Belli: “L’Expo fondamentale per il rilancio del tessile italiano”

 

Mentre la Settimana della Moda Donna milanese è entrata definitivamente nel vivo, continuiamo su INFOIVA il nostro approfondimento sulla filiera tessile con l’intervista ad Andrea Belli presidente di Confartigianato Tessili. L’’imprenditore terzista pratese, titolare dell’’Orditura GT2000 e già vincitore dello Stefanino d’’Oro 2011, è alla guida dell’’associazione ormai da 6 anni e nessuno meglio di lui può descrivere lo stato di salute del tessile italiano.

Dott. Belli, econdo i dati Istat, nel primo semestre del 2014 la produzione di tessuti italiana è cresciuta del 7,6% e il Centro Studi di Sistema Moda Italia prevede un andamento positivo anche per la seconda parte dell’anno. La ripresa della filiera del tessile può rappresentare il punto di partenza per la ripresa dell’intera economia italiana?
Ci sono alcuni fattori che, se almeno in parte si realizzeranno, potrebbero segnare il rilancio del tessile italiano e, più in generale, una ripartenza dell’economia italiana. Uno di questi è la manovra annunciata da Mario Draghi che dovrebbe portare 75 miliardi nelle casse delle banche e quindi, auspichiamo, messe in circolo perché le aziende possano tornare a investire. Soprattutto quando il tessile potrebbe ricevere una grande spinta dall’accordo di settore tra Ue e Usa sugli scambi commerciali: se come sembra si concretizzeranno in ottobre, il settore moda italiano potrà sfruttare una grande potenzialità di sviluppo. Ma, più in generale per l’economia italiana, credo nell’effetto positivo che può innescare un grande evento come l’Expo 2015 di Milano.

La filiera tessile nazionale, però, conta circa 50mila imprese, 10mila in meno dall’inizio della crisi…
Senza contare che anche le aziende che hanno resistito hanno in maggior parte ridimensionato la loro struttura e la loro capacità produttiva. Rimane il fatto che la selezione naturale fatta dalla crisi ha lasciato in vita lo zoccolo duro dell’imprenditoria, quelli che lottano e non si arrendono mai. Per questo sono fiducioso che se si confermasse il ritorno di lavoro di cui riceviamo i primi segnali, potremmo assistere a un ritorno degli investimenti e dello sviluppo. La tendenza alla decrescita non è affatto irreversibile.

A livello mondiale si assiste sempre più a una crescente attenzione nei confronti della qualità intrinseca dei tessuti italiani, quali sono i provvedimenti più urgenti per tutelare e valorizzare il nostro made in Italy?
In primo luogo spero in un’approvazione sollecita delle norme sulla tracciabilità: un traguardo che appare vicino e che rappresenterebbe un fattore non solo di tutela per il nostro tessile di qualità ma anche di civiltà in termini di informazione e tutela del consumatore. Un altro aspetto di cui oggi le aziende soffrono è la mancanza di certezze delle regole: per quanti denari e impegno si investano in sicurezza non esiste mai la garanzia che qualcuno, sulla base di un’interpretazione particolare, non possa sollevare contestazioni. Un aspetto che riguarda un po’ tutti gli ambiti dell’impresa e che rappresenta un deterrente forte alla vita di qualsiasi azienda. Noi imprenditori vogliamo rispettare le regole. Ma dateci regole certe con referenti certi.

Jacopo MARCHESANO

Filiera moda, finché c’è export c’è speranza

È iniziato ieri a Milano il rito mondano della Settimana della Moda Donna. In tutto 67 sfilate, 69 presentazioni e 36 eventi per mostrare ai compratori e alla stampa il meglio della moda femminile made in Italy delle collezioni Primavera Estate 2015. Ai compratori, soprattutto, stranieri. Perché se è vero che l’industria italiana del tessile, dell’abbigliamento, della pelletteria e delle calzature archivierà il 2014 con un fatturato vicino ai 62 miliardi di euro, in rialzo del 4,2% sull’anno precedente, lo deve soprattutto all’export con una crescita stimata per fine anno al +4,8%, cioè a quasi 47,4 miliardi secondo le stime elaborate da Hermes Lab per la Camera nazionale della moda italiana.

A proposito di made in Italy, come ogni anno grande successo ha fatto registrare Milano Unica, la più importante manifestazione tessile internazionale organizzata in Italia giunta quest’anno alla sua diciannovesima edizione, nata dall’enorme esperienza, dalla qualità e dalla tradizione di quattro marchi della rappresentanza fieristica tessile italiana, Ideabiella, Ideacomo, Shirt Avenue. Al Salone hanno partecipato 410 espositori, di cui 74 europei, tra le presenze straniere numericamente più significative sono da segnalare in crescita quelle di: India (+38%), Giappone (+44%), Turchia (+28%), Paesi Bassi (+7,5%), USA (+6,5%) e Spagna (+6%). Stabili quelle del Regno Unito, Germania e Francia, mentre in leggero calo le presenze della Cina  (-4%). In flessione: Corea del Sud (-41%),  Russa (-21%) e Hong Kong (-18%). Dati che ricalcano a grosso modo l’andamento delle esportazioni italiane nella prima parte del 2014.

“L’andamento delle presenze – ha spiegato Silvio Albini presidente di Milano Unica – conferma due convinzioni su cui Milano Unica si sente fortemente impegnata. La prima è che il futuro è nella capacità della tessitura italiana ed europea di stare ancor di più nel mondo. La seconda è che l’Europa deve diventare il nostro mercato domestico. La strada è ancora lunga e accidentata, ma confido che le nuove Istituzioni, in primo luogo il Parlamento europeo e la Commissione Europea, formatesi a seguito del voto della scorsa primavera, sappiano farci fare dei passi avanti a difesa e sostegno della manifattura continentale”.

“A livello internazionale, comunque, si assiste a una crescente attenzione nei confronti della qualità intrinseca dei tessuti italiani – ha concluso il presidente Albini -. Lo dimostrano recenti importanti acquisizioni e anche nuovi modelli di business che si stanno affermando a livello internazionale nell’abbigliamento e che hanno il tessuto Made in Italy come elemento caratterizzante e distintivo”.

JM

Il tessile? Barcolla ma non molla

La settimana che parte oggi è quella che vedrà l’appuntamento con la Milano Fashion Week, settimana della moda nella quale tutti gli occhi del mondo che veste saranno puntati sul capoluogo lombardo. Un settore, quello della moda e del tessile, nel quale non abbiamo rivali, da sempre. Eppure anch’esso, in un periodo complesso come quello che stiamo vivendo, patisce alcuni colpi.

Ecco perché Infoiva ha deciso di dedicare il proprio focus settimanale a questo settore chiave per l’economia italiana nel quale, tanto per cambiare, l’eccellenza viene da poche, grandi maison ma da tantissimi piccoli imprenditori, artigiani e, oseremmo dire, artisti. Un settore nel quale proveremo a entrare andando al di là delle passerelle e dei lustrini, per capire quali sono le cifre che girano, come se la passa chi crea moda e tessuti e cercare di ricavare qualche segnale di ottimismo da chi, ogni giorno, produce eccellenza. A partire dai numeri di Milano Unica, il Salone Italiano del Tessile che ha appena chiuso i battenti.

Leggi le cifre e le tendenze emerse da Milano Unica, il Salone Italiano del Tessile

La tessitura italiana è ancora Unica. Anche se soffre

Un’occasione “Unica” per parlare di un settore della nostra economia che, a dispetto di tutto, subisce meno di altri i colpi della crisi. Parliamo del tessile, un comparto che, da sempre, è un vanto del saper fare italiano e che, nonostante il periodo non felice, perde meno di altri.

Occasione Unica, si diceva, perché la scorsa settimana, antipasto business alla Fashion Week meneghina, si è tenuto a Milano Milano Unica, il Salone Italiano del Tessile, giunto alla XV edizione.

In occasione dell’inaugurazione, avvenuta lo scorso 11 settembre, hanno presenziato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e il presidente del consiglio Mario Monti, che ha tenuto a ribadire l’importanza del settore tessile nel circuito dell’economia italiana: “Ha una valenza non solo economica, ma anche simbolica e identitaria. Ha radici profonde nella rivoluzione industriale ed è il cuore della manifattura e dell’innovazione tecnologica“.

Nonostante il primo semestre del 2012 abbia subito una flessione in termini di quantità prodotta del 15,3% e abbia visto in diminuzione anche le esportazioni di tessuti sia in valore (-5%) e in volumi (-10,4%), Squinzi ha tenuto a ribadire: “Il mondo del tessile italiano è uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy riconosciuto nel mondo ma è anche un settore strategico per la sua natura di industria a monte della filiera, anticipatore dei trend, non solo economici, dell’intero mondo della moda. E’ uno dei punti di forza della produzione industriale italiana che rappresenta l’immagine di stile, qualità e valore italiano che tutto il mondo ci ammira e desidera possedere“.

A dimostrazione di quanto sostenuto dal presidente di Confindustria il miglioramento del saldo commerciale positivo, assicurato dal comparto tra gennaio-maggio 2012, che è passato da 793 milioni di euro dello scorso anno a 929 milioni di euro, in conseguenza del crollo delle importazioni.

Ma non solo. I dati registrati alla chiusura della manifestazione il 13 settembre hanno dato segnali incoraggianti: ben 21mila visitatori di cui una significativa parte proveniente da nazioni di tutto il mondo, in particolare dalla Cina (+75%), Giappone (+12%) e Federazione Russa (+4%), mentre stabili le presenze Usa ed europee, con un forte calo però di quelle inglesi.

Nata 7 anni or sono dalla convergenza dei più importanti saloni espositivi del tessile Italiano – Ideabiella, Ideacomo, Moda in e Shirt Avenue – a cui, nel tempo si è annesso un numero sempre più elevato di aziende, tra le maggiori della ripartizione tessile di Prato, Milano Unica parte dalla volontà e dalla voglia di tutelare e promuovere uno dei più fiorenti settori del Made in Italy.

Pinella PETRONIO