permetterà alle imprese operanti nel settore agricolo e nella filiera della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli di effettuare investimenti in ricerca e sviluppo.

Quali imprese agroalimentari sono ammesse ai contributi a fondo perduto e finanziamenti dei contratti di filiera?

Contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, secondo quanto dispone il decreto, andranno a favore delle imprese delle filiera agroalimentare. Le tipologie di aziende ammesse agli incentivi saranno non solo le singole imprese ma anche:

  • le imprese organizzate in forma consortile;
  • società cooperative e consorzi;
  • le reti di imprese;
  • organizzazioni di produttori agricoli e associazioni di organizzazioni;
  • società che esercitano attività agricole e imprese industriali, commerciali e distributive.

Obiettivi dei contratti di filiera tra imprese e soggetti impegnati a realizzare gli investimenti

I contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati sono volti dunque a favorire gli investimenti in ricerca e sviluppo di imprese appartenenti alla filiera agricola e commerciale. L’obiettivo è quello di creare relazioni più efficienti tra i diversi livelli della filiera incrementando le ricadute positive sulle produzioni agricole. Il contratto di filiera, pertanto, dovrà essere sottoscritti tra diverse imprese che partecipano alla filiera. Al contratto potranno partecipare anche altri soggetti beneficiari degli incentivi che si impegneranno in maniera diretta alla realizzazione degli investimenti e dei progetti.

Quali costi potranno essere finanziati fino al 100% da contributi e finanziamenti?

Le spese per realizzare gli investimenti nell’ambito della filiera agroalimentare potranno coprire fino al 100% dei costi mediante contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati. In particolare, risultano ammissibili le seguenti spese:

  • costi per il personale. Si tratta di spese realizzate per finanziare le attività dei tecnici, dei ricercatori e del personale ausiliare necessario ad arrivare all’obiettivo del progetto di ricerca e di sviluppo;
  • costi per le attrezzature e per i beni strumentali a realizzare gli obiettivi dei progetti. Se il costo delle attrezzature o dei beni strumentale è previsto per un numero di anni superiore a quello necessario a realizzare l’obiettivo, si considera il costo di ammortamento degli anni corrispondenti alla realizzazione del progetto stesso;
  • allo stesso modo, il progetto può finanziare i costi di ammortamento degli immobili necessari per realizzare gli interventi. In tal caso, si considera il costo di ammortamento corrispondente agli anni di durata del progetto stesso. Ovvero gli anni nei quali l’immobile verrà utilizzato per realizzare gli investimenti in ricerca e sviluppo.

Costi di ricerca e spese generali ammissibili per i progetti di ricerca e sviluppo nella filiera agroalimentare

Ulteriori costi e spese sono ammissibili per ottenere i contributi a fondo perduto e i finanziamenti della filiera agroalimentare. In particolare, sono ammissibili:

  • le spese per la ricerca, per i brevetti e relative licenze acquistati, per le consulenze necessarie in linea con le finalità del progetto di investimento;
  • i costi generali, comprese le spese di fornitura necessari al progetto stesso.

Da quando si potrà presentare domanda per i contributi a fondo perduto e i finanziamenti della filiera agricola e alimentare?

Per la presentazione della domanda dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti agevolati alle imprese della filiera agricola e alimentare è necessario attendere il provvedimento del ministero delle Politiche agricole. Nel decreto verranno indicate tutte le procedure e i termini per la presentazione delle domande e dei progetti di investimento delle imprese interessate ai fondi. Gli interventi devono essere iniziati dopo la presentazione dell’istanza di richiesta dei contributi e dei finanziamenti. Si tratta dunque di inviti a presentare proposte. Sulla base delle pratiche pervenute, il ministero stilerà una graduatoria delle potenziali imprese ammesse agli incentivi.

Si possono cumulare gli incentivi alle imprese agroalimentari con altri aiuti?

I finanziamenti e i contributi a fondo perduto per le imprese operanti nei settori agricoli e alimentari possono essere cumulati con qualunque altro aiuto di Stato. Sono compresi nella cumulabilità degli incentivi anche gli aiuti in regime de minimis. Tuttavia, le imprese dovranno prestare attenzione affinché l’intensità degli aiuti percepiti non superi il 100% di ammissibilità delle spese necessarie per portare alla realizzazione il progetto.

Cifre da record per l’export del cibo Made in Italy

Nessuna crisi per il cibo Made in Italy, che, soprattutto quando si tratta di esportazione, non conosce rivali.

Coldiretti, con un’indagine condotta da Istat, ha reso noto, infatti, che i prodotti agroalimentari italiani hanno raggiunto, nell’anno appena trascorso, la quota record di 33 miliardi di euro.

La maggior parte dei prodotti nostrani partono alla volta dei Paesi dell’Unione Europea, per un valore stimato di 22,5 miliardi (+5%), ma anche negli Stati Uniti le vendite sono andate benissimo, con 2,9 miliardi (+6 per cento), così come nei mercati asiatici (+8 per cento, 2,8 miliardi) e in quelli africani dove si è avuto un incremento del 12 per cento, arrivando a quota 1,1 miliardi.

I risultati migliori arrivano però dall’Oceania, dove, nonostante l’importo contenuto, le esportazioni sono aumentate del 13%.

Tra i settori che piacciono di più c’è il vino, con 5,1 miliardi, pari a +8%, seguito da ortofrutta fresca (4,5 miliardi di euro), che cresce del 6%, mentre l’olio che fa segnare un +10% che porta il valore complessivo a 1,3 miliardi.
Aumenta pure la pasta che rappresenta una voce importante del Made in Italy sulle tavole straniere con 2,2 miliardi (+4% ).

Per quanto riguarda il vino, piace anche ai principali concorrenti, come la Francia, dove gli acquisti sono cresciuti dell’11%, Stati Uniti (+8%), Australia (+21%) e nel Cile (+66%).
Lo spumante si afferma in Cina (+101%) ma anche in Gran Bretagna (+50%) e in Russia (+31%), mentre la birra ha registrato forti incrementi nei paesi nordici, a cominciare dalla Germania (+66%), la Svezia (+19%), e l’Olanda (+9%).

Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, ha dichiarato: “Il record fatto registrare dall’export è il frutto del lavoro di un tessuto produttivo ricco, capillare, che coinvolge milioni di uomini e che rende l’Italia competitiva anche all’interno dei processi di mondializzazione dell’economia e delle idee. Ora occorre che questo patrimonio sia difeso, portando sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e dando completa attuazione alle leggi nazionale e comunitaria che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti”.

Vera MORETTI

L’agroalimentare italiano spopola all’estero

L’agroalimentare italiano rappresenta una sicurezza, per l’export Made in Italy.

A confermarlo è Coldiretti, che prevede, per il 2013, la cifra record di 34 miliardi di euro fatturati all’estero, con una crescita del 7% rispetto allo scorso anno.

L’exploit non è, però, merito dei Paesi dell’Unione Europea, che hanno fatto registrare un debole +3% e da sempre il principale mercato per i prodotti nostrani, ma, piuttosto, le Americhe, dove le esportazioni sono aumentate del 9%.
Ma, anche in questo settore, la fanno da padroni i paesi emergenti, con Africa in testa (+31%) ed Asia a seguire (+13%).

Tra i prodotti maggiormente esportati, spicca l’ortofrutta fresca, aumentata del 7%, seguita dal vino che però cresce di piu’ (+10%).
Bene anche la pasta, la voce più rappresentativa della cucina Made in Italy, e che si assesta su un buon 7% in più, e l‘olio d’oliva, il cui balzo in avanti dell’11% è anche l’effetto dell’entrata in vigore della legge salva extravergine, che tutela il vero Made in Italy da tarocchi e concorrenza sleale.

Se si analizzano i singoli prodotti e i singoli Paesi, emerge, ad esempio, che l’esportazione di formaggi è cresciuta, in Cina, del 78%, con Grana Padano e Parmigiano Reggiano che, da soli, coprono il 62% della richiesta complessiva, e questo nonostante la tradizionale opposizione al consumo di prodotti lattiero-caseari da parte dei cittadini asiatici.
Sempre in Cina, in aumento l’arrivo di pasta italiana, del 9%.
Incuriosisce, infine, la crescita dell’export di grappa (+19%), in Gran Bretagna, indiscussa patria del whisky.

Tra i motivi che spingono i Paesi esteri a preferire i prodotti italiani è anche la sicurezza di essi, dovuta a capillari controlli che hanno permesso al Belpaese di conquistare il primato in Europa e nel mondo della sicurezza alimentare con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,3%) che sono risultati anche inferiori di cinque volte a quelli della media europea (1,5% di irregolarità) e addirittura di 26 volte a quelli extracomunitari (7,9% di irregolarità).

Coldiretti, a questo proposito, ha voluto ricordare che: “Il modello agricolo italiano ha una leadership in Europa con 249 prodotti tipici a denominazione di origine riconosciuti (Dop/Igp), il maggior numero di aziende agricole biologiche (48269 operatori) e la maggiore biodiversità con 57468 specie animali e 12mila specie di flora, ma anche nel valore aggiunto per ettaro di terreno ovvero la ricchezza netta prodotta per unità di superficie dall’agricoltura italiana è praticamente il doppio di quella di Francia e Spagna, il triplo di quella inglese ed una volta e mezzo quello tedesco. L’Italia è il primo esportatore mondiale in quantità di vino, pasta, kiwi, pesche, mele e pere ma anche il principale produttori di pasta e ortofrutta“.

Vera MORETTI