Il Gruppo Cremonini alla conquista del Qatar

Un’azienda agroalimentare del made in Italy si sta facendo valere nel mondo. Si tratta del Gruppo Cremonini, leader europeo nella produzione di carne bovina, che ha appena siglato un accordo da 165 milioni di euro con la joint venture IQ made in Italy, formata dal Fondo Strategico Italiano e dal Fondo sovrano del Qatar. L’accordo permetterà al Gruppo Cremonini di espandere la propria rete distributiva all’estero.

L’accordo punta al mercato del Qatar e prevede che IQ Made in Italy, entri nel capitale di Inalca Spa, società detenuta al 100% dal Gruppo Cremonini, specializzata nella produzione e nella distribuzione di articoli alimentari tipici del made in Italy in Europa e in Africa.

L’investimento che vede tra i protagonisti il Gruppo Cremonini è di 165 milioni di euro e avverrà attraverso la ricapitalizzazione di Inalca, per 115 milioni e per i restanti 50 milioni dall’acquisto di azioni già sul mercato attualmente nel portafoglio di Cremonini Spa.

Per IQ Made in Italy si tratta del primo investimento nel nostro Paese. L’accordo è stato firmato dal Governo a Doha, capitale del Qatar, e prevede la partecipazione a progetti di creazione di infrastrutture e trasporti nel Paese arabo in cambio di maggiori investimenti del Qatar in Italia.

Il Made in Italy alla conquista del Qatar

Dal 10 al 12 novembre si svolgerà, a Doha, il Qatar National Convention Center, che rappresenterà, per i brand di alta gamma italiani, una vera e propria vetrina per farsi conoscere ancora di più in Oriente.

Tutti i settori di eccellenza del Made in Italy verranno coinvolti, a cominciare dal food, fino al design, passando per turismo, cultura ed edilizia, tutti di profondo interesse in Qatar, come ha confermato lo sceicco Alì Bin Thamer Al Thani, promotore dell’esposizione con alcuni sponsor italiani.

L’iniziativa è stata presentata in Italia nel giugno scorso e sostenuta dai World Trade Center di Doha e di Milano, ma anche da aziende fortemente interessate ad un mercato improntato verso l’espansione come quello del Qatar, che ha in programma, da qui al 2030, una serie di investimenti multisettoriali.

Parlando di numeri, si tratta di ben 240 aziende italiane coinvolte, appartenenti a 18 diverse regioni, tra le quali quelle maggiormente rappresentate sono Lombardia, Sicilia, Piemonte, Lazio, Umbria e Veneto.

Tra gli espositori, ci sono sia grosse aziende quotate in Borsa, ma anche piccole imprese con prodotti esclusivi di alta qualità, e medie aziende con esperienze già consolidate di export.

Vera MORETTI

Agli Emirati piacciono i gioielli Made in Italy

Che in Oriente il lusso, soprattutto se Made in Italy, abbia un forte appeal, è cosa risaputa, ma forse non tutti sanno che gli Emirati Arabi, quando devono fare acquisti di gioielli di alta gamma, non conoscono altre mete se non l’Italia.

Ciò è stato confermato dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Milano, che ha reso noto come i Paesi del Golfo Persico nel 2013 hanno speso 1,2 miliardi in gioielli Made in Italy, pari a un quinto di tutte le vendite nazionali del settore fatte all’estero.

In occasione della conferenza internazionale sui Paesi del Golfo organizzata da Promos, l’azienda speciale della Camera di commercio, Ispi e Intesa Sanpaolo, è stato spiegato che per la Lombardia si tratta di un giro d’affari da 7 miliardi all’anno tra import e export.

Tra i principali clienti figurano gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita, mentre i maggiori fornitori sono Qatar e ancora una volta l’Arabia Saudita.

Tradotto in cifre, l’esportazione dei gioielli Made in Italy frutta 3,5 miliardi di euro, contro un’importazione di petrolio pari a 1,9 miliardi.
Attiva nel settore è principalmente Milano, con 4 miliardi di interscambio, seguita da Mantova che ha un interscambio pari a 800 milio e Bergamo oltre i 500 milioni di euro.

Luigi Molinari, consigliere della Camera di Commercio di Milano, ha commentato soddisfatto: “Apprezzano prima di tutto qualità e buon gusto, a partire dal settore della moda“.

Vera MORETTI

Il Notariato a sostegno dell’alimentazione mondiale

Il Notariato italiano è diventato sostenitore del Protocollo di Milano sull’alimentazione e la nutrizione di Barilla Center for Food&Nutrition.
Inoltre, con larancia.org, piattaforma editoriale per aiutare i giovani a fare impresa, diventa partner editoriale del progetto Barilla CFN YES (Young Earth Solutions), dedicato ai giovani under 30 impegnati nel campo della sostenibilità alimentare.

Obiettivo di questo Protocollo è far diventare priorità, per opinion leader e decision maker, i temi che riguardano alimentazione e nutrizione.

Il CNN ha aderito all’iniziativa non solo per l’importanza delle tematiche, ma anche perché membro dell’Unione Internazionale del Notariato che, composto dai notariati presenti in 86 paesi nel mondo, è concretamente impegnato con propri rappresentanti, su richiesta dei rispettivi Governi, per sostenere il diritto alla terra attraverso la modernizzazioni del sistema fondiario ad Haiti, Vietnam, Madagascar, Togo, Cina, Egitto, Qatar, Colombia e Burkina Faso.

I notai italiani sono quindi disposti a mettere di questa importante iniziativa la loro esperienza, maturata con progetti concreti di riforma dei sistemi di proprietà della terra insieme alle organizzazioni internazionali e alle autorità politiche.

Ma non è tutto, poiché larancia.org, che ormai rappresenta un vero punto di riferimento per i giovani alla ricerca di informazioni chiare e attendibili per la creazione della propria impresa, concede il proprio patrocinio al Progetto Barilla CFN Yes, per dare ulteriore visibilità a un progetto specifico nel campo della sostenibilità agroalimentare, tema da sempre seguito nella sezione Eco Agricoltura all’interno della piattaforma larancia.

Vera MORETTI

Mayhoola acquisisce anche Pal Zileri

All’estero il Made in Italy ha un notevole appeal, soprattutto quando si tratta di moda.
E’ passato solo un anno da quando Mayhoola, gruppo proveniente dal Qatar, ha comprato, per la cifra di 700 milioni di euro, la maison Valentino, ma ora torna alla carica con un brand che fa capo alla vicentina Forall, ovvero Pal Zileri e i suoi abiti sartoriali.

Mayhoola for Investment è un veicolo che fa capo ai reali del Qatar ed è una società di partecipazioni che punta a comprare brand noti del lusso e del fashion. In questo campo, si sa, l’Italia non ha eguali, e in Qatar lo sanno bene.

Per la moda Made in italy, infatti, non si tratta certo di una novità, poiché sono tanti, ormai, i gruppi di investitori stranieri ingolositi dall’idea di accaparrarsi dei maggiori marchi nostrani, che spesso, grazie a tradizione e manifattura, non hanno bisogno di presentazioni.

Così hanno pensato i due colossi francesi Lvmh e Kering, che hanno messo le mani sul lusso italiano, impossessandosi rispettivamente di Bulgari e Gucci, tra gli altri.
Queste manovre finora hanno portato un notevole flusso di denaro in Italia ma, data la situazione attuale, si rischia che altri marchi storici che hanno fatto la storia d’Italia vengano venduti in saldo.
E questo sarebbe un male, per l’economia italiana ma anche per il Made in Italy.

Vera MORETTI

Parte da Milano l’aereo del lusso

Il lusso Made in Italy piace sempre di più all’estero.
Sono molti, infatti, i marchi italiani che aprono store e showroom all’altro capo del mondo e, nella maggior parte dei casi, si tratta di successi annunciati.

Per far conoscere ancora meglio i prodotti del Belpaese, è nato un progetto che farà volare, letteralmente, il Made in italy nelle principali piazze del lusso a livello mondiale.
Alcune delle principali realtà del lusso nostrano, infatti, decolleranno a bordo di un aereo appositamente allestito, e prenderanno parte ad un tour che, in 45 giorni, le porterà a toccare il suolo di paesi come Dubai, Abu Dhabi, Qatar, Oman, Russia, Cina, Corea, Hong Kong, Giappone, India, Brasile e Stati Uniti

Il progetto si chiama Italian Luxury in the World (ILW) ed è stato ideato da Andrea Radic e Daniele Biagi, concepito come “una nuova forma di promozione delle nostre eccellenze nel mondo”, per usare le parole dello stesso Radic, promotore dell’iniziativa.

Saranno ben 100 le aziende italiane che saliranno a bordo di questo specialissimo aereo, appartenenti ai settori più disparati, dalla moda al cibo, senza disdegnare il design. I primi ad aver sposato l’iniziativa, finanziata esclusivamente da privati, sono stati lo studio legale internazionale Baker & McKanzie e il fondo di investimenti milanese Scm (Solutions capital management.

Tra i brand del lusso che hanno già detto sì, ci sono il gruppo di distillati Nonino, l’argentiere Ganci e lo studio internazionale di architettura Karim Azzab, anche se l’iniziativa ha incuriosito molti, a cominciare da Mario Boselli, presidente della Camera di Commercio della Moda, fino ai vertici di Federlegno Arredo e di Confindustria.

Anche Giuliano Pisapia ha mostrato il suo assenso al progetto, poiché considera ILW “una bellissima iniziativa, che permetterà di portare nel mondo, oltre che un messaggio di innovazione, anche quello che Milano ha da offrire, per attirare investimenti in Italia in un momento in cui ce n’è un gran bisogno”.

Vera MORETTI

Business Attractiveness, come guardare all’estero

 

Puntare sull’estero per far crescere il proprio business: dai Bric (pardon Brics) ai Next 11, quali sono i Paesi su cui le piccole e medie imprese italiane devono puntare per far crescere il proprio giro d’affari?

In aiuto degli imprenditori oggi arriva Business Attractiveness (IBA), l’indicatore creato e sviluppato da Aice in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, che ha lo scopo di fornire alle aziende italiane, in particolare alle Pmi, uno strumento sintetico e di facile lettura per valutare nuove opportunità d’affari sui mercati internazionali, in particolare di carattere commerciale. A supportare l’iniziativa offrendo il proprio contributo è stata la Camera di Commercio di Milano.

In soldoni, si tratta di un indice che definisce le economie più aperte e più potenzialmente “ricettive” su cui le industrie del made in Italy possono decidere di puntare per allargare il proprio business.

Qualche esempio? I Paesi nell’occhio del ciclone, almeno secondo Business Attractiveness, sarebbero oggi Malaysia, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Arabia Saudita, Thailandia, Australia, Qatar, Tunisia e Paesi dell’Europa Centro-Orientale.

La logica di base è quella di fornire uno strumento con cui fare una prima scrematura sulle destinazioni del proprio business – spiega Claudio Rotti, presidente di Aice e della Commissione Internazionalizzazione Commercio estero di Confcommercio – partendo dalla considerazione che l’impresa sia dotata di scarse risorse umane e finanziarie da dedicare allo sviluppo internazionale e che, quindi, non debba disperderle cercando di approcciare molti mercati contemporaneamente”.

I Brics, ad esempio sono Paesi oggettivamente interessanti, ma non è detto che siano adatti a tutte le aziende italiane che intendono internazionalizzarsi – prosegue Rotti. – L’Indicatore, quindi, è utile per individuare nuove potenziali destinazioni, la cui appetibilità ed affidabilità andrà poi verificata con la propria realtà settoriale”.

Veniamo alla classifica stilata da Business Attractiveness: nella prima classe di paesi più appetibili troviamo Singapore, a fianco di altri partner commerciali più tradizionali per l’Italia, come Germania, Francia, Stati Uniti, Spagna, Regno Unito, Belgio Cina, Paesi Bassi, Svizzera. Il ranking non riserva poi grandi sorprese: dalla Cina, al settimo posto, seguono gli altri Paesi Brics che ricoprono però posizioni di rincalzo (20ma la Russia, 24ma l’India, 29mo il Brasile, 78mo il Sud Africa).

Le potenzialità più feconde per gli imprenditori italiani sembrano essere celate nella seconda, terza e quarta classe di Paesi:  Malaysia, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Arabia Saudita, Thailandia, Australia, Qatar, Tunisia oltre a una interessante presenza dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale.

E i dati dell’export italiano relativi ai primi 6 mesi del 2012 confermano solo in parte i risultati dell’Indicatore: Malaysia, Arabia Saudita, Polonia, Russia, Brasile, Tunisia, restano sui livelli dei primi sei mesi del 2011, forse ad indicare  che esistono potenzialità ancora non del tutto espresse per l’export del Made in Italy, mentre a fare il salto di qualità sono stati Paesi come Emirati Arabi Uniti, che segnano un +570 milioni di euro circa rispetto allo stesso periodo del 2011, e ancora Turchia con +300 milioni di euro, Australia (+146 milioni), Thailandia (+130 milioni), Qatar (+105 milioni).

L’export italiano ha subito un rallentamento verso la Spagna, dove l’export è passato da 10,4 a 9,5 miliardi di Euro, mentre a crescere è l’export verso il Regno Unito (+900 milioni). A dare un segnale allarmante è invece il calo delle esportazioni verso la Cina, che nel 2012 sono passate da 5 miliardi del 2011 ai 4,5 miliardi nei primi sei mesi del 2012.

Da un punto di vista generale le esportazioni italiane sono cresciute nel 2012 “a ulteriore conferma – conclude Rotti – che l’export è stato e continua ad essere l’unica componente dinamica della domanda e di conseguenza il principale fattore di tenuta dell’economia italiana”.

Alessia CASIRAGHI

L’università degli sceicchi è Made in Italy


di Mirko ZAGO

La Qatar Foundation è un’organizzazione non-profit fondata nel 1995 dallo sceicco del Qatar (dal chilometrico Amir Sheikh Hamad bin Khalifa Al-Thani) che si propone di potenziare l’educazione, la scienza e lo sviluppo della comunità. La mission è scritta a chiare lettere in tutto il materiale promozionale dell’associazione e recita: “support Qatar on its journey from a carbon economy to a knowledge economy by unlocking human potential“, ovvero incentivare il passaggio da un’economia che prevede il rilascio di anidride carbonica nell’atmosfera ad una economia basata invece sulla conoscenza.

La fondazione ha identificato in un’impresa italiana il partner ideale per la costruzione di un campus universitario internazionale si tratta della veronese Stone Italiana, azienda leader nella produzione di quarzo e marmo ricomposto. Si tratta di una commessa dal valore importante, la cifra dell’appalto è pari infatti a 4milioni di euro, che in un periodo come questo rappresentano un importante investimento e garanzia di successo. Si tratta inoltre di una commissione prolungata nel tempo. A questa prima seguiranno infatti i lavori necessari a completare le altre tre strutture che completeranno il campus.

In particolare l’azienda veneta dovrà fornire 30.000 metri quadri di pavimento, 28 chilometri di battiscopa e 1.300 set bagno (comprendenti piano lavabo e mensole varie) per la costruzione di un campus universitario da 33.000 metri quadri e 1.200 posti letto all’interno dell’Education City di Doha, del valore di 332 milioni di dollari.

L’amministratore delegato Roberto Dalla Valle commenta così: “La sfida è stata quella di rispettare alla lettera i canoni estetici e quelli ambientalistici fissati, che prevedevano l’utilizzo di materiali a base di vetro riciclato per realizzare motivi molto complessi. Non è stato facile, ma alla fine siamo riusciti a trovare le 500 tonnellate di vetro necessarie e a soddisfare ogni richiesta.” Va ricordato infatti che la struttura già esistente è opera di architettura avanzata che ha fuso sapientemente stile tipicamente arabo con una declinazione contemporanea, serve quindi estrema professionalità e cura in ogni parte del lavoro (chi fosse interessato alla struttura dal punto di vista architettonico trova un approfondimento qui).

La Stone Italiana è un esempio pregiato di successo nell’internazionalizzazione. La sua partecipazione al “Project Qatar 2012“, il principale appuntamento fieristico dell’area per il settore edile che si terrà in primavera, la incoronerà regina delle imprese italiane impegnate in un Paese che dà garanzia di ottenere proficui guadagni anche per il futuro. Stone Italiana è arrivata a farsi apprezzare dagli esperti di interior design grazie alla qualità del prodotto e la capacità di realizzare soluzioni custom made. Per arrivare a tanto l’azienda, nata nel 1979, ha adottato una politica pressante di investimenti in ricerca e sviluppo soprattutto tra il 2007 e 2009 (periodo in cui oltretutto imperversava la crisi) e adottato la giusta attenzione per i temi ambientali, orientandosi ad un utilizzo saggio delle risorse e prediligendo materiale a basso impatto ambientale.

L’impegno italiano rappresenterà con buona probabilità un buon pretesto per intraprendere ulteriori rapporti commerciali. Si è già sicuri di riuscire a soddisfare le esigenze di sua altezza lo sceicco e non si dubita possa trattarsi di un ottimo biglietto da visita per sottolineare ancora una volta l’eccellenza del Made in Italy e del nostro know how.