Cresce il debito pubblico e cala la nostra fiducia

di Davide PASSONI

Potere dei numeri. Che la matematica non sia un’opinione è un dato di fatto, ma che ciascuno pieghi i numeri per far dire loro ciò che gli torna più comodo lo è ancora di più. Prendiamo i recenti dati sul debito pubblico: a giugno ha toccato quota 1.972,9 miliardi dai 1966,3 di maggio. Demerito, secondo il premier Monti, degli aiuti pagati dall’Italia ai partner europei in difficoltà, dato che “il nostro debito pubblico quest’anno ha raggiunto il 123,4% del Pil. Senza i contributi (per i fondi salva-Stati e i prestiti concessi ai Paesi in crisi) saremmo al 120,3%“.

Sarà anche vero, ma allora quanto sono state utili la stangata dell’Imu e l’aumento delle accise sull’energia che hanno portato nelle casse dello Stato 3,7 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2012? Com’è che questo maledetto debito pubblico (il vero, grande problema dei conti italiani) continua a crescere nonostante i proclami e alcune, pavide iniziative della banda Monti? Ripetiamo, sarà anche vero: ma questo dare sempre la colpa agli altri, Germania ed Europa in primis, comincia a stufare.

Vero, si parla di settembre come del mese in cui cominceranno a vedersi i primi segni del miracolo: un intervento sul mostruoso stock di debito pubblico da abbattere con un piano mirato di dismissioni immobiliari, per arrivare a toccare un rapporto con il Pil pari al fatidico 100%. Ma intanto si prende ancora tempo e si fa strada persino l’ipotesi di un super-commissario ad hoc, un po’ come accaduto per la spending review. Là fu chiamato Enrico Bondi per aiutare i professori a capire dove e come tagliare la spesa pubblica, qui qualche altro Solone calato dall’alto insegnerà al governo come dismettere immobili pubblici. Le partecipazioni no, quelle no, sia mai… Peccato che lì di ciccia da recuperare ce ne sarebbe ancora e tanta… Ma evidentemente i professori hanno bisogno di un’altra persona che li aiuti a fare i compiti.

Paradosso in una terra di paradossi. E vedremo nei prossimi mesi, quando pian piano si esaurirà l’onda lunga della prima Imu, come andranno le entrate fiscali. Se ci sarà una flessione come accaduto nei mesi scorsi, allora il segnale sarà preoccupante: se le gente non ne ha più nemmeno per pagare le tasse, figuriamoci per mangiare. Ma intanto aspettiamo a dismettere e il debito pubblico sale. Tanto paga Pantalone… ops! Paga il cittadino e paga l’impresa.

Anche i prof sbagliano. E lo ammettono

di Davide PASSONI

Incredibile. I professori fanno autocritica. E non un professore qualunque, no: la più prof delle prof, il ministro del Lavoro Elsa Fornero. Quella che con il ditino alzato, non più tardi di qualche giorno fa aveva etichettato la media degli studenti italiani come dei somari (forse con qualche ragione). Proprio lei, quella che con le lacrime agli occhi parlava dei sacrifici chiesti ai pensionati, anziché ai parlamentari, per raddrizzare l’economia dell’Italia. Un’autocritica che ha come oggetto proprio, tra gli altri, i pensionati: Fornero ha infatti ammesso che riguardo “all’attenzione ai segmenti più deboli, forse siamo in ritardo. Ammetto una qualche mia responsabilità, è mancata forse una maggiore attenzione a quelli che sono i più sofferenti nel Paese“.

Beh, se n’è accorta adesso, ma non è il caso di dire meglio tardi che mai. Pensionati, esodati, famiglie monoreddito, piccole imprese, artigiani: una minima parte dell’elenco dei sacrificati sull’altare del salva-Italia. Perché, anche se Fornero sostiene che l’Esecutivo ha puntato sul rigore per uscire dalla crisi pensando a una crescita a breve “che non si è avuta e si è pensato che ci sarebbe stata più attenzione ai segmenti più deboli“, non basta come autocritica. Sbagliare sulla pelle e sulla vita delle persone non è accettabile, né se lo fanno i politici né se lo fanno i tecnici.

Un’affermazione tanto irritante quanto quella fatta dal premier Monti in riferimento ai suicidi di imprenditori e lavoratori dipendneti provocati dalla crisi: “Le conseguenze umane come quelle economiche che derivano dalla crisi sono grandi visibili ed evidenti” salvo poi aggiungere che quanto accade “dovrebbe far riflettere chi ha portato l’economia in questo stato e non chi da questo stato sta cercando di farla uscire“. Un’autoassoluzione che lascia basiti. Noi non siamo di quelli alla Di Pietro che sostengono che il Governo sia responsabile delle morti per crisi, ma pensiamo che, con certe misure, abbia peggiorato una situazione già tetra. Abbiamo chiesto da queste pagine che il premier battesse un colpo sull’argomento con una parola di vicinanza a quanti hanno subito un lutto. Ha scelto il modo peggiore per non farlo, scaricare la colpa su chi lo ha preceduto e dimostrare ancora una volta una freddezza sconcertante. Forse è giusto così, forse il personaggio Monti e il suo ruolo non prevedono che si sbilanci ma solo che salvi il Paese dall’abisso. Caro Monti, lo si può fare anche dimostrando un minimo di umanità, glielo assicuriamo.