Pensione in anticipo con riscatto dei contributi, la guida

Riscattare i periodi di vuoto contributivo per renderli utili alle pensione è più di una opzione. Infatti, in una fase dove il mondo del lavoro lamenta l’assenza di misure che permettono uscite anticipate, non è da sottovalutare la possibilità di riscattare alcuni periodi per arrivare alle soglie utili per le uscite.

Va ricordato infatti che la stragrande maggioranza delle misure previdenziali oggi esistenti, prevedono carriere talmente lunghe che spesso risultano inarrivabili per molti lavoratori.

Raschiare il fondo del barile, pur spendendo qualcosa, può consentire il vantaggio in termini di età di pensionamento.

Pensione anticipata con riscatto, come funziona

Non è raro che in una carriera lavorativa, tra un rapporto di lavoro e l’altro, ci sono periodi di vuoto contributivo. Ma la normativa previdenziale vigente offre la possibilità di riscatto, cioè di coprire i buchi contributivi. Naturalmente non sempre è possibile, perché dipende dai periodi che si vogliono riscattare e anche dalla loro collocazione temporale.

Nella storia lavorativa di un soggetto i periodi di assenza di contributi possono essere coperti pagando un corrispettivo.

In pratica, uno strumento che permette di andare a ritroso nella carriera per coprire i vuoti. Si chiamano contributi da riscatto.

Lo strumento, che non è l’unico che riguarda il riscatto dei contributi, nasce nel 1996 con il decreto legislativo n° 564 e riguarda i periodi di assenza di contribuzione a qualsiasi titolo versata, solo se successivi al 31 dicembre 1996.

Se questi vuoti sono antecedenti quella data, nessun riscatto è possibile.

Perché il riscatto è utile per la pensione

La misura nasce per venire incontro a soggetti che hanno avuto difficoltà, storicamente, a trovare lavoro continuo e duraturo. E sono soggetti che in passato hanno avuto difficoltà a trovare lavoro duraturo e che dopo hanno difficoltà a centrare le pensioni. Lo dimostra un altro paletto della misura. Infatti occorre che i vuoti contributivi si collochino tra due rapporti di lavoro non a tempo indeterminato.

Tipici esempi sono i lavori stagionali o in genere, quelli a termine o a tempo determinato.

Va sottolineato che i contributi di questo tipo sono assolutamente validi sia per il diritto alla pensione che per la misura. Infatti servono per completare una determinata soglia di contributi utili a una altrettanto determinata misura, ma anche per permettere una pensione di importo più alto.

I contributi da riscatto, tutte le possibilità

Detto di questa prima tipologia di contribuiti da riscatto, va sottolineato che l’Inps e la normativa vigente ne prevedono molti altri. Infatti sono davvero molti i periodi in cui non si sono versati i contributi, che un lavoratore può far tornare utili alle quiescenze, a volte solo per il diritto, altre volte sia per il diritto che per la misura.

I contributi da riscatto sono sempre onerosi. In questo si differenziano dai contributi figurativi. Inoltre non vanno confusi coi contributi volontari, altra possibilità di completamento di una carriera appannaggio di determinati lavoratori. I contributi da riscatto, come già detto, operano a ritroso, cioè riguardano periodi già passati. Quelli volontari invece valgono per il futuro.

Come l’Inps spiega sul suo sito ufficiale nella scheda dedicata al riscatto, tale facoltà è concessa a:

  • Lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO);
  • Iscritti a una delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi;
  • Agli iscritti alla Gestione Separata dei lavoratori parasubordinati;
  • Agli iscritti ai fondi speciali, sostitutivi, esclusivi gestiti dall’INPS.

 

Nello specifico i periodi scoperti da contribuzione che possono essere riscattati e resi validi ai fini pensionistici sono:

  • I periodi dedicati ai corsi di studio;
  • Periodi relativi a contribuzioni omesse o a contribuzioni prescritte con il riscatto per costituzione di rendita vitalizia;
  • I periodi di lavoro instaurato  con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa fino al primo aprile 1996;
  • Periodi di interruzione o sospensione del rapporto di lavoro;
  • Periodi intercorrenti tra un rapporto di lavoro e l’altro nel caso di lavori discontinui, stagionali, temporanei;
  • I periodi intercorrenti tra attività lavorative organizzate con contratto a part-time;
  • Periodi di attività svolte nei lavori socialmente utili;
  • Il periodo del servizio civile;
  • Periodi di aspettativa per gravi motivi familiari;
  • Periodi di astensione facoltativa per maternità se collocati al di fuori del rapporto di lavoro;
  • Pace contributiva.

Cosa accade se la domanda di riscatto va a buon fine

La domanda per il riscatto segue le regole di qualsiasi altra tipologia di istanza da presentare all’Inps territorialmente competente in base alla residenza dell’interessato. Con l’accoglimento della domanda viene reso noto al richiedente, anche l’onere del riscatto, che è il corrispettivo da pagare per trasformare i periodi di vuoto contributivo in periodi utili alle pensioni.

I vari modi di pagare il riscatto per la pensione

Il pagamento degli oneri da riscatto può essere effettuato anche on line sullo stesso portale Inps nell’area “servizi di pagamento”. Sullo stesso portale e nella stessa area si possono stampare le disposizioni di pagamento utili per chi vuole scegliere un altro canale per saldare il dovuto.

Infatti è possibile pagare, oltre che on line sul sito Inps, anche:

  • Banca;
  • Sistemi di Home Banking che aderiscono al sistema pagoPA;
  • Sportelli bancomat  abilitati (ATM);
  • Bar, edicole, ricevitorie, tabaccherie, supermercati e tutte le strutture in convenzione e abilitate ai pagamenti di pagoPa;
  • Presso Poste Italiane.

Il pagamento va effettuato entro 60 giorni dalla data in cui l’Inps ha comunicato l’accettazione della richiesta. Alternativa al pagamento in soluzione unica c’è il rateale. Va ricordato che la dilazione non sempre è ammissibile, perché occorre rispettare alcune condizioni. Infatti,  il pagamento rateale può riguardare solo chi non è ancora andato in pensione e non intende usare subito i contributi da riscatto per accedere ad una qualsiasi misura previdenziale.

Ricostituzione e supplemento di pensione: quali differenze?

Supplemento e ricostruzioni sono due istituti in base ai quali l’assegno della pensione viene ricalcolato sulla base di contributi non considerati ai fini dell’importo del trattamento stesso. Con il supplemento di pensione si conteggiano i contributi che sono stati versati dopo la decorrenza della pensione. Con la ricostruzione, invece, vengono riconosciuti i contributi già maturati prima di andare in pensione ma non conteggiati.

Cos’è il supplemento di pensione?

Il supplemento si concretizza, dunque, in un aumento della pensione sulla base dei contributi relativi a periodi successivi alla data di decorrenza della pensione stesa. I contributi maturati successivamente alla decorrenza del primo supplemento comportano la liquidazioni di ulteriori supplementi. Pertanto, il supplemento spetta a tutti i pensionati che continuano a lavorare e a versare all’Inps, nelle svariate gestioni, i contributi relativi a periodi lavorativi successivi alla pensione.  I pensionati ex autonomi della Gestione separata possono richiedere il supplemento di pensione solo per i contributi versati, dopo la decorrenza della pensione, nella stessa gestione Inps.

Chi può richiedere il supplemento di pensione?

I pensionati che continuano a lavorare dopo la pensione, appartenenti all’Assicurazione Generale Obbligatoria o alla Gestione lavoratori autonomi, hanno diritto alla liquidazione di un supplemento per gli ulteriori contributi. Tuttavia, si ottiene il supplemento trascorsi cinque anni dalla data di decorrenza della pensione o dal precedente riconoscimento del supplemento. In ogni caso deve essere stata raggiunta l’età per la pensione di vecchiaia di 67 anni, requisito non richiesto per la liquidazione dei supplementi della Gestione separata Inps.

La richiesta anticipata di supplemento di pensione rispetto ai 5 anni

Il pensionato può, una sola volta, chiedere la liquidazione del supplemento, che sia il primo o uno dei successivi, al trascorrere di soli due anni della decorrenza della pensione oppure dalla precedente richiesta di supplemento. In entrambi i casi, l’Inps richiede che sia stata raggiunta l’età della pensione di vecchiaia. La domanda del supplemento anticipato (2 anni), presentata già all’Assicurazione obbligatoria, comporta l’impossibilità di presentare la stessa richiesta alla Gestione separata.

Quanto spetta di supplemento di pensione?

L’importo del supplemento va a integrare il trattamento di pensione, anche ai fini della tredicesima mensilità. Pertanto il supplemento non dà luogo a un’emissione separata rispetto alla pensione normalmente percepita. Il calcolo della quota di supplemento, dal 1° gennaio 2012, avviene con il metodo contributivo. Il supplemento decorre dal primo giorno del mese susseguente a quello nel quale si è presentata la domanda.

Come presentare domanda per il supplemento di pensione?

La domanda per il supplemento di pensione può essere presentata in tre modalità. Nel dettaglio:

  • telematicamente, attraverso il sito internet dell’Inps, accedendo direttamente con le proprie credenziali;
  • attraverso il contact center, ovvero contattando il numero 803 164 gratuito da rete fisso, oppure lo 06 164164 da cellulare, a pagamento a seconda del proprio piano telefonico;
  • tramite i patronati e tutti gli intermediari dell’Inps.

Ricostruzione di pensione, cos’è?

Con l’istituto della ricostruzione di pensione si procede con la variazione dell’importo del trattamento pensionistico già percepito mediante l’accreditamento di contributi versati o dovuti per periodi di lavoro anteriori alla decorrenza originaria della pensione stessa. La ricostruzione della pensione può essere richiesta sia per la contribuzione obbligatoria che per quella figurativa e da riscatto. In tutti e tre i casi, la contribuzione deve essere maturata prima della decorrenza della pensione. Il termine per presentare domanda di ricostruzione della pensione è di tre anni. Trascorso questo periodo la ricostruzione va in prescrizione e la possibilità di avvalersi di questo istituto decade.

Ricostruzione della pensione, per cosa si può fare domanda?

La presentazione della domanda Inps per la ricostruzione della pensione può avvenire per tre motivazioni. Nel dettaglio:

  • per l’accreditamento di contributi non valutati in sede di prima liquidazione della pensione;
  • in caso di esclusione di contributi nella prima liquidazione di pensione;
  • per la modifica del valore retributivo o contributivo già considerato nella prima liquidazione.

Al verificarsi di queste tre motivazioni, l’Inps ricalcola la pensione in base alla normativa vigente al momento della prima decorrenza della pensione.

Domanda di ricostruzione per contributi non calcolati correttamente

In merito al terzo punto, ovvero per la modifica del valore retributivo o contributo già considerato in sede di primo calcolo della pensione, la relativa domanda deve essere presentata, come di consueto, entro 3 anni dal provvedimento di liquidazione della pensione. Se invece i fatti sono “sopravvenuti“, ovvero non vanno a variare gli elementi di calcolo della pensione originaria, non vi è alcuna decadenza. Solo gli eventuali arretrati sono corrisposti nel termine di prescrizione fissato in 5 anni.

Da quando decorre la ricostruzione della pensione?

La decorrenza della ricostruzione della pensione avviene dalla decorrenza originaria del trattamento pensionistico mediante applicazione di coefficienti di perequazione. Con questo istituto, dunque, si procedere ad accertare tutti i requisiti e a ricalcolare la pensione come se si trattasse di una nuova liquidazione. Per i ratei di pensione maturati dopo il 6 luglio 2011, la prescrizione è quinquennale. Pertanto, il limite temporale per il ricalcolo della pensione è quello del 7 luglio 2016.

Come si presenta domanda di ricostruzione della pensione?

La domanda di ricostruzione della pensione si presenta nelle stesse modalità dell’istituto del supplemento di pensione. Pertanto, il pensionato può inoltrare domanda:

  • dal sito Inps attraverso l’apposita sezione e previo accesso con le credenziali;
  • attraverso il contact center dell’Inps ai consueti numeri;
  • tramite i patronati e gli intermediari dell’Istituto previdenziali.

Contributi Inps arretrati, come e quando possono essere pagati?

È possibile pagare contributi Inps arretrati? La risposta è affermativa e lo stesso Istituto previdenziale li classifica come “contributi da riscatto”. Sono versamenti che vengono accreditati a seguito della facoltà, concessa al lavoratore o al pensionato, di coprire periodi che, essendo privi di versamenti, rimarrebbero esclusi dalla contribuzione.

Contributi Inps da riscatto, cosa sono e quando vi è la possibilità di pagarli

Le casistiche per le quali si configurano periodi non coperti da versamenti previdenziali Inps e per le quali si apre la possibilità del riscatto comprendono:

  • l’eventuale omissione nel versamento all’Inps dei contributi obbligatori. Il pagamento di questi contributi permette il recupero di periodi che, altrimenti, rimarrebbero privi di versamenti;
  • l’inesistenza dell’obbligo del versamento dei contributi;
  • particolari disposizioni legislative.

Contributi Inps omessi, a cosa serve pagarli?

I contributi Inps non pagati e riscattati successivamente si collocano nel periodo al quale si riferiscono, anche se il pagamento avviene successivamente. Sono tre le utilità del pagamento dei contributi arretrati:

  • innanzitutto per maturare il diritto a tutte le prestazioni previdenziali;
  • in secondo luogo, il pagamento dei contributi arretrati permette l’accertamento ai fini del diritto alla prosecuzione volontaria;
  • infine, pagare i contributi omessi e prescritti ha utilità ai fini del diritto e della misura di tutte le prestazioni pensionistiche, inclusa la pensione di anzianità.

I contributi non versati all’Inps

I contributi riscattabili sono quelli riguardanti periodi di lavoro per i quali non c’è la copertura da contribuzione (contributi omessi) e per i quali non sussiste l’obbligo assicurativo perché prescritti. Contributi omessi e prescritti derivano dal mancato versamento:

  • del datore di lavoro per attività lavorativa subordinata;
  • del titolare di un’impresa artigiana o commerciale per i coadiuvanti;
  • dagli aderenti alla gestione separata Inps che non siano titolari di obbligo contributivo;
  • del titolare del nucleo coltivatore diretto, colono o mezzadro per i familiari coadiuvanti.

Quali periodi lavorativi senza contributi si possono riscattare?

Si possono riscattare i periodi senza contribuzione relativi:

  • al corso legale della laurea, della laurea breve e dei titoli di studio a esse equiparati;
  • all’attività lavorativa esercitata in Paesi esteri non convenzionati;
  • all’estensione facoltativa per la maternità che si colloca al di fuori del rapporto di lavoro;
  • agli anni di praticantato come promotore finanziario;
  • all’attività svolta con contratto co.co.co., ovvero di collaborazione coordinata e continuativa, per i periodi che precedono il 1° aprile 1996;

Quali altri periodi di lavoro si possono riscattare?

Ulteriori periodi da riscattare per la mancata copertura dei contributi previdenziali riguardano:

  • i periodi non lavorati successivi al 31 dicembre 1996 che sono privi di contributi secondo quanto disposto da specifiche norme di legge;
  • il lavoro svolto con contratti part time;
  • i periodi inerenti lo svolgimento di lavori socialmente utili. La copertura avviene per le settimane utili al calcolo della misura della pensione;
  • ulteriori periodi da riscattare previsti da specifiche norme di legge.

Chi può presentare la domanda di riscatto dei contributi Inps arretrati?

I soggetti ammessi a presentare domanda per il riscatto di contributi inerenti periodi lavorativi non coperti comprendono:

  • i lavoratori che sono iscritti all’assicurazione generale obbligatoria;
  • chi è iscritto a una delle gestioni speciali dei lavori autonomi;
  • i lavoratori iscritti alla gestione separata dei parasubordinati;
  • gli iscritti ai fondi speciali appartenenti all’Inps.

La domanda si presenta alla sede dell’Inps competente per territorio in base alla residenza. Alla domanda si allega anche la documentazione richiesta.

Quanto costa il riscatto dei contributi Inps omessi in periodi ricadenti nel retributivo?

Il riscatto dei contributi per periodi privi di versamenti è sempre oneroso, a differenza dei contributi figurativi che vengono accreditati gratuitamente. Se i contributi omessi riguardano periodi ricadenti nel sistema previdenziale retributivo, il calcolo di quanto si paga avviene con la riserva matematica. Il costo, dunque, è pari al differenziale annuo tra la pensione con il riscatto dei contributi e la pensione senza il riscatto. Al risultato occorre moltiplicare il coefficiente variabile per sesso, per età e per anzianità contributiva.

Costo contributi arretrati sistema contributivo e iscritti alla Gestione separata Inps

Ai contributi inerenti periodi lavorativi da riscattare e ricadenti nel sistema contributivo si applica l’aliquota contributiva in vigore nel momento in cui il lavoratore presenta domanda. L’aliquota va moltiplicata per gli stipendi percepiti nei 12 mesi che precedono la domanda stessa. Per chi è iscritto alla Gestione separata Inps il costo del riscatto prende in considerazione il valore medio mensile dei compensi soggetti alla contribuzione obbligatoria degli ultimi 12 mesi prima della domanda.

Contributi arretrati, l’importo da pagare per il riscatto è determinato dall’Inps

Il calcolo di quanto si paga per il riscatto dei contributi è, in ogni modo, effettuato dall’Inps. Infatti, nel provvedimento di accoglimento della domanda di riscatto, l’Istituto previdenziale specifica qual è l’importo da pagare. Il provvedimento di accoglimento viene notificato al contribuente tramite raccomandata.

Come si possono pagare i contributi arretrati Inps?

Il pagamento all’Inps dei contributi arretrati ai fini del riscatto si effettua usando i bollettini Mav inviati dall’Istituto previdenziale stesso con il provvedimento di accoglimento. I bollettini Mav si possono scaricare anche dal sito dell’Inps, nella sezione “Portale dei pagamenti”, accedendo ai “Riscatti, ricongiungimenti e rendite”. Nella stessa sezione si possono saldare i contributi omessi utilizzando la carta di credito. Si può pagare il riscatto dei contributi anche:

  • ai soggetti aderenti a “Reti Amiche”;
  • alle tabaccherie che aderiscono a “Reti Amiche”;
  • agli sportelli bancari di Unicredit;
  • attraverso il portale internet di Unicredit per chi è cliente della banca;
  • chiamando il contact center al numero 803 164 da rete fissa o 06 164 164 da rete mobile.

Quando si pagano i contributi arretrati?

Nel momento in cui il contribuente riceve il provvedimento di accoglimento della domanda ha 60 giorni di tempo per pagare in un’unica soluzione. In alternativa, il contribuente può richiedere il pagamento rateale dell’importo comunicato dall’Inps. Il pagamento a rate è concesso ai soggetti che non debbano utilizzare nell’immediato i contributi ai fini del trattamento di pensione. Se il contribuente non paga l’importo in un’unica soluzione o la prima rata del pagamento frazionato, l’Inps archivia la pratica come rinuncia.

Pagamento rateale dei contributi arretrati Inps

Il numero massimo di rate per il pagamento dei contributi omessi e prescritti è pari a 60. L’importo minimo mensile è pari a 27 euro. Per il riscatto di laurea, invece, l’Inps ammette il pagamento fino a 120 rate. Se durante le rate il contribuente va in pensione, l’importo residuo deve essere pagato in un’unica soluzione.

Rendita vitalizia dei contributi prescritti: quando è possibile il riscatto?

Per un lavoratore, i periodi non coperti o con insufficienti contributi previdenziali rappresentano un danno per la sua futura pensione. La legge permette di rimediare, anche nel momento in cui il termine di prescrizione sia scaduto. Si tratta della rendita vitalizia, lo strumento mediante il quale si possono riscattare in modo oneroso i periodi non coperti o carenti di contributi previdenziali. Il riscatto può avvenire da parte del datore di lavoro o, in mancanza, per iniziativa del lavoratore stesso.

Circolare Inps numero 78 del 29 maggio 2019

Sulla questione è intervenuta recentemente l’Inps con la circolare numero 78 del 29 maggio 2019. Nel documento l’Istituto di previdenza elenca i dettagli procedurali per la presentazione della domanda e l’indicazione dei mezzi di prova che supportano la richiesta. La prova documentale dell’esistenza del rapporto di lavoro, la data certa, l’esistenza certa, le dichiarazioni ora per allora e quelle dalla Pubblica amministrazione, le attestazioni del sindaco sono altresì precisate nella medesima circolare. Tuttavia, l’istituto del riscatto dei contributi omessi risale già all’articolo 13 della legge numero 1338 del 1962.

La legge 1338 del 1962 sulla costituzione della rendita vitalizia

Secondo la legge, infatti, “il datore di lavoro che abbia omesso di versare contributi per l’assicurazione obbligatoria di invalidità, vecchiaia e superstiti e che non possa più versarli per sopravvenuta prescrizione ai sensi dell’articolo 55 del regio decreto legge 4 ottobre 1935, numero 1827, può chiedere all’Istituto nazionale della previdenza sociale di costituire una rendita vitalizia reversibile pari alla pensione o quota di pensione adeguata dell’assicurazione obbligatoria, che spetterebbe al lavoratore dipendente in relazione ai contributi omessi”.

Rendita dei contributi prescritti, effetto immediato sulla pensione

La stessa legge specifica che la rendita dei contributi prescritti integra con effetto immediato la pensione già in essere. In caso contrario, i contributi sono valutati ai fini dell’assicurazione obbligatoria prevista per la pensione di invalidità, per la vecchiaia e a favore dei superstiti.

Contributi prescritti, quando il pagamento spetta al datore di lavoro

Il datore di lavoro può esercitare la facoltà del versamento dei contributi prescritti esibendo all’Inps i documenti di data certa, dai quali si evince l’effettiva esistenza e la durata del rapporto di lavoro. Deve risultare, inoltre, anche la misura della retribuzione corrisposta al lavoratore stesso.

Quando i contributi prescritti devono essere versati dal lavoratore?

I contributi prescritti possono essere versati dal lavoratore nel momento in cui non possa ottenere dal datore di lavoro la costituzione della rendita. In questo caso, il lavoratore si sostituisce al datore di lavoro, salvo il diritto del risarcimento del danno. Ricade sul lavoratore stesso l’onere di fornire all’Inps le prove del rapporto di lavoro e della retribuzione. Tra i soggetti interessati alla costituzione della rendita vitalizia rientrano anche i superstiti del lavoratore.

Quando può essere presentata la domanda all’Inps dei contributi prescritti?

La domanda dei contributi prescritti può essere presentata all’Inps senza limiti temporali, anche dopo il verificarsi del pagamento di un trattamento di pensione. È inoltre ammessa la domanda per omissioni parziali, nel caso in cui sia stata versata una contribuzione parziale rispetto alle retribuzioni che sono state percepite effettivamente. Infine, si può presentare domanda dei contributi prescritti anche per coprire parzialmente il periodo durante il quale si sia verificata omissione contributiva. Ad esempio, il riscatto può avvenire solo per le settimane necessarie per perfezionare i requisiti della pensione.

Chi sono i destinatari del riscatto o della costituzione della rendita vitalizia?

La circolare Inps 78 del 29 maggio 2019 riporta compiutamente i destinatari dello strumento del riscatto dei contributi omessi, ovvero gli interessati alla costituzione della rendita vitalizia. Infatti, figurano:

  • i lavoratori di un rapporto di lavoro subordinato;
  • i familiari coadiuvanti e coadiutori di chi è titolare di impresa artigiana o commerciale;
  • i collaboratori del nucleo diretto coltivatore diversi dal titolare e collaboratori dei nuclei colonici e mezzadrili;
  • i lavoratori che, essendo soggetti al regime assicurativo della gestione separata, non siano obbligati al versamento diretto della contribuzione, essendo la propria quota trattenuta dal committente o associante e versata direttamente da quest’ultimo;
  • gli iscritti alla Cassa per le pensioni degli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate.

Prescrizione dei contributi, quale attesa?

Il presupposto per attivare l’istituto del riscatto dei contributi omessi è che i contributi stessi siano caduti in prescrizione. Ciò avviene al trascorrere di cinque anni se la domanda viene presentata dal datore di lavoro e di dieci anni se è invece il lavoratore stesso a farne denuncia all’Inps.

Quanto si paga per riscattare i contributi omessi nel sistema retributivo?

Se i periodi per i quali si richiede il riscatto dei contributi omessi rientrano nel meccanismo retributivo, il costo viene calcolato in termini di “riserva matematica”. Ciò significa che si effettua il differenziale annuo tra la pensione con il riscatto dei contributi e quella senza il riscatto. Il risultato va moltiplicato per il coefficiente inerente al sesso, all’età e all’anzianità contributiva.

Costo del riscatto dei contributi omessi nel sistema contributivo

Diverso è il calcolo del riscatto di periodi di contributi omessi rientranti nel sistema contributivo. In questo meccanismo rientrano i lavoratori:

  • che abbiano iniziato a versare contributi a partire dal 1° gennaio 1996 e con meno di 18 anni di contribuzione prima del 1996;
  • i periodi dal 2012 in poi per contribuenti che abbiano almeno 18 anni di contributi versati prima del 1996.

Per queste categorie di contribuenti il costo è quantificato applicando l’aliquota contributiva in vigore nel momento in cui si presenta domanda alla retribuzione percepita nei 12 mesi precedenti la domanda stessa. Si tratta di un sistema simile, dunque, al riscatto della laurea per chi non può beneficiare del sistema agevolato dell’articolo 4 del 2019.

Costo riscatto contributi iscritti alla Gestione separata Inps, artigiani e commercianti

Per i contribuenti iscritti alla Gestione separata Inps il costo del riscatto di periodi di omessa contribuzione fa riferimento al valore medio mensile dei compensi assoggettati alla contribuzione obbligatoria degli ultimi dodici mesi precedenti la domanda stessa. Non è stato ancora chiarito, invece, quale sia il reddito sul quale debbano far riferimento gli artigiani e i commercianti per il riscatto dei periodi non coperti.