Automotive, cresce l’export nel primo trimestre

Buone notizie in arrivo (e ne abbiamo decisamente bisogno) dal settore dell’automotive. Secondo l’ANFIA – Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica – nel primo trimestre del 2014 le esportazioni del settore della componentistica avrebbero fatto registrare una crescita complessiva dell’1,5%, mentre le importazioni sono calate del 3,4% rispetto all’analogo trimestre dello scorso anno. Si è mantenuta stabile la quota dei motori che nell’import sono saliti solo dal 21,7 al 21,9% mentre è aumentata quella dei motori esportati (da 17,5 al 20%).

In rosso, invece, il comparto dei pneumatici con l’import che è salito da 375,067 a 395,292 milioni di euro e l’export che ha guadagnato poche posizioni passando da 311,394 a 314,575 milioni di euro.

La ricerca evidenzia anche la tipologia dei prodotti più esportati nel primo trimestre dell’anno: sul gradino più altro del podio con il 30,9% le parti e gli accessori destinati al montaggio, seguiti con il 24,2% i motori e le parti di motori. Medaglia di bronzo con il 6,9% i cambi, seguiti da vicino dai freni con il 6,7% ai lati del podio e dai pneumatici con il 6,2%.

JM

Settore automotive: sale la pressione fiscale, crolla il gettito

Mentre le tasse sul mercato dell’auto aumentano vertiginosamente, come nelle più comuni curve a campana che mettono in relazione l’aliquota di imposta con le entrate («si chiama effetto Laffer – ha commentato il CSP – è la contrazione del gettito all’aumentare eccessivo delle imposte»), crolla drammaticamente, come prevedibile, il gettito fiscale. L’incidenza del gettito proveniente dal settore sul Pil italiano è del 4,4%, la più elevata fra i principali paesi europei la cui media è inferiore di oltre un punto percentuale . La maggior parte di questo enorme fiume di denaro arriva dall’utilizzo degli autoveicoli, dalle tasse sulla vendita e sul mantenimento. La tassazione derivata dall’utilizzo è crescita addirittura del 6% rispetto al 2011, nonostante il brusco calo del consumo di benzina (16%) e di gasolio (9%).

Nel 2012 il prelievo fiscale sul settore automotive, uno dei maggiori contribuenti dell’Erario, è aumentato del 3,8% rispetto al 2011, raggiungendo i 72,73 miliardi di euro, spremendo un settore già alle prese con una crisi ai limiti del devastante, mentre l’anno precedente la crescita era stata ancora più vigorosa (+4,8%), superando per la prima volta i 70 miliardi.

Le stime rese note dal Csp (Centro Studi Promotor, la struttura di ricerca specializzata sul mercato dell’ automobile) delineano una situazione non particolarmente rosea per il mercato dell’automotive italiano e se fino allo scorso anno la riduzione delle entrate dovute al calo delle vendite di auto era compensato dall’aumento degli introiti provenienti dalle imposte sui carburanti, oggi con il netto calo del consumo del propellente, trovare una via d’uscita non sembra un’impresa semplicissima. Considerando che abbassare le tasse sembrerebbe un tabù impossibile da sfatare…

Settore automotive in crisi, l’Oriente è l’ultima spiaggia

Se in Europa il settore automotive sembra non riuscire ad uscire dalla spirale negativa della crisi economica, i numeri provenienti dal mercato asiatico sono a dir poco sorprendenti. I dati delle performance di vendita di settembre in Cina hanno confermato i trend degli ultimi mesi, con incrementi sempre costantemente (e abbondantemente) sopra il 10%.

La Cina, con quasi 2 milioni di veicoli immatricolati al mese (addirittura mezzo milione in più di quelli venduti in un anno in Italia) e 19 in anno, si conferma il primo Paese al mondo per le vendite, e le previsioni a medio e lungo termine preannunciano un futuro altrettanto roseo: nel 2020 si dovrebbero raggiungere i 22 milioni di autovetture immatricolate all’anno e nel 2030 addirittura i 40.

Alla luce di questi strabilianti dati, le maggiori aziende europee del hanno deciso di puntare sempre di più sulla produzione in loco, come Volkswagen che ha appena aperto un nuovo stabilimento nell’area urbana intorno a Shanghai. Che il mercato orientale non sia davvero l’ultima spiaggia per il settore automotive?