Il 2012 è stato… Speciale. Il 2013 lo sarà ancora di più (speriamo…)

di Davide PASSONI

Carissimi lettori di Infoiva, anche questo 2012 è arrivato alla fine. Lo so, ci avete seguito assiduamente durante tutto l’anno e in molti di voi lo hanno fatto fin da quando siamo nati, quasi tre anni fa. Ragion per cui, forse per molti di voi quello che abbiamo pensato per chiudere l’anno e aprire il 2013 con nuovo slancio è qualcosa di già visto… Ma noi parliamo a tutti, anche a chi in questo 2012 si è perso qualcosa delle nostre news. Ecco dunque qui sotto tutti i nostri speciali da luglio in poi. Buona lettura e buon anno.

LUGLIO 

Saldi estivi

Sicilia a rischio default

Le imprese turistiche si preparano all’estate

 

SETTEMBRE

Imprese turistiche, come’è andata l’estate

Filiera italiana dell’auto

Filiera italiana del tessile

Srl semplificata

 

OTTOBRE

Imprenditori suicidi

Filiera italiana della ceramica

Smau 2012

Buoni pasto

 

NOVEMBRE

Imprese funebri

Mediazione obbligatoria

Apprendistato

Franchising

 

DICEMBRE

Natale, previsioni sui consumi

Professioni non regolamentate

Filiera italiana dell’edilizia

L’estate 2012 degli agenti di viaggio

 

di Alessia CASIRAGHI

Quanto ha influito su chi, del mestiere di realizzare i sogni estivi degli italiani, ne ha fatto un business la crisi che ha attraversato il settore turistico questa estate? Parliamo degli agenti di viaggio, ultimo tassello mancante al nostro viaggio di questa settimana tra i diversi attori impegnati nel comparto turistico italiano. Infoiva ha intervistato Fortunato Giovannoni, Presidente nazionale di FIAVET, al Federazione Italiana delle Associazioni e Imprese di Viaggi e Turismo.  Per conoscere l’umore di chi ha scelto di accompagnare i propri clienti nella scelta di un bene che, in un momento di tagli al portafogli, è sempre più considerato voluttuario.

Un primo bilancio a caldo sull’andamento del turismo in Italia nell’estate 2012.
E’ andata male, le previsioni, viste le scarse prenotazioni di marzo e aprile, non erano delle più rosee. C’è stato un forte calo di turisti perchè la metà degli italiani che gli anni scorsi decideva di partire per le vacanze quest’anno è rimasta a casa.  I cali registrati, a seconda dell diverse regioni d’Italia, hanno superato comunque le due cifre, quindi oltre il 10% stimato da Federalberghi. In alcune zone, come la Sardegna, Liguria e il Veneto, hanno toccato punte anche del -20%.

Quali sono state le Regioni più frequentate dal turismo italiano quest’estate?
La Sicilia, la Puglia e la Campagna, il meridione in generale.

Quali tipologie di strutture hanno privilegiato i turisti? 
Le strutture che meno hanno sofferto del calo delle prenotazioni sono stati gli Hotel dalle 4 stelle in su, mentre a essere maggiormente penalizzati sono stati gli alberghi da 2 e 3 stelle. Un dato che ad una primo sguardo potrebbe apparire strano, ma che ad una lettura più approfondita mette in evidenza come a soffrire maggiormente della crisi sia la fascia medio-bassa della popolazione, che si trova stretta nella morsa di tasse, rincari benzina e calo del potere d’acquisto: il primo bene a cui si rinuncia è un bene considerato voluttuario, come il turismo e le vacanze.
Gli agriturismi hanno tenuto,  anche se con un calo accertato: a risultare più penalizzata è stata la Toscana, la Regione più forte come numero di strutture e anche la più ricercata in passato.

Qual è stata la durata media del soggiorno vacanza?
Chi ha scelto di partire per le vacanza ha ridotto il periodo di permanenza: chi prima si concedeva una settimana, è sceso a 6 giorni, partendo la domenica e rientrando il sabato successivo, chi prima stava fuori 2  settimane è sceso a 10 giorni oppure ha optato per weekend lunghi. A risentire di questa contrazione temporale sono stati in larghissima parte i ristoratori: parliamo di un calo significativo per le attività di food&beverage che si aggira attorno al 30%.

I sistemi di prenotazione online in che misura penalizzano chi possiede un’agenzia di viaggi?
Si tratta di un fuoco di paglia. Molti siti di prenotazione online sono gestiti da agenzie di viaggio, quindi il mercato resta circoscritto. Semmai potremmo parlare per assurdo di un vantaggio che l’agenzia di viaggio trae dal mondo del web: il cliente arriva in agenzia più informato, con le idee già chiare sulla meta  per le proprie vacanze. Ha già visionato pacchetti, prezzi, offerte, strutture, mezzi di trasporti, ma poi sceglie comunque di prenotare in agenzia. Perchè? L’online è un sistema di prenotazione considerata da molti clienti a rischio, dove ci sono più probabilità che venga perpetrata una truffa, mentre l’agenzia di viaggio, grazie al contatto diretto e la presenza fisica di punto di riferimento, rassicura maggiormente l’acquirente, che in un momento di ristrette economiche preferisce non ‘mettere a rischio’ il proprio budget, già esiguo.  E’ una conseguenza della crisi: gli italiani sono diventati più oculati nello spendere e la sicurezza è diventata determinante.

Com’è attualmente l’umore dei vostri associati? Pessimista o ottimista?
L’umore è preoccupante, la fiducia scarseggia. Ma soprattutto ci sentiamo stretti nella morsa di un Governo che perpetra nell’introdurre nuovi adempimenti e richieste nei confronti di chi si trova a gestire un’agenzia di viaggio: l’ultima novità riguarda lo Spesometro.  Per legge siamo tenuti a rendicontare a fine anno all’Ufficio delle Entrate ciascun acquirente che spende più di 3.600 euro presso la nostra agenzia nell’arco di un intero anno ( e non di un solo viaggio!). E ancora il divieto di incassare contanti sopra i 1000 euro per acquirente. Tutto diventa più difficile in un momento in cui l’umore generale non è dei migliori.

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa chiederebbe come priorità per il turismo in Italia e per la vostra categoria?
Creare un sistema turismo valido, efficiente e moderno. Chiediamo solo una cosa al Governo: di essere adeguati alle stesse condizioni in cui operano i nostri colleghi europei. A cominciare dalla tassazione: non mi spiego perchè in alcuni Paesi Ue l’Iva applicata  alla vendita dei viaggi sia al 18%, se non addirittura al 14%, mentre da noi continua ad essere al applicata la tassazione al 21%.
Al Ministro abbiamo già richiesto una legge quadro che uniformi tutte le le ggi regionali: con la modifica dell’art.5 della Costituzione, la possibilità di legiferare nel settore turismo è stato demandato alle Regioni, trasformando il Paese  in macchia di leopardo: occorre equiparare le condizioni di gestione e adempimento delle procedure, che oggi variano da regione a regione e ancora, equiparare le diverse categorie di agenti di viaggio (incoming, outgoing, tour organizer etc).

Come vedete il vostro futuro?
Una ripresa ci sarà ma non nell’immediato. La vacanza è ancora considerata un bene voluttuario e le tasche degli italiani sono vuote. Confidiamo nell’Estate 2013, Natale e Capodanno sono dietro la porta.

Turismo in crisi? Il governo è il grande assente

Quella appena trascorsa è stata una lunga settimana per Infoiva. La prima, vera settimana di rientro dalle vacanze che abbiamo deciso di impegnare proprio cercando di fare un primo bilancio della stagione in via di chiusura. Ci abbiamo visto lungo, dal momento che in settimana sono uscite le prime stime elaborate da Federalberghi

E siccome ci abbiamo visto lungo, abbiamo voluto andare sul territorio a sentire alcune delle più importanti Federalberghi locali, per tastare il polso degli operatori che ogni giorno “si sporcano le mani”. Le istanze che abbiamo raccolto sono state molto simili tra loro: la tassa di soggiorno? Una jattura. L’Imu? Una rapina? Le misure del governo a sostegno del turismo? Inesistenti.

Insomma, chi più chi meno, gli operatori locali hanno passato un’estate vissuta pericolosamente, confortati unicamente dal bel tempo di agosto (dopo un giugno e un luglio altalenanti) e già proiettati con molti timori chi alla stagione invernale, chi all’estate 2013. Con un solo, unico auspicio: che gli italiani, la prossima estate, abbiano di che spendere per le ferie.

 

Federalberghi Emilia: lasciateci liberi di fare impresa

Confturismo Veneto: investire nel settore, via tasse e rigidità

Più città d’arte, meno mare in Toscana. La parola a Paolo Corchia

Estate all’ombra del Colosseo. Qual è il bilancio?

Agriturismo, vero trend dell’estate 2012

Italia, il turismo è “verde” speranza

Ascoltare in questi giorni le varie Federalberghi regionali non è stata un’esperienza particolarmente consolante. La stagione turistica che ci lasciamo alle spalle è stata difficile per Emilia Romagna, Lazio, Veneto, Toscana e molte altre regioni; Federalberghi ha poi confermato a livello globale le stime dei cali, specialmente su agosto: -10% di presenze dall’inizio dell’anno.

Ma c’è un settore che pare abbia sofferto meno degli altri: quello dell’agriturismo. Secondo Turismo Verde – Cia l’aumento, seppur minimo (+1%), è dovuto ai picchi di presenze registrati soprattutto nel week-end di Pasqua, nei ponti del 25 aprile e dell’1 maggio e nel periodo estivo; in controtendenza rispetto al dato globale, per esempio, è agosto, con più di 1,5 milioni di ospiti, e le prenotazioni di settembre fanno prevedere un aumento di soggiorni in campagna stimato fino al 3%.

Infoiva non poteva quindi lasciarsi sfuggire l’occasione di sentire chi rappresenta questo settore ancora “vivo”, Giuseppe Gandin.

Leggi l’intervista al presidente di Turismo Verde – Cia Giuseppe Gandin.

Agriturismo, vero trend dell’estate 2012

 

di Alessia CASIRAGHI

Diario di un albergatore di campagna. Gli agriturismi sono risultati, secondo i dati emersi dalla relazione di Federalberghi diffusa ieri, l’unico comparto turistico italiano ad aver superato indenne questa tormentata (e torrida) estate 2012. Anzi che ha registrato una seppur lieve crescita: presenze in aumento dell’1 % nel 2012, con un boom pari a 1,5 milioni di turisti registrato nel solo mese di agosto, complici i soggiorni ‘mordi e fuggi’, il classico weekend fuori porta, e i prezzi rimasti invariati rispetto agli scorsi anni.

Ma qual è l’aria che si respira tra chi, come imprenditore, ha deciso di intraprendere questa attività, quasi sempre coniugandola con quella più prettamente agricola? Infoiva lo ha chiesto a Giuseppe Ganbin, Presidente di Turismo Verde, l’associazione nazionale agrituristica della Cia-Confederazione italiana agricoltori.

Un primo bilancio a caldo sull’andamento per il settore degli agriturismi della stagione turistica che si sta concludendo.
Anche se è un po’ presto per avere dati precisi, posso dire che il bilancio di questa estate 2012 è stato positivo, anche se abbiamo registrato una contrazione nella durata dei soggiorni e una spesa minore, perchè il turista media cercava di risparmiare il più possibile. Tutto sommato non ci possiamo lamentare. I numeri sulle presenze si sono mantenuti stabili rispetto al 2011 anche perchè i nostri prezzi sono invariati da 2-3 anni, nonostante l’aumento dello sgravio fiscale che pesa sul settore agricolo. L’agriturismo è oggi l’unico settore in crescita, che continua ad assumere manodopera, e ad avere un bilancio in attivo.

Quali sono le Regioni che hanno registrato maggior affluenza?
Toscana, la Puglia sta crescendo molto, è la regione del sud che registra la maggior crescita. Non se la cava male nemmeno la Sicilia, un po’ meno la Sardegna, più penalizzata quest’anno. Mantengono una buona posizione Veneto e Emilia Romagna.

Qual è la durata media del soggiorno in agriturismo?
Il soggiorno massimo dura una settimana, ma il weekend resta il più gettonato. Il picco delle richieste si è registrato nel mese di agosto, ma solo nelle aree balneari e montane, e nelle zone limitrofe, che hanno visto crescere il numero delle prenotazioni. Più penalizzate le zone all’interno e le aree continentali, anche a causa del clima torrido che si è respirato il mese scorso.

Perchè scegliere una vacanza in un agriturismo?
Per la posizione, la maggior parte delle nostre strutture si trovano in campagna o nelle aree vicino alle zone balneari, e poi per i cibi genuini che la nostra agricoltura è in grado di offrire. Dal produttore al consumatore in maniera diretta.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore degli agriturismi italiani?
L’agriturismo è riconosciuto dallo Stato come realtà agricola, non come azienda turistica, e per questo presenta delle limitazioni per legge sotto moltissimi punti di vista, sia per quanto riguarda i giorni di apertura, il numero massimo di ospiti che possiamo accogliere, solo per citarne alcuni. Dall’altra parte però si trova gravato della medesima tassazione cui sono sottoposte le imprese turistiche e commerciali: dall’Imu  alla Tarsu, senza dimenticare che per noi la tassa sui rifiuti si moltiplica per tre. Oltre alla Tarsu, come imprese agricole ci troviamo a far fronte alla tassa sui rifiuti agricoli, più quella sugli scarti di lavorazione agricola. Per usare una metafora, è come comprare una Ferrari, ma non poter fare più del 50 all’ora.

L’applicazione della tassa di soggiorno ha inciso negativamente sul turismo?
La tassa di soggiorno è un altro capitolo discusso. In Veneto, ad esempio, la tassa di soggiorno sugli agriturismi è equiparata a quella degli hotel 4 stelle, anzi si trova a cavallo fra i 4 e 5 stelle  (3 euro per gli hotel 5 stelle, 2,50 euro per gli agriturismi e 2 euro per gli hotel 4 stelle). E le nostre tariffe di prezzo non sono certo quelle degli hotel a 5 stelle! Il nostro però è un settore numericamente debole (1%)  e troppo poco ascoltato perchè le cose cambino in tempi brevi.

Il rincaro dei carburanti e la stretta del fisco quanto hanno inciso sull’afflusso di turisti nella Regione?
Ha pesato tantissimo, sia per quanto riguarda l’afflusso dei turisti, sia per quanto riguarda, come aziende agricole, la coltivazione: l’agricoltura oggi è totalmente meccanizzata e l’aumento dei carburanti è stato il colpo di grazia.

Com’è attualmente l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
L’umore è positivo, anche se va sottolineato che il buon andamento dell’estate non si è tradotto in un vero e proprio guadagno: ci ha permesso di mantenere il capitale, ma non certo di riuscire ad aumentare gli introiti, che si ritrovano volatilizzati in tasse, rincari e pressione fiscale in aumento.

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa chiederebbe come priorità per il vostro settore?
Dovremmo rivolgerci piuttosto a Catania, al Ministro dell’agricoltura Cattaneo non essendo riconosciuti come strutture ricettive turistiche. Quello che chiederei è l’aumento degli investimenti a favore del settore agricolo e una maggiore facilità nell’accesso al credito per chi decide di aprire un agriturismo o per chi già ha intrapreso questa attività. Rappresentiamo una risorsa preziosa per il Paese in questo preciso momento storico ed economico, un’economia quasi di ritorno dal momento che molti giovani che si trovano senza lavoro decidono di ricominciare ‘in campagna’, comprandosi o affittando un appezzamento per aprire una propria attività turistica. Chiediamo di essere valorizzati e non stretti dalla morsa degli oneri fiscali.

 

 

Estate all’ombra del Colosseo. Qual è il bilancio?

 

di Alessia CASIRAGHI

Cali significative nelle presenze, vacanze sempre più brevi e molto spesso all’aria aperta. Il settore turistico risente del momento di stallo economico anche all’ombra del Colosseo, nella Regione Lazio, dove, per dare qualche numero, le sole isole Pontine hanno registrato una diminuzione delle presenze pari al 20%. Per fare il punto della situazione su quest’estate 2012, Infoiva ha interpellato il Presidente di Federalberghi Lazio, Walter Pecoraro. Che lancia un appello a ministri e Governo: investire di più sull’unica vera ricchezza del nostro Paese, il turismo e le risorse paesaggistico-culturali.

Un primo bilancio a caldo sull’andamento, nel Lazio, della stagione turistica che si sta concludendo.
In via generale si è registrato un calo in termini di presenze e di permanenza media nella Regione Lazio, che riflette il dato complessivo nazionale. Unica eccezione Roma, dove , pur in presenza di una diminuizione delle tariffe e conseguentemente dei fatturati, abbiamo registrato un aumento delle presenza turistica nell’ordine del 4-5%.

Quali tipologie di strutture hanno privilegiato i turisti? Il piccolo albergatore riesce ancora a trovare il suo spazio?
Chi è andato in vacanza ha preferito soggiornare negli hotel i quali, riducendo i propri margini di guadagno, hanno realizzato iniziative promozionali per andare incontro alle esigenze della domanda. Tuttavia va segnalato un aumento del turismo all’aria aperta, probabilmente dovuto dallo scenario economico complessivo, che indirizza i consumatori verso strutture turistiche a costi più contenuti.

Quali aree della Regione hanno registrato il maggior numero di prenotazioni?
L’unica realtà che ha registrato tassi di crescita è l’area romana, mentre le altre aree territoriali della Regione hanno subito dei cali seppur differenziati da realtà a realtà. Significativi al riguardo sono i dati del mare Pontino, che ha registrato un calo nell’ordine del 15/20% e il comparto turistico termale, che ha perso il 20% rispetto al 2011.

Le isole Pontine, in particolare, hanno segnato un record negativo quest’anno? Perché?
Le isole Pontine hanno registrato un calo del 20%. A pesare è stata soprattutto la minor presenza del turismo d’élite, costituito da maxy yacht e grandi barche a vela, allontanati dalla paura dei controlli fiscali. Sicuramente si trattava di una tipologia di turista che tra shopping e ristoranti rappresentava una fonte di arricchimento e guadagno per il territorio e la regione. Tra le motivazioni del calo vanno poi a sommarsi altre cause come l’aumento del costo carburante, la tassa di soggiorno, la tassa di sbarco.

Il rincaro dei carburanti e la stretta del fisco quanto hanno inciso sull’afflusso di turisti nella Regione?
È una delle voci che sicuramente ha inciso maggiormente, soprattutto per la fascia di turismo medio-bassa la cui propensione ai consumi si è contratta.

L’applicazione della tassa di soggiorno ha inciso negativamente sul turismo?
Anche questa voce, aggiunta la costo del carburante ed alla minor propensione alla spesa, non possiamo considerarla di certo un incentivo poiché contribuisce ad elevare il costo complessivo della spesa turistica del consumatore.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore alberghiero regionale?
L’Imu ha avuto e avrà un impatto significativo sui costi delle imprese turistiche, sia per quelle proprietarie dell’immobile, sia per quelle che gestiscono in locazione, poiché i proprietari immobiliari tenderanno a far ricadere sui canoni di locazione l’onere dell’Imu.  Purtroppo in un momento di mercato in cui non ci si può permettere l’incremento delle tariffe, l’aumento dei costi incide sulla redditività aziendale e quindi sulla ricchezza complessiva del settore turistico e dei territori.

Quali iniziative sono state promosse per incentivare il turismo nella Regione Lazio?
Le iniziative messe in pista sono state indirizzate verso la promo-commercializzazione dei territori e dei prodotti turistici, sia da parte della componente pubblica (Regione Lazio in primis, Roma Capitale, Province ecc..), sia da parte della componente privata, che ha impegnato e continua ad impegnare molte risorse per favorire il turismo nella nostra regione.

Com’è attualmente l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
Premesso che varia da territorio a territorio, è sicuramente vacillante tra l’ottimismo ed il pessimismo a seconda delle notizie che arrivano dal contesto economico nazionale ma anche europeo e mondiale. Soprattutto permane una forte preoccupazione per l’incertezza circa la durata di una crisi che sta facendo sentire significatamene i suoi effetti.

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa chiederebbe come priorità per il turismo in Lazio?
Essenzialmente due cose:  da una parte nell’immediato l’abolizione della tassa di soggiorno, dall’altra chiederei maggiori competenze e risorse a livello nazionale per evitare l’eccesso di “federalismo turistico”, che ci ha fatto perdere posizioni a livello mondiale. E’ necessaria una maggiore incisività da parte del Ministero nelle politiche governative, che da sempre è molto attento ad un’industria che ormai mostra i segni di un irreversibile declino, ma è troppo poco attento e interessato all’unico vero volano economico del nostro Paese: il turismo e  le risorse culturali ed ambientali dell’Italia.

Più città d’arte, meno mare in Toscana. La parola a Paolo Corchia

 

di Alessia CASIRAGHI

Le città d’arte, amate, celebrate e sognate dai turisti stranieri in viaggio in Italia, sono state la meta più ambita del turismo in Toscana in questa estate 2012. Più sofferente si è rivelata invece l’offerta balneare, anche se Versilia e Forte dei Marmi conservano il loro fascino immutato. Infoiva ha intervistato Paolo Corchia, Presidente di Federalberghi, per stendere insieme a lui un primissimo bilancio della stagione appena trascorsa in una delle regioni più belle d’Italia, tra speranze, delusioni e nuovi obiettivi di chi decide di fare l’imprenditore nel settore turistico.

Un primo bilancio a caldo sull’andamento, in Toscana, della stagione turistica che si sta concludendo.
E’ stato un anno difficile e tormentato. Uso questo due aggettivi perchè testimoniano una crisi del mercato interno italiano, compensato però da una decisa conferma dell’internazionalizzazione della domanda turistica in Toscana. Le città d’arte continuano ad avere un segno positivo, mentre gli altri due settori importanti per il turismo regionale, quello balneare e termale, che vivono maggiormente di mercato interno, rivelano una forte crisi. Crisi compensata in parte, per quanto riguarda certe località, pensiamo ad esempio a Forte dei Marmi, dalla forte domanda dei mercati dell’Est, russo in particolare. Sia la Versilia che l’Isola d’Elba, le località che rappresentano il nostro mercato balneare, non nascondono però in questo 2012 la crisi del mercato interno italiano.

Quali tipologie di strutture hanno privilegiato i turisti? Il piccolo albergatore riesce ancora a trovare il suo spazio? (Hotel, Bed & Breakfast, grandi catene ..)
Il 90% della nostra offerta alberghiera è fatta di piccole strutture che non superano spesso le 40-50 camere, soprattutto nelle zone balneari della Versilia, dell’Elba e in Maremma. Si tratta di imprese a conduzione familiare, che hanno registrato, soprattutto nei mesi di giugno e luglio, prenotazioni inferiori alle aspettative.

Quali aree della Regione hanno registrato il maggior numero di prenotazioni?
Direi le aree del turismo balneare che presentano un’offerta del lusso, le città d’arte, come sempre e non va male nemmeno il turismo all’aria aperta, come mi confermano i miei colleghi della Faita, la Federazione dei Campeggi. Il settore che soffre di più è invece quello degli alberghi tradizionali, con cali molto sensibili rispetto al 2011, che era stato al contrario un anno di ripresa. Parliamo di un calo che si aggira, secondo i primi dati parziali, attorno al 15%, con la parziale tenuta del mese agosto, complice il clima favorevole, e in maniera sorprendente, una certa tenuta di settembre.

L’applicazione della tassa di soggiorno ha inciso negativamente sul turismo?
E’ la voce che più ha influito negativamente: intanto perché si tratta, a nostro avviso, di un balzello medievale che colpisce un solo settore, e poi perché è assolutamente priva di coerenza nella sua applicazione. Mi spiego meglio: i territori e i comuni decidono autonomamente se adottarla o mano, si tratta di una situazione a macchia di leopardo. Ma l’aspetto più grave riguarda la finalità della tassa, che è completamente disattesa: ad oggi gli introiti generati servono unicamente a ripianare bilanci, mentre la legge direbbe e vorrebbe che venisse reinvestita nel settore turistico. In Toscana esistono degli Osservatori di destinazione turistica, in cui le imprese dovrebbero avere una voce importante: quello che chiediamo come Federlaberghi è di trasformare la tassa di soggiorno in una tassa di scopo, da reimpiegare in investimenti che guardano alla creazione di infrastrutture per il turismo, o alla promozione del territorio stesso. Ma solo in pochissimi casi riusciamo a condizionare in questo modo i Comuni.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore alberghiero regionale?
L’aumento rispetto all’Ici in Toscana è stato in alcuni casi superiore al 100%, per cui si è avuto un netto raddoppio rispetto alla tassa precedente. L’Imu non è però l’unica tassa ad aver pesato sul bilancio degli albergatori. Un esempio su tutti: a Forte dei Marmi c’è stato un aumento del 90% in soli due anni della Tarsu, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti.

Il rincaro dei carburanti e la stretta del fisco quanto hanno inciso sull’ afflusso di turisti nella Regione?
Accidenti se ha influito! I rincari hanno penalizzato fortemente il turismo, sia italiano che internazionale, sia per chi ha deciso di venire in vacanza in Toscana, che per chi, una volta qui, desidera muoversi all’interno della regione.
Sono stato in questi giorni all’EuroBike sul lago di Costanza, una manifestazione che anticipa i mondiali di ciclismo che si terranno in Toscana nel 2013, un avvenimento sportivo di altissimo livello, e ho trovato un differenziale di almeno 60 centesimi al litro in meno per la benzina, passando tra Austria, Germania, tralasciando poi i prezzi della Svizzera.

Quali iniziative sono state promosse per incentivare il turismo nella Regione Toscana? Quali vorreste?
Vorremmo che ci fosse una strategia che premiasse i tre settori principali del turismo: città d’arte, turismo balneare e turismo termale. Parola d’ordine: valorizzare, entro una logica di prodotto che porti alla promozione di questi tre aspetti in maniera diversa da quello che si sta facendo ora. Ci attendono delle scadenze importanti: come anticipavo prima, i Mondiali di Ciclismo che si terranno l’anno prossimo, potrebbero trasformarsi nell’occasione per offrire un’immagine diversa e nuova della Toscana, promuovendo i percorsi in bicicletta della nostra Regione, dalla Lunigiana alla Maremma, ancora scarsamente conosciuti. Altra occasione di promozione, la presenza di un tratto della Via Francigena in Toscana, che permetterebbe di portare alla luce angoli suggestivi e finora inediti, piccoli centri, di conoscere da vicino la nostra offerta enogastronomica. Si tratta di possibilità inespresse e risorse in grado di trasformarsi in prodotto turistico, la questione è saperli commercializzare, valutando quali siano i mercati che in questo momento storico rispondono meglio.

Quanti sono i giovani che impegnati nel settore turistico o che desiderano ‘fare impresa’ in questo settore in Toscana? Esistono dei finanziamenti erogati dalla Regione per chi decide di avviare un’attività?
E’ l’aspetto più vitale di Federalberghi. Padroni di nuove tecnologie, capaci di raggiungere mercati e clienti in maniera innovativa, i giovani sono una risorsa fondamentale per noi e per il turismo in Toscana. Anche se non bisogna dimenticare che il nostro lavoro richiede doti particolari: la tradizionale capacità d’accoglienza che si eredita dalle generazioni passate. L’albergo è una passione.

Com’è attualmente l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
Chi decide di fare l’imprenditore deve essere per forza ottimista: in questo momento gli albergatori stanno scontando la difficoltà della stagione che ci stiamo lasciando alle spalle, tra le più difficili e tormentate degli ultimi 10-15 anni. E’ evidente che non siamo soddisfatti dei risultati, ma dall’altro lato c’è anche la speranza di essere alla fine di un ciclo, e soprattutto la forza che nasce dalla consapevolezza di possedere un brand unico, che è la Regione Toscana stessa. Una regione, unica in Italia, che da sola, grazie al suo brand, potrebbe farsi promozione all’estero senza bisogno del marchio Italia. I trend di crescita della domanda estera in Toscana sono stati costanti negli ultimi 10 anni e sempre in crescita. E questo compensa anche la crisi del mercato interno.

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa chiederebbe come priorità per il turismo in Toscana?
La cosa più importante è la riqualificazione dell’offerta. Mi spiego meglio: molti dei nostri alberghi sono nati negli anni ’60 e hanno bisogno di riqualificarsi. La migliore forma di promozione del turismo consiste anche nell’offrire strutture eccellenti e all’avanguardia. Questo però si scontra troppo spesso con la difficoltà per gli imprenditori di accedere al credito: per cui chiederei al ministro Gnudi una detassazione degli investimenti per chi decide di ristrutturare e riqualificare la propria impresa turistica. E di diminuire la pressione fiscale. E una politica di crescita, che stentiamo ancora a vedere. Ne ho elencate troppe?

 

Confturismo Veneto: investire nel settore, via tasse e rigidità

di Davide PASSONI

Continua il “giro di tavolo” di Infoiva tra i vari operatori regionali del turismo per avere un commento sulla stagione estiva ormai agli sgoccioli. Dopo il presidente di Federalberghi Emilia Romagna, Alessandro Giorgetti, oggi tocca al collega veneto Marco Michielli, presidente anche di Confturismo Veneto. E anche all’ombra della Serenissima, la situazione fa riflettere…

Un primo bilancio a caldo sull’andamento, in Veneto, della stagione turistica che si sta concludendo.
Partiamo dicendo che non commento i dati di partenze e arrivi, in quanto non danno la vera fotografia della situazione. Parlando sotto il profilo aziendale posso dire che, tutto sommato, se sono corretti i dati che leggo provenienti dal resto d’Italia, il Veneto complessivamente ha tenuto più di altre regioni. Il dato di fondo è che negli ultimi 3 anni la forbice tra incassi e margini operativi si sta divaricando paurosamente. Se, come è vero, fare buoni margini operativi significa avere buone capacità d’investimento, l’apertura della forbice è un grosso problema.

Ovvero?
Una volta le banche, per concedere un finanziamento a una struttura turistica guardavano prima di tutto il valore dell’immobile. Oggi non basta più, oggi le banche guardano la produttività dell’azienda e se questa cala o è quasi nulla il finanziamento non viene erogato. Se poi lo spazio per l’autofinanziamento è azzerato, diventa fondamentale il ricorso alle banche, che però non erogano: è un cortocircuito che mi preoccupa.

Nonostante un’offerta di prim’ordine…
Nel panorama nazionale la nostra offerta turistica è buona, per qualità e varietà. Certo, negli ultimi anni la clientela italiana ha alzato il proprio target perché ha cominciato a viaggiare all’estero, in Paesi nei quali trova strutture di dimensioni e livello molto alto, con decine di addetti e pensa, una volta che va in vacanza in Italia, di ritrovare gli stessi standard. Non sapendo che, per esempio, costruire o pagare del personale in Egitto costa infinitamente meno che da noi.

Com’è l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
Basso, perché guardiamo con terrore al prossimo anno. Prevediamo già che a giugno 2013 avremo le strutture. Austriaci e tedeschi, che costituiscono buona parte della nostra clientela, faranno le vacanze a maggio, per cui prevediamo un buon maggio, ma con i prezzi di maggio. Se a giugno non arrivano loro e gli italiani non avranno soldi per andare in ferie – come è prevedibile -, chi verrà in quel mese? Rischiamo di trovarci con grosse problematiche da gestire a livello territoriale.

Chiusure…
Certo. Pensi che ci sono alberghi a Venezia che hanno chiesto di diventrare stagionali. A Venezia! Senza contare che, per esempio, la nostra montagna è incastrata tra Trentino Alto Adige e Friuli, regioni a statuto speciale che hanno finanziamenti e norative diverse e più vantaggiose rispetto alle nostre, non solo in ambito turistico.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore alberghiero regionale?
Secondo un calcolo che abbiamo fatto, a noi in Veneto ha portato in media un aumento dell’80% rispetto all’Ici. Dico io, abbiamo le tasse sugli utili più alte del mondo: peccato che le paghiamo su utili che non facciamo più.

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa gli chiederebbe come priorità per il turismo in Sicilia?
Il turismo è l’unica azienda che può dare immediata occupazione e immediata risposta alla crisi. Bisogna investire sul turismo ma abbiamo delle rigidità allucinanti e dei non senso come la tassa di soggiorno: ovunque sia stata applicata, non è mai finita a finanziare iniziative legate al turismo ma solo a tappare i buchi delle amministrazioni comunali.

Per non parlare delle tasse di stazionamento per le barche, dei controlli sui pagamenti in contanti…
Personalmente posso non essere d’accordo con un certo modo di ostentare la ricchezza, ma se ho, poniamo, un magnate russo che viene nel mio porto con lo yacht e mi lascia sul territorio qualche decina di migliaia di euro, mica lo faccio scappare con tasse assurde: faccio di tutto per farlo tornare, magari con gli amici. O se la stessa persona mi stappa 80 bottiglie di champagne in una notte, lo faccio perquisire dalla Finanza così non lo rivedo più nel mio locale? Ecco alcune delle rigidità che danneggiano il settore.

C’è dell’altro per Gnudi, vero?
A livello strategico è necessario un ripensamento della delega del turismo alle regioni. Si è trattato di un errore clamoroso. Abbiamo il marchio piu prestigioso al mondo che è il made in Italy, rispolveriamolo per il turismo, trasferiamo le competenze a livello centrale, basta al turismo degli assessori che vanno a far promozione all’estero alle proprie città: si vada alle fiere internazionali promuovendo centralmente l’Italia. Poi ciascuna regione o ciascun comune, se vuole, anche vada per conto suo. Poi chiederei anche una forte integrazione del sistema aeroportuale: è necessario trasferire su ala almeno il 30% del nostro turismo nei prossimi 10 anni, o saremo fuori mercato. Vuole un esempio? Noi come Veneto sosteniamo che il 60% della nostra clientela è tedesca, ma in realtà è bavarese. Perché in poche ore d’auto e di autostrada sono qui. Gli altri tedeschi vanno in Spagna o in Egitto: in aereo ci mettono meno e sono direttamente in spiaggia.

Italia.it, un’occasione persa?
Italia.it, una cosa vergognosa. Ci è costata 179 milioni e la sua efficacia è pari a zero. Dovrebbe essere il sito che fa entrare gli stranieri in Italia, dalla presentazione del Paese alla prenotazione dell’hotel, e invece per le prenotazioni ci siamo fatti superare da siti da come Booking o Expedia che fanno margini e profitti alle spalle dei nostri hotel. Se questi siti fossero italiani, almeno i soldi delle commissioni che incassano resterebbero qui, ma se un hotel deve arrivare a lasciare loro tra il 18 e il 40% e più di commissione, come fa a far crescere il fatturato? Più percentuale di incasso ti lascio, più persone mi mandi… Un sistema malato, a dispetto dei numeri.

Federalberghi Emilia: lasciateci liberi di fare impresa

di Davide PASSONI

Noi di Infoiva abbiamo tenuto un occhio vigile per tutta l’estate sull’andamento del turismo in Italia. Un’industria dalle enormi potenzialità, fatta quasi solo da piccole e piccolissime imprese e che, in quanto tale, non può che godere di un trattamento di sfavore da parte del governo e del fisco. Avevamo incontrato a luglio il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, e ci eravamo fatti raccontare i primi mesi del 2012 visti dalla parte di chi opera nel campo dell’hospitality. Ora che, come cantavano i Righeira (miti assoluti) “l’estate sta finendo”, facciamo il punto con alcune Federalberghi regionali per capire che stagione si è lasciata alle spalle chi fa dell’accoglienza una professione. Cominciamo da Federalberghi Emilia Romagna e dal suo presidente, Alessandro Giorgetti.

Un primo bilancio a caldo sull’andamento, in Emilia Romagna, della stagione turistica che si sta concludendo.
La stagione è stata difficile, un po’ per tutte le regioni ma, credo, per noi più che per altri per via della comunicazione che è stata fatta sul terremoto di maggio, che ha rallentato le prenotazioni in due mesi cruciali come maggio e giugno. Da quello che si raccontava sui media sembrava che il terremoto avesse investito tutta la regio ma, naturalmente, non era così; da questo è derivata per noi la difficoltà a stare sul mercato e tante vendite non sono andate a buon frutto. Nonostante questo abbiamo mantenuto numeri importanti, un po’ in calo a luglio e ad agosto.

Cifre?
In termini spannometrici, non avendo ancora dati certi e completi, stimo un -10% di presenze e -15% di fatturato come media.

Tanta della vostra clientela storica è straniera: che ne è stato?
Trovo positivo che gli stranieri siano tornati: è sinonimo di un appeal sul mercato internazionale che non abbiamo perso.

E gli italiani?
Abbiamo pagato la crisi che coinvolge il ceto medio, che era la clientela base della nostra zona; impiegati, artigiani, piccoli commercianti hanno subito e subiscono la pressione delle manovre economiche del governo, la riduzione del loro potere d’acquisto e in tanti hanno tagliato le spese superflue, tra cui le vacanze. Non è solo una mia impressione, è un punto di vista suffragato da molte relazioni che vengono dal territorio.

Quali tipologie di strutture hanno privilegiato i turisti? Il piccolo albergatore tipo “Pensione Marisa” riesce ancora a trovare il suo spazio?
La “Pensione Marisa” della situazione lavora perché ha clienti abituali che mantengono nel tempo una relazione di fiducia quasi familiare. Più difficile la situazione di altre realtà, dove magari le persone pretendono di pagare meno degli anni scorsi per avere gli stessi standard di servizio alti che avevano in passato. La qualità va pagata, se non posso mantenere i prezzi non posso dare servizi all’altezza. Spesso, invece, la gente vorrebbe avere i servizi che ha, che so, a Sharm o sull’altra sponda dell’Adriatico, con schiere di camerieri al proprio servizio, ma non si rende conto che là il costo della manodopera è nettamente incomparabile al nostro.
Tornando alla “Pensione Marisa”, il suo rischio è che quando la sua clientela non ci sarà più, sarà fuori mercato. Come Federalberghi stiamo lavorando proprio per dare a questo tipo di imprese gli strumenti per evitare che ciò accada e che possano emergere: investiamo molto sulle capacità delle imprese e degli imprenditori, vogliamo resistere con capacità e passione per andare avanti.

Com’è l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
Basso, c’è pessimismo perché si sentono compressi da normative e burocrazia, specialmente per quanto riguarda l’obbligo di segnalare all’autorità fiscale i pagamenti in contanti di somme ingenti, le spese per vacanze superiori a 3600 euro e via dicendo. Pressioni e verifiche fiscali stanno minando l’equilibrio dei nostri imprenditori, che già combattono in una stagione difficile come questa. Per fortuna almeno il tempo ci ha assistito, ci ha aiutato, ma il clima di sfiducia nel futuro e le difficoltà di tante imprese a rivedere la propria mission rimangono.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore alberghiero regionale?
In alcuni comuni abbiamo scambiato il tetto massimo dell’Imu al 10,6 per mille in cambio del non pagamento della tassa di soggiorno. Capiamo le esigenze di cassa dei comuni e la necessità di rispettare i patti di stabilità, ma vogliamo che i comuni turistici abbiano un trattamento diverso. In questo senso va la nostra alleanza con gli enti turistici per far capire alle istituzioni che il meccanismo va cambiato; pensi che in alcuni casi con il passaggio all’Imu è stato raddoppiato l’importo che si pagava con la vecchia Ici: aspettiamo la seconda rata per capire la mazzata che ci arriverà. Hotel, pensioni eccetera sono come edifici industriali, che danno lavoro e occupazione: perché devono essere tassati così?

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa gli chiederebbe come priorità per il turismo in Emilia Romagna?
Soprattutto di migliorare la logistica. Qui in regione abbiamo un problema di logistica oggettivo; aeroporti, autostrade, siamo indietro di decenni: il passante di Bologna che da 4 corsie passa a 2, siamo tagliati fuori dalla Tav… Nei Paesi vicini in pochi anni le infrastrutture cambiano il volto di città e regioni, qui non ce la facciamo mai. Sappiamo che alcune volte queste cose non dipendono direttamente dal ministro, così come i fondi che abbiamo chiesto per riqualificare le imprese, vediamo… Poi sarebbe necessario un regolamento diverso, a livello nazionale, sulla tassa di soggiorno. Insomma, logistica, tasse, fondi per la riqualificazione sono
elementi importantissimi per poter competere e restare sul mercato. Su questo vogliamo che si lavori, con basi di programmazioni serie in una nazione che sta ai primi posti nel mondo per patrimonio e potenzialità turistiche: dimostri con i fatti e non con le chiacchiere di essere all’altezza di questo ruolo.

In una parola…
Vogliamo essere liberi di fare impresa.