Tares, l’Anci insiste: rinviarla al 2014

L’Anci torna alla carica sulla Tares. Fin da subito fortemente contraria alle tempistiche e alle modalità di applicazione della nuova tariffa sui rifiuti solidi urbani, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani fa di nuovo la voce grossa, questa volta in audizione sul decreto legge relativo al saldo dei debiti della PA, davanti alla commissione Speciale della Camera.

Naturalmente lo fa per mezzo del suo presidente Graziano Delrio. Il numero uno dell’Anci ha infatti portato all’attenzione della commissione i problemi che porterà con sé l’accoppiata Tares-Imu per i comuni, chiedendo nuovamente il rinvio della tassa sui rifiuti al 2014. Secondo Delrio, infatti, “la tassa era nata per finanziare i servizi indivisibili dei comuni perché non c’era l’Imu sulla prima casa“. Secondo il presidente, il rinvio a dicembre della Taresva bene, ma continuiamo ad avere dubbi sulla sua natura e quindi insistiamo per un suo rinvio al 2014″. Senza contare che “questo tributo va tutto allo Stato“, ha sottolineato.

In più, Delrio ha rincarato la dose ricordando l’impatto che la Tares avrà sui comuni, in concomitanza con l’Imu: “Sull’Imu abbiamo subito un taglio occulto di quasi un miliardo. I tagli dei fondi sono stati effettuati sulla base del gettito presunto Imu; peccato che si sia calcolato anche il gettito degli immobili di nostra proprietà, su cui ovviamente non paghiamo, pari a 300 milioni. Insistiamo che questi 300 milioni siano tolti dal calcolo“.

Infine, ha precisato Delrio, le riduzioni dei trasferimenti erano commisurate alla differenza fra il gettito Ici e quello dell’Imu. “L’aggiornamento dell’Ici doveva essere sull’ultima rilevazione Istat, ma poi è aumentato e questo ci è costato 400 milioni che nella verifica dovevano essere stornati e restituiti ai Comuni“. Un brusco scossone alle certezze del governo su quello che dovrebbe essere il gettito della tassa.

Tares, chi non la paga

Per quanto possa sembrare strano, c’è qualcuno che è esentato dal pagamento di una tassa dello Stato. Normale, direte voi… Vero, ma con l’andazzo di questo tempo, in cui lo Stato pur di far cassa sarebbe disposto a tassare persino l’aria, la cosa ci fa comunque pensare.

Parliamo, naturalmente, della Tares, sulla quale dal Ministero delle Finanze arrivano ora chiarimenti su chi è esente dal pagamento. Partendo dal fatto che ciascuna ditta o privato deve fare riferimento al regolamento del proprio Comune di residenza o di produzione, ricordiamo che la prima rata si pagherà a luglio 2013.

Diversi sono, in ogni caso gli immobili esentati dal pagamento. Intanto quelli destinati ad abitazione purché senza arredi e contratti di approvvigionamento. Le aree indirizzate alla sola attività sportiva si vedono soggette al pagamento solo nelle aree destiate ad usi differenti: biglietterie e uffici, punti di pausa, scalinate, spogliatoi e servizi igienici.

Niente Tares nemmeno per le stanze private che ospitano macchinari tecnologici: celle frigorifere, vani ascensori, cabine elettriche, silos, centrali termiche, stanze di stagionatura e disseccamento purché non ospitino trattamenti. Sono esentate anche le superfici invalicabili od ostacolate da un recinto e quelle destinate al passaggio o alla fermata di mezzi di trasporto gratuita.

Fuori le superfici scoperte come cortili, parchi, giardini, terrazze non coperte, balconi e posti auto non coperti e gli immobili in fase di miglioramento protetto o restauro edilizio, limitatamente al periodo dalla data di avvio dei lavori a quella di avvio della successiva occupazione. In caso di apparecchiature di distribuzione dei combustibili (aree di servizio) sono esentate le superfici non coperte e non usate o non fruibili in quanto invalicabili o escluse dall’utilizzo con recinto accessibile; quelle occupate dalle apparecchiature di lavaggio veicoli, quelle utilizzate all’entrata e all’uscita dei veicoli dell’area di attività e dal lavaggio.

Anche zone del condominio sono escluse dalla Tares: luoghi di transito, ascensori, scale, atri e locali stendibiancheria. Il condominio è esente anche nel caso di uso momentaneo di locali o superfici con durata al di sopra dei sei mesi nell’anno: in questo caso, il contributo spetta solo al proprietario dei locali e delle aree che sono a titolo di utilizzo, appartenenza, superficie, casa e usufrutto.

Nel caso di centri commerciali integrati e di vani posizionati in multiproprietà tocca alla persona che amministra le attività comuni il compito di versare l’imposta per i vani e le superfici non coperte di utilizzo comune e che siano in uso esclusivo ai singoli possessori o abitanti.

Confedilizia: Tares, un tributo strampalato

Anche il mondo dell’edilizia alza le barricate contro la Tares. Quella che si sta profilando come una tassa ancora più odiata della già detestata Imu, non va giù a Confedilizia nel merito e nelle tempistiche con le quali è stata prima decisa e poi differita.

L’odierno rinvio dell’esame da parte del Senato delle ben sette mozioni in materia di Tares che erano state presentate, è un segnale negativo che desta forte preoccupazione – ha detto il Presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani -. Le mozioni che avrebbero dovuto essere discusse oggi, provenienti da esponenti di quasi tutti i gruppi parlamentari, ponevano infatti in vario modo il problema di un tributo che si presenta come un vero e proprio mostro giuridico, per la sua doppia natura di tassa e di imposta, e che comporta aggravi pesantissimi per tutti gli immobili, abitativi e non“.

“Ora – ha proseguito Sforza Fogliani la parola passa alla Camera, in sede di esame del decreto-legge approvato sabato scorso dal Consiglio dei ministri. Decreto con il quale il Governo si è limitato a variare le modalità di pagamento della Tares, lasciando aperti tutti i problemi sollevati dalle mozioni parlamentari. Confidiamo che la Camera sia la sede per un ripensamento in toto del tributo. La Tares è infatti un tributo strampalato, né tassa né imposta, con una maggiorazione che colpisce solo una parte degli utilizzatori dei servizi finanziati e che si aggiunge pesantemente al già pesante tributo provinciale ambientale, che colpisce la stessa base imponibile. Un tributo, insomma, che deve essere completamente ripensato“.

I saldi pubblici, poi, invocati dal Sottosegretario Polillo – ha concluso il Presidente di Confedilizia, a parte che non risulta come i calcoli siano stati fatti, non possono giustificare alcunché, perché è del tutto inusitato prevedere tasse e imposte nel gettito che fa comodo per poi dire che è ineluttabile mantenerle“.

Già Polillo. L’ineffabile sottosegretario all’economia ha infatti affermato che, se la Tares fosse tolta o differita, il danno per le casse dello Stato sarebbe di circa un miliardo di euro. Trovarli tagliando sprechi e inefficienze no? diciamo noi…

Tares, istruzioni per l’uso

Lo abbiamo visto, la Tares è stata una trovata del governo Monti inserita nel decreto legge “salva Italia” del 2011. Ha preso il posto della Tarsu (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e della Tia (tariffa di igiene ambientale). Chi la deve pagare? Praticamente tutti: basta possedere un immobile che produce rifiuti e la si pagherà in relazione alla superficie dell’immobile e al numero delle persone che lo abitano. Rispetto all’abbinata Tarsu-Tia, con la Tares l’aumento previsto a conguaglio è di 30 centesimi al metro quadro, con la facoltà data ai comuni di aumentarlo fino a 40.

Gli introiti delle tasse che hanno preceduto la Tares coprivano circa l’80% dei costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti; il rimanente era compensato grazie ai trasferimenti statali ai comuni. Ora la patata bollente passa proprio ai comuni, che dovranno coprire con gli introiti della Tares sia i costi del servizio rifiuti in senso stretto, sia di quelli di altri servizi che ricadono sulla municipalità: dal personale all’illuminazione pubblica alla polizia municipale.

Per calcolare l’importo da pagare, è necessario prendere in considerazione il valore medio di produzione dei rifiuti, stabilito con criteri statistici; successivamente viene calcolato un coefficiente rapportato all’80% della superficie dell’immobile preso in considerazione, ottenendo il totale. A dicembre, poi, a questa cifra sarà necessario aggiungere i 30 centesimi o più al metro quadro di conguaglio.

In soldoni, le prime due rate saranno stabilite dai Comuni che invieranno a casa dei contribuenti i bollettini delle rate di maggio e settembre, esattamente come in precedenza. A dicembre, poi, il temutissimo conguaglio con l’aumento dei 30 centesimi al metro quadro; niente bollettino, però: si pagherà a dicembre direttamente allo Stato tramite modello F24 o bollettino postale.

Giusto per rinfrescare la memoria e senza temere di essere ripetitivi: secondo i calcoli di Confcommercio, la Tares costerà il 20-40% in più alle famiglie, il 60% ai commercianti e sarà un vero salasso per i distributori di carburante (+170%), bar (+370%) e ristoranti (+550%).

Tares, questa fantastica parolina che nasconde l’ennesima mazzata fiscale

di Davide PASSONI

Quando gli italiani vedono partorire dal governo nuove, strane parole che cominciano per T o per I sanno che saranno delle brutte, bruttissime parole. Se T sta per “tassa” o “tariffa” e I sta per “imposta”, sanno che ci sarà poco da divertirsi. Lo stesso è accaduto e sta accadendo con la Tares, ovvero la “tariffa rifiuti e servizi“, che prenderà il posto della Tarsu,tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani“. Hanno cambiato da “tassa” a “tariffa”, hanno messo un acronimo che suona un po’ meglio, ma la sostanza non cambia: mazzata fiscale.

Prima avrebbe dovuto entrare in vigore a maggio, poi è slittata a dicembre; prima era stato chiesto di abrogarla, poi di “rateizzarla”, infine si è scelto di rimandarla. Ah, la Tares… Prima i sindaci erano preoccupati, aziende e cittadini disperati. Poi con il rinvio i comuni si sono tranquillizzati, i cittadini e le imprese no. Perché, a giugno o a dicembre, la Tares si pagherà. E se nelle rate di maggio e settembre resterà il meccanismo della Tarsu, a dicembre saranno dolori per tutti.

Per la Tares il pagamento della maggiorazione di 0,30 euro per metro quadro già previsto dal Salva Italia, è infatti rinviato all’ultima rata di dicembre. “Si pagherà quanto l’anno scorso e non ci saranno sorprese – ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà -. Sull’ultima rata ci potrà essere un conguaglio“. Leggi: il conguaglio di 0,30 euro al metro quadro ci sarà, eccome. E arriverà nel momento peggiore per il contribuente italiano. Se, infatti, lo slittamento a dicembre è stato deciso anche per evitare un ingorgo fiscale a giugno (Tares, acconto Imu, probabile aumento Iva…), l’ingorgo arriverà a fine anno e, ai dipendenti mangerà le tredicesime, alle aziende i profitti, ai pubblici esercizi imporrà un aumento dei prezzi per compensare il salasso.

Perché? presto detto. Il saldo Tares si sommerà al saldo Imu, al secondo acconto Ires e Irpef per i lavoratori autonomi, e al conguaglio Irpef per i dipendenti. Vi basta? Ecco perché, questa settimana, Infoiva ha deciso di capirne un po’ di più su questa ennesima trovata che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto contribuire a salvare l’Italia (la Tares nasce appunto nell’ambito del decreto “salva-Italia” messo a punto dal governo Monti nel 2011) ma che, ci scommettiamo, farà arrivare nelle casse dello Stato soldi pronti per essere nuovamente mal spesi e metterà ulteriormente in ginocchio imprese e cittadini.