In Campania via libera alle vendite promozionali natalizie

Le date dei saldi sono state da tempo decise e devono tassativamente essere rispettate a livello nazionale.

Ma il periodo di crisi e la poca voglia di spendere da parte degli italiani, nonostante il Natale imminente, ha portato i commercianti campani a chiedere la possibilità, se non di anticipare gli sconti, almeno di accattivare clienti con promozioni natalizie.

La norma vigente prevede che tali vendite siano vietate nel periodo che precede i saldi, ma in Consiglio regionale è stata approvata la sospensione del provvedimento, che sicuramente favorirà una leggera ripresa, visto il periodo di scarsa liquidità.

Pietro Russo, presidente di Confcommercio Napoli-Imprese per l’Italia, ha accolto questa decisione con grande soddisfazione, considerandola “un buon di partenza che va incontro alle esigenze degli esercenti e dei consumatori in questi tempi di crisi“.

Vera MORETTI

Saldi in Campania al via il 2 gennaio

Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e il consigliere alle Attività Produttive e sviluppo economico Fulvio Martusciello hanno presentato in sala giunta il vademecum per consumatori e operatori del commercio, “E’ tempo di saldi“. Secondo una nota della regione, gli sconti cominceranno il 2 gennaio e si concluderanno il 31 marzo.

Secondo la nota regionale, il negoziante è tenuto ad applicare lo sconto dichiarato per cui, nel caso venga richiesto un prezzo diverso, il consumatore potrà pretendere che ci si adegui a quanto dichiarato sul cartellino. Le merci in saldo devono essere indicate in modo inequivocabile per distinguerle da quelle poste in vendita al prezzo ordinario, evitando ogni possibilità di confusione.

Il negoziante, inoltre, è tenuto a sostituire l’articolo difettoso anche se dichiara che i capi in saldo non si possono cambiare. Se non è possibile la sostituzione, il cliente avrà diritto di scegliere se richiedere la riparazione del bene senza alcuna spesa accessoria, una riduzione proporzionale del prezzo o la risoluzione del contratto.

I negozianti convenzionati con carta di credito sono tenuti ad accettarla anche nel periodo dei saldi, così come è ammesso il pagamento a mezzo bancomat se nel negozio è esposto il relativo logo.

Il presidente Caldoro ha sottolineato l’importanza della stagione dei saldi in un momento in cui la crisi “aggredisce e colpisce tutti” e annuncia che “questa è solo una tappa, le istituzioni hanno il compito di sostenere, aiutare e semplificare“. Per Martuscielloin questo modo i saldi sono reali e le regole certe“.

Natale, panettone amaro

di Davide PASSONI

Natale, tempo di regali, ma in questo 2012 è soprattutto tempo per fare due conti. A meno di un mese dalle festività, prevale infatti tra le famiglie la preoccupazione: secondo un’indagine di Confcommercio-Format, per quasi 7 italiani su 10 il Natale risentirà fortemente della crisi. Cresce la quota di chi non farà acquisti per regali (13,7% rispetto all’11,8% del 2011), mentre oltre 8 italiani su 10 (86,3%) continueranno a pensare ai doni per parenti e amici.

Le cifre e le tendenze più significative vengono però dalle associazioni dei consumatori. Secondo l’Adusbef, il 90,7% della tredicesima, pari a 31,3 miliardi, sarà destinato a Imu, tasse, mutui e bolli e meno del 10% finirà in risparmi, regali, viaggi.

Più articolato lo studio di Federconsumatori, che tramite il suo Osservatorio Nazionale ha comparato i prezzi dei prodotti tipici delle festività sia rispetto a un anno fa, sia rispetto al 2001, l’ultimo Natale con la lira nel portafogli. I risultati dello studio sono a dir poco sconfortanti. Rispetto al 2011, infatti, le scadenze dei pagamenti di bollette e tasse influiscono in modo sensibile sugli acquisti natalizi: la tendenza è infatti quella di iniziare a programmare il budget per le spese e per gli eventuali regali da parte delle famiglie solo dopo i diversi pagamenti.

Sul fronte prezzi, l’andamento dei costi relativi a questa festività registra aumenti moderati, tra l’1 e il 2%, con picchi tra gli alimentari (3-4%). In crescita anche gli addobbi natalizi e gli alberi di Natale, quasi fermi i prezzi dei giocattoli, dei viaggi e degli articoli da regalo. La vera discriminante secondo Federconsumatori non è però l’aumento dei prezzi in sé, ma in rapporto alla diminuzione del potere di acquisto delle famiglie (-13,2% dal 2008): alla luce di questo rapporto, la spesa totale famiglie per Natale, secondo Federconsumatori si attesterà a 3,5-3.8 miliardi, con una riduzione rispetto al 2011 di circa l’11-12%.

Il dato è preoccupante, ma quello su cui meditare sono le tabelle di Federconsumatori, che riportiamo qui sotto, specialmente per quello che riguarda l’incremento dei prezzi dei vari generi presi in esame, e specialmente dal 2001 a oggi. La conferma che il passaggio all’euro è stato un affare solo per pochi è più che un’evidenza. Meditate gente, meditate…

Niente saldi prima del 5 gennaio

Contrariamente ad alcune notizie trapelate nei giorni scorsi, non ci saranno saldi anticipati né in Lombardia né in nessuna altra regione italiana.

Federazione Moda-Confcommercio ha, anzi, ribadito che tutte devono attenersi alle leggi regionali, che prevedono l’avvio dei saldi dal 5 gennaio 2013.
In base alla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome del 24 marzo 2011, infatti, la stagione dei saldi deve essere inaugurata nella stessa data su tutto il territorio nazionale, e, comunque, sicuramente non prima della data stabilita.
E lo stesso principio vale per i saldi estivi, che inizieranno il primo sabato del mese di luglio.

A questo proposito, Renato Borghi ha dichiarato: “I saldi sono vendite di fine stagione e non possono iniziare a dicembre. Cominceranno praticamente in tutta Italia il 5 gennaio 2013. Lombardia compresa. In alcune Regioni come Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia e la Provincia autonoma di Trento e, da quest’anno a titolo sperimentale per un anno, in Lombardia, gli operatori del commercio al dettaglio del settore moda, se vorranno, avranno invece la possibilità di effettuare qualche promozione“.

Vera MORETTI

Saldi: aumentano gli sconti e gli uomini in fila nei negozi

Nell’indagine condotta da Fismo-Confesercenti su un panel di negozianti del settore abbigliamento dopo la prima settimana di saldi emerge che la crisi economica e il conseguente calo dei consumi si sono tramutati in un vantaggio per i consumatori, che possono approfittare dell’aumento degli sconti praticati dai commercianti. Confrontando i dati dell’estate 2012 con quelli del 2007, l’ultimo anno prima della crisi, si nota infatti un vistoso aumento dello sconto medio praticato all’inizio della stagione: se nel 2007 questo si aggirava intorno al 20%-30%, nell’estate del 2012 il risparmio medio offerto inizialmente agli acquirenti si è assestato tra il 30% e il 40%, con punte anche del 50%. Cresce pure l’incidenza dei saldi sul fatturato stagionale, che passa dal 30% del 2007 al 40% di quest’anno. In aumento anche le offerte speciali, destinate a pochi capi selezionati: nel 2007 la punta massima era del 60%, mentre quest’estate è possibile trovare veri affari, con super-sconti del 70%. Cala, di conseguenza, anche il valore dello scontrino medio: dal 2007 ad oggi si è ridotto di poco più del 16%, passando da 220 a 184 euro.

D’altro canto, gli italiani quando si tratta di abiti non sono più gli “spendaccioni” di una volta. E se nel 1986 le famiglie dedicavano all’abbigliamento, in media, il 10,1% della spesa mensile, adesso la percentuale destinata a vestiti e calzature è molto ridotta. Una dinamica molto marcata negli ultimi 5 anni: si è passati dal 6,3% del 2007 al 5,4% del 2011. La possibilità di fare buoni affari ha attirato anche gli uomini, che si sono affacciati nei negozi più degli altri anni, nonostante siano comunque le donne ad acquistare di più, spesso anche per lui. Da evidenziare pure l’incremento dei giorni di promozione speciale al di fuori dei periodi di saldi: se nel 2007 il dato medio era di 5 giorni l’anno, adesso è superiore ai 16. Un fenomeno che ha senz’altro contribuito alla diluzione delle tradizionali file registrate nel giorno d’avvio dei saldi.

Imu e spread non fanno sconti nemmeno ai… saldi

Per quanto i saldi ancora in bella mostra nelle vetrine dei negozi italiani rappresentino una bella occasione di risparmio, gli italiani sono sempre preoccupati per la crisi e, pensando Imu e spread, reticenti nel mettere mano al portafogli. Il presidente di Federazione Moda Italia, Renato Borghi, fa il punto della situazione con Labitalia. “Certo – ammette – nonostante la crisi conviene acquistare con i saldi. Ciò è confermato dal fatto che l’interesse dei consumatori per i saldi è sempre crescente. Dati alla mano, oltre il 18% dei consumi di abbigliamento dell’anno si realizza nei saldi”.

“Però – fa notare – quest’anno i saldi non stanno andando bene: abbiamo delle flessioni medie del 12% rispetto allo scorso anno. Parliamo, comunque, di un giro di affari di circa 3 miliardi e 700 milioni, che però non dà effetti positivi”.

“Le vendite a saldo – sostiene Renato Borghi – non vanno bene perchè il ‘sentiment’ delle famiglie è fortemente negativo: sono preoccupati per l’andamento dell’economia e, in generale, del lavoro e temono che tutto possa riversarsi sul futuro dei propri figli”.

“Il potere di acquisto delle famiglie – ricorda il presidente di Federazione Moda Italia – si è ridotto, in un anno, del 2% con la conseguenza che i consumi restano deboli, anzi restano deboli purtroppo anche durante i saldi”.

 

E, sull’ipotesi di tenere sempre i negozi aperti per fronteggiare il clima di ‘stasi’ degli acquisti, Borghi spiega che “gli esercizi restano aperti quando c’è il flusso di consumo”. “Tuttavia – afferma – tenere aperti i negozi di domenica costa molto, in straordinari per il personale e per le spese aggiuntive”.

“In questo momento – conclude – credo che sia un sacrificio che non vale la pena di fare. Rischia, infatti, di essere un danno per le attività dei negozi. Le domeniche in cui siamo aperti sono comunque già molte se consideriamo le deroghe. In questo momento, non credo che da parte del dettaglio tradizionale ci sia una grande disponibilità sull’apertura dei negozi di domenica”.

E’ tempo di saldi, ma un italiano su due ‘taglia’ l’abbigliamento

Chissà che con l’avvento dei saldi estivi agli italiani non torni la voglia di acquistare vestiti nuovi. Già, perché da una recente indagine Coldiretti/Swg emerge un dato particolarmente significativo: più di un italiano su due (il 51%) ha ridotto, rinunciato o rimandato l’acquisto dell’abbigliamento, che si classifica tra i beni più colpiti dall’andamento economico sfavorevole. Sul lato opposto della classifica – sottolinea la Coldiretti – si posizionano i generi alimentari, di cui tuttavia il 16% degli italiani dichiara di aver ridotto la spesa o rimandato gli acquisti, ma soprattutto le spese per i figli tagliate solo dal 9% degli italiani. Altre rinunce importanti – precisa la Coldiretti – per il 50% degli italiani riguardano le vacanze, per il 47% il tempo libero, per il 34% gli acquisti tecnologici (34%) e il 30% auto e moto, mentre un italiano su tre (33%) ha ridotto, rinunciato o rimandato anche le attività culturali.

La crisi ha cambiato dunque le priorità degli italiani che hanno tagliato soprattutto il ‘superfluo’ ma sono stati costretti a risparmiare anche su beni essenziali a partire dall’alimentazione. Sul cibo si assiste in realtà – conclude la Coldiretti – a una polarizzazione nei consumi con un numero elevato di cittadini che si rifugia nei discount low cost mentre chi può cerca di dare un contenuto etico ai propri acquisti con l’aumento nel carrello del biologico, del prodotto locale e a chilometri zero, magari acquistato direttamente dal produttore nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

Fismo-Confesercenti: crisi per il 71% dei negozi

Il settore dell’abbigliamento continua a vivere in uno stato di crisi dopo il 2011, annus horribilis per 3 esercenti su 4. I saldi di gennaio non sono riusciti a migliorare la situazione che resta critica per il 66% dei negozi delle grandi città ed il 71% su scala nazionale. E le previsioni per il 2012 non sono rosee: solo il 3% ipotizza un miglioramento. Le imprese rivedono le strategie e mettono in campo tutti i sistemi per contrastare la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie ed il conseguente calo dei consumi. Ma continuano a non farcela.

Così bocciano le liberalizzazioni ed al presidente del Consiglio Monti chiedono meno fisco, minor costo del lavoro, sostegno alle famiglie e credito più agevole. Sono questi, in estrema sintesi, i contenuti dell’indagine condotta dalla Fismo-Confesercenti tra le imprese della moda che saranno presentati dal presidente dell’organizzazione Roberto Manzoni, nel corso di una conferenza stampa alle ore 11.00 presso la Sala delle Colonne della sede nazionale di Confesercenti a Roma, in Via Nazionale 60.

Fonte: confesercenti.it

La stagione dei saldi è partita

di Vera MORETTI

I saldi, dopo le partenze scaglionate dei giorni scorsi, sono ormai arrivati in tutta Italia e, per far fronte alla crisi, sono partiti subito con ribassi del 50%.
I consumatori che ne approfitteranno saranno molti, e precisamente 7 italiani su 10, che, comunque, faranno spese contenute, non oltre i 200 Euro a testa.

I dati sono di Confcommercio e le previsioni dicono che, ad essere presi di mira, saranno, come sempre, cappotti, abiti, scarpe e maglioni, ovvero i capi di stagione, e se si riuscirà a portare a casa un modello griffato, tanto meglio.
Ciò che cambia realmente, dunque, è il budget che gli acquirenti mettono a disposizione per le spese, ridotti rispetto al passato, dal momento che solo il 25,9% sarà disposto ad arrivare a spendere 400 Euro, contro il 35,3% dello scorso anno.

Ma la novità, quest’anno riscontrata anche nei negozi “in” del quadrilatero milanese, è che, se la stagione ufficiale dei saldi ha aperto da poco i battenti, in realtà gli sconti “alla cassa” sono stati praticati anche prima del Natale.
Per questo, le previsioni non sono buone, come ha ammesso anche Mauro Bussoni, vice direttore generale della Confesercenti: “Le aspettative? Avere una buona affluenza nei primi giorni, poi si rischia di andare in depressione: la stagione natalizia, soprattutto per l’abbigliamento, non è andata bene, i cali di vendite sono stati tra il 10 e il 20% sul 2010, i saldi potrebbero quindi rappresentare una buona occasione, certo si partirà da percentuali di sconto più elevate“.

Le clienti più attese, quelle più attente ai ribassi, sono le donne tra i 25 e i 44 anni, soprattutto residenti al Centro, Sud Italia e aree metropolitane, mentre tra le tipologie di negozio più gettonate ci sono gli outlet, dove si attendono afflussi di massa e dove sono stati allestiti servizi di autobus.

A tutelare le spese degli italiani ci saranno gli ispettori del Codacons, che gireranno per le vie dello shopping in tutte le principali città italiane, non solo per monitorare l’andamento dei saldi, ma anche per denunciare irregolarità, truffe e raggiri.

Buoni saldi a tutti!

Saldi, saldi, saldi… dal Black Friday al Boxing Day

di Alessia CASIRAGHI

In America c’è il Black Friday, in Francia li chiamano Ventes au Rabais, in Australia il Boxing Day e perfino a Dubai, regno di sceicchi da Mille e una notte, si festeggia il Festival dello Shopping. La stagione dei saldi è cominciata. Il capodanno dello shopping compulsivo è arrivato, almeno in Lombardia e in molte altre città d’Italia, e si preannuncia già con i botti.

Ma vi siete mai domandati come sono nati i saldi? Se qualcuno crede che si tratti di un’invenzione che si perde nella notte dei tempi, in realtà i saldi sono un’idea abbastanza recente.

Per i puristi la data di nascita si colloca fra il 1913 e il 1914, quando gli storici magazzini Macy’s di Manhattan, trovandosi con una quantità notevole di merce invenduta, decisero di organizzare una svendita in grande stile.

Dall’America a Londra. Perchè quando si parla di saldi il primo nome che viene in mente è Harrod’s. E’ stato Mohammed Al Fayed, proprietario del regno dello shopping londinese e padre di Dodi, scomparso nel 1997 insieme alla Lady D, a inaugurare la tradizione di far benedire l’inizio della stagione dei saldi da una madrina d’eccezione, che raggiungeva i grandi magazzini in sella ad una carrozza trainata da purosangue neri. Testimonial di Harrod’s lo è stata anche l’italianissima Sophia Loren nel 1999.

In Italia, i primi ad accorgersi dell’estremo potenziale dei saldi sono stati i magazzini Upim, nati nel 1928 a Verona. Caratteristica della catena, oggi di proprietà del gruppo Coin, era ‘l’unico prezzo in mostra‘. Per i più nostalgici, indimenticabili le stagioni dei grandi ribassi del gruppo Rinascente, immortalati in pellicole e foto d’epoca. O ancora, ma in tempi più recenti, le lunghe code che sfilano tra via Montenapoleone e Via Sant’Andrea, simbolo per eccellenza dell’inizio del periodo dei saldi.

Rito globale del mondo civilizzato, che si traduce in un’isteria collettiva da consumismo, i saldi scrivono il loro pezzettino di storia negli anni ’70 in America, quando viene istituito il Black Friday. Il ‘venerdì nero‘, che negli States coincide con il giorno successivo al Thanksgiving Day, ha un’etimologia molto curiosa e un po’ controversa: il nome farebbe infatti riferimento, in primo luogo, alle lunghe code e al traffico congestionato generati dalle svendite dei grandi magazzini. Per latri invece, il significato del neologismo andrebbe invece attribuito al cambiamento di colore dei libri contabili dei commercianti durante la stagione delle grandi svendite: i libretti passavano infatti dal colore rosso, delle perdite, al colore nero, utilizzato per segnare i guadagni nella contabilità classica.

Più pragmatici appaiono invece gli australiani che hanno deciso di ribattezzare il giorno dei saldi Boxing Day, con riferimento molto probabile alla ressa che caratterizza i giorni delle svendite, ad alto tasso di competitività, e nel peggiore dei casi, con qualche ferito di mezzo. Il Boxing Day coincide in Australia – ma anche in Canada, Nuova Zelanda e Gran Bretagna – con il giorno successivo al Natale, quando i negozi aprono all’alba per svendere tutto a prezzi pazzi, causando code fuori dagli esercizi commerciali e veri assalti alla merce in saldo.

Anche se, almeno per quest’anno, tutto non è andato esattamente come previsto: è di qualche giorno fa infatti la notizia che un grande magazzino di Perth “Myer” ha esposto un cartellone per le svendite con un vistoso errore di grammatica.

La frase incriminata, “Early bird get’s the right size”, ovvero chi arriva primo ha la taglia giusta, conteneva un’imprecisione, l’apostrofo dopo il “get”. Ad accorgersi per primi della svista sono stati però i clienti che hanno postato su Twitter lo slogan sgrammaticato. Il risultato? Tra tweet e retweet, le foto dei tabelloni incriminati e la gaffe di Myer hanno fatto il giro dell’Australia, generando un assalto vero e proprio alla catena di negozi e quadriplicando le vendite in saldo. E se ‘per un punto Martin perse la cappa’, per un apostrofo di troppo Mr Myer ha fatto esplodere il suo portafoglio.