I Cda italiani si vestono di rosa

Sono 26, possiedono tutte curricula con lode e hanno alle spalle esperienze all’estero. Sono le nuove quote rosa che hanno invaso i Cda italiani dall’inizio di quest’anno. Effetto della legge Golfo-Mosca? A dire il vero la legge sulla parità di genere negli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate e controllate dallo Stato entrerà in vigore solo dal luglio 2012, ma intanto molte società e aziende sembrano averne raccolto il positivo riflesso.

Il parterre dagli ‘amministratori in gonnella’ cresce di giorno in giorno: la nomina più recente è quella di Elisabetta Oliveri, consigliere di Snam Rete Gas e amministratore delegato di Sirti, mentre nel nuovo cda di Atm l’ultima new entry porta il nome di Alessandra Perrazzelli. Elisabetta Magistretti e Anne Marie Idarac da settembre sono diventate consigliere di Mediobanca, come le loro colleghe Tatiana Rizzante e Paola Girdinio, entrate a far parte di Ansaldo Sts. Fra le nuove quote rosa ci sono anche figlie d’arte: Veronica Buzzi e Giada Tronchetti Provera, nuovi acquisti rispettivamente del cda di Buzzi Unicem e del cda di Camfin. E poi ancora Silvia Merlo, unica donna di Finmeccanica, Lucia Calvosa in Telecom Italia, Barbara Blasevich in Cattolica Assicurazioni, Rossella Saoncella in Hera, Claudia Rossi in Credito Bergamasco e l’elenco è ancora lungo.

Intanto il 28 e 29 ottobre le donne consigliere si sono date appuntamento a Milano, a Palazzo Clerici, dove si terrà l’edizione 2011 del convegno “Donna, Economia & Potere”, a cura della Fondazione Bellisario. Durante il convegno sarà presentato il progetto “Mille curricula eccellenti”, realizzato dagli head hunter di Heidrick&Struggls e di Beyond International. Si tratta di un database che raccoglie i curricula di donne pronte per entrare in cda di quotate e partecipate pubbliche, che al momento è già a quota 2800 nomi. Donne eccellenti, pronte a rubare le poltrone dei loro colleghi maschi: secondo le stime della Fondazione Bellisario infatti, nei prossimi anni saranno oltre 7000 le poltrone che si libereranno per lasciare spazio alle quote rosa.

Come Marina Brogi, entrata nel solo 2011 nei consigli di amministrazione di Prelios SpA, ex Pirelli Real Estate e di Pms Group SpA. La Brogi, curriculum eccellente e una cattedra come ordinario di Economia dei Mercati finanziari a 36 anni alla Bocconi, è diventata anche membro della sezione Giovani della Fondazione Bellisario, sezione naturalmente presieduta da un volto femminile: Cristina Finocchi-Mahne.

Alessia Casiraghi

L’universo delle imprese partecipate da enti locali

Unioncamere in una recente analisi ha evidenziato interessanti aspetti del “capitalismo municipale”, una costellazione di oltre 5mila società di capitali partecipate e controllate dagli enti locali. Non si tratta solo di settori tipici come energia, trasporti, rifiuti ma anche nelle infrastrutture, nel commercio, nelle attività ricreative, culturali e sportive e addirittura nell’industria e nelle TLC.

Alla fine del 2009 – ultimo dato disponibile – questo  universo contava 5.512 realtà con una diminuzione rispetto al 2008 di sole 37 unità, pari allo 0,7% del totale. Sempre al 31 dicembre del 2009, a controllare questa rete capillare risultavano coinvolti 8.081 enti locali, 13 in più rispetto all’anno precedente.

Le partecipazioni pubbliche restano un fenomeno soprattutto municipale (7.677 i Comuni azionisti su 8.081 enti locali censiti nei Registri delle imprese delle Camere di commercio alla fine del 2009). Mediamente ogni Comune è presente in 8 società, mentre gli enti locali con partecipazioni in più di 5 società sono 3.632, il 44,9% del totale. In particolare, delle 5.512 società individuate dallo studio il 59,7% risulta esclusivamente in mano ai Comuni, mentre solo il 5,5% vede tra i propri azionisti esclusivamente le Regioni.

Servizi, public utilities e e infrastrutture le realtà più vive. Dando uno sguardo alla geografia di questa realtà scopriamo che il 78,5% delle partecipate ha sede nel Centro-Nord, Lombardia in testa (nella regione si trovano il 17,2% di tutte le società censite e il 19% delle controllate), seguita da Toscana (9,6%), Veneto (8,9%), Emilia-Romagna (8,6%) e Piemonte (8,2%). Per quanto riguarda invece il Mezzogiorno, dove ha sede il 21,5% delle società partecipate (e il 21,1 di quelle controllate), la maggiore presenza di imprese a controllo pubblico locale è in Campania (5,6% sul totale nazionale e il 23,7% dell’intero Mezzogiorno); segue la Sicilia (3,5% del totale nazionale e il 16,5 di quello del solo meridione).