Commercialisti: la mediazione obbligatoria è necessaria, ma si può migliorare

Il presidente dei commercialisti, Claudio Siciliotti, nel corso del convegno nazionale “Mediazione civile: strumento giuridico e percorso di unione. Il ruolo dei commercialisti” tenutosi a Torino qualche giorno fa ha espresso un importante commento sulla mediazione obbligatoria: “Quella sulla mediazione civile è una riforma sicuramente perfettibile, ma il suo avvio segna comunque uno spartiacque nella storia della giustizia italiana. Pur con tutte le difficoltà che nella fase iniziale potranno verificarsi, era importante partire. La mediazione è ad oggi l’unico strumento in campo per alleggerire i nostri tribunali dal peso dei quasi sei milioni di cause civili pendenti, con una durata media tra i dieci e i dodici anni. Siamo al 156° posto delle classifiche mondiali per la durata dei processi, una situazione che penalizza pesantemente cittadini e imprese. Chi si oppone a questa riforma finisce di fatto per difendere questo indifendibile status quo“.

Tra le migliorie apportabili Siciliotti ha ricordato: “Probabilmente il ruolo di mediatore andrà riservato ai soli iscritti agli Ordini professionali e non ai laureati triennalitout court. Così come andranno costantemente monitorati i percorsi formativi. Massima vigilanza sulla qualità dei mediatori, quindi, ma anche grande impegno per l’affermazione di uno strumento di risoluzione alternativa delle controversie che può essere di grande aiuto per la collettività, anche perché potrà contribuire ad un significativo snellimento della pubblica amministrazione“.

L’incontro di Torino è stato un pretesto per presentare anche modello di conciliazione dei commercialisti, a illustrarlo è stato Felice Ruscetta, consigliere nazionale della categoria.

Consiglio Nazionale Forense: la mediazione obbligatoria è incostituzionale

Prosegue la polemica del CNF, Consiglio nazionale forense contro l’entrata in vigore dell’obbligatorietà della mediazione-conciliazione che di fatto “svaluta” la figura dell’avvocato a vantaggio della nuova figura professionale del mediatore civile. Il portavoce del CNF, Alpa, ha criticato il decreto con duri termini: “Sono anni che in Europa si discute di Adr e in realtà anche in Italia tante leggi di settore hanno previsto il ricorso alla mediazione. Riteniamo tuttavia che il sistema introdotto in via generale con il decreto legislativo 28/2010 non tuteli adeguatamente l’accesso alla giustizia ed esponga i cittadini al rischio di vedersi decurtati i propri diritti. Abbiamo dubbi sulla sua costituzionalità“.

Criticando il fatto che la norma si sia preoccupata di ridurre i costi della giustizia senza apportare le giuste misure per preservare la qualità, ha proseguito: “La conciliazione obbligatoria, introducendo una fase pre-processuale, distoglie dal giudice naturale e impone dei costi non solo strettamente economici”. Un esempio: non aver previsto la competenza territoriale degli organismi di conciliazione. La legge non ha neanche tenuto conto degli aspetti giuridici delle controversie in mediazione. Abbiamo lamentato l’assenza di assistenza obbligatoria da parte dell’avvocato non per rivendicazioni corporative ma preoccupati del fatto che il cittadino potrebbe trovarsi davanti ad un mediatore che non valuta gli aspetti giuridici della questione, suggerendo un accordo che si può trasformare in una vera e propria decurtazione del diritto“.