Tamburi alla conquista del lusso francese

Finora, era stato uno scambio a senso unico ma finalmente la rotta si è invertita: dopo che alcune icone del lusso Made in Italy sono passate nelle mani di colossi francesi, ultimo in ordine di tempo Richard Ginori, è arrivata la notizia che il banchiere Giovanni Tamburi ha comprato Roche Bobois, storico marchio parigino nonché leader mondiale nel design di alta gamma.

La catena francese, presente su territorio internazionale con negozi di franchising, è stata rilevata, per un consistente 20%, dalla banca d’affari milanese, a seguito dell’incontro tra le due parti avvenuto in questi giorni a Parigi.

La banca d’affari milanese ha rilevato il 20% della catena, che ha aperto nel corso degli anni 335 negozi in 40 paesi al mondo (in Italia conta 17 showroom da Torino a Bari, 267 in Europa e 27 negli Stati Uniti).

Roche Bobois è un marchio fondato dalla famiglia Roche a fine ‘800 al quale si è unita la famiglia Couchan nel 1950, e che tuttora detiene il 25% dell’azienda.
L’assetto, nonostante la società valga ben 530 milioni di euro, è rimasto familiare fino a due anni fa, con la morte di Philippe Roche, storico patron della maison. Solo nell’ultimo periodo si era aperta la strada per un riassetto aziendale.
Tamburi ha acquistato la sua quota partendo dalle quote del gruppo bancario Bnp-Paribas e da altri fondi di private equity con quote di minoranza (Azulis Capital e Sigefi).

Con questo accordo, Giovanni Tamburi fa il suo debutto nei mercati esteri, ma non è certo un nome nuovo tra i confini nazionali: famoso come talent-scout e investitore, ha fondato la Tip (Tamburi Investment Partners), una boutique finanziaria focalizzata sulle Pmi.
In portafoglio Tip ha il meglio delle multinazionale tascabili italiane quotate, da Interpump a Datalogic. In più è il maggiore azionista singolo del colosso Prysmian, unica sua inev tra le big cap di Piazza Affari.

Vera MORETTI

Richard Ginori è di Gucci

Non ha dovuto scontrarsi con nessun altro pretendente e, dunque, alla fine l’ha spuntata.
Quella di Gucci è stata l’unica offerta per l’acquisizione di Richard Ginori, come era stato previsto qualche settimana fa.
Ora l’operazione verrà registrata e Gucci provvederà, come aveva già annunciato, al reintegro di 235 lavoratori su 305 e il proseguimento della cassa integrazione per gli altri.

Gianni Gianassi, sindaco di Sesto Fiorentino, storica base del Gruppo leader nella produzione di porcellane, ha accolto positivamente la notizia: “L’offerta d’acquisto di ‘Richard Ginori 1735’ da parte del gruppo Gucci è una splendida notizia che assicura futuro e investimenti sulla storica manifattura di Sesto Fiorentino. Adesso si apre una difficile trattativa tra la proprietà e i sindacati per determinare i livelli occupazionali a partire dal piano industriale e dalle sue esigenze“.

In una nota, anche Gucci ha voluto commentare la vicenda, sostenendo che l’acquisto di Richard Ginori “conferma lo spirito di attenzione e investimento dell’azienda sul territorio fiorentino” nonché “l’impegno nel continuare a sostenere la filiera produttiva, quale patrimonio di conoscenze e competenze unico, che va tutelato e valorizzato“.
Obiettivo dichiarato è “il rilancio dello storico marchio fiorentino, sinonimo da sempre di qualità, artigianalità e made in Italy, gli stessi valori alla base del successo del marchio Gucci“.

A tal fine, Gucci ha intenzione di investire in un programma industriale che sostenga i piani produttivi e che supporti Richard Ginori nei processi di innovazione e ricerca e sviluppo.
La filosofia che sta alla base di questa decisione deriva dal desiderio di salvaguardare una filiera produttiva considerata un vero e proprio patrimonio di conoscenze e competenze, da tutelare al 100%.

Vera MORETTI

Gucci in aiuto di Richard Ginori

In soccorso della Richard Ginori 1735, un pezzo dell’eccellenza Made in Italy ora in grave crisi, sembra che abbia deciso di intervenire Gucci, uno dei colossi della moda mondiale.
Anche se la data fatidica dell’asta è prevista per il prossimo 22 aprile, e quindi fino a quel momento non si saprà nulla di sicuro, sono in molti a tenere le dita incrociate e a vedere il colosso fiorentino come il più papabile salvatore di una delle aziende leader per quanto riguarda la produzione di porcellane.

L’offerta proposta da Gucci è di quelle importanti: 13 milioni di euro per salvare l’azienda toscana dal fallimento e per garantire l’impiego di 230 lavoratori, ovvero i dipendenti di Richard Ginori.

Ma a Gucci mettono le mani avanti e procedono cauti, perché: “il 22 aprile potrebbe anche esserci una sorpresa diversa, chissà, qualcuno che offre più di noi e magari pensa di dare lavoro a mille operai! Per questo la prudenza è fondamentale in questi giorni“.
Anche Patrizio Di Marco, presidente della maison, non si esprime, confermano la linea della prudenza adottata da tutti i manager del brand.

Sicuramente, la mossa di Gucci non è dettata solo da semplice solidarietà tra conterranei, perché il legame con Richard Ginori è cominciato negli anni Settanta, quando i disegni dei foulard Flora creati da Vittorio Accornero vennero riprodotti su tazze piatti, vasi di fiori, svuotatasche e cache pot.

Quella collaborazione è stata ora immortalata in una delle sale del Gucci Museo, a dimostrazione che i due marchi si muovono nella stessa direzione per filosofia e modo di intendere gli affari, oltre ad una visione comune di qualità ed eleganza, che ha potuto diffondere nel mondo il Made in Italy più pregiato.
Se Richard Ginori venisse comprata proprio da Gucci, dunque, avrebbe la garanzia di poter continuare a muoversi sullo stesso binario, ma ingrandendo ancor di più i suoi orizzonti.

Vera MORETTI