Triennio in ripresa per le banche italiane

E’ stato stimato che, tra il 2014 e il 2016, le banche italiane registreranno utili cumulati per circa 23 miliardi di euro, recuperando poco più della metà dei 41 miliardi persi nei tre anni precedenti.

Questa notizia, però, non porterà vantaggi immediati, perché, ad esempio, i prestiti a famiglie e imprese si ridurranno ulteriormente nell’anno in corso con una contrazione pari allo 0,6%, per poi riavviarsi, anche se di poco, tra il 2015 e il 2016, per raggiungere il 2,2% di aumento.

Si tratta di previsioni provenienti da Prometeia in occasione del Banking day 2014.
L’anno in corso segnerà un periodo di transizione che riporterà un segno positivo nei bilanci delle banche italiane e che si chiuderà con 2,8 miliardi di utili complessivi.

Ma la buona notizia potrebbe essere smorzata dal Pil negativo registrato nel primo trimestre 2014, una sorpresa in realtà, che rischia di ritoccare per difetto le previsioni di Prometeia.

Per questo motivo, sarà il 2015 l’anno della vera ripresa, anche se le rettifiche sui crediti rimarranno un tema centrale: Prometeia prevede comunque che gli utili cumulati delle banche salgano a 8,5 miliardi di euro, con un Roe del 3,1%.
Il trend positivo proseguirà nel 2016, con utili per 12,2 miliardi e il Roe al 4,4%.

Ha commentato Giuseppe Lusignani, vicepresidente di Prometeia: “Il triennio non presenterà risultati super brillanti ma sarà la dimostrazione che il sistema bancario ha tenuto e che sta recuperando un livello di reddività importante”.

Sul fronte patrimoniale delle banche un ulteriore miglioramento sarà garantito dai 10,5 miliardi di euro di aumenti di capitale in cantiere, che saranno portati a termine entro settembre e che, al netto dei 3 miliardi che Mps destinerà al rimborso dei ‘Monti bond’, daranno al sistema un ulteriore cuscinetto per affrontare gli esercizi della Bce (le banche avranno in media il 10,3% di common equity tier 1 ai sensi di Basilea 3).

A questo proposito, Lusignani ha commentato: “Sull’esito di questi test c’e’ ancora incertezza. Possiamo dire che le banche tra 2012, 2013 e anche all’inizio del 2014 sono state prudenti e hanno alzato i loro livelli di copertura e se e’ a questo che mirava, la Bce ha ottenuto il risultato”.

Vera MORETTI

Accesso al credito sempre più difficoltoso per le pmi

Una ricerca presentata a Venezia, durante il Forum organizzato dai Giovani Imprenditori, intitolata “Credito e Burocrazia: il gattopardo delle imprese” ha messo in evidenza le maggiori problematiche che le imprese italiane devono fronteggiare in questo lungo periodo di crisi.

Avvalendosi dei dati Istat, lo studio ha reso noto che la burocrazia e la difficoltà di accesso al credito stanno mettendo in ginocchio molte pmi, per le quali è sempre più ostico rimanere in vita.

Non si tratta, però, di una notizia che stupisce, perché, se consideriamo che a settembre si era registrato un inasprimento dell’accesso ai prestiti bancari aumentato dal 24,5% al 28,2%, e un costo del prestito bancario alle imprese di 70 punti base superiore a quello medio dell‘area Euro, è chiaro che le aziende italiane sono in affanno già da un pezzo.

Inoltre, se l’importo del finanziamento scende e l’impresa richiedente ha dimensioni modeste, il conto può diventare molto più salato: per un prestito da 15mila euro da restituire in 72 mesi, difficilmente una pmi o una start-up potrà scontare tassi inferiori al 10%.

Il rapporto “Doing Business 2013” mette in evidenza le condizioni critiche del sistema bancario italiano: per l’accesso al credito l’Italia si colloca alla 104ma posizione su 185 Paesi presi in esame.

Ciò è testimoniato anche dalle indagini fatte sul terzo trimestre 2012, quando solo il 30,8% delle imprese dei servizi, commercio e turismo non ha avuto alcun problema, contro un 19,3% che è rimasto al palo senza riuscire a soddisfare le proprie esigenze finanziarie e un 49,9% che ci è riuscito ma ha avuto difficoltà.

Vera MORETTI