Costruzioni made in Italy: un brand da esportare

 

Un brand che renda immediatamente riconoscibili gli edifici progettati e realizzati da ingegneri, architetti e costruttori italiani in tutto il mondo. Il Made in Italy viaggia sui tetti di tutte le città del mondo. La proposta è stata lanciata da Paolo Buzzetti, Presidente di Federcostruzioni e di Ance.

E’ un sogno che vorrei realizzare insieme all’Agenzia per l’internazionalizzazione delle imprese italiane e a Simest – dichiara entusiasta Buzzetti. – Un sogno che potrebbe dare nuova linfa vitale al mercato”.

Ma quali sono le ragioni di questa iniziativa? “Vi sono Paesi dove la contrazione del mercato è significativa come in Italia e ve ne sono altri dove il ruolo dell’edilizia per lo sviluppo economico e sociale resta fondamentale e dove si registrano tassi significativi di crescita degli investimenti – ha spiegato Buzzetti. – E’ qui che bisogna puntare ma senza rinunciare alla qualità e alla capacità dell’imprenditoria del settore italiano delle costruzioni che ci vengono riconosciute in tutto il mondo”.

Il made in Italy è un valore che va rispettato e promosso in tutti i campi dell’industri italiana. L’iniziativa ha ricevuto l’appoggio di Riccardo Monti, presidente dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane: “Razionalizzare il sistema italiano all’estero migliorando la rete già esistente e includendo tutte le nostre risorse: quelle umane dei rappresentanti delle filiere produttive a quelle finanziarie disponibili presso le regioni”.

Le conoscenze specifiche del settore delle costruzioni vantate dal made in Italy vanno messe in primo piano nella promozione di un’azione congiunta per l’esportazione del brand del made in Italy. Monti ha chiesto a Federcostruzioniuna concreta collaborazione anche con personale negli uffici dell’Agenzia all’estero soprattutto in quei Paesi che offrono maggiori opportunità per le imprese italiane come la Russia,il Brasile, ma anche alcune aree dell’Asia centrale e dell’Africa settentrionale”.

Efficienza energetica, proroga in vista per il bonus 55%

Proroga in vista, fino al 2020, per il bonus 55% per gli interventi di risparmio energetico sugli edifici. L’ipotesi di prolungamento degli incentivi sono contenute nel Documento di economia e finanza (Def) e fanno parte della strategia messa in atto per raggiungere gli obiettivi Ue di aumento del 20% dell’efficienza energetica entro il 2020. Il bonus 55% appare utile allo scopo visto che, secondo dati Enea, nel 2010 gli investimenti in riqualificazione hanno superato i 4,6 miliardi di euro, generando un risparmio di energia primaria pari a 2mila GWh.

Il Governo punta a potenziare il bonus rispondendo anche alle sollecitazioni giunte nei giorni scorsi dalla commissione Ambiente della Camera, che nel suo parere al Def aveva chiesto la stabilizzazione degli sgravi fiscali per l’efficienza degli edifici, oltre a raccomandare l’estensione delle agevolazioni agli interventi di messa in sicurezza contro il rischio sismico. Ma nelle intenzioni dell’Esecutivo non ci sarebbe solamente la proroga degli sgravi: le “modifiche” al bonus di cui parla il Def, infatti, potrebbero significare anche una riduzione dell’aliquota applicata fino a oggi.

Il recente rapporto Enea rivela che, nel 2010, sono state registrate 405.600 pratiche, per un valore di investimenti di oltre 4,6 miliardi. Gli interventi hanno riguardato in primis la sostituzione di infissi, di impianti di climatizzazione invernale e l’installazione di pannelli solari per acqua calda. Il risparmio complessivo in “energia primaria superiore” ha superato i 2mila GWh/anno, per un valore di CO2 non emessa in atmosfera pari a 430 kt/anno.

Non solo: la messa in efficienza degli edifici offre possibilità di crescita anche al settore costruzioni: l’ultimo rapporto Anie-Federcostruzioni sull’innovazione nell’edilizia rivela infatti che gli investimenti annuali in tecnologie per l’efficienza rappresentano il 5% del fatturato totale, per un valore che sfiora i 20 miliardi di euro.

Francesca SCARABELLI

Tributo ambientale delle imprese edili ai massimi

Le aziende dell’edilizia stanno “dando il massimo” per rispettare l’ambiente. Secondo Confedilizia nei diciotto anni di esistenza si è registrata una costante crescita dal 3,08% ad una media del 4,41%.

Fino alla fine di questo mese le Province potranno deliberare sull’aliquota del tributo “per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente” applicato come addizionale alla tassa/tariffa rifiuti solidi urbani. Confedilizia ricorda che le provincie in linea di massima hanno fissato l’aliquota massima al 5%.

Nel 2010 le Province di Gorizia e di La Spezia sono state le uniche amministrazioni che hanno provveduto ad una diminuzione dell’aliquota, portandola rispettivamente dal 4,90 al 4,80% e dal 5 al 3,75% mentre, sempre nello stesso anno, la Provincia di Matera ha aumentato l’aliquota portandola al valore massimo del 5%.