Insider trading: perchè è un reato e come viene punito dalla legge?

L’Insider trading è  un reato. Ecco cos’è e come funziona. Un approfondimento anche da chi può essere svolto e la normativa italiana in merito.

Insider trading: cos’è?

L’insider trading è una forma di speculazione. Un reato svolto su determinati titoli effettuata utilizzando informazioni riservate ottenute in quanto soci delle società che ha emesso i titoli stessi. Oppure in ragione dell’esercizio di una funzione, professione o ufficio. Chi è in possesso di informazioni riservate relative ad una società può speculare anticipando le reazioni che si verificheranno in borsa al momento della loro divulgazione. In altre parole è l’utilizzo della conoscenza di accadimenti non noti a tutti, in posizioni di asimmetria informativa. Lo scopo è quello di ottenere un indebito vantaggio economico da sfruttare per se o per altri. Per tale motivo l’insider trading è un reato.

Insider trading: da chi può essere commesso?

Godendo della loro posizione all’interno della società, di solito, possono commettere questo reato i sindaci, gli amministratori, gli azionisti e tutti i dirigenti. Grazie al ruolo che rivestono infatti, vengono a conoscenza di informazioni riservate. Ma possono effettuare operazioni di insider trading anche altri soggetti.

Anche soggetti che non sono parte integrante della società, ma con essa interagiscono. E’ il caso ad esempio della sfera dei professionisti, gli agenti di cambio, i dipendenti di una società di intermediazione mobiliare o di una società di revisione dei conti. Purtroppo questo tipo di reato è abbastanza diffuso in borsa. Tuttavia spetta alla Consob verificare la violazione di questo divieto, e quindi l’esistenza del reato.

Il quadro normativo italiano in merito

La legge italiana ha iniziato a interessarsi all’insider trading con il Testo Unico delle disposizioni in materia di mercati finanziari TUF o Legge Draghi. Tutto nasce dall’attuazione della direttiva comunitaria e sull’esempio legislativo di altri paesi. La prima legge è la n. 157/1991 che configura l’insider trading come reato punito con la reclusione ed una multa. L’art. 180 del decreto legislativo n. 58/1998 rinomina il reato come abuso di informazioni privilegiate. La legge ha puntato alla realizzazione di un testo chiaro e coerente con la normativa presente in altri paesi. In particolare ha precisato che è punito chiunque è in possesso di informazioni riservate svolge le seguenti azioni:

  • acquisto o vendita di strumenti finanziari avvalendosi delle informazioni stesse. Anche se tali operazioni vengono fatte per interposta persona;
  • comunicazione di informazioni a terzi al di fuori del proprio rapporto di lavoro o professionale o del ruolo ricoperto;
  • indurre altri o dare raccomandazioni che possono falsare l’andamento dello strumento finanziario con acquisti o vendite.

Le sanzioni previste per l’insider trading

Come già detto è la Consob che si occupa di controllare le transazioni sul mercato finanziario. La Commissione Nazionale per le Società e la Borsa è l’ente rivolto alla tutela degli investitori, dell’efficienza, trasparenza e sviluppo  del mercato mobiliare italiano. Inoltre è un’autorità amministrativa indipendente istituita il 7 giugno 1974 con la legge numero 216. A partire dal 2004 è stato stabilito che coloro che compiono abuso di informazioni privilegiate, se l’illecito ricade nella disciplina penale, sono puniti con la reclusione da uno a sei anni.

A questo va aggiunta anche una multa da venti mila a tre milioni di euro. Ma non finisce qui, perché il giudice può aumentare la multa fino al triplo o fino al maggiore importo di dieci volte il profitto conseguito dal reato. Questo dipende dalla gravità del fatto, dal numero di persone coinvolte e dal profitto ottenuto. A questo punto occorre fare un’ulteriore precisazione. Questa sanzione è prevista per il detentore dell‘informazione riservata. Mentre per chi ha ricevuto l’informazione si parla di illecito amministrativo. In questo caso è prevista solo una multa da venti mila a tre milioni di euro.

Cosa si intende per informazione riservata

L’insider trading è quindi un reato molto grave. Questo perché tratta informazioni riservate di una società. Per informazione riservata di intende un’informazione specifica di contenuto determinato, di cui il pubblico non dispone, concernente strumenti finanziari che, se resa pubblica, sarebbe idonea a influenzare sensibilmente il prezzo. (Art 180 comma 3). 

Al fine di verificare i comportamenti illeciti il Tuf sul tema delle “comunicazioni al pubblico”, obbliga gli emettenti quotati e i soggetti che li controllano a comunicare al pubblico le informazioni privilegiate. Presti comunicati vengono chiamati price sensitive. Le informazioni price sensitive sono rappresentate da notizie riguardanti i fatti sociali di una società emittente oppure informazioni di natura macro-economica che, all’atto della diffusione, inducono una modifica nel prezzo dello strumento finanziario.

Tipping e tuyautage: altri reati fraudolenti

Rientrano tra i reati anche il Tipping ed il Tuyautage. Nel primo caso si intende la comunicazione delle informazioni privilegiate ad altrui persone, al di fuori del normale esercizio di lavoro, professione, funzione o ufficio. Mentre con il termine tuyautage si intende: raccomandazione o induzione al compimento di operazioni di acquisto o vendita di strumenti finanziari. Tuttavia sono comunque comportamenti illeciti che portano manipolazioni sul mercato finanziario. Pertanto rimangono sempre e comunque vietati.

Fornero: risanamento, crescita, coesione sociale nell’azione di governo

Il Governo Monti alza il velo sui punti chiave del suo programma e lo fa tramite le parole del neo ministro del Welfare Elsa Fornero. Intervistata da ‘Radio anch’io”, il ministro ha parlato chiaro: risanamento, crescita e coesione sociale saranno alla base dell’azione di Governo. “Devono valere, come ha detto il presidente del Consiglio, – ha detto Fornerotre parole chiave, risanamento, necessario e urgente perché senza quello non ci si salva, crescita, coesione sociale e equità. Questo ispirerà l’azione di Governo e anche la mia“.

Liberalizzazioni, privatizzazioni, mercato del lavoro, pensioni: dalle misure urgenti per centrare il pareggio di bilancio nel 2013 alle grandi riforme, questi sono i punti del programma di Governo che oggi Mario Monti, premier e ministro ad interim dell’Economia, presenterà al Parlamento, sperando di placare la speculazione dei mercati e rilanciare la crescita del Paese.

Un’agenda dunque prevalentemente, almeno in questa prima delicatissima fase, economica. Il passaggio di consegne a Via XX Settembre tra l’ex ministro Giulio Tremonti e Monti c’é stato ieri sera subito dopo il Consiglio dei ministri: un incontro cordiale, di circa mezz’ora, dietro la celebre scrivania di Quintino Sella. Punto di riferimento del programma economico del nuovo governo sarebbe la lettera inviata quest’estate dalla Bce al governo in cui si chiedevano misure drastiche e impopolari.

Si attende l’annuncio di quei “sacrifici ma con equità” ai quali Monti avrebbe fatto riferimento già negli incontri con le parti sociali. La manovra aggiuntiva, che si aggiungerebbe ai due decreti estivi e alla legge di stabilità, e che sarebbe necessaria per centrare il pareggio di bilancio nel 2013, potrebbe aggirarsi intorno ai 20-25 miliardi di euro e dovrebbe prevedere nuovi tagli alla spesa ma anche nuove entrate. Al momento sembrerebbe più probabile un ritorno dell’Ici rispetto alla patrimoniale.

Ma sono già annunciate misure contro i “privilegi“, ed è da immaginare che si metterà mano ai costi della politica. Poi le misure di rilancio, e il super-ministro allo Sviluppo e alle Infrastrutture, Corrado Passera, ha già annunciato le sue parole d’ordine: “sviluppo sostenibile e posti di lavoro“. La spinta alle liberalizzazioni e alla concorrenza dovrebbe essere quindi il cavallo di battaglia per la crescita.

Iva al 21%, il rischio di speculazioni è elevato

L’entrata in vigore dell’aumento di un punto percentuale dell’imposta sul valore aggiunto ha scatenato il panico tra i consumatori che per l’ennesima volta hanno dovuto accettare a testa bassa un aumento dei prezzi per i beni di consumo. Confesercenti calcola che l’aumento medio per le famiglie sarà di 140 euro all’anno considerando l’effettivo incremento dei prezzi e gli arrotondamenti apportati dai commercianti, ancora la Cgia di Mestre prevede un aumento annuale per famiglia di 92 euro dovuti al rincaro di trasporti e benzina, mentre Federconsumatori e Adusbef stimano un aumento di 173 euro l’anno.

Cifre a parte quel che è certo è che il costo della vita aumenterà soprattutto a causa dell’incremento del costo dei carburanti (ebbene sì, aumenteranno ancora…) e dei trasporti. Le tasche degli italiani saranno messe a dura prove e le associazioni a difesa dei consumatori non ci stanno. Prima tra tutte Codacons, che ha ben pensato di presentare un esposto alla guardia di finanza per vigilare su eventuali aumenti ingiustificati. L’Italia è il Paese dei furbi e in molti aprofitteranno dell’aggravio per speculare. L’associazione spiega:  “In base alle denunce dei consumatori alcuni esercenti, approfittando della situazione di confusione determinatasi, applicherebbero aumenti anche su beni esclusi dall’incremento dell’Iva, come ad esempio caffè, cappuccino o cornetto“.

Il presidente di Codacons, Carlo Rienzi, ha chiesto alle forze dell’ordine di effettuare controlli a campione negli esercizi commerciali per valutare eventuali aumenti non giustificati dall’incremento di un punto percentuale dell’Iva. Il rischio inflazione alle stelle è elevato (si stima possa crescere dell’1,38% – secondo Codacons) e l’Italia non può sostenere una situazione peggiore di quanto non sia già. Si pretende quindi che vengano “effettuare tutti le dovute verifiche predisponendo ispezioni a tappeto negli esercizi commerciali, con lo scopo di accertare eventuali irregolarità nell’applicazione della nuova aliquota e verificare i listini confrontandoli con quelli praticati nei giorni antecedenti l’entrata in vigore della nuova tassa”.

Stiamo preparando un esposto a tutti i comandi provinciali della Guardia di Finanza, affinchè dispongano ispezioni a tappeto negli esercizi commerciali, finalizzati ad accertare irregolarità nell’applicazione della nuova aliquota – spiega Rienzi -. Il timore è che possa verificarsi ciò che è avvenuto durante il passaggio dalla lira all’euro, ossia arrotondamenti dei listini sempre al rialzo, e quindi sempre a danno dell’acquirente finale“.

Abbiamo visto come la normativa italiana ed europea che regolava gli arrotondamenti durante il changeover, sia stata disattesa dalla maggior parte degli esercizi commerciali – prosegue Rienzicon danni immensi per i cittadini, che hanno subito rincari ingiustificati. Per evitare il ripetersi di una simile sciagura, le Fiamme Gialle devono andare nei negozi e verificare i nuovi listini confrontandoli con quelli prarticati nei giorni scorsi, denunciando le irregolarità nell’applicazione della nuova Iva sui prezzi“.

La volontà di Codacons è tutelare i cittadini monitorando costantemente i prodotti e denunciando le anomalie. I comuni cittadini possono aiutare la guardia di finanza attraverso il blog partecipativo http://www.carlorienzi.it/ nato per volontà del Presidente dell’associazione.

Un attacco speculativo contro l’Italia? Occhio, non è solo fantapolitica

di Gianni GAMBAROTTA

E’ uscito da poco “La sostanza del bianco“, libro edito dal Gruppo 24 Ore. E’ un thriller finanziario firmato da John Stitch, pseudonimo di Claudio Scardovi, professore della Bocconi, ex Lehman Brothers, oggi consulente di grandi gruppi italiani e internazionali. E’ un libro che vale la pena di leggere, sperando che quello che racconta, e che sembra del tutto verosimile, non si trasformi in una realtà cronistica di un domani molto prossimo.

Stitch-Scardovi immagina che un gruppo di finanzieri in qualche Paese orientale veda nelle attuali difficoltà dell’Occidente, ancora in preda alla grande crisi iniziata nel 2008, l’occasione per realizzare degli utili stratosferici, giocando contro alcuni Stati. Questi speculatori, che godono dell’appoggio dei loro politici di riferimento desiderosi di diventare i nuovi leader del pianeta, lanciano un attacco contro l’euro, la valuta nata una decina di anni fa e che non è ancora riuscita ad assicurarsi un ruolo solido. E per centrare il bersaglio, pensano di incominciare a muovere contro l’Italia, il ventre molle del sistema europeo.

Si tratta di un romanzo di fantapolitica, certamente. Ma l’autore non ha dovuto lavorare troppo di fantasia per immaginare la trama. Forse non ci saranno oscuri personaggi che, con l’avallo o la regia di spregiudicati politici, preparano una congiura per assicurarsi la supremazia mondiale. Però, che sia in atto una sorta di guerra globale combattuta attraverso le monete è indubbio, basta vedere che cosa sta succedendo fra Stati Uniti e Cina: Washington che continua a chiedere con insistenza una rivalutazione dello yuan e Pechino che, ostinatamente, la rifiuta.

Quando ci sono guerre in vista (o in corso) sono normalmente i vasi di coccio i primi a rimetterci. E questo, purtroppo, è lo stato in cui si trova l’Italia. Il Paese, come ha scritto anche lunedì scorso sul Corriere della Sera il professor Francesco Giavazzi, ha due problemi: il primo è costituito dal più alto debito pubblico d’Europa; il secondo da un’economia che cresce meno della media dell’Europa. Non è vero che l’Italia, nella crisi, abbia fatto meglio dei suoi partner: ha perso più punti di crescita di Germania, Francia, Inghilterra; ha avuto performance migliori solo rispetto a Spagna, Grecia, Portogallo.

Se la situazione non cambierà, se non riuscirà a recuperare – e in fretta – la strada della crescita, l’Italia non riuscirà a migliorare il rapporto debito/pil. Il mercato vede chiaramente questa difficoltà e le sta puntando contro. Il differenziale di tassi fra titoli pubblici italiani e tedeschi in continuo aumento ne è la conferma. Speriamo che Stitch-Scardovi non abbia buone qualità di futurologo.

La crisi politica rischia di lasciare sole l’Italia e la sua economia

di Gianni GAMBAROTTA

I numeri sono quelli che sono. Lo spread fra il bund tedesco e i titoli di Stato italiani ha ormai superato i 2,4 punti. Peggio di noi sta la Spagna (ma di poco) e, in ordine crescente, il Portogallo, l’Irlanda e la Grecia. Il che vuol dire due cose. La prima: collocare sui mercati il debito pubblico italiano sarà sempre più difficile e costoso. E trattandosi di un debito di oltre 1800 miliardi di euro, si capisce che la vicenda è assai delicata. La seconda: la speculazione finanziaria internazionale, prima o poi, rischia di affacciarsi anche dalle nostre parti.

L’estate scorsa ha colpito la Grecia, provocando una crisi quasi fatale dell’euro. Ora si è concentrata sull’Irlanda, sta assaggiando il Portogallo e prende le misure anche alla Spagna. E soprattutto la speculazione sta a guardare quale sarà la reazione dell’Europa, se interverrà a difesa dei Paesi deboli o se lascerà che le cose vadano seguendo un corso naturale. Con particolare attenzione vengono seguite le mosse della Germania: le banche tedesche sono le più esposte verso l’Irlanda, così come lo erano con la Grecia. Comunque, in questa aria di crisi permanente e di potenziale caos monetario, l’Italia è tenuta sotto stretta vigilanza. Sia per l’enormità del suo debito (il terzo al mondo, ma l’Italia non è la terza economia mondiale), sia per la situazione politica in cui Roma è finita e che viene guardata con crescente sospetto dalla finanza internazionale.

Lo scenario non incoraggiante. È vero che i contendenti politici hanno trovato, per lo meno, l’accordo per far passare la Finanziaria. Ma poi? Molto probabilmente si andrà alle elezioni anticipate che si terranno a marzo-aprile. Quindi per quattro-cinque mesi il Paese affronterà una delle campagne elettorali più dure della sua storia recente e tutti saranno concentrati a vincere le elezioni, a qualsiasi costo. Nessuno darà un’occhiata a quello che succede nel mondo, sui mercati. E se la bufera monetaria aumenterà di intensità (evento per nulla improbabile) chi prenderà, assieme agli altri Paesi europei, delle misure per contrastarla? Un premier e un ministro dell’Economia dimissionari e impegnati (soprattutto il primo) in estenuanti comparsate tv, comizi, incontri per conquistare consensi e voti?

Così l’Italia e la sua economia saranno lasciate da sole, le decisioni che contano saranno prese altrove. Ci si sveglierà a marzo-aprile con un Parlamento nuovo, passerà ancora parecchio tempo per formare un governo. E poi ci si occuperà del debito, dell’aumento degli spread. Sperando non sia troppo tardi.