Riforma degli avvocati: ecco cosa cambia

La riforma della professione forense è diventata legge: tra le modifiche apportate, alcune riguardano i rapporti tra avvocato e cliente, ma anche i compensi.
In questo caso, infatti, le tariffe sono bandite, perché spetta al professionista stesso determinare il compenso che gli è dovuto, purché informi il cliente per tempo, illustrandogli la complessità dell’incarico e le spese ipotizzabili, fornendogli un preventivo.

Novità anche per il tirocinio, che prevede una durata di 18 mesi e che può essere svolto contestualmente ad attività di lavoro pubblico o privato, purché con modalità e orari compatibili e in assenza di conflitto di interessi.

Alcuni cambiamenti sono invece relativi ai procedimenti disciplinari: il potere disciplinare, un tempo appartenente all’ordine di appartenenza del singolo avvocato, ora riguarda i consigli distrettuali di disciplina forense, composti da membri eletti secondo le regole fissate dal Cnf.

Le società di capitali tra avvocati hanno ricevuto il via libera ma senza la presenza di un socio esterno, al fine di garantire l’autonomia della prestazione professionale.
Ad esercitare la professione in forma societaria, perciò, saranno le società di persone, di capitali e cooperative i cui soci siano iscritti all’Albo.

Diventa obbligatorio iscriversi alla Cassa forense, oltre che stipulare una polizza assicurativa per la responsabilità civile.
L’esercizio della professione dovrà essere effettivo e continuativo come condizione per la permanenza nell’albo.

Vera MORETTI

Ci sarà intesa tra il Cnf e Mario Monti?

di Vera MORETTI

Guido Alpa, presidente del Consiglio Nazionale Forense, ha grandi aspettative dal decreto salva-Italia proposto dal Governo Monti, poiché entrambi hanno dimostrato di volere una liberalizzazione delle professionalità, in particolar modo l’avvocatura.

Ciò che è curioso è come tale proposta di riforma sia stata depositata in Parlamento dal Cnf due anni fa, e finora ignorata. Già allora, dunque, l’avvocatura aveva proposto “l’assicurazione obbligatoria, la formazione permanente, un tirocinio professionalizzante e retribuito“. Oltre a ciò, questa riforma si era dimostrata favorevole all’aggregazione tra professionisti, ovviamente garantendo la tutela dei diritti dei cittadini. In questa ottica si era dichiarata scettica nei confronti delle società capitali con socio di capitale anche in maggioranza. In questo caso, infatti, si rischierebbe “di consegnare a centri di interessi ben individuati il compito di salvaguardare i diritti dei cittadini, che la Costituzione affida all’avvocatura, autonoma e indipendente“.

Le parole di Alpa nei confronti di Monti al riguardo sono piuttosto dure, dal momento che dichiara: “Il presidente Monti in Europa aveva dichiarato di non ritenete necessario cancellare gli ordini professionali, che non sono la causa dell’ingessamento del mercato. Ma poi nel suo primo decreto stabilisce una abrogazione degli ordinamenti se non si rispetta il termine di agosto per le riforme, aprendo lacune ingestibili. Come è pensabile di governare il cambiamento in questo modo?”.

Ma nonostante ciò, la disponibilità da parte del Cnf di incontrarsi col Governo per mettere a punto una riforma necessaria c’è, ma potrà diventare concreta solo se i diritti dei cittadini non verranno da essa indeboliti.

Cnf: necessario nuovo riordino legislativo

Il consigliere segretario del Cnf. Andrea Mascherin, nel corso del convegno “Gli avvocati e il sistema giustizia” rilancia la necessità che si dia avvio ad una rapida approvazione veloce alla Camera della legge di riforma della professione forense e sospensione dell’efficacia della legge sulla mediazione obbligatoria in attesa della decisione della Corte costituzionale.

“La riforma dell’avvocatura, che mira ad una sua maggiore qualificazione, deve procedere di pari passo con la riforma costituzionale della giustizia”, ha ribadito Mascherin. “La separazione delle carriere, sulla quale siamo d’acordo, non deve compromettere la indipendenza della magistratura e richiede anche un’avvocatura rinnovata nel suo statuto e qualificata”. La riforma della professione forense, dopo il voto al senato, è ferma alla camera: “Occorre procedere alla sua approvazione”, ha rilanciato Mascherin.

Sulla necessità di riformare l’accesso è tornato anche Paolo Berruti, consigliere Cnf. “Un percorso rigoroso per l’accesso non è dettato da preconcetti misurati numericamente, ma i giovani aspiranti avvocati devono avere la garanzia che, superato il percorso d’accesso rigoroso, entreranno in un mercato vivo”.

Il vicepresidente del Cnf, Ubaldo Perfetti ha riassunto la riforma del titolo IV della Costituzione: “il progetto deve evitare la dipendenza del pubblico ministero dall’esecutivo e che si ponga in pericolo l’indipendenza della magistratura”. Dunque: al pm non può essere sottratto il compito di garantire la legalità delle indagini; desta perplessità la norma sulla obbligatorietà dell’azione penale secondo “criteri stabiliti” che darebbe vita a un sistema di selezione dei reati da perseguire a seguito del quale la “giustizia perderebbe il suo carattere di imparzialità”; la responsabilità dei magistrati, pur nella necessità di renderla effettiva, non può perdere l’ancoraggio al dolo o colpa grave. Delicata è anche la questione del riconoscimento espresso all’avvocatura di una soggettività costituzionale, come prevede il ddl Pecorella: “Già oggi sono numerose le norme che offrono copertura costituzionale alla professione di avvocato, gli articoli 104, 135, 106, senza omettere l’articolo 24 che assicura rilievo costituzionale alla difesa tecnica garantita dall’avvocato