L’avvocatura chiede revisione della riforma forense

di Vera MORETTI

Sarà proposta una revisione della proposta di legge che riguarda la riforma della professione forense e sarà presentata per ribadire la specificità dell’avvocatura e la sua funzione costituzionale di tutela dei diritti dei cittadini.

Questo intervento è stato stabilito direttamente dal Congresso straordinario dell’avvocatura, poiché dall’assise dell’avvocatura (oltre 2000 legali) è arrivato un netto rifiuto ai progetti governativi di “liberalizzazione” della professione, attuati con regolamenti ministeriali sottratti al controllo del parlamento.
Per questo il Congresso ha affidato il mandato ai vertici dell’avvocatura, per sostenere la proposta di legge già approvata dal Senato ed ora all’esame della commissione giustizia della camera e per lavorare ad alcune sue modifiche tenendo conto delle novità legislative intervenute da agosto ad oggi, ultima delle quali è il decreto Cresci-Italia.

Il vicepresidente del Cnf Ubaldo Perfetti ha dichiarato: “Dal Congresso viene un forte invito all’unità in un momento in cui l’avvocatura deve fronteggiare la iniziative governative che con l’uso ideologico del diritto comunitario e del’emergenza economica pretenderebbero di mortificare la funzione dell’avvocatura, asservendola a una logica mercantile. L’avvocatura coralmente a detto no: i diritti non sono merce”.

Avvocati: in arrivo nuove regole comuni per l’Europa

La commissione Europea presenterà ad ottobre le nuove regole europee uniformi per la disciplina dei contratti, per favorire la crescita del mercato unico nel rispetto del diritto di scelta dei consumatori. Verranno disciplinati i contratti di vendita, stabilite nuove regole che i consumatori europei potranno scegliere di applicare al posto delle norme nazionali.

Guido Alpa, presidente del Cnf ha commentato: “La prospettiva di lavoro indicata dalla vicepresidente della commissione europea, Vivienne Reading, è cioé quella di un insieme di regole uniformi comunitarie di carattere opzionale, è un grande risultato per il sistema italiano: in questo modo si evita la prevaricazione di altri modelli contrattuali nazionali “forti”, come quello anglosassone“.

Non solo i legali hanno rappresentato una Repubblica dei giuristi, non frammentata a dispetto dei numerosi stati italici; ma molti hanno contribuito all’unificazione con il loro sacrificio: così Francesco Mario Pagano e anche Giuseppe Mazzini, “un avvocato dei poveri, costretto all’esilio”. “La storia della classe forense ci può insegnare anche a gestire le sfide della modernità, una tra tutte le concorrenza tra le professioni. L’avvocatura deve farsi forza della sua autonomia e indipendenza, ed anche della autodichia“. – ha ricordato Alpa durante il recente convegno Gli avvocati e il sistema giustizia.