Urrà, la PA paga! Sì, i suoi dirigenti…

di Davide PASSONI

Fantastico, eccezionale, unico. In un periodo di vacche magre come questo, la pubblicazione dei redditi dei parlamentari prima e di quelle dei manager della PA poi hanno trasformato l’operazione trasparenza voluta dal governo in un’operazione indignazione.

Come si devono sentire artigiani, professionisti, imprenditori alle prese con chiari di luna mai visti sapendo che una sessantina circa tra i manager della pubblica amministrazione guadagna più dei 294mila euro previsti dal decreto Salva-Italia come tetto retributivo massimo per la categoria? Un tetto che non serve solo a salvare l’Italia ma che dovrebbe servire a salvare la faccia di chi ci governa.

Sì, perché non parliamo solo dei dirigenti di prima fascia, delle facce note ai vertici, per esempio, della Polizia (Antonio Manganelli, 621.253,75 euro), della ragioneria generale dello Stato (Mario Canzio, 562.331,86 euro), del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Franco Ionta, 543.954,42 euro). Per i quali, intendiamoci, registriamo retribuzioni a dir poco imbarazzanti. Qui si parla anche e soprattutto di dirigenti, presidenti e commissari di autorità indipendenti, di municipalizzate, di satrapi e burocrati con stipendi maturati in anni di privilegi e vacche grasse che adesso guai a chi glieli tocca. Emolumenti da centinaia di migliaia di euro l’anno che sono schiaffi in faccia a chi tocca ogni giorno con mano il livello qualitativo medio dei servizi erogati dalla pubblica ammninistrazione.

Nelle aziende private sane, dove la contrattazione tra impresa e manager è libera, chi non garantisce standard, obiettivi e risultati assegnati viene cacciato. Nel pubblico, nella migliore delle ipotesi viene cacciato con una buonauscita milionaria (ricordate la vecchia Alitalia e il signor Cimoli?); nella peggiore delle ipotesi resta dov’è con qualche potere in meno (potere, non soldi…); nella pessima delle ipotesi resta dov’è e continua a far danni. E non ci si dica che sono retribuzioni parametrate ai carichi di responsabilità! Barack Obama guadagna 400mila dollari all’anno: non ci risulta che alcun presidente di società statale dorma con la valigetta atomica sul comodino…

Già, le società statali e le società regionali e municipalizzate, vere torri d’avorio dove si nascondono le sacche di vergogna più clamorose, dal momento che il Salva-Italia esclude dal tetto agli emolumenti i loro dirigenti. Emblematico il caso delle società statali, per le quali ci saranno dei tetti variabili stabiliti, naturalmente, dal ministero del Tesoro con un decreto che doveva essere emanato entro 60 giorni e che, con un emendamento nel Milleproroghe, è stato spostato entro il 31 maggio. Se il nuovo termine sarà rispettato, cominceremo a credere anche a Babbo Natale.

Insomma, quando si tratta di onorare i debiti con i fornitori e pagare il dovuto per i beni e servizi ricevuti, la PA si prende tutto il tempo che vuole. E se vuole, manco paga. Quando invece deve pagare lo stipendio ai suoi alti papaveri paga, paga… oh, eccome se paga. Pardon: paghiamo, paghiamo… oh, eccome se paghiamo. E lo chiamano Salva-Italia

Fisco: chiarimenti sulle agevolazioni Irap

Le agevolazioni sull’Irap previste dal decreto legge n. 201 del 2011 (il cosiddetto ‘Salva Italia‘) sono al centro dei chiarimenti contenuti nella circolare della Fondazione Studi consulenti del lavoro n. 9 del 2011. Nel documento si esamina l’art. 2 del decreto che introduce, a decorrere dal periodo d’imposta 2012, un importante meccanismo per eliminare la doppia imposizione derivante dall’indeducibilità dell’imposta regionale sulle attività produttive (Irap) ai fini delle imposte sui redditi.

In particolare, la disposizione prevede la deduzione integrale, ai fini delle imposte sui redditi, dell’Irap versata, limitatamente alla parte riferita alla quota imponibile delle spese per il personale dipendente ed assimilato. I soggetti interessati da tale agevolazione sono: società di capitali ed enti prevalentemente commerciali; società di persone e imprese individuali; banche, enti e società finanziarie; imprese di assicurazione; persone fisiche esercenti arti e professioni, società semplici e quelle ad esse equiparate.

I consulenti del lavoro spiegano che un’interpretazione estensiva fornita dall’Agenzia delle entrate ha portato a includere tra i soggetti aventi diritto alla deduzione anche gli imprenditori agricoltori; le pubbliche amministrazioni limitatamente all’attività commerciale eventualmente esercitata e gli enti privati non commerciali con riferimento alla sola attività commerciale esercitata.

Sempre l’art. 2, ricorda la circolare della Fondazione Studi consulenti del lavoro “dispone un incremento degli sgravi Irap forfettari (il cosiddetto cuneo fiscale Irap)” per le lavoratrici e per i giovani di età inferiore a 35 anni.

Anche questa disposizione trova applicazione a decorrere dal periodo di imposta 2012. “Va sottolineato -notano i consulenti- che le disposizioni operano su due binari distinti, posto che la deduzione integrale dell’Irap versata ha rilevanza nella determinazione del reddito (Irpef ed Ires), mentre la deduzione forfettaria per le dipendenti e per i giovani di età inferiore a 35 anni ha rilevanza ai fini della determinazione della base imponibile Irap”.

In particolare, l’art. 2 del decreto ‘Salva Italia’ prevede che la deduzione forfettaria per i lavoratori a tempo indeterminato (prima pari a 4.600 euro per ogni lavoratore) sia elevata a 10.600 euro per i lavoratori assunti a tempo indeterminato se donne o giovani under 35. Incrementata anche la speciale deduzione forfettaria per le assunzioni nelle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), che arriva a 15.200 euro se riferita a donne o giovani.

Fonte: adnkronos.com