Ristorazione: arriva il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari

Per chi lavora nell’ambito della ristorazione sono in arrivo buone notizie, infatti sta volgendo al fine l’iter per rendere operativo il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati. L’ultimo passo è del 20 luglio con il decreto del Ministero delle Politiche Agricole, alimentari e forestali che ha indicato i dettagli per la ripartizione del fondo. Ecco le novità.

Caratteristiche del Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati risvolto al settore della ristorazione

La legge 234 del 2021, legge di bilancio 2022 ( articolo 1 comma 826 e 827), ha previsto in favore delle imprese che lavorano nel settore ristorazione del “Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati”. Ora con decreto del Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali c’è la definizione dei criteri per poter accedere a questo fondo. Gli stessi sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 20 luglio 2022.

Cos’è il Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati?

Il fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati mira a:

  • sostenere e incrementare l’offerta nel settore della ristorazione di prodotti alimentari tipici, biologici e a indicazione geografica;
  • migliorare la conoscenza dei prodotti tipici.

Possono chiedere di accedere al fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati tutte le imprese che lavorano nel settore della ristorazione, come:

a) ristoranti che somministrano pasti rientranti nelle tradizione culinaria regionale e nazionale;

b) agriturismo, attività ricettive di somministrazione pasti rientranti nelle tradizioni culinarie regionali e nazionali;

c) pubblici esercizi, ivi incluse scuole ed ospedali, con attività di somministrazione di prodotti tipici e specialità culinarie regionali e tradizionali.

Affinché le imprese possano richiedere le risorse del fondo alla data di presentazione dell’istanza devono aver attivato un’idonea campagna pubblicitaria inerente l’utilizzo di prodotti tipici locali o di regioni limitrofe ad indicazione geografica o biologici.

Quali sono i criteri di riparto del fondo nel settore ristorazione?

Il fondo, che ricordiamo è di un milione di euro, si divide su base regionale, e la suddivisione dipende dal numero di prodotti tipici registrati e dal numero delle denominazioni protette.

All’interno delle Regioni il fondo sarà invece diviso in modo uguale tra tutte le realtà che hanno presentato istanza. Non ci sarà quindi un click day e le domande non troveranno accoglimento in base all’ordine di arrivo, ma tutte le istanze presentate nel rispetto dei requisiti potranno accedere alle risorse.

Attualmente ancora non si può presentare istanza. Sono stati definiti solo i criteri di ripartizione, per la determinazione delle ulteriori modalità operative è necessario attendere il Provvedimento del “Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare della pesca e dell’ippica” – Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica” lo stesso sarà emanato entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto.

Per conoscere gli altri contributi a cui accedere in questo settore, leggi: Bar e ristoranti, contributi dino a 30 mila euro per macchinari professionali

 

In continuo aumento in Italia le aziende bio

In Italia le aziende con certificazione Bio sono ormai 60mila, e di queste ben 24mila, che rappresentano il 40% del totale, sono state accreditate dal sistema di certificazione nazionale negli ultimi tre anni.

Per la precisione, le imprese in possesso del bollino Bio erano, a inizio dicembre, 59.461.
Il 55,8% si trova nelle regioni del Sud, mentre al Nord sono il 23,4% e nel Centro Italia sono il 20,8%.
Più della metà (il 56%) delle imprese certificate si concentra in sole cinque regioni con la Sicilia in testa (15,9), seguita dalla Calabria (13,4), dalla Puglia (11,6), dalla Toscana e dall’Emilia Romagna (7,7).

Il biologico, in controtendenza con l’agricoltura tradizionale, dimostra di godere di buona salute e di essere in costante crescita, anche quando si tratta di aziende di piccole dimensioni che, grazie all’applicazione dell’agricoltura biodinamica riscuotono sul mercato un soddisfacente successo.

Tra le aziende bio, l’81% opera nel settore agricolo e il 7% nel commercio.
Le aziende che svolgono esclusivamente produzione Bio sono 44.482, pari al 75% delle certificate e di esse una su tre ha sede in due sole regioni del Mezzogiorno: Calabria o Sicilia. Approfondendo l’analisi delle imprese Bio per forma giuridica, l’11% (6.490) è costituito da società di capitale. Di queste, oltre il 90% è una pmi con un volume d’affari uguale o inferiore ai 50 milioni di euro. Più della metà (il 55,2%) rientra nella definizione di micro impresa e la metà ha un capitale sociale inferiore ai 50mila euro.

L’agricoltura biologica è disciplinata a livello comunitario dal Regolamento CE 834/2007 e dai successivi regolamenti di applicazione relativi alla produzione biologica e all’etichettatura per le seguenti categorie di prodotti:

  • prodotti agricoli vivi o non trasformati;
  • prodotti agricoli trasformati destinati a essere usati come alimenti;
    mangimi;
  • materiale da propagazione vegetativa e sementi per la coltivazione.

Vera MORETTI

Il bio made in Italy vince nel mondo

Il bio italiano va forte nel mondo. Si è infatti impennato l’export di prodotti bio Made in Italy, un giro d’affari di 1,4 miliardi di euro è un +330% nelle esportazioni dal 2008 a oggi. Lo certifica un’indagine di Nomisma condotta su un campione di 150 imprese che sviluppano un fatturato agroalimentare a marchio certificato bio pari a 1 miliardo di euro

Il fattore positivo che emerge da questa indagine Nomisma sul bio è la forte propensione all’export di queste aziende, nettamente più alta rispetto a quella delle altre imprese del settore agroalimentare. Secondo l’analisi di Nomisma, la quota di fatturato che arriva a queste aziende dai mercati internazionali rappresenta il 24% del totale, a fronte di un 18% relativo alle imprese agroalimentari italiane nel loro complesso.

Inoltre, quello che distingue positivamente le imprese bio è la loro forte capacità di presidiare i mercati internazionali, con l’80% del campione intervistato che ha realizzato vendite all’estero durante il 2014.

Anche in Italia, seppur in misura più contenuta, il bio conosce uno sviluppo importante: rispetto al 2008, il fatturato interno ha fatto segnare un +90%, per un giro d’affari di 2,46 miliardi di euro (fonte Il Sole 24Ore).

Il prodotti bio sono presenti principalmente nella GDO, con un giro d’affari di 855 milioni di euro. A seguire i negozi specializzati in bio, con 761 milioni, il food service (315 milioni), i negozi (191) milioni, le farmacie, parafarmacie ed erboristerie (123) milioni. I residui 215 milioni sono distribuiti tra altri differenti canali di vendita.

Synbiofood, il franchising della ristorazione biologica

Per aprire un locale che si occupi di ristorazione veloce, occorre proporre qualcosa di particolare e diverso.
Tra questi, ecco Synbiofood Cafè, che arriva dal marchio Synbiofood, format che combina le caratteristiche della ristorazione veloce con l’attenzione alla qualità e al benessere e che aiuta i nuovi franchisee in:

  • Ricerca e selezione della Location
  • Realizzazione del progetto di allestimento
  • Software gestionale personalizzato
  • Formazione del personale
  • Linee guida e strumenti di comunicazione
  • Supporto all’accesso al credito
  • Supporto per la creazione di eventi nel punto vendita

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito Synbiofood.

Biocelia, il franchising dei prodotti biologici

I prodotti biologici stanno diventando sempre più diffusi e, per questo, anche i negozi che li vendono si stanno espandendo velocemente.
Esistono anche franchising che operano nel settore, come ad esempio Biocelia.

Si tratta di un network ormai conosciuto in Italia e che è alla ricerca di nuovi franchisee che sappiano fare della loro nuova attività anche una missione.

Biocelia offre ai suoi nuovi affiliati:

  • Nessuna royalty da versare sul tuo fatturato o sull’acquisto di prodotti.
  • Nessun obbligo d’acquisto di prodotti alimentari.
  • Nessun obbligo di format d’arredamento interno.
  • Totale indipendenza gestionale amministrativa.
  • Nessun costo per pubblicità per il marchio Biocelia in ambito nazionale.
  • Nessun obbligo di acquisto.

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito Biocelia.

NLP, il franchising del benessere biologico

Nonostante la crisi, gli italiani difficilmente rinunciano del tutto a mantenersi in forma e a prendersi cura di sé. Le scelte, però, sono più oculate e le esigenze cambiano, diventando più selettive.

Nel settore benessere, proprio in questo periodo, stanno avendo successo i centri wellness di NPL Ozone Center, che rappresentano una vera novità nel settore e che offrono ai propri clienti prodotti biologici, a base di ozono e di aloe.

Coloro che vogliono far parte di questo gruppo, possono sempre contare su corsi di formazione e sul sostegno di un team qualificato, in grado di andare incontro alle più disparate esigenze.

Le attività che NLP propone sono dirette verso tre diversi obiettivi: On Line, Vendita diretta, e Telemarketing . Questo modus operandi, consente alla struttura di suddividersi ruoli, responsabilità e compiti, creando all’interno della struttura un clima operativo, disteso, e a favore di una clientela sempre al centro dell’attenzione.

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito NLP Ozone Center.