Bene l’export delle micro e piccole imprese manifatturiere

Le micro e piccole imprese si stanno facendo strada anche all’estero, tanto che a metà 2017 l’export che le riguarda è salito a 120.614 milioni di euro toccando una incidenza sul PIL del 7,2%, il massimo storico degli ultimi venti anni; tocca il massimo anche il saldo degli scambi commerciali dei settori di MPI che è positivo per 38.238 milioni di euro.

Tra i settori maggiormente attivi ci sono di sicuro MPI, che sale del 5,6%, a fronte di un aumento del Manifatturiero del 7,9%, e nel dettaglio crescono tutti i comparti: il settore a maggiore crescita è quello delle Altre manifatture in salita del 7,6%, spinto dal +12,0% della Gioielleria, seguito da Metalli con il 7,4%, Legno con il 7,1%, Pelle con il 6,3%, Alimentare con il 5,5%, Abbigliamento con il 4,7%, Mobili con il 3,8% e Tessile con l’1,1%.

Per quanto riguarda i prodotti manifatturieri, l’Italia è il quarto esportatore europeo con una quota dell’8,6% del totale UE dietro a Germania, Paesi Bassi e Francia, ma sale al secondo posto dietro alla Germania nel caso dei settori di MPI con una quota del 12,7% del totale UE. Il peso delle esportazioni italiane nei settori di MPI è pari al 7,2% del PIL, davanti a Spagna e la Germania (5,5%), Francia (3,6%) e Regno Unito (2,1%).

I principali mercati verso cui si rivolge il mercato delle imprese di MPI sono la Cina dove è pari al +20,8% su base annua; seguono Corea del Sud (+14,1%), Russia (+13,2%), Polonia (+12,3%), Svizzera (+9,5%), Hong Kong (+7,6%), Canada (+7,6%) e Stati Uniti (+7,1%). Nel totale l’export di MPI sale del 7,7% nei Paesi al di fuori dell’Ue a 28 e del 4,0% all’interno dell’Unione. Continuano a crescere i mercati emergenti (+8,4%), a fronte di un +5,1% registrato nei Paesi avanzati.

Per quanto riguarda le regioni maggiormente attive, nel primo semestre 2017 hanno ottenuto performance superiori alla media Lazio (+10,8%), Piemonte (+10,0%), Friuli-Venezia Giulia (+9,8%), Abruzzo (+9,3%), Lombardia (+6,9%), Toscana (+5,9%) e Trentino-Alto Adige (+5,8%). Aumenti significativi anche per Puglia (+4,3%), Veneto (+4,2%) ed Emilia Romagna (+3,3%), seguita da Umbria (+1,5%) e Marche (+0,5%) mentre è in controtendenza solo la Campania (-1,0%).

Tra le maggiori province la crescita maggiore delle vendite all’estero nei settori di MPI si riscontra ad Alessandria (+30,8%), Arezzo (+11,2%), Milano (+11,1%), Udine (+10,7%), Pordenone (+10,4%), Biella (+9,3%), Roma (+9,2%), Forlì-Cesena (+7,6%), Padova (+7,5%), Bergamo (+7,1%), Verona e Cuneo (entrambe a +6,9%), Firenze e Bologna (entrambe a +6,3%), Mantova (+6,1%), Monza e Brianza (+6,0%) e Napoli (+5,7%); in controtendenza Salerno (-7,5%), Modena (-1,7%) e Belluno (-0,2%).

Il grado di esposizione, dato dal rapporto tra le esportazioni nei settori di MPI e il valore aggiunto territoriale, più elevato si riscontra in Veneto con il 19,17%, più che doppio rispetto alla media; seguono Toscana con il 15,38%, Marche con l’11,97%, Emilia-Romagna con l’11,24%, Friuli-Venezia Giulia con l’11,23%, Lombardia con il 9,90% e Piemonte con il 9,85%.
La provincia con il maggior grado di esposizione è Belluno con il 57,13%; seguono Biella (38,97%), Arezzo (35,98%), Prato (34,22%), Vicenza (33,18%), Fermo (27,39%), Treviso (25,57%) e Alessandria (25,39%).

Vera MORETTI

Saldo positivo per l’export Made in Italy nell’Area mediterranea

L’Ufficio Studi di Confartigianato ha reso noti i dati relativi all’export Made in Italy nell’Area Mediterranea, ed è emerso che l’Italia è attiva nei diciassette Paesi che ne fanno parte con 29,4 miliardi di euro di prodotti manifatturieri, rappresentativi del 7,4% dell’intero Made in Italy.
Da questi Paesi, inoltre, il Belpaese importa 15 miliardi di prodotti, per un saldo commerciale positivo di 14,4 miliardi.

Il flusso di export si concentra in particolare sui sei Paesi principali, dove avvengono ben l’81% di vendite: nel dettaglio la Turchia da sola assorbe quasi un terzo (32,2%) delle vendite (9,5 miliardi di euro), seguita all’Algeria con il 12,5% (3,7 miliardi), dall’Egitto con il 10,2% (3,0 miliardi), dalla Tunisia con il 9,4% (2,8 miliardi), da Israele con l’8,4% (2,5 miliardi) e dalla Croazia con l’8,3% (2,4 miliardi).
Per quanto riguarda la dinamica nel 2016 le esportazioni verso l’Area del Mediterraneo diminuiscono dell’1,2% in controtendenza rispetto al totale delle esportazioni manifatturiere che sono in crescita dell’1,2%.
I settori a maggior concentrazione di micro e piccole imprese assorbono quasi un quarto (23,5%) dell’export manifatturiero verso l’Area del Mediterraneo (6.907 milioni di euro) e in questi settori l’export sale dell’1,5%, in controtendenza rispetto al totale export manifatturiero.

Questo calo dell’export manifatturiero nell’Area del Mediterraneo dipende in primo luogo dalla riduzione pari a un quarto (-26,2%) dei prodotti da raffinazione del petrolio ma, se si considerano i risultati al netto di questi prodotti, allora l’export appare in crescita del 2,6%.

Considerando i Paesi principali dell’Area con esportazioni superiori ad un miliardo di euro nel 2016 risultano in crescita il Marocco con il 10,3%, l’Egitto con il 6,9% ed Israele con il 1,7%, mentre all’opposto il risultato peggiore è quello dell’Algeria con l’export in calo del 10,0%.
I settori di MPI in territorio positivo sono le Altre industrie manifatturiere, che comprendono soprattutto gioielleria, bigiotteria ed occhialeria, in salita del 5,7%, e Mobili (entrambi con il 7,6%), Alimentari (3,9%), Prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature (2,4%) e Tessili (0,5%).

Vera MORETTI

Un aiuto da Fondimpresa alle imprese italiane del settore manifatturiero

Le imprese italiane del settore manifatturiero possono accedere a contributi fino a250.000 euro per la realizzazione di corsi professionali, specificamente finalizzati verso l’innovazione tecnologica di prodotto e/o di processo.

I contributi a fondo perduto sono erogati da Fondimpresa e sono finalizzati alla formazione professionale per:

A) sviluppo dell’innovazione tecnologica di processo e/o prodotto nelle aziende aderenti, mediante azioni di formazione finalizzate alla definizione di programmi o attività di innovazione sulla base di modelli, soluzioni, metodologie messe a punto con università o altri organismi di ricerca;

B) progetti o interventi di innovazione tecnologica che riguardano l’introduzione di nuovi prodotti e/o processi o un notevole miglioramento di quelli già esistenti e che richiedono, in una o più fasi della realizzazione e/o del trasferimento, la formazione del personale interessato nelle imprese aderenti.

Sono ammissibili le seguenti voci di spesa:

1 – erogazione della formazione, per docenti, tutor, coordinatori didattici, relativi viaggi e trasferte, aule ed attrezzature didattiche, materiali didattici e di consumo, forniture e servizi direttamente connessi all’erogazione della formazione;

2 – partecipanti alla formazione, per retribuzioni ed oneri del personale nelle ore di formazione, coperture assicurative obbligatorie per legge, viaggi e trasferte dei dipendenti in servizio che partecipano alla formazione;

3 – attività preparatorie e di accompagnamento ed attività non formative, per personale ed esperti, viaggi e trasferte, materiali di consumo e forniture per un costo non superiore al 20% del costo complessivo del Piano formativo.

4 – gestione del Piano, per costi diretti e costi indiretti relativi a coordinamento generale, gestione amministrativa e generale del Piano. Il costo della macrovoce non può superare il 10% del costo complessivo del Piano formativo.

Ciascun Piano deve rispettare, a preventivo e a consuntivo, un parametro di costo massimo, al netto del costo dei partecipanti alla formazione, pari a 200 euro per ora di corso svolta.

In crescita le imprese del settore manifatturiero.

L’Indice destagionalizzato Pmi (Purchasing Managers’ Index) Markit/Adaci, (un indicatore composito creato per fornire con un unico valore un’immagine dello stato di salute del settore manifatturiero), ha registrato a giugno il valore di 54,3, in salita da 54,0 di maggio, indicando un forte miglioramento delle condizioni operative in generale. I livelli della produzione del settore manifatturiero italiano sono aumentati a giugno per il nono mese consecutivo e con un tasso di espansione in accelerazione rispetto all’indagine di maggio.