Riforma forense, il Cnf freddo con l’Antitrust

Il Consiglio nazionale forense interviene sul parere dell’Antitrust sulla riforma forense e lo fa con una nota molto fredda: “La riforma forense è in Parlamento, e sarà il Parlamento, così come previsto dalla Costituzione, a valutare con terzietà tutte le opinioni e a deliberare le soluzioni che ritiene più adeguate alla effettiva tutela dei diritti dei cittadini – si sostiene nel giudizio -. Il Consiglio nazionale forense si augura che anche il governo assuma le sue decisioni in autonomia, visto il ritardo inspiegabile sulla sua decisione in merito alla richiesta della stessa commissione Giustizia della Camera di assegnare la riforma in deliberante. Il parere dell’Antitrust sulla riforma forense non presenta alcun profilo di novità e ripete gli stessi argomenti che con lettera, anch’essa, come il parere attuale, non sollecitata ma inviata motu proprio ai destinatari, l’Autorità aveva diffuso un anno fa“.

Gli argomenti allora proposti – sottolinea il Cnfsono stati esaminati dalla commissione e poi dall’aula del Senato e ritenuti inconferenti, e così dalla commissione Giustizia della Camera, che li ha anch’essa ritenuti inconferenti. Gli effetti finali di alcune posizioni ‘mercantilistiche’ sono stati infatti tutti a svantaggio dei cittadini e a vantaggio di ben individuati centri di potere economico“.

L’atto camera 3900 è stato modificato con emendamenti di tutti i partiti della maggioranza – ricorda il Cnfproprio per renderlo compatibile con la riforma delle professioni. Solo una lettura ‘univoca’, ‘orientata’ a prescindere e approssimativa, dunque, giustifica le osservazioni del parere di oggi“.

La tempistica studiata con il cronometro mediante la quale si è creata la coincidenza tra l’emissione di un parere non sollecitato e la seduta del Consiglio dei ministri in cui si dovrebbe varare l’assenso alla approvazione in commissione Giustizia in sede legiferante – conclude la nota del Consiglio nazionale forenserivela che vi è una regia diretta a esautorare il Parlamento a cui partecipano soggetti non legittimati a pronunciarsi sull’operato del Parlamento stesso. Un nuovo colpo di scena che l’Avvocatura denuncia come una violazione dei principi di libertà e autonomia riconosciutile dalla Costituzione“.

Sciopero dei penalisti, aule vuote per una settimana

L’udienza è sospesa… anzi, tolta per un’intera settimana. Questa.

La ragione è l‘ondata di scioperi che ha travolto i professionisti delle aule legali, i penalisti, che hanno deciso di astenersi dalle loro cause fino a quando non verrà stabilito un intervento decisivo in merito alla questione della riforma forense.

Diverse sono state le dichiarazioni da parte dei promotori e dei sostenitori, riportati dai maggiori media del settore.

La gravità dell’attacco in corso alla funzione difensiva” e il sollecito al nuovo governo – e comunque alla politica – che siano più “rispettose del fondamentale principio di indipendenza dell’avvocatura oltre che la ripresa del dibattito sulla riforma costituzionale della giustizia “ sono le ragioni principi delle giornate di sciopero cominciate ieri, con la prima di due manifestazioni nazionali.

Si è tenuta a Verona, dall’Ucpi ha indetto subito una replica, a Roma, giovedì 17 novembre, mentre le Camere penali territoriali terranno pubbliche assemblee aperte ai cittadini.

Spiega l’Unione delle Camere Penali: “Il diritto alla difesa è uno dei diritti primari della persona sanciti dalla Costituzione”, e ad oggi sono stati diversi i casi di violazione, alla ritardata iscrizione nel registro degli indagati, “al ”frequente e illegale” ascolto delle comunicazioni tra il difensore e il suo assistito” e “si moltiplicano le situazioni in cui gli avvocati vengono incriminati per scelte difensive che il pubblico ministero non ritiene in linea con l’interesse dei loro assistiti”.

Cosa chiede l’Unione delle Camere Penali? L’”approvazione, senza alcun ulteriore arretramento che finirebbe per neutralizzarne gli effetti della riforma forense; riforma le cui indicazioni ‘vengono radicalmente messe in discussione dalle norme introdotte nella legge di stabilità che lascia intravedere una liberalizzazione selvaggia, una assurda e incostituzionale delegificazione delle norme relative all’ordinamento professionale degli avvocati, e infine la mercificazione della professione forense attraverso l’introduzione di società professionali controllate da soci di capitale non professionisti”.

Paola Perfetti

Riforma della Giustizia: ecco la ricetta degli Avvocati


In occasione del seminario “Economia e Giustizia: gli avvocati italiani per la ripresa” il Cnf ha presentato le proposte per un miglioramento della giustizia italiana. La ricetta prevede riforma forense, arruolamento straordinario di avvocati per smaltire l’arretrato, negoziazione assistita, processo telematico, osservatorio permanente sulla giurisdizione, qualità della legislazione, best practices e meno trasferimenti di magistrati.

Guido Alpa, presidente del Cnf avverte: “L’avvocatura è disposta a collaborare e responsabilmente avanza le sue proposte, ma occorre fare chiarezza in un dibattito che si presenta affastellato e confuso”. E poi non si possono fare né riforme a costo zero né continue riforme dei codici di procedura senza un disegno organico: negli ultimi anni se ne contano 20 ma la situazione non è migliorata. A ogni intervento sui codici, infatti, magari con norme poco chiare, corrisponde una “giurisprudenza arroventata e tormentata“.

Alpa richiama anche la responsabilità degli operatori economici: “Non sono gli avvocati che alimentano artatamente il contenzioso e occorrerebbe capire quanti dei procedimenti siano imputabili alle imprese: queste spesso si dolgono degli alti costi del contenzioso ma dimenticano che spesso il contenzioso è alimentato da loro stesse. Si pensi ai rapporti con i consumatori”, le clausole vessatorie, la distribuzione di prodotti finanziari in default etc. E poi vi sono i casi della “illegittima attività anche materiale della pubblica amministrazione”, ricorda Alpa.

Riassumendo le proposte del Cnf sono: Riforma della professione forense, smaltimento dell’arretrato, Istituzione di un Osservatorio permanente sulla giurisdizione, promuovere le best practices e i protocolli d’intesa.

“Che la giustizia civile versi in una crisi gravissima è dato di assoluta evidenza. Il punto è che l’avvocato è una vittima di tale crisi, e non un suo artefice”, obietta il Cnf a contestazioni sollevate nell’ultimo periodo.

Avvocati, alla Camera riparte la riforma

Inizia questa settimana l’esame del Decreto legge sulla manovra Finanziaria. Ampio il capitolo dedicato al lavoro. Le audizioni dei rappresentanti dell’Abi, dell’Isfol e del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro in merito all’indagine conoscitiva sul mercato del lavoro tra dinamiche di accesso e fattori di sviluppo sono spalmate tra martedì 12, mercoledì 13 e giovedì 14 luglio in commissione Lavoro a Montecitorio. Sempre in commissione Lavoro prosegue l’esame del provvedimento sull’erogazione dei trattamenti pensionistici di reversibilità con il relatore Massimiliano Fedriga. La stessa commissione, mercoledì 13 luglio, è stata impegnata nelle modifiche al testo concernente il sostegno alla maternità e l’introduzione del congedo di paternità obbligatorio, presentate da Silvano Moffa. Nello stesso giorno sono proseguiti i lavori della commissione Lavoro di Palazzo Madama sulle norme relative alle rappresentanze sindacali unitarie nei luoghi di lavoro, sulla rappresentatività e sull’efficacia dei contratti collettivi di lavoro. La relazione è stata affidata a Pasquale Giuliano, su iniziativa di Paolo Nerozzi. Per questa settimana, infine, non è invece previsto l’esame delle misure di sostegno e di incentivo per lo sviluppo delle libere professioni di Antonino Lo Presti.

Rimane assegnata alle commissioni Giustizia e Attività produttive riunite della Camera, e alle rispettive relatrici Maria Grazia Siliquini e Monica Faenzi, la “proposta di legge di iniziativa popolare in materia di riforma delle professioni e testi abbinati”. Sempre in commissione Giustizia, mercoledì 13 luglio, è ripreso l’esame della riforma dell’accesso alla professione forense e del raccordo con l’istruzione universitaria. Relatore, Roberto Cassinelli. In commissione Giustizia al Senato, sempre il 13 luglio, l’esame del disegno di legge sul processo breve del relatore Giuseppe Valentino. Approda in commissione alla Camera l’indagine conoscitiva sulla consistenza, gestione e dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici e privati. I presidenti degli Ordini dei medici delle province di Catania, Ferrara, Potenza, Bologna e Latina, e i consiglieri nazionali dell’Enpam hanno riferito mercoledì 13 luglio sulla gestione del patrimonio mobiliare dell’Ente. Intanto, sempre il 13 luglio, in commissione Affari Sociali, Melania De Nichilo Rizzoli ha relazionato sulla normativa in materia di sperimentazione clinica e sulla riforma degli ordini delle professioni sanitarie. Le disposizioni in materia di “alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento” sono state presentate in Aula alla Camera, martedì 12 luglio, dai relatori Domenico Di Virgilio e Antonino Palagiano. Infine, la promozione dell’edilizia ecologica e le disposizioni riguardanti la qualità dell’edilizia residenziale sono state al centro dei lavori del relatore Giuseppe Leoni e della commissione Territorio e Ambiente al Senato mercoledì 13 luglio.

Riforma forense: il Consiglio nazionale spinge per averla al più presto

Il Cnf prende atto della decisione del Tar Lazio che ha ritenuto coperta da riserva di legge la materia delle specializzazioni forensi e sottolinea la necessità di esaminare con calma la motivazione della sentenza, lo comunica il Cnf con una nota di commento alla sentenza Tar n. 05151/2011.

Il regolamento sulle specializzazioni è necessario per qualificare la formazione professionale degli avvocati rispondendo anche all’esigenza di natura deontologica di assicurare la massima tutela degli interessi degli assistiti. Il diploma si somma ai titoli di varia natura che gli avvocati, al fine di qualificarsi, possono liberamente e volontariamente conseguire.

Il Consiglio nazionale forense invita il Parlamento e il governo a provvedere alla riforma quanto prima superando l’impasse di questi mesi.

In occasione dell’inaugurazione dell’anno forense prosegue la contestazione contro la mediazione obbligatoria

In occasione dell’inaugurazione del nuovo anno forense, il CNF rende noto che il clima che si sta vivendo è quanto mai preoccupante. “In queste settimane si sono registrati fermenti di contestazione e di critica in molte sedi a causa della entrata in vigore della disciplina della mediazione finalizzata alla conciliazione, ma le preoccupazioni dell’Avvocatura non sono concentrate solo su questo segmento della complessiva riforma della giustizia : riguardano anche il progetto di esaurimento dei procedimenti civili pendenti e sono alimentate dalla situazione in cui versano le professioni intellettuali nella persistente fase di crisi economica che si è abbattuta sul Paese, nel ritardo segnato dall’iter di approvazione della riforma della professione forense, nel futuro incerto dei giovani avvocati, nei maggiori oneri resisi necessari per salvaguardare il trattamento pensionistico, nel clima di aperta ostilità che circonda, oggi più che mai, l’ Avvocatura”, ha aperto così la sua relazione, che poi si è snodata nelle varie “dimensioni” in cui vive l’avvocatura”.

L’entrata in vigore della mediazione obbligatoria sembra essere continua fonte di malumori tra gli avvocati che si sentono così bistrattati a causa dell’introduzione della nuova figura del mediatore civile. Ricordiamo che per divenire mediatore è sufficiente un titolo di laurea breve e la frequentazione di un corso di 50 ore. Troppo poco, secondo il CNF, per poter prendere decisioni o proposte legali delicate come per le materie per cui è prevista la mediaizone obbligatoria.

Il Presidente del CNF, Guido Alpa ha aggiunto: “Ribadiamo la necessità di un intervento legislativo urgente che riporti la disciplina e il sistema complessivo nell’alveo delle garanzie costituzionali”, scandisce Alpa. Le incostituzionalità sono nell’obbligatorietà della composizione della lite, nella mancata previsione dell’assistenza dell’avvocato, nei costi aggiuntivi che si impongono a chi vuole accedere alla giustizia, negli ostacoli che si frappongono al cittadino che voglia adire il giudice naturale, nelle sanzioni a cui sono sottoposte le parti e gli avvocati nelle circostanze previste, nella insufficiente qualificazione dei conciliatori, nella sostanziale preventiva allocazione delle cause ad operatori privati“.

L’inizio dell’anno forense è stato l’occasione per rendere noti alcuni dati importanti: “i procedimenti sopraggiunti nell’anno sono stati 334, con un incremento rispetto all’anno passato (291); quelli relativi a sanzioni deontologiche sono stati 286. Le decisioni pubblicate nel 2010 sono state 215, 92 le sanzioni confermate (nel dettaglio: 15 avvertimento; 26 censura; 46 sospensione esercizio professionale; 9 cancellazione dagli albi; 2 radiazione dagli albi). Esami forensi. Nella sessione 2010 i presenti agli iscritti sono stati 33mila40. Nella sessione 2009, su 34mila481 presenti agli scritti sono stati ammessi agli orali 13mila485 aspiranti avvocati”.

Mirko Zago

L’Ue ha approvato le tariffe forensi massime, esulta il CNF

La Corte di giustizia delle Comunità europea ha ritenuto compatibile con il diritto comunitario le tariffe forensi massime decise dal CNF (Consiglio nazionale forense). E’ da molto tempo che l’avvocatura sostiene la compatibilità delle tariffe in vigore in Italia con il resto d’Europa ed oggi la conferma è palese.

Le sentenze in ballo per la decisione sono state la Arduino C-35/99; Cipolla e Macrino C-94/04 e C- 202/04; Cassaz. Sezione lavoro 20269/2010. Ci sono norme sulla concorrenza che hanno avuto conferma dalla decisione europea, garantendo in particolare la tutela dei consumatori e la buona amministrazione della giustizia e la tutela dell’interesse di evitare una concorrenza al ribasso a discapito della qualità della prestazione.

Motivo in più per accelerare la riforma forense ora alla Camera, che spesso veniva rallentata proprio tirando in ballo le tariffe applicate.

M. Z.

Gli Avvocati chiedono il ripristino delle tariffe minime per le consulenze

Il Consiglio Nazionale Forense ha proposto nella riforma forense il ripristino delle tariffe minime vincolanti per le consulenze di avvocati. Tali minimi sono stati aboliti con il decreto Bersani, come garanzia della qualità della prestazione, nonostante non sia cambiato molto in concreto. I portavoce del Cnf affermano:  “come abbiamo spiegato in commissione Giustizia alla Camera, in occasione dell’audizione sulla riforma forense, la giurisprudenza comunitaria e italiana hanno sempre ritenuto legittimo il sistema tariffario, che quindi non è ‘contro l’Europa’. Tra l’altro, ci risulta che l’abolizione dei minimi tariffari non abbia avvantaggiato il singolo consumatore, quanto banche e assicurazioni, che hanno potuto rivedere al ribasso le convenzioni con i loro avvocati“.

Maurizio De Tilla, presidente dell’Oua (Organismo unitario avvocatura italiana) sostiene che la situazione sia disastrosa: “dell’abolizione dei minimi hanno approfittato i grandi gruppi economici che hanno fatto delle vessazioni nei confronti dei giovani avvocati. Alcuni grandi gruppi bancari e assicurativi, non tutti, sono arrivati a pagare anche solo 80 euro a causa, che non servono neanche lontanamente a rientrare dalle spese. E la novità non ha certo influito sul singolo consumatore che punta alla qualità, ha interesse a vincere la causa e di certo non si mette a contrattare il prezzo. Si è creata -sottolinea- solo concorrenza sleale“. Concorrenza a danno dei giovani avvocati che sono il 35-40% del totale.

Se da un lato si ritiene che l’abolizione delle tariffe minime abbia abbassato la qualità delle prestazioni è anche vero che almeno in linea teorica ciò gioca a vantaggio dei consumatori. Va sottolineato “in teoria” poichè secondo le associazioni dei consumatori sono ancora molti i casi di parcelle eccessive che allontanano i consumatori dal proseguire con l’azione legale, rinunciando alla giustizia.

Mirko Zago