Nuovi chiarimenti sullo split payment

Quella dello split payment è una disciplina che non convince per nulla le imprese e la sua introduzione a opera della Legge di Stabilità 2015 è risultata ai più farraginosa. Ecco perché, ora, l’Agenzia delle Entrate ha emesso ben due circolari per fare chiarezza su alcuni punti.

Le Entrate hanno dato ulteriori indicazioni sulla procedura di split payment, in particolar modo sull’ambito oggettivo e soggettivo, su sanzioni e i rimborsi. Dal punto di vista oggettivo, l’Agenzia delle Entrate enumera le operazioni non soggette a split payment, da quello soggettivo chiarisce che rientrano nel nuovo meccanismo alcuni soggetti pubblici come i commissari delegati per la ricostruzione in seguito a eventi calamitosi e i consorzi interuniversitari; sono esclusi dallo split payment gli enti pubblici non economici autonomi rispetto alla struttura statale che perseguono fini propri anche se di interesse generale.

Ovvio che di fronte alle incertezza della norma che regola lo split payment, l’Agenzia delle Entrate ha sottolineato che non saranno applicate sanzioni per le violazioni commesse prima del 13 aprile, purché in presenza di imposta assolta.

Infine, relativamente ai rimborsi, la circolare chiarisce che le operazioni soggette a split payment implicano l’erogazione prioritaria del rimborso qualora il suo presupposto sia quello dell’aliquota media. In assenza di questo presupposto, l’erogazione segue le vie ordinarie.

Split payment e reverse charge? Mazzate per le imprese

Che il meccanismo dello split payment potesse essere un danno per le aziende, se non una vera e propria sòla, lo avevamo già scritto e intuito in tempi non sospetti. Ora anche la Cna lo mette nero su bianco, cifre alla mano. E sono cifre che fanno rabbrividire.

In una nota della Confederazione nazionale dell’artigianato si legge che “nel 2015 le imprese soggette allo split payment e al reverse charge avranno un ammanco mensile di 2 miliardi di euro“. Mica bruscolini. Secondo gli artigiani, le imprese più penalizzate dal meccanismo dello split payment saranno quelle che lavorano con la Pubblica amministrazione. “Le imprese che lavorano per la Pa – si legge ancora nella nota -, circa 2 milioni in tutto, soffriranno di un ammanco di cassa mensile pari a 1,5 miliardi, a causa del mancato incasso dell’Iva. In media, ognuna di loro avrà bisogno di 9.300 euro al mese. Le 310mila imprese destinatarie del reverse charge sconteranno, nel complesso, un ammanco mensile di circa 340 milioni, in media 1.110 euro ognuna“. Non bastasse già la crisi…

Secondo l’Osservatorio Cna sulla tassazione delle piccole imprese, queste cifre sono il combinato disposto dell’applicazione dello split payment, unita a quella del reverse charge. Così come lo split payment penalizzerà soprattutto le imprese che lavorano con la Pa, il reverse charge danneggerà invece le imprese che operano nel settore “installazione impianti, con un deficit finanziario di 212 milioni al mese. Seguono le imprese edili che si occupano di completamento di edifici, con un ammanco mensile di 104 milioni”. Imprese in buona compagnia (si fa per dire…), insieme a quelle che effettuano pulizie di edifici per altre società: -28 milioni al mese.

Split payment, una circolare per fare chiarezza

Ennesima puntata nella telenovela dello split payment. Adesso una circolare dell’Agenzia delle Entrate prova a chiarire quali sono le operazioni realmente soggette alla normativa e quali invece no.

Nello specifico, tocca alla circolare 1/E/2015 sullo split payment chiarire che il meccanismo di scissione dei pagamenti Iva è relativo solo alle operazioni documentate, con fattura emessa dai fornitori. Una limitazione che esclude dal meccanismo dello split payment le operazioni che il fornitore certifica semplicemente rilasciando ricevuta fiscale o scontrino.

Escluse dallo split payment anche le operazioni che avvengono tramite il rilascio di scontrini non fiscali, qualora siano riferiti a soggetti che si utilizzano la trasmissione telematica dei corrispettivi o altre modalità di certificazione.

La buona notizia è che, per una volta, l’Agenzia delle Entrate si è accorta di non brillare per eccessiva chiarezza e quindi non irrogherà sanzioni per le violazioni alle modalità di versamento Iva tramite split payment che siano state commesse prima dell’emanazione della circolare. Almeno quello.

Split Payment, lettera dei Giovani di Confapi al presidente Mattarella

La novità dello split payment non va giù a nessuno, imprese o professionisti che siano. Abbiamo visto nei giorni scorsi come il presidente dell’Ordine degli Ingegneri abbia chiesto al governo di fare chiarezza sugli ambiti di applicazione dello split payment.

Ora tocca ai Giovani di Confapi prendere carta e penna e scrivere nientemeno che al fresco presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una lettera aperta a firma del presidente nazionale dei Giovani di Confapi Angelo Bruscino nella quale quest’ultimo non usa mezze parole per illustrare i danni che l’introduzione dello split payment arrecherà alle imprese sul piano della gestione finanziaria. Ecco il testo della lettera.

Caro Presidente, le sue parole ‘Sarò un arbitro imparziale, ma i giocatori mi aiutino’ riferite agli attori della politica hanno colpito tutti noi e vorremmo che fossero applicabili anche al rapporto tra una Pubblica Amministrazione, spesso giocatore scorretto e in continuo ritardo nei pagamenti alle imprese, e il mondo delle imprese oneste e del lavoro. Gentile Presidente, ci risiamo, nuova norma vecchia abitudine, nonostante le migliaia di dichiarazioni fatte a destra e a manca che inneggiano il made in Italy e la ferma volontà di aiutare le imprese, alla fine si ricasca nel vecchio vizio e si torna a mortificarle, questa volta con lo split payment. In buona sostanza, l’impresa fornitrice di beni e servizi alla Pa si troverà ad emettere una fattura la cui Iva verrà versata dall’ente direttamente all’Erario.
Risultato? L’impresa non riuscirà a compensare l’Iva generando quindi una minore disponibilità di cassa che in un periodo di credit crunch come quello attuale si tradurrà, unitamente ai ritardi di pagamenti dello Stato, in un nuovo tsunami sul mondo delle imprese che travolgerà chi è sopravvissuto alla crisi con grandi difficoltà.
Con questo vogliamo ribadire che la lotta all’evasione resta fondamentale, ma forse basterebbe a volte che lo Stato rispettasse le sue stesse leggi, come ad esempio il rispetto dei contratti e dei tempi di pagamento per risollevare le sorti di migliaia di imprese e trovare le casse dell’erario meno vuote; se le Pmi continuano ad essere munte, alla fine non resterà più nulla da recuperare se non il rimpianto per aver agito male.
Gentile Presidente, ci aspettiamo un suo intervento che riesca ad assicurare allo Stato e alle imprese il medesimo risultato: lotta all’evasione e semplificazione e velocità per le Pmi. Imprese che sono la spina dorsale di questo Paese e che sono già stata troppo bersagliate da norme inique e da interpretazioni arbitrarie. In gioco è la competitività del nostro tessuto economico
“.

Non sappiamo se la questione dello split payment sia sull’agenda del presidente Mattarella, ma ci auguriamo che dopo questa e altre lettere dello stesso tenore vi venga messa al più presto.

Split payment, ennesima fregatura

Si chiama split payment ed è il meccanismo, introdotto con la legge di stabilità, secondo il quale la Pubblica Amministrazione dall’1 gennaio pagherà al cedente o al prestatore il corrispettivo della fattura al netto dell’IVA. In sostanza, i fornitori della Pa che dall’1 gennaio avranno emesso regolare fattura con addebito di Iva, in base allo split payment incasseranno solo l’imponibile. Lo split payment si applicherà non solo alle fatture emesse dal 1 gennaio 2015 ma anche alle fatture che risultano sospese al 31 dicembre 2014.

Sarà la Pubblica Amministrazione a versare l’Iva all’Erario anziché al fornitore, il quale si troverà sempre a credito di Iva: a fronte dell’Iva non incassata addebitata sulle proprie fatture emesse, il fornitore dovrà regolarmente pagare l’Iva ai propri fornitori. A parziale compensazione, il meccanismo dello split payment consente al fornitore della pubblica amministrazione di chiedere il rimborso Iva trimestrale.

Se, da una parte, la Pa indica nello split payment uno strumento di lotta all’evasione fiscale, dall’altra parte i piccoli fornitori (la maggior parte) che sono a loro volta vessati dalle tasse, oltre che dai tempi biblici di pagamento della Pa, avranno da questa norma solo un ulteriore aggravio di difficoltà.

Sono però esentati dallo split payment i fornitori che sulle proprie prestazioni sono soggetti a ritenuta alla fonte (esempio tipico, i professionisti) e i fornitori che sulle proprie forniture applicano il reverse charge, (esempio tipico, le imprese di pulizia).