Qual è il valore del know-how aziendale e come si tutela

Tutte le imprese per operare e per stare sul mercato fanno leva su informazioni e su processi che non solo sono interni, ma che rendono le imprese stesse uniche. E quindi sono in grado di distinguersi, spesso fortemente, da tutte le altre imprese operanti nello stesso settore economico di riferimento.

Questo insieme di informazioni e di processi, che sono spesso coperti da brevetti, rientra nel cosiddetto know-how aziendale il cui valore, chiaramente, è intangibile. Vediamo allora di approfondire, proprio per il know-how aziendale, tutti quelli che sono gli aspetti chiave. In più, vediamo anche come il know-how aziendale può essere tutelato.

Cos’è il know-how aziendale tra conoscenze, tecniche e segreti industriali

Il know-how aziendale è l’insieme di tutte quelle conoscenze che permettono all’impresa di stare sul mercato, con la vendita di prodotti e/o di servizi, e di potersi distinguere dalle altre anche attraverso dei vantaggi competitivi.

Quindi, nel know-how aziendale rientrano le conoscenze sulle tecniche di produzione e di vendita, ed in generale tutte quelle informazioni che, anche protette da brevetti e proprietà industriale, permettono di creare  valore per tutti gli stakeholder. Per questo, come sopra accennato, il valore del know-how aziendale da un lato è intangibile, ma dall’altro è essenziale per la generazione nel tempo di utili e di ricavi.

Come viene tutelato il know-how aziendale, dall’obbligo di riservatezza ai patti di non concorrenza

Molte di queste conoscenze per l’impresa, al fine di evitare lo spionaggio industriale, devono essere non divulgabili. E per questo l’impresa in genere, anche a livello contrattuale, impone ai dipendenti e soprattutto ai propri manager l’obbligo non solo di massima riservatezza, ma anche l’obbligo di fedeltà. Al riguardo, tra l’altro, spesso le grandi imprese con i manager stipulano pure dei patti di non concorrenza.

Quando e come il know-how aziendale può essere commercializzato

Sebbene si tratti di conoscenze, di informazioni e di tecniche che sono quasi sempre non divulgabili, in realtà il know-how aziendale, pur essendo un valore intangibile, può essere in ogni caso commercializzato. E questo chiaramente, attraverso dei contratti di licenza, avviene sempre su autorizzazione e su via libera da parte dell’impresa. Generalmente i contratti di licenza sull’utilizzo del know-how aziendale, da parte di soggetti terzi, hanno una durata limitata e prevedono pure il riconoscimento di un compenso.

Brevetti, ecco le regioni più prolifiche

Lo abbiamo scritto anche un po’ di tempo fa: l’inventiva degli italiani non ha limiti e in quanto a brevetti, almeno in Europa, siamo fortissimi. Lo certifica anche un’elaborazione effettuata dalla Camera di commercio di Milano su dati del ministero dello Sviluppo Economico – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, Osservatorio Unioncamere Brevetti Marchi e Design su dati EPO (European Patent Office).

Secondo quanto emerge dall’analisi, la provincia di Milano con oltre 157mila brevetti è prima a livello nazionale (23,1% del totale) e precede Roma (12,6%), Torino (7,7%) e Bologna (3,9%). A livello lombardo i brevetti di Milano pesano l’82,4% del totale; seguono Brescia (5,3%), Bergamo (3,2%) e Varese (2,7%).

Tra le regioni spiccano la Lombardia, prima in tutti i tipi di brevetti, l’Emilia Romagna per invenzioni (15.417), il Lazio per marchi (80.770) e il Veneto per modelli di utilità e disegni (4.521).

A livello europeo, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte sono le regioni che dal 2003 al 2013 hanno depositato più domande di brevetti. A livello di provincia, Milano da sola ha fatto più depositi dell’intera Emilia Romagna (7.872 contro 6.841). Seguono Torino (7,6% del totale), Bologna (6,2%) e Monza e Brianza 4,3%.

Per ottimizzare questo potenziale di creatività, la Camera di commercio di Milano ha organizzato un ciclo di incontri gratuiti che vogliono essere un primo orientamento di tipo informativo sui temi della proprietà intellettuale, con esperti selezionati dalla Camera di commercio.

Gli incontri sono dedicati a micro e piccole e medie imprese con sede legale iscritta al registro imprese di Milano o sede operativa iscritta al REA della Camera di commercio di Milano, aspiranti imprenditori e persone fisiche residenti nella Città metropolitana di Milano.

Per maggiori informazioni, cliccare qui.

Imprese, professionisti e i nuovi temi dell’hi-tech

di Davide PASSONI 

Le nuove tecnologie impongono alle imprese e ai professionisti problematiche e necessità anch’esse nuove. Alcune di queste riguardano la proprietà intellettuale, altre il contenimento dei costi. Ecco il parere di due esperti del settore.

Avv. Hèléne Regnault de la Mothe, Avvocato iscritto allíAlbo nazionale dei Consulenti in Proprietà industriale

Quali rischi per il proprio marchio nellíera del web 2.0? Come tutelarlo da copie e contraffazioni?
La straordinaria capacità del marchio di attrarre clientela genera frequenti usurpazioni da parte di concorrenti che si manifestano principalmente nell’uso di nomi a dominio foneticamente simili, quando non differenti per la sola estensione. Accade inoltre che il proprio marchio venga indebitamente utilizzato dal competitor quale parola chiave (meta-tag) per avvantaggiarsi e falsare i risultati proposti dai motori di ricerca. Entrambi i casi costituiscono atti di contraffazione e concorrenza sleale, in quanto idonei a sviare la clientela o a creare un indebito agganciamento. La normativa italiana concede al titolare del marchio gli strumenti, anche sanzionatori, per vietare ai terzi l’adozione di tali comportamenti illeciti. Per utilizzare con successo tali rimedi è però determinante scegliere un marchio forte e, soprattutto, preoccuparsi per tempo della sua corretta registrazione nei territori in cui si opera. In tal modo, si tutelano gli investimenti e i propri diritti di esclusiva.

 

Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba S.p.a

Quali i vantaggi del cloud computing per una piccola impresa?
Nell’attuale fase di cost containment, il cloud rappresenta per le piccole imprese uno strumento strategico per ridurre i costi di gestione dei servizi IT permettendo di ottimizzare il ciclo di vita di un prodotto o di un progetto. Caratterizzato dalla totale scalabilità e personalizzazione delle risorse, il cloud consente all’utente di aumentare o diminuire in tempo reale e in autonomia le dimensioni dei server in modalità Pay per Use: in questo modo le imprese non devono più affrontare i costi di startup tipici delle soluzioni hardware “tradizionali” per avviare un nuovo business e possono scegliere il servizio secondo le proprie necessità, modificandone i parametri in base alle proprie risorse e in funzione dei picchi di attività. Sfruttare soluzioni cloud consente dunque di operare con la flessibilità volta a garantire la competitività e la crescita del business, in quanto il cliente sposta sul provider sia i rischi che la complessità legati alla gestione di un’infrastruttura informatica. Tutto ciò permette di liberare risorse impiegate nella gestione dei servizi IT per destinarle all’ottimizzazione delle attività strategiche per il business aziendale.

Quali sfide per le imprese e i professionisti nel mondo dell’hi-tech

di Davide PASSONI

Altro breve giro di tavolo sulle sfide che le nuove tecnologie impongono alle imprese e ai professionisti. 

Marco Fabio Parisi, Responsabile dei Progetto di Sviluppo It per le Pmi di Telecom Italia

La PEC non è solo un obbligo di legge ma un efficace strumento di lavoro. Quali i suoi vantaggi?
Per una piccola impresa o un professionista, calcolare i benefici che derivano dall’utilizzo della PEC è molto semplice. Basta contare quante raccomandate A/R è stato necessario inviare in un anno, moltiplicare per le ore necessarie a preparare la documentazione, stamparla, firmarla, inviarla dall’ufficio postale, archiviare il tutto e aggiungere i costi di spedizione. È evidente però, che tra i vantaggi non si possono ancora considerare quelli relativi alla “firma” e all’”archiviazione”. La PEC da sola non è in grado di garantire tutto questo. Mancano infatti la Firma Digitale e l’Archiviazione Sostitutiva, due ingredienti fondamentali secondo Telecom Italia per completare e ottenere la semplificazione dei processi amministrativi dell’impresa. Le soluzioni informatiche esistono, così come la tecnologia che rende tutto “a norma di legge” sicuro e garantito. Noi riteniamo che sia necessaria una norma attuativa semplice, per cui tutta la documentazione d’impresa possa essere prodotta, scambiata, firmata e archiviata in modo digitale e soprattutto che un documento digitale abbia valore legale a sostituzione di quello cartaceo. Solo così il beneficio per l’impresa sarà totale e sostanziale.

Fabiano Lazzarini, General Manager IAB Italia

Quali sono gli strumenti di advertising più efficaci per promuovere online la propria piccola impresa?
Oggi è essenziale presidiare internet. Gli strumenti disponibili per la promozione della propria realtà imprenditoriale in Rete sono molteplici e alcuni di essi possono essere utilizzati con estrema semplicità anche da utenti non esperti. Molto dipende dall’obiettivo della singola azienda, ma alcuni step possono essere considerati generalmente validi. Il primo passo per una piccola impresa è sicuramente quello di creare un buon sito web, professionale e ben strutturato in modo da essere immediatamente intellegibile dal proprio target. Il secondo passo è quello di rendersi facilmente rintracciabili in rete, indicizzando il proprio portale attraverso la scelta di parole chiave adeguate, che consentano di essere ai primi posti nei risultati sui motori di ricerca, laddove un potenziale cliente faccia una query online, alla ricerca di un prodotto o servizio che rientra nella propria offerta. A quel punto bisogna decidere, sulla base dei propri obiettivi di business e del budget che si intende investire, se e come implementare un piano di comunicazione online, ad esempio attraverso una pianificazione di advertising, ad esempio con dei banner, oppure con campagne di email o search marketing, o ancora una strategia di integrazione con i social network.

Lazio: 58 milioni di euro alle PMI innovative

Imprese innovative, start up e spin off. Sono questi i destinatari del fondo di 58 milioni di euro stanziato dalla regione Lazio, tramite la Filas e grazie ai fondi europei Por Lazio 2007-2013.

I fondi sosterranno piccole e medie imprese, nonché microimprese del Lazio impegnate nella realizzazione di progetti altamente innovativi. Le aree interessate dal Bando dell’Asse I sono ricerca, innovazione e rafforzamento della base produttiva.

Diverse le entità degli stanziamenti: 4 milioni saranno a disposizione per lo start up di nuove realtà imprenditoriali e di spin-off che valorizzino i risultati di ricerche condotte da università e organismi di ricerca del Lazio, sia pubblici che privati. L’obiettivo è incentivare le spin-off, fenomeno di nascita recente ma che vede la regione Lazio al primo posto per il Centro-Sud e al quinto in Italia. Ai vertici troviamo infatti Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Piemonte, che nell’ultimo decennio hanno dato vita a 46 nuove aziende a partire da progetti di ricerca nati tra università e centri di ricerca italiani.

20 milioni di euro saranno invece destinati al bando co-research, mirato a sviluppare forti sinergie tra sistema della ricerca pubblica e privata e mondo produttivo. I protagonisti in questo caso cono le PMI e le piccole ‘nuove imprese innovative‘, che riceveranno un finanziamento fino ad un massimo di 300.000 euro per azienda. Grazie al bando co-research infatti, le PMI e le piccole e nuove imprese innovative di produzione e di servizi alla produzione – in collaborazione con gli organismi di ricerca – potranno presentare progetti di sviluppo sperimentale e ricerca industriale fortemente innovativi della durata massima di 24 mesi.

Il bando legato alla microinnovazione riceverà invece una fetta di 30 milioni di euro destinati sempre alle micro e piccole imprese. Lo scopo è supportare le aziende con un aiuto pari al 70% dell’investimento ritenuto congruo per realizzare progetti, della durata di 12 mesi, di alta innovazione di prodotto, processo, innovazione organizzativa e marketing. Anche gli investimenti materiali per l’attuazione di progetti d’innovazione potranno essere finanziati con uno stanziamento pari al 50%.

I restanti 4 milioni di euro riguarderanno invece i voucher per l’innovazione delle piccole imprese di produzione o di servizi. Si tratta di un finanziamento pari al 70% da impiegare nell’acquisto di diverse tipologie di servizi: dalla gestione della proprietà intellettuale ai servizi tecnologici, dai sevizi di supporto per utilizzare al meglio il design a quelli per l’aggiornamento gestionale e per la crescita dell’impresa, fino ai servizi per la ricerca dei nuovi mercati.

A.C.