Progetto Famiglia-Lavoro

Conciliare famiglia e lavoro in Italia è ancora difficile. Lo dice l’ultimo “Rapporto sulla coesione sociale” realizzato da Ministero del Lavoro, Istat e Inps. Crescono le coppie in cui lavorano sia lui che lei, ma a tagliare le gambe alla competitività della famiglia sul lavoro ci sono ancora troppe disuguaglianze: la retribuzione femminile minore in media del 20% di quella maschile, e resta il nodo dei congedi parentali – 9 volte su 10 femminili – che determinano uno “stop” allo sviluppo professionale del coniuge che si potrebbe assentare dal lavoro per circa un anno.

Un’azienda di software aziendale ha provato ad uscire dagli stereotipi offrendo una possibilità di scelta ai suoi dipendenti, uomini e donne. Si tratta di Inaz, con oltre 400 addetti e sede a Milano, e del suol progetto Famiglia-Lavoro che coinvolge risorse di ogni reparto mettendo in campo una serie di azioni concrete come l’incentivo al ritorno volontario dopo tre mesi per chi è in congedo parentale e l’applicazione, dove possibile di part-time e telelavoro. Il management è spinto a proteggere le competenze durante il congedo e a valorizzare le persone al rientro, con tutoring durante il congedo e opportuni percorsi di formazione per il dipendente che torna in azienda.

Proprio per il progetto Famiglia-Lavoro, a dicembre 2011 Inaz è stata fra le aziende premiate nell’ambito dell’iniziativa “Imprese Responsabili” promossa dalle Camere di Commercio lombarde.

Fonte: ansa.it

Inaz: progetto famiglia-lavoro

Se la competitività tra i sessi gioca un ruolo fondamentale sul luogo di lavoro, il rischio è che essa si traduca in una competizione fra uomo e donna anche sotto il tetto domestico. In Italia crescono le coppie in cui lavorano sia lui che lei, secondo le stime dell’ultimo Rapporto sulla coesione sociale presentato da Ministero del Lavoro, Istat e Inps nei giorni scorsi.

L’Italia è però ancora molto lontana dall’adottare una politica di welfare aziendale che testimoni una reale parità fra i sessi: la retribuzione media femminile è infatti ancora minore (in media del 20%) rispetto a quella maschile, mentre in tema di congedi parentali, in 9 casi su 10 tocca alla donna assentarsi dal posto di lavoro.

Un passo in avanti nel tentativo di uscire dagli stereotipi di genere è stato compiuto da Inaz, azienda di oltre 400 addetti con sede a Milano, con il progetto Famiglia-Lavoro: “”Usiamo gli strumenti della flessibilita’ e della formazione – spiega la presidente e AD di Inaz, Linda Gilli – per gestire al meglio le situazioni individuali e mantenere la professionalità di chi si assenta per il congedo parentale”. “L’obiettivo – continua la Gilli – è incentivare il rientro dopo tre mesi, su base volontaria, seguendo sempre il dipendente durante l’assenza e applicando dove possibile il part-time e il telelavoro”.

Il progetto Inaz famiglia-lavoro prevede poi una serie di focus group, composti da dipendenti e da un Comitato Famiglia-Lavoro, che hanno lo scopo di sensibilizzare i colleghi a non considerare l’assenza per maternità o paternità alla stregua di un aggravio di lavoro e responsabilità. Impresa non facile perché si tratta “di cambiare mentalità radicate – continua la Gilli. – Bisogna superare stereotipi che mortificano sia le donne, viste solo nel loro ruolo di ‘brave mamme’, sia gli uomini, ritenuti incapaci di curare e crescere i figli piccoli”.

Lo scopo del progetto promosso da Inaz è stimolare il management a proteggere le competenze professionali e settoriali acquisite da ciascun dipendente anche e soprattutto durante il periodo di congedo. Occorre poi valorizzare le persone al rientro, attraverso opportuni percorsi di formazione che ne permettano il reinserimento in azienda dopo un periodo di breve o protratta assenza.

“La questione del lavoro femminile non e’ un problema esclusivo delle donne – conclude Linda Gilli – ogni lavoratore deve essere messo in grado di organizzare il proprio tempo e dare il meglio in azienda. Se questo si verifica, l’impresa può solo crescere”.