Cloud computing e PMI: pro e contro

In questa sede abbiamo già avuto modo di parlare del Cloud computing, da molti considerato come la principale via di “distribuzione” del software nel prossimo futuro. Secondo recenti stime già dal 2012 il Cloud computing rappresenterà il 25% di tutta la spesa del reparto IT aziendali; un dato questo che deve far riflettere sulle potenzialità del Cloud.

Partendo da queste stime cerchiamo però di conoscere in maniera più pratica questo Cloud computing, soprattutto dal punto di vista delle PMI.

Abbiamo visto che questa tecnologia permette di accedere ai servizi a pagamento appoggiandosi a infrastrutture localizzate esternamente all’azienda e gestite direttamente dal fornitore. Questo consente l’erogazione in modo perpetuo dei servizi che rimangono nella nuvola, e quindi sempre disponibili perché distribuiti attraverso la rete. Questo tipo di Cloud prende il nome di Cloud pubblica.

Oltre a questa forma di condivisione può considerarsi vantaggiosa l’implementazione di una Cloud privata, mediante l’installazione su server interni all’azienda. Per la Cloud privata l’azienda deve essere in possesso soltanto di un collegamento a internet veloce ed affidabile. Dotarsi di questo tipo di tecnologia reca sicuramente dei benefici in termini di flessibilità, come ad esempio l’accesso ad email, documenti, contatti, ed una gestione più diretta dei clienti, grazie all’accesso alle informazioni da tutte le postazioni di lavoro.

Da un punto di vista pratico non cambia nulla, nel senso che non cambia minimamente il modo di lavorare o di accedere al software, ma dal punto di vista economico l’azienda risparmia molto sui costi per la formazione specifica, in quanto utilizza sempre i medesimi strumenti.

L’attuale sofferenza delle PMI è sotto gli occhi di tutti: contrazione economica, banche restie a fornire credito se non a fronte di garanzie concrete, tutto questo si acutizza ancor di più se si pensa a chi deve avviare l’attività da zero.

Il Cloud computing permette alle PMI un notevole risparmio sui costi delle infrastrutture informatiche e sulla loro manutenzione. Oltre a questo, con una Cloud di tipo pubblico è possibile fruire immediatamente dei servizi software desiderati; basterà semplicemente iscriversi. L’azienda può così concentrarsi esclusivamente sul proprio core business, senza disperdere inutilmente tempo e risorse. Inoltre, non si deve nemmeno più preoccupare degli aggiornamenti che sono interamente a carico del fornitore del servizio.

Uno dei problemi alla base del Cloud computing è quello della scalabilità del software, problema che è stato risolto in modo semplice tramite il pagamento periodico dei soli servizi realmente utilizzati dall’azienda.

Da questo si evince che la Cloud è un tipo di tecnologia perfettamente scalabile e flessibile, adattabile a tutte le esigenze delle PMI.

Analizzando il Cloud computing da un punto di vista critico potrebbero sorgere dei dubbi riguardo alla riservatezza dei dati e sul tipo di legame con il fornitore del servizio, specie in caso di guasti e/o disservizi. Tutto questo dovrebbe tuttavia essere disciplinato dal contratto che lega l’azienda al fornitore del servizio. Nel contratto devono essere scritti chiaramente i tempi di ripristino in caso di guasto e il livello di protezione e sicurezza degli apparati, in modo tale che l’accesso sia consentito soltanto alle persone autorizzate.

Il futuro è sicuramente tutto nelle mani del Cloud, tanto che diverse grandi aziende IT hanno già una specifica linea di business dedicata alla Cloud strategy. Gli esperti prevedono che entro il 2020 la diffusione del Cloud, che permette di accedere agli applicativi via Web da qualsiasi luogo (anche via smartphone) e in qualsiasi momento, porti alla continua e progressiva eliminazione degli applicativi sui PC generici.

Emiliano Ragoni

Cloud: la condivisione traina il futuro

Cloud e condivisione saranno sicuramente i protagonisti del futuro, soprattutto per aziende e professionisti. La parola condivisione infatti è sempre più utilizzata, tanto da essere diventata più di una mera ipotesi di sviluppo. L’Osservatorio Internet 2011 di Microsoft Windows Live parla chiaro in tal proposito, con un’indagine condotta da Nextplora su un campione di 1.000 individui. Cosa ci attenderà quindi nel prossimo futuro?

Il popolo di internet prevede che il futuro online sarà dominato principalmente da due fenomeni; uno di tipo tecnologico, ed un altro di tipo sociologico. Il fenomeno tecnologico vedrà sempre più la diffusione dei servizi di Clouding computing. Quello sociologico è invece la possibilità di condividere interamente (o quasi) la propria vita e partecipare a quella degli altri attraverso internet (non che adesso questo non avvenga..).

Emanuele Colli, Responsabile della Divisione Online di Microsoft Italia, ha dichiarato che la casa di Redmond durante tutti questi anni ha studiato con molta attenzione il cambiamento delle abitudini del popolo di internet e oggi è assolutamente pronta a recepire questi cambiamenti mettendo a disposizione dell’utente un ampio ventaglio di soluzioni cloud e di servizi online accessibili da qualsiasi dispositivo.

Nonostante un futuro da sicuro protagonista il Cloud non sembra essere ancora conosciuto; allo stato dei fatti solo il 15% degli intervistati nel corso dell’indagine dichiara di fare uso di servizi in modalità Cloud, mentre il 38% afferma di conoscerne almeno uno. Il dato interessante è comunque quello che l’88% dei rispondenti organizza la propria vita sulla nuvola, salvando online le proprie foto, documenti, musica e passioni.

Altro dato molto interessante riguarda l’utilizzo dei servizi di Storage Online; il 76% degli intervistati è favorevole ad archiviare i propri documenti di lavoro sulla nuvola. Anche i servizi di Office Online trovano tra gli intervistati una preferenza prevalentemente lavorativa. Dall’indagine di Microsoft emerge inoltre che il concetto di Sharing è molto più vicino all’universo femminile, che ne individua il significato con fare qualcosa insieme a qualcuno. Gli uomini invece vedono lo sharing come la possibilità di scambiare le opinioni e confrontarsi. Le modalità di conservazione appaiono segmentate a seconda dell’età degli intervistati; i più giovani amano condividere foto e video, le persone tra 25 e 34 anni notizie sulla propria vita personale, quelli tra 45 e 54 recensioni sui prodotti acquistati, gli over 55 articoli di giornali e news.

Lo strumento elettronico più utilizzato per tutti i servizi di condivisione risulta sempre essere il computer, al secondo posto si collocano i moderni smartphone (iCloud docet). Alessandra Costa, Direttore Ricerche e Partner di Nextplora, ha commentato che si sta sempre più andando verso una “Società della condivisione”, condivisione che riguarda soprattutto la rete di conoscenze, di contatti, di amicizie, più in generale di vita; elementi che di fatto contribuiscono a definire la propria identità nella rete.

Non si deve essere degli acuti analisti di mercato per affermare che la Cloud rappresenterà il futuro online, semplicemente per il fatto di mettere a disposizione spazio illimitato e consentire di accedere a dati e informazioni da diversi luoghi e da diversi dispositivi elettronici.

Emiliano Ragoni