La School of Management del Politecnico di Milano tra le migliori nel mondo

La School of Management del Politecnico di Milano è stata indicata dal Financial Times come tra le migliori scuole di business al mondo per quanto riguarda la formazione per le imprese.

Non è certo una novità, poiché è da sette anni consecutivi che la Scuola si conferma come una delle più internazionali ed innovative, e addirittura in cima alla classifica per quando riguarda i programmi custom, ovvero l’offerta formativa pensata sulle esigenze specifiche delle aziende ed erogata a manager, quadri e impiegati ad alto potenziale.

Questa volta, però, la School of Management del PoliMi si è fatta notare anche per i programmi open, rivolti a manager e professionisti di diverse imprese che scelgono individualmente il proprio percorso formativo, costruendolo rispetto all’offerta Management Academy di Mip.

I criteri che hanno contribuito a far rimanere la Scuola negli alti livelli della classifica sono: la collaborazione con le imprese nella progettazione dei corsi e la capacità di supportarle anche a conclusione del percorso formativo, l’applicazione nelle aziende dei nuovi metodi appresi durante i percorsi di formazione e la preparazione del corpo docente, l’aula e la faculty fortemente internazionali, la partnership con altre scuole di business di alto livello, i metodi di insegnamento innovativi, il ritorno economico in termini di avanzamento di carriera e livello di stipendio.

Andrea Sianesi, Dean di Mip Politecnico di Milano, e Alessandro Perego, direttore del Dipartimento di Ingegneria gestionale, hanno dichiarato: “Ancora una volta la nostra Scuola è stata premiata per la sua attenzione ai temi dell’imprenditorialità e della vicinanza alle imprese e per la scelta di permettere la fruizione a distanza secondo il modello dello smart learning. Una scelta effettuata grazie a una attenta analisi delle esigenze di manager e aziende, che ha fatto emergere come fattore cruciale la gestione del tempo. Essere entrati in graduatoria anche con l’offerta open dimostra inoltre come i programmi Executive siano allineati alle aspettative del mercato, sempre più alla ricerca di novità e di elementi formativi capaci di aprire la mente e gli occhi su nuove potenzialità, in particolare date dall’evoluzione delle tecnologie e dei modelli di business. La nostra offerta open si concentra infatti sulla frontiera tecnologica e manageriale, arricchita di esperienza concreta e pratica”.

Vera MORETTI

Agenda digitale: la crescita in sei mosse

L’Osservatorio Agenda Digitale realizzato nella sua prima edizione dalla School of Management del Politecnico di Milano e presentato a Smau ha analizzato 6 ambiti principali e ha evidenziato i benefici che si potrebbero ottenere, nel medio periodo (3 anni), in particolare su:

eProcurement nella PA: risparmi pari a circa 7 miliardi di euro all’anno (ipotesi 30% acquisti della PA);

Fatturazione elettronica: risparmi pari a circa 5 miliardi di euro all’anno, 1 miliardo per la PA e il resto per i privati (ipotesi sblocco decreto attuativo e 20% relazioni  B2b);

Pagamenti elettronici verso la PA: risparmi pari a circa 0,6 miliardi di euro all’anno (ipotesi: 30% pagamenti elettronici per IMU/ICI, Tarsu, Multe, Bollo Auto);

Pagamenti elettronici verso gli Esercenti: maggiori entrate fiscali pari a circa 5 miliardi di euro all’anno ipotesi: diffusione dei pagamenti con carte di credito e debito a 30%);

Dematerializzazione e innovazione digitale nei processi della PA: risparmi pari a circa 15 miliardi di euro all’anno (ipotesi: 10% incremento produttività del personale);

Start-up: incremento del Pil per circa 3 miliardi di euro in 10 anni (ipotesi: investimento 300 milioni in seed).

Nel dettaglio delle singole direttrici ecco i benefici attesi:

eProcurement PA. Ipotizzando di utilizzare l’eProcurement per gestire il 30% degli acquisti della PA, si otterrebbero benefici pari a circa 5 miliardi di euro all’anno, guardando solo ai risparmi “negoziali” sui prezzi di acquisto (senza considerare cioè i risparmi dovuti all’aumento della produttività del personale addetto agli acquisti). Oggi solo il 5% degli acquisti della PA è digitale.

Fatturazione elettronica. Nell’ipotesi che si renda obbligatoria la fatturazione elettronica nei confronti della PA (cioè che si introduca finalmente il decreto attuativo della legge già approvato nel 2008!), si potrebbero ottenere risparmi diretti pari a 1 miliardo di euro per la PA e 1 miliardo di euro per i fornitori della PA e ulteriori 3 miliardi se, a partire da questo obbligo, si diffondesse la fatturazione elettronica anche nel 20% dei rapporti tra imprese.

Pagamenti elettronici della PA. Ipotizzando che si utilizzino al 30% canali di pagamento elettronico per IMU/ICI, Tarsu, Multe, Bollo Auto, si stima un risparmio per la PA di circa 0,6 miliardi di euro l’anno  (relativi sia alla riduzione dei costi vivi che all’aumento della produttività del personale).

Pagamenti elettronici nel retail consumer. Nell’ipotesi di incrementare anche solo del 10% il tasso di utilizzo dei pagamenti elettronici nel mondo del retail consumer (dal 20% attuale al 30%), si potrebbe arrivare a una riduzione dell’evasione fiscale pari a 5 miliardi di euro all’anno.

Dematerializzazione e innovazione digitale nei processi della PA/eGovernment. Un incremento efficace del tasso di digitalizzazione dei processi tipici della nostra PA, sia interni che di interazione con i cittadini e  le imprese, potrebbe portare un aumento della produttività del personale del 10%, con un potenziale risparmio di  15 miliardi di Euro all’anno (che potrebbe concretizzarsi anche solo bloccando il turnover in alcune ambiti della PA).

Startup. Con l’inserimento di 300 milioni di euro per investimenti seed (pari esattamente alla dotazione inziale del fondo tedesco High-Tech Gruenderfonds), potremmo avere un impatto sul PIL, entro un decennio, di circa 3 miliardi di euro.

Peccato, però, che quattro di questi punti siano stati correttamente affrontati dal Decreto Sviluppo. Due, al contrario, sono stati tralasciati, nonostante siano importanti leve di risparmio per la spesa pubblica: eProcurement e Fatturazione Elettronica. A quando il passo decisivo? Mah…

Pagamenti via cellulare: un fenomeno che cresce… ma a rilento

Treni, autobus, taxi, parcheggi, cinema, teatri e tanti altri sono i servizi che si possono pagare direttamente dal proprio cellulare. A rivelarlo è un’indagine svolta dalla School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui un italiano su tre che possiede uno smartphone è pronto ad usarlo per i suoi acquisti. Alessandro Perego, Responsabile Scientifico Osservatorio NFC & Mobile Payment della School of Management del Politecnico di Milano, dice che sono stati censiti 107 servizi di Mobile Payment in Italia nel 2010 rispetto ai 78 servizi disponibili nel 2009. Risulta quindi evidente che Mobile Remote Payment in Italia cresce poco in termini di offerta (65 servizi nel 2010, rispetto ai 63 del 2009) e mancano ancora progetti a larga diffusione, comparabili con i migliori progetti a livello mondiale. Sicuramente le principali cause della limitata diffusione presso i consumatori italiani sono la mancanza di circolarità dei servizi, la complessità del processo di attivazione per l’utente e la ridotta attività promozionale. Anche se gli utilizzatori sono ancora pochi, meno dell’1% degli utenti di telefonia mobile, questa modalità viene accolta con soddisfazione dagli utilizzatori per la sua comodità, velocità del pagamento e facilità. Si tratta comunque di un fenomeno destinato sicuramente a crescere, perché permetterà di risparmiare davvero moltissimo tempo.