Scuola assunzioni, arrivano 62.000 posti a tempo indeterminato

Buone notizie in arrivo per chi vuole entrare a lavorare nel mondo della scuola perché nell’anno scolastico 2023-2024 sono previste 62.000 assunzioni. Ecco i ruoli previsti e le istruzioni.

Piano assunzioni scuola, arrivano 62.00 contratti a tempo indeterminato

Siamo abituati al lungo precariato nel mondo della scuola, come il caso di alcuni docenti che sono riusciti ad avere il contratto a tempo indeterminato quando era ormai arrivata l’età della pensione. Sembra però che si voglia dare un taglio a questa brutta pratica che ha portato tante persone a perdere fiducia nel futuro, infatti sono state annunciate assunzioni a tempo indeterminato.

Il piano di assunzioni previsto è di:

  • 52 unità di personale educativo-PED;
  • 50.807 unità di personale docente (di cui 32.784 su posto comune e 18.023 su sostegno);
  • 419 unità di insegnanti di Religione cattolica;
  • 10.913 unità di personale assistenti tecnico ausiliari-ATA;
  • 280 unità di dirigenti scolastici.

Il ministro Valditara sottolinea inoltre che “si aggiungeranno 30.000 posti per il prossimo concorso PNRR, programmato per settembre, al fine di realizzare nei prossimi anni il target finale di 70.000”.

Concorsi scuola, come saranno strutturati

La macchina dei concorsi è già avviata, infatti i bandi sono stati già approvati e inviati a Bruxelles e sono in dirittura d’arrivo e in autunno saranno avviate le procedure concorsuali. Per poter partecipare è necessario avere i seguenti titoli:

  • laurea di accesso alla classe di concorso + abilitazione
  • diploma per ITP della tabella B del DPR 19/2016 (o abilitazione). Il requisito è valido fino al 31 dicembre 2024
  • laurea di accesso alla classe di concorso + 3 anni di servizio negli ultimi cinque, svolti nella scuola statale, di cui uno specifico per la classe di concorso.
  • laurea di accesso alla classe di concorso + 24 CFU

Per i concorsi sono previste due prove, la prima scritta con quesiti a risposta multipla. In questa prova sono previsti anche quesiti di informatica e lingua. Segue la prova orale che prevede un colloquio sulle materie delle classi di concorso.

Se sei alla ricerca di un lavoro valuta anche:

Concorsi Agenzia delle Entrate, pubblicati i bandi

Concorso Agenzia delle Entrate 2023, le domande frequenti

Agricoltura: scopri il Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo

Nel tempo i vini italiani sono diventati un prodotti di eccellenza ricercati in tutto il mondo, questo anche grazie a diversi riconoscimenti che premiano l’intera filiera, dalla produzione delle uve alla trasformazione attraverso tecniche di vinificazione/fermentazione frutto di attenti studi e tanta passione dei Maestri italiani. L’importanza del settore è dimostrata anche dall’adozione del Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo del MIPAAF (Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali). Ecco nel dettaglio cosa prevede.

Sostegno al settore vitivinicolo dall’Unione Europea: Regolamento UE 1308/2013

La riforma del settore vitivinicolo risale al 2008 ed è stata man mano implementata con varie misure di intervento. L’obiettivo è dare supporto a tutta la filiera, dalla coltivazione delle vigne alla trasformazione del prodotto e quindi alla conservazione del vino, il tutto anche nell’ottica di realizzare un prodotto finale di eccellenza. Un punto di riferimento importante per quanto riguarda la normativa di settore è il Regolamento UE 1308/2013, che si occupa dell’Organizzazione Comune del mercato vitivinicolo e del piano di aiuti dell’Unione Europea. L’articolo 50 di tale Regolamento disciplina gli aiuti comunitari e gli investimenti diretti alla trasformazione e alla commercializzazione del vino. Prevede che il sostegno da parte degli Stati Membri sia fissato al settore vitivinicolo nel 40% per gli investimenti, ridotto al 10% per le grandi imprese. Gli investimenti che possono ricevere sostegno sono limitati a strutture e attrezzature/macchinari.

Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo

Le misure ad oggi applicabili sono contenute nel Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo 2019/2023, questo prevede due tipologie di fondi su cui le imprese e i consorzi impegnati nel settore possono valersi, il primo fondo è quello nazionale, il secondo fondo è regionale. Le imprese agricole, i consorzi, le cooperative possono accedere a diverse tipologie di aiuti e proporre quindi istanze per partecipare ai bandi. Le domande per i bandi che ora vedremo possono essere proposte annualmente.

Il progetto prevede diversi aiuti e misure.

A) Promozione dei mercati

Si tratta di una misura volta ad aiutare le imprese e i consorzi che sono impegnati nella promozione dei vini italiani in modo che gli stessi siano conosciuti a livello globale e quindi il settore possa implementarsi. Possono essere finanziate campagne pubblicitarie di promozione, campagne di informazione, manifestazioni, fiere, studi per valutare i risultati delle varie campagne di promozione e pubblicità. Proprio per la natura di questa tipologia di intervento per il settore vitivinicolo, i beneficiari possono essere molteplici e  non limitati ai produttori di uve e vini, ma anche consorzi, associazioni, federazioni e società cooperative.

B) Ristrutturazione e riconversione dei vigneti

L’obiettivo è aumentare la competitività dei produttori di vino favorendo l’impianto di specie maggiormente richieste dai consumatori e migliorare la qualità dei vini prodotti. Possono beneficiare di questo aiuto i produttori singoli e aggregati, cooperative agricole, consorzi di tutela, società di persone e di capitali che si occupano di attività agricole e organizzazioni di produttori. Si possono ottenere aiuti per:

  • impianto di un nuovo vigneto oppure per sovrainnesto su vigneti che si trovano in buono stato vegetativo e ritenuti già razionali;
  • ristrutturazione del vigneto con diversa collocazione, ma solo se la seconda è dal punto di vista agronomico più vantaggiosa per la produzione, ad esempio perché vi è una migliore esposizione;
  • per il miglioramento di tecniche di gestione del vigneto;
  • reimpianto in seguito ad estirpazione obbligatoria per motivi fitosanitari.

Gli aiuti rivolti a questa tipologia di intervento sono di:

  1. sostegno al reddito per il mancato raccolto dovuto ai lavori eseguiti, per un importo massimo di 3.000 euro per ettaro e a copertura anche del 100% delle perdite stimate;
  2. contributi ai costi di ristrutturazione al 50%, elevabili al 75% per le regioni particolarmente depresse, fino a un massimo di 16.000 euro per ettaro di terreno e nelle regioni classificate meno sviluppate con un importo massimo di 15.000 euro per ettaro.

Le Regioni e le Province autonome possono aumentare tali importi. In questo caso i beneficiari possono anche chiedere degli anticipi sui pagamenti ammessi, gli anticipi possono arrivare all’80% del totale.

C) Reimpianto dei vigneti per ragioni sanitarie o fitosanitarie

Si applicano gli stessi criteri previsti al punto B).

D) Vendemmia verde

Si tratta di una misura volta ad eliminare le eccedenze di uva e mantenere quindi l’equilibrio tra offerta e domanda evitando così depressioni dei prezzi.

La domanda per ottenere gli aiuti non può essere presentata nel caso in cui il raccolto sia già stato danneggiato prima delle vendemmia stessa da calamità naturali, ad esempio grandine. Il pagamento avviene in base alla quantità di uve verdi realmente non avviate alla produzione finale.

La misura del sostegno al settore vitivinicolo in questo caso varia in base alla tipologia di raccolta di uva verde eseguita, ad esempio per la raccolta manuale il contributo varia da 7 a 9 euro a quintale in base alla resa regionale. Per la raccolta meccanica il prezzo è di 1308/2013, in base alle caratteristiche del terreno. In caso di distruzione chimica del raccolto, il calcolo viene fatto in base ai costi effettivamente sostenuti e dimostrati dagli agricoltori. Il Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo prevede un rimborso al 50% dei valori sopra espressi. Le domande devono essere proposte telematicamente attraverso AGEA, quindi rivolgendosi alla sede locale delle organizzazioni del produttori.

E) Investimenti per le imprese

Si tratta di investimenti volti ad ammodernare le imprese migliorandone la competitività.

Questa tipologia di aiuto è rivolta a coloro che si occupano di produzione di mosto, coltivazione di uve con vinificazione in proprio, coltivazione di uve poi destinate a soggetti terzi che si occupano della trasformazione delle uve e a soggetti che si occupano solo di trasformazione e vinificazione.

Per ognuno di questi interventi il Piano Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo stabilisce dei termini per la presentazione delle domande. Le domande possono essere proposte annualmente. In questo caso non forniamo le date perché ci sono state delle modifiche e delle proroghe a causa dell’emergenza Covid. Di conseguenza consigliamo ai produttori di rivolgersi alle organizzazioni di settore per ottenere maggiori informazioni sulle scadenze effettivamente valide e sui bandi regionali di integrazione al Piano Nazionale.

Naturalmente il settore dell’agricoltura riceve aiuti a 360°, cioè non rivolti esclusivamente ai produttori di vino, per una quadro maggiormente esaustivo inerente gli aiuti dell’Unione Europea, si consiglia la lettura dell’articolo: Agricoltura: aiuti dall’Unione Europea per imprenditori agricoli e PMI

In Abruzzo l’imprenditoria rosa si fa in tre

di Alessia CASIRAGHI

La crescita è donna, almeno in Abruzzo. La Regione ha stanziato un fondo di intervento a favore dell’imprenditoria femminile, con un plafond da oltre 3 milioni di euro destinati alla aspiranti imprenditrici.

Il progetto è stato denominato, non a caso, La crescita è donna”: si tratta di un’ iniziativa promossa nell’ambito degli interventi previsti dal Piano Operativo 2009/10/11 del Fondo Sociale Europeo 2007/13.

L’iniziativa in rosa prevede tre diversi piani di intervento:

  • più imprenditrici, destinato alle aspiranti imprenditrici
  • più professioniste, rivolto alle titolari di imprese già avviate con possibile ruolo di “mentors”
  • Voucher Family, che prevede invece un sostegno ad hoc alle donne lavoratici allo scopo di favorire la conciliazione tra lavoro e famiglia

Lo scopo del progetto “La crescita è donna” è finalizzato a valorizzare il ruolo delle donne nell’economia della Regione Abruzzo, tenendo conto però anche dell’impatto che la crescita regionale può avere sull’industria nazionale e sulla crescita del Pil italiano.

“L’aumento del Pil in Italia può essere un obiettivo possibile solo se saremo capaci di portare la professionalità e l’entusiasmo delle donne nel perimetro del mercato del lavoro, della produzione, delle professioni – ha commentato l’assessore al Lavoro della Regione Abruzzo Paolo Gatti – consideriamo indispensabile l’apporto delle donne alla crescita del sistema Italia e del sistema Abruzzo”.

Intesa Sanpaolo: 1,3 miliardi per le Pmi del Veneto

Piccoli imprenditori veneti a rapporto. La Regione rafforza la sua vicinanza e il suo sostegno alle Pmi grazie al rinnovato accordo tra Piccola Industria Confindustria Veneto e le banche del territorio del Gruppo Intesa Sanpaolo, stanziando un plafond di 1,3 miliardi di euro a sostegno della piccola e media industria regionale.

Banca Intesa San Paolo, Cassa di Risparmio del Veneto e Cassa di Risparmio di Venezia hanno infatti ratificato l’accordo nazionale che prevede lo stanziamento di 10 miliardi di euro per le imprese italiane.

“E’ un’ intesa di grande importanza – sottolinea Alberto Baban, Presidente di Piccola Industria Confindustria Veneto – in un momento in cui stiamo facendo i conti con una grave crisi di liquidità che crea molte difficoltà agli investimenti”.

L’impegno, ha evidenziato invece il Presidente Piccola Industria Confindustria Veneto,Vincenzo Boccia, è di costruire “un percorso di collaborazione che guarda allo sviluppo e al futuro del sistema produttivo italiano”.

Intesa San Paolo conferma così la sua vocazione a sostegno della piccola e media imprenditoria made in Italy. “Oggi vi e’ una minore richiesta di credito da parte delle imprese – ha precisato Marco Morelli, Direttore Generale Vicario Intesa Sanpaolo – ma da parte nostra vi e’ la necessità di valutare con grande attenzione la concretezza del progetto e la struttura imprenditoriale del richiedente. Per questo porteremo dappertutto gli esperti delle nostre società specializzate: metteremo a disposizione delle aziende la nostra esperienza e ascolteremo proposte e critiche, suggerimenti e idee, territorio per territorio”.

Studi professionali: novità per l’iscrizione all’E.Bi.Pro.

 

Nuove regole per l’iscrizione all’ente bilaterale di settore E.Bi.Pro. per tutti i dipendenti degli studi professionali. A seguito del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per il personale degli studi professionali, lo scorso 29 novembre, “il datore di lavoro che ometta di effettuare il versamento deve corrispondere al lavoratore un elemento distinto della retribuzione, non assorbibile, di importo pari a 22 euro a partire dal 1 ottobre 2011, e 23 euro a partire dal 1 settembre 2013, facendosi carico comunque delle prestazioni e dei servizi previsti dal sistema della bilateralità”. E’ quanto si legge nella circolare della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro n. 7 stilata lo scorso 5 dicembre.

La circolare precisa poi che i trattamenti previsti dalla bilateralità sono obbligatori per tutti i datori di lavoro, che applicano il ccnl degli studi professionali, e formano parte integrante del sistema delle tutele economiche e normative concesse ai lavoratori.

I consulenti ci tengono a sottolineare però che il versamento all’E.Bi.Pro. assume correttamente un ruolo nella parte economico-normativa del contratto solo nel caso in cui l’Ente preveda effettive ‘tutele aggiuntive ai prestatori di lavoro’ di sostegno al reddito. “Solo in presenza di una reale prestazione di sostegno al reddito dei lavoratori del settore professionale si concretizzerebbe un diritto contrattuale del singolo lavoratore cui il datore di lavoro dovrebbe far fronte” conclude la circolare della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.

Finchè non verranno stabilite specifiche tutele di sostegno al reddito dei lavoratori, non sussiste cioè alcun obbligo di versamento e quindi la previsione è da ritenersi “ancora ancorata nella parte obbligatoria del ccnl”.