Pellet di mais: cos’è, quanto costa. Conviene?

Il caro energia ha costretto gli italiani a cercare delle alternative per risparmiare, sicuramente il diversificare le fonti può aiutare a calmierare i prezzi, ecco perché tra le alternative al metano, che ha subito i maggiori rincari, c’è il pellet, ma non solo pellet di legno, tra le alternative possibili c’è il pellet di mais.

Diversificare le fonti energetiche con il pellet di mais

Il pellet di legno, come visto in precedenti approfondimenti, pur essendo ancora conveniente rispetto al metano, ha dei costi molto lievitati rispetto al 2021, siamo ormai a oltre il doppio del prezzo praticato nel 2021. Proprio per questo le persone cercano ulteriori alternative. Il prezzo del pellet è determinato da diversi fattori, ad esempio il costo dell’energia necessaria per produrlo a cui si aggiunge il costo della materia prima cioè del legno che è impegnativo anche per quanto riguarda la gestione dei boschi, inoltre la crisi in Ucraina ha reso difficili le importazioni e le produzioni italiane sono ridottissime. Questo implica che diventa necessario andare verso biomasse prodotte in Italia. Abbiamo già parlato del nocciolino di oliva, ora parliamo del mais.

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Stufa a pellet: come trasformarla per bruciare nocciolino e risparmiare ?

Il pellet di mais: cos’è e come si ricava

Come il nocciolino è un materiale di scarto così può essere considerato il mais. Fin da subito sono infatti nate delle polemiche visto che il mais è un prezioso alimento per gli animali e distrarlo da tale finalità comporta un’elevata domanda e la salita del prezzo. Inoltre alcune varietà sono usate per produrre olio e farina di mais usata nell’alimentazione umana.

La realtà però è un po’ diversa perché, come per ogni prodotto naturale, vi sono delle porzioni inadatte agli scopi, ad esempio perché avariato, può capitare che delle scorte di mais siano attaccate dalle muffe, inoltre in alcuni casi la produzione è di bassissima qualità non adatta agli scopi per cui generalmente è prodotto. Con questo materiale di scarto si può ottenere un combustibile perfetto per le stufe a biomassa. Il costo oscilla tra i 30 e i 50 euro al quintale, molto dipende dalla tipologia e se trattasi di scarto.

Anche in questo caso occorre prestare attenzione, infatti per le stufe a biomassa (policombustibili) può essere necessario semplicemente modificare i parametri, mentre nel caso in cui la propria stufa sia solo a pellet, è necessario apportare modifiche anche alla struttura. In ogni caso è sempre consigliato l’intervento di un professionista.

Per avere una buona resa è necessario però un residuio di umidità basso, inoltre a tali condizioni il potere calorifico è molto maggiore rispetto a quello del pellet, infatti arriva anche a 6.000 Kwh/kg.

Stufa a biomassa o pellet: differenze e costi dei vari combustibili

Il riscaldamento è una delle spese che preoccupa di più gli italiani per i mesi invernali. Il prezzo del metano è irrefrenabile, costantemente i politici parlano di razionamento e gli italiani proprio non vogliono rinunciare a un comfort ottimale. Ecco perché tutti cercano soluzioni alternative. Tra queste vi è le stufa a biomassa che non deve essere confusa con la stufa a pellet. Ecco le principali differenze.

Stufa a biomassa: i vantaggi di un combustibile multiplo

Per sfuggire al caro prezzi dei combustibili per il riscaldamento la soluzione migliore è avere la possibilità di cambiare facilmente combustibile in base al prezzi correnti. Una soluzione fantasiosa e utopica? No. Con la stufa a biomassa è possibile. La stufa a biomassa ha proprio questa caratteristica, cioè è in grado di bruciare:

  • pellet ;
  • legna: il costo della legna dipende dalla tipologia e in alcuni casi dal grado di umidità, varia dagli 8 ai 20 euro a quintale e in questa forte oscillazione c’è un potere calorifico molto differenziato. Una legna con un elevato grado di umidità costa meno, ha una resa molto inferiore, rispetto a legna asciutta, e può creare problemi al funzionamento della stufa a biomassa;
  • cippato (cioè scarto della lavorazione del legno per realizzazione di mobili oppure scarto di lavori di potatura di alberi). Il costo del cippato è di circa 4 euro al quintale. In vendita sono disponibili anche dei cippatori “familiari”, cioè piccoli attrezzi in grado di ridurre in piccoli pezzi gli scarti delle potature, ad esempio quelle del giardino. Appare questa una soluzione ottimale per chi ha la possibilità di avere della legna;
  • nocciolino (cioè bucce delle nocciole), costo da 18 a 21 euro al quintale, potere calorifico 4,2 Kwh/kg, livelli di umidità inferiori al 10% residui (cenere) 2%. Uno dei vantaggi dei gusci di nocciole è l’Iva al 10%. Appare una soluzione ottimale anche se con l’aumento della domanda, possiamo aspettarci un aumento dei prezzi;
  • nocciolino di sansa di oliva (scarto della lavorazione delle olive per l’estrazione dell’olio) costo circa 22-24 euro al quintale, con resa che sembra essere addirittura superiore a quella del pellet. Il potere calorifico oscilla 4,5 ed i 6,5 Kwh/Kg in base al grado di umidità e residui (cenere) inferiore al 4%;
  • mais, bruciare mais di questi tempi sembra poco conveniente.

Molti di questi materiali, come si può notare, sono scarto derivante da altre lavorazioni, proprio per questo motivo hanno un prezzo ridotto e sono ecocompatibili.

Costi acquisto e manutenzione di una stufa a biomassa

Per poter acquistare una stufa a biomassa occorre tenere in considerazione che occupa un certo spazio, inoltre rispetto ad una stufa che funziona con un solo combustibile, ad esempio stufa a pellet o stufa a legna, ha un costo più elevato. Difficilmente si riesce ad acquistare una stufa a biomassa con meno di 4.000 euro. Naturalmente si parla di modelli collegati all’impianto di riscaldamento e che di conseguenza riescono a riscaldare anche ambienti grandi. Il prezzo di acquisto può sgonfiarsi accedendo alle agevolazioni fiscali.

La stufa a biomassa rispetto a una stufa a pellet può effettivamente dare delle maggiori difficoltà per quanto riguarda la gestione, infatti quando si bruciano prodotti che hanno un grado di umidità simile, ad esempio pellet, gusci di nocciole ben secchi e cippato lasciato asciugare bene, non vi sono problemi nel passaggio da un combustibile all’altro. Se si intende bruciare legna, magari non asciutta bene (la legna ideale deriva dal taglio di annate antecedenti e tenuta in luogo asciutto, oppure il nocciolino di sansa che può risultare umido, può essere necessario aggiornare i parametri con l’aiuto di un tecnico qualificato.