Risultati sondaggio: “La pressione fiscale è…”

La pressione fiscale nel nostro Paese è sempre più insostenibile per le famiglie e le imprese. Lo slittamento dell’aumento dell’Iva a gennaio non contribuisce di certo a risollevare il morale degli italiani. Come dimostrano i risultati del nostro sondaggio settimanale “La pressione fiscale è…”  i contribuenti si sentono largamente insoddisfatti dell’attuale regime fiscale, giudicandolo diabolicamente opprimente , ne è la prova la schiacciante percentuale che ha raccolto l’opzione “Insostenibile e non accenna a diminuire”:  il 70% dei voti totali. Percentuale che raggiunge addirittura l’87% se  alla precedente possibilità di risposta si somma l’opzione “Da pazzi, vogliono anche il nostro sangue“, che arriva a sorpresa al 17% dei consensi.

Il rimanente 13% è diviso tra le opzioni meno drastiche e più moderate tra quelle presenti nella consultazione, “Se i servizi per la comunità migliorano allora parliamone…” tocca il 7% e “Lamentarci non ci porterà lontano” raggiunge solo il 6% dei voti totali.

Cresce la voglia di indipendenza in Veneto

Cresce la voglia di indipendenza in Veneto. Stanchi delle pretese fiscali dello Stato e desiderosi di maggiore autonomia, rispetto a un anno fa i veneti sono sempre più convinti di mollare l’Italia e Roma. Emerge da un sondaggio commissionato dal movimento Indipendenza Veneta all’istituto di ricerca bergamasco Mps Marketing.

Secondo i risultati del sondaggio, il 56,7% degli intervistati voterebbe sì all’indipendenza. Solo un anno fa, lo stesso istituto aveva intervistato un campione rappresentativo di cittadini veneti, ponendo loro questo quesito: “In un referendum per fare della Regione Veneto uno stato indipendente lei voterebbe…“. Ebbene, un anno fa i favorevoli all’indipendenza erano il 53,3%, ora la percentuale è salita appunto al 56,7.

Questo il dettaglio dei favorevoli alla secessione da Roma, provincia per provincia: Belluno 64,4%, Padova 52,4%, Rovigo 47%, Treviso 58,9%, Venezia 53,8%, Verona 54%, Vicenza 65,3%.

Il consenso indipendentista è in crescita e si sta consolidando in una netta maggioranza del popolo veneto“, è stato il commento di Lodovico Pizzati, segretario di Indipendenza Veneta.

Vincenzo De Luca supersindaco d’Italia

Il primo cittadino di Salerno, Vincenzo De Luca, è il sindaco più amato d’Italia. Il risultato è stato ottenuto nel sondaggio annuale realizzato da Ipr Marketing per Il Sole 24 Ore, secondo il quale il primo cittadino della città campana riscuote tra i concittadini il 72% di consensi.

Al secondo e terzo posto due sindaci siciliani, Leoluca Orlano e Marco Zambuto, alla guida di Palermo e Agrigento, che strappano entrambi il 71% dei consensi.

Più variegato il podio tra i governatori delle regioni: vince Enrico Rossi, alla guida della Toscana, con il 60% dei consensi, che precede di un punto Luca Zaia, governatore del Veneto (59%). Sul gradino più basso del podio il presidente dell’Emilia Romagna, Vasco Errani, con il 56%.

Quasi un anziano su due non può permettersi una vacanza

Si profila un’estate difficile per gli anziani. E’ quanto emerge dal sondaggio Confesercenti-Swg sulle vacanze degli italiani, secondo il quale il 48,40% degli over 64, cioè, più di 6,300.000 persone, sarà costretto a trascorrere in casa la stagione estiva. Quasi tre su dieci (il 27,80%) quest’anno hanno scelto di non partire a causa della crisi economica; a questi si aggiunge quel 20,60% della popolazione over 64 che non è solita andare in vacanza d’estate. Anche chi parte non scialerà: il 13,60% degli over 64 andrà in vacanza, sì, ma per meno giorni del solito, mentre il 12,20% si godrà le ferie cercando di spendere meno.
Le preoccupazioni economiche blindano gli anziani a casa
Le motivazioni che spingono gli over64 a non andare in vacanza sono soprattutto economiche: il 27,20% salterà le ferie perché costano troppo. E comunque, anche tra chi riuscirà a sfuggire per qualche giorno al caldo delle città, la preoccupazione economica rimane un elemento determinante: più della metà (il 52,10%) individua infatti nel reddito disponibile uno dei fattori di influenza principale sulla scelta (o la non scelta) delle vacanze. Il 28,70% adduce tra le motivazioni anche la preoccupazione per la situazione economica, mentre il 21,20% degli anziani accusa il colpo della pressione fiscale. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte a un dato ben superiore a quello nazionale, che si attesta a 14,70%.
Pensioni in caduta libera e tasse in ascesa: nel 2012 il pensionato medio vedrà ridursi di 410 euro il potere d’acquisto. La preoccupazione degli over64 per la pressione fiscale e per il reddito disponibile è facilmente motivabile. Secondo i dati originali di Confesercenti, infatti, il pensionato “medio” (con poco più di 11.300 euro lordi nel 2011, ossia 762 euro netti al mese) subirà nel 2012 una riduzione di potere d’acquisto pari a circa 410 euro. Un taglio che, sommato a quelli subiti fra il 2008 e il 2011 (554 euro), porta a quasi il 9% la caduta della pensione reale netta in un quinquennio. E il fenomeno, in assenza d’interventi, crescerà in maniera esponenziale nei prossimi anni, per toccare il 12% nel 2014. Pensionati schiacciati dal prelievo centrale…
Un aumento strisciante del prelievo centrale (Irpef) causato dal fiscal drag, ossia quel maggior prelievo prodotto dalla combinazione fra inflazione (in decisa ripresa) e progressività dell’imposta. Accade così che gli adeguamenti annuali dovuti alla perequazione automatica del trattamento pensionistico, generano solo un rigonfiamento monetario dell’imponibile Irpef, cui consegue la perdita di valore delle detrazioni d’imposta e l’assoggettamento ad aliquote superiori e, in ultima analisi, un aumento d’imposta a parità di reddito lordo reale.
…e da quello locale
Un aumento conclamato del prelievo locale (addizionali regionale e comunale all’Irpef), sulla scia delle “prescrizioni” del federalismo fiscale e delle recenti decisioni di aumento dell’addizionale regionale e del “via libera” accordato ai Comuni per l’adeguamento del prelievo di competenza. In particolare, l’utilizzo della leva fiscale comunale si è configurato come un fenomeno di massa (sono già oltre mille i sindaci che hanno deliberato gli aumenti) di dimensioni imponenti (aliquote quasi sempre al massimo consentito, con aumenti di quasi il 50% rispetto al 2011).
Chi parte: ferie brevi e nei mesi meno gettonati
Nonostante la disponibilità di tempo mediamente superiore a quella delle altre fasce di età, le persone con più di 64 anni che andranno in vacanza opteranno per ferie abbastanza brevi: quasi 7 su 10 (il 67,3%) soggiornerà fuori per un periodo di tempo uguale o inferiore ai 14 giorni. Il 6% addirittura per soli 2 o 3 giorni, contro una media nazionale del 4,4%. La maggiore disponibilità di tempo si fa sentire sulla scelta del mese di vacanza, permettendo agli over 64 di partire nei periodi meno costosi: il 26% è andato in vacanza a maggio/giugno, contro il 14,6% del totale di tutte le fasce d’età, e il 27,4% aspetterà settembre: quasi dieci punti percentuali in più rispetto alla media nazionale (18,6%).
In ferie tra riposo, passeggiate e famiglia
Cosa cercano gli over 64 in vacanza? Riposo, soprattutto: risposta indicata dal 59% degli intervistati. Presente, però, anche la voglia di fare attività fisica: il 71% esplorerà i luoghi di ferie con lunghe passeggiate (contro il 55,8% del totale di tutte le fasce d’età), mentre il 21,4% sceglie come sport estivo il nuoto. L’importante, però, è che si possa godere della presenza dei propri cari: il 50,7% conta di trascorrere le ferie con la propria famiglia, mentre il 45,5% con il proprio partner.
Albergo batte casa, ma con un occhio al risparmio
Per gli over 64, le vacanze in albergo sono ancora le più appetibili: realizzano infatti il 44,6% delle preferenze, seguite a lunga distanza dalle seconde case (22,4%) e da quelle in affitto (14,5%). Chi sceglie le comodità e i servizi offerti dagli Hotel, però, terrà d’occhio il conto: nessuno degli intervistati oserà accomodarsi in un albergo a 5 stelle o di lusso, contro il seppur striminzito 1,7% nazionale. Il 33,1% dei più in là con gli anni sceglie invece la prima categoria, mentre il 48,9% alloggerà in strutture che di stelle ne hanno 3. Da segnalare il 4% di anziani che pernotterà in alberghi a una sola stella: una percentuale più che doppia rispetto a quella totale degli italiani (1,4%).
Destinazioni “vicine”; il mare resta la meta preferita La grande maggioranza dei più anziani passerà le vacanze in Italia, come indicato dal 69,70% degli intervistati. Di questi, il 26,7% resterà nella propria regione di appartenenza. Ma anche chi si spingerà un po’ oltre rimarrà a portata di mano: il 36,6% si terrà entro 150 chilometri da casa, contro il 25,2% della media totale degli italiani. La meta più ambita rimane, come per tutti i nostri concittadini, il mare, che prende le preferenze del 72,1% degli intervistati, un dato in linea con il 72,5% della media nazionale. Seguono, a distanza, i fautori della vacanza in montagna (20,50%), poco meno del 5% rispetto al dato espresso da tutti gli italiani (15,8%).
I preparativi di chi parte: informazione, prudenza… e tecnologia. Gli over 64 si confermano come i viaggiatori più attenti e lungimiranti: prima di partire, l’82,1% – contro il 78,9% nazionale – consulta il meteo, il 79,30% controlla le ultime notizie e il 63,9% si informa su scioperi e possibili disagi: dati superiori alla media di tutti gli italiani rispettivamente del 8% e del 6%. Un’ultima curiosità su una categoria spesso tacciata di essere anti-tecnologica: il 18% degli intervistati con un’età superiore ai 64 anni sostiene di portare sempre con sé il computer per leggere la posta e lavorare, il 21,2% lo porta “spesso”. Categorie che registrano dati superiori a quelli del totale delle fasce d’età, entrambi fermi al 15,9%.
Massimo Vivoli, Vice Presidente Vicario Confesercenti e Presidente Fipac: “Situazione drammatica, chi ha fatto la propria parte ha diritto a una vecchiaia più dignitosa, l’Esecutivo ne tenga conto” “I risultati dell’indagine fotografano una situazione drammatica che noi denunciamo da tempo”, sottolinea Massimo Vivoli, Vice Presidente Vicario della Confesercenti e Presidente della Fipac, l’organizzazione dei pensionati dell’associazione. “Una situazione che con le ultime misure anti crisi messe in campo dal Governo è diventata addirittura insostenibile per milioni di anziani, già costretti a tirare la cinghia per arrivare a fine mese. Si tratta di persone che, dopo una vita di lavoro, si vedono costretti a depennare o ridurre drasticamente dalla lista di ciò che possono permettersi, l’assistenza sanitaria, i consumi anche di generi di prima necessità ed ora addirittura le vacanze. Credo – conclude Vivoli – che chi ha fatto la propria parte nel mondo del lavoro abbia diritto ad una vecchiaia più dignitosa e che l’Esecutivo, nonostante la necessità di uscire dalle paludi della crisi, debba tenerne conto”.

Una fotografia delle microimprese italiane ed europee

Non solo stampe e fotocopie nel DNA di Epson. L’azienda ha un occhio attento nei confronti delle dinamiche che caratterizzano le microimprese, un mondo che comprende molti dei sui clienti.

Epson ha infatti presentato i dati emersi dalla ricerca Epson Micro-Business, condotta su 1.250 imprenditori europei (250 in Italia) e focalizzata sulle esigenze e le sfide che le aziende di piccole dimensioni (1-10 addetti) devono oggi affrontare. E le soprese non mancano.

Le piccole imprese avranno infatti, probabilmente, un ruolo chiave nel guidare la ripresa dell’economia italiana e, tra i numerosi dati raccolti dalla ricerca, uno in particolare fa riflettere: l’89% delle piccole imprese italiane intervistate riferisce di comprare attraverso Internet e ben il 94% utilizza questo strumento per vendere i prodotti/servizi. Percentuali elevate e destinate a crescere nei prossimi due anni, che paiono dimostrare la volontà nel nostro paese di utilizzare i new media per fare business.

Dalla ricerca emerge poi come, in Italia, solo il 4% delle piccole imprese coinvolte nell’indagine stia perseguendo al momento una politica di crescita aggressiva. Il 29% degli imprenditori intervistati ha infatti affermato che “l’obiettivo principale è mantenere risultati costanti” e una percentuale analoga sta lavorando per “stabilizzare il business”. Per un quarto delle piccole imprese si tratta di una “battaglia per la sopravvivenza”.

Il nostro è un Paese – ha affermato Giuseppe Vivace, segretario generale CNA Lombardia – caratterizzato da una cultura artigiana capace di immaginare, progettare e trasformare le idee in prodotti fisici. C’è una grande capacità innovativa nelle piccole imprese che fa fatica ad emergere, dobbiamo facilitare l’innovazione chiedendo anche alle istituzioni pubbliche maggiore sensibilità, risorse e semplificazione.”

L’indagine Epson dimostra poi come i piccoli imprenditori italiani riconoscano l’importanza di acquisire nuovi clienti e fidelizzare quelli esistenti e considerino il servizio clienti un fattore critico di differenziazione dai concorrenti. Il 60% delle aziende italiane concorda anche sul fatto che la ricerca di nuovi clienti sia l’unica strategia di crescita nel contesto attuale e la base per un successo continuo nel tempo. Altrettanto importante è il coinvolgimento e la fidelizzazione dei clienti già esistenti, che è sempre più parte integrante dei piani strategici delle aziende. Ma con quali strumenti? Un efficace impiego della tecnologia (72%), il prezzo del prodotto/servizio (68%), il passaparola (66%) e il brand engagement (65%).

E a proposito di tecnologia, la ricerca dimostra che il 90% delle aziende italiane (il 92% in Europa) usa il PC/Laptop/Netbook per gli affari, mentre circa la metà impiega tecnologie di stampa nelle attività lavorative. Decisamente superiore alla media è l’utilizzo dello smartphone per gli affari, con un 51% in Italia contro il 26% della Francia e 24% della Germania.

Sembra però che l’approccio delle micro-aziende italiane sia quello di dilazionare nel tempo l’aggiornamento tecnologico, rimandando gli investimenti in nuove tecnologie, che invece potrebbero aiutare in modo significativo l’innovazione e la produttività dei dipendenti. In alcuni casi la tecnologia adottata dalle imprese di piccole dimensioni in Italia è una delle più datate in Europa: l’età media di un PC/Laptop è di 4,6 anni, mentre le tecnologie di copia e scansione hanno in media 3,8 anni (in confronto ai 2,3 anni riportati dalla media europea) e lo stesso vale per le tecnologie per la presentazione.

Le professioni più odiate del 2011


di Davide PASSONI

Ci sono professioni e professionisti più amati di altri e professioni e professionisti che la gente vede peggio del fumo negli occhi. Ce lo sentiamo dire spesso, da amici e conoscenti: “Il mio avvocato è bravo, ma è insopportabile“; “il mio commercialista tante volte lo vorrei strozzare“; “ho un imbianchino di fiducia: lavora bene, ma quando lo cerchi non lo trovi mai…“.

Noi di Infoiva abbiamo voluto vedere che cosa c’è al di là dei luoghi comuni e, a fine 2011, abbiamo voluto chiedere agli italiani quali sono, secondo loro, le professioni e i professionisti più odiati. Ebbene, dal sondaggio telefonico che abbiamo effettuato su un campione di 1000 persone, il più possibile rappresentativo di un profilo socio-culturale medio, è emersa una top 5 che offriamo ai lettori come regalo di fine anno e ai diretti interessati come spunto di riflessione, per migliorare un po’ nel 2012.

1. Amministratori di condominio (325 voti). In assoluto la categoria più odiata. Con epiteti ben poco lusinghieri: esosi, spocchiosi, assenteisti, burocrati. In molti voterebbero l’autogestione del condominio piuttosto che lasciarla a loro. Ma che vi hanno fatto di male?

2. Agenti immobiliari (197 voti). Restiamo nell’ambito delle case, con un’altra professione non particolarmente amata (per usare un eufemismo). Che cosa viene rimproverato loro? Di essere degli opportunisti, di comportarsi in maniera poco trasparente con i clienti e con il fisco, di speculare sulla pelle della gente comune su un bene primario come la casa, in un periodo in cui di soldini ne girano pochi. Anche qui, in molti scelgono il fai-da-te pur di non affidarsi a dei professionisti.

3. Idraulici (113 voti). Udite udite, sul gradino più basso del podio troviamo una non-sorpresa. O meglio, una conferma del luogo comune che vede i professionisti del tubo come gente esosa, poco incline a emettere fatture, non propriamente pronta ad accorrere a una chiamata, anche se ci si trova con l’acqua alle caviglie. Non abbiamo riscontrato traccia, però, della leggenda che vuole gli idraulici intenti a dare una “revisionata” anche alla padrona di casa, tra un sifone e l’altro…

4. Notai (94 voti). Eccoli qua. A dispetto del ruolo storico e dell’alta valenza civica che la loro professione riveste, i notai non piacciono a tanti italiani. Due soprattutto le loro “colpe”: essere terribilmente esosi (“Ma perché devo pagare 600 euro per un pezzo di carta con la mia firma sotto?“, la frase più carina ascoltata al telefono…) e di essere la casta delle caste. Con buona pace di politici, giornalisti, avvocati ecc…

5. Commercialisti (89 voti). Ahinoi, amici dell’Iva, al quinto posto ci siete voi. Speravamo di potervi risparmiare questa umiliazione, ma purtroppo vi tocca. E sapete qual è l’addebito che vi viene mosso? Tendete a far denunciare troppo ai vostri clienti. Se e quanto denunciate voi, agli interpellati poco importa: importa che facciate pagare loro meno di quanto devono al fisco. Povera Italia…

Ad altre categorie come avvocati, consulenti del lavoro, agenti di commercio ecc… sono rimaste solo le briciole. Buon per loro: nel 2012 hanno qualcosa in meno su cui riflettere.

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Italiani, con la crisi più attenti agli sprechi

Se c’è una cosa positiva che questa crisi infame ha portato è senza dubbio una maggiore consapevolezza nei consumi e una più elevata attenzione agli sprechi. Due fattori che sono testimoniati anche dai risultati dell’indagine Coldiretti-Swg sul cambiamento dei comportamenti d’acquisto con la crisi, dalla quale si evidenzia che ben 3 italiani su 4 (72%) danno maggiore attenzione alla spesa rispetto al passato.

Il 57% degli italiani ha ridotto lo spreco di cibo per effetto della crisi e tra questi il 47% lo ha fatto – sottolinea Coldiretti – facendo la spesa in modo più oculato: il 31% ha ridotto le dosi acquistate, il 24% ha utilizzato ciò che avanza per il pasto successivo e il 18% guarda con più attenzione la data di scadenza dei prodotti.

Secondo Coldiretti si tratta di una tendenza positiva in un Paese come l’Italia dove, a causa degli sprechi, dal campo alla tavola viene perso cibo per oltre dieci milioni di tonnellate pari a un valore di 37 miliardi.

Il 61% degli italiani confronta con più attenzione i prezzi, il 59% guarda alle offerte 3×2 ma il 43% si accerta comunque della qualità dei prodotti e una percentuale analoga ne verifica la provenienza. Emerge quindi una tendenza alla ricerca del miglior rapporto prezzo-qualità per l’alimentazione, davanti alla vastità dell’offerta sugli scaffali ma, continua Coldiretti, solo il’16% degli italiani dichiara di aver ridotto la spesa o rimandato gli acquisti alimentari.

Microimprese italiane a rischio usura

Il 51,3% delle microimprese italiane che si sono rivolte a una banca negli ultimi tre mesi ha denunciato un aumento delle difficoltà nell’accesso al credito. A questo si aggiunge il 37% che ha accusato un peggioramento dei rapporti con il sistema bancario. Sono questi i due principali e inquietanti risultati emersi da un’indagine commissionata dalla CGIA di Mestre a Panel Data, su un campione di 800 microimprese (meno di 20 addetti) distribuite su tutto il territorio nazionale.

L’indagine telefonica, realizzata tra il 13 e il 17 ottobre, ha avuto l’obiettivo di verificare, a seguito dell’aggravarsi della crisi economica e finanziaria, se i rapporti tra le microimprese con meno di 20 addetti (pari a circa il 98% del totale delle imprese presenti in Italia) e il sistema bancario sono peggiorati. Dalle risposte emerse, viene confermata la tesi che si sospettava: le banche stanno chiudendo sempre di più i rubinetti del credito.

Lapidario il commento del segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi: “L’aumento dei costi, dei tassi bancari, la richiesta di maggiori garanzie e le difficoltà sempre più crescenti nell’accesso al credito sono le cause che hanno deteriorato il rapporto tra le piccolissime aziende e il sistema creditizio. L’area geografica che ha maggiormente risentito di questa situazione è il Nordovest: quasi un’azienda intervistata su due, il 48,9%, ha denunciato questo peggioramento“.

Anche nel settore del credito cresce il numero degli “sfiduciati” tra gli imprenditori, coloro che hanno deciso, nonostante i grossi problemi di liquidità che si sono aggravati con la crisi, di non ricorrere all’aiuto di una banca. Infatti, l’86,2% degli intervistati ha dichiarato che non si rivolgerà a un istituto  nei prossimi tre mesi. “Un segnale preoccupante – commenta ancora Bortolussidettato, come dimostra anche questa indagine, dalle misure sempre più restrittive imposte dalle banche alle imprese. Pertanto, questa situazione rischia di indurre molte imprese, soprattutto al Sud, a ricorrere a forme di approvvigionamento del credito in maniera irregolare, con il pericolo di un forte aumento dell’usura e delle attività estorsive“.

Imprese Confapi: bene art. 8, ma aiuta chi è grande

Secondo un sondaggio effettuato tra 800 Pmi aderenti alla Confapi, l’articolo 8 della manovra finanziaria viene promosso, soprattutto per sostenere incrementi di competitività e salario e per aiutare la gestione delle crisi aziendali. Il 70% delle aziende intervistate pensa che “gli interventi sono prevalentemente a vantaggio della grande impresa”.

Gli altri ambiti per i quali l’articolo 8 interessa alle imprese Confapi sono “interventi per la qualità dei contratti di lavoro (72%), interventi per sostenere l’occupazione (71%), per sostenere l’avvio di nuove attivià’ (70%), per l’emersione del nero (68%) e per l’adozione di una forma di partecipazione dei lavoratori (66%).

Circa la metà degli associati Confapi (48,4%) ritiene che le attuali leggi sul lavoro non siano adeguate alle esigenze delle Pmi e l’82% pensa che “la manovra incida poco o niente sulla possibilità di modifica dello Statuto dei Lavoratori“.

Secondo il presidente nazionale della Confapi, Paolo Galassi, “si parla sempre dello Statuto dei Lavoratori, ma dobbiamo parlare invece di Statuto del Lavoro per tutelare il posto di lavoro“.

Rc auto, gli italiani amano cambiare

Uno dei campi in cui il web ha radicalmente cambiato le modalità di consumo degli italiani è quello dell’Rc auto. Lo sa bene Facile.it, comparatore di polizze RC, prestiti, mutui e conti correnti, che, a tre anni dall’ingresso in forze dei comparatori sul mercato italiano, ha indagato sull’evoluzione del comportamento degli automobilisti nei confronti della propria compagnia assicurativa. Risultato: il 32% degli italiani ha cambiato assicurazione almeno una volta negli ultimi 36 mesi.

La motivazione principale per questa mobilità di mercato è senza dubbio il risparmio, almeno secondo il 75% del campione intervistato. Per il 12% la molla che ha fatto scattare il cambiamento è stata un’esperienza negativa con la propria compagnia. Il passaparola (8%) e lo spuntare lo stesso prezzo con coperture aggiuntive (5%) sono altri elementi importanti nella scelta.

Altro dato significativo: il 97% di chi ha cambiato compagnia pensa di aver fatto la scelta giusta, perché il cambiamento ha portato a un risparmio (44%), o perché il confronto di diverse offerte è sempre vantaggioso (53%). Chi ha scelto di non cambiare, nel 40% dei casi ha detto di averlo fatto per fiducia verso il proprio assicuratore, mentre il 21% dichiara di essere scettico di fronte a promozioni e offerte su internet e, nel 16% dei casi, ammette la pigrizia nel confrontare proposte alternative. Il 22% del campione rimasto con la stessa compagnia, conferma il proprio marchio assicurativo perché questo offre vantaggi particolari per la propria categoria professionale.

Ma che cosa deve avere una compagnia per rimanerle fedele? Per la maggior parte del campione (53%) deve garantire prezzi competitivi, disporre di un buon servizio clienti (17%), offrire velocità di risposta e completezza informativa, una buona assistenza in caso di sinistro (17%) e iniziative promozionali appetibili (12%).