Formaggio italiano: cresce la domanda

Il consumo di formaggio si conferma in crescita: sono in aumento sia la domanda mondiale che quella interna. Ad annunciarlo sono stati il responsabile di Clal.it (società di consulenza che analizza il mercato lattiero caseario) Angelo Rossi e il rappresentante di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) Claudio Federici nel corso del convegno svolto questo pomeriggio a CremonaFiere.

Nel periodo gennaio-luglio di quest’anno il mercato mondiale ha fatto registrare un +3,34% rispetto al medesimo periodo del 2010: “L’Europa si conferma il principale esportatore – ha sottolineato Rossi -, anche se rispetto all’anno passato il ritmo di crescita è notevolmente rallentato”.

I principali acquirenti a livello globale sono i Paesi del Sud-Est asiatico, del Centro-Sud America e del Medio Oriente. I formaggi italiani confermano il trend continentale con un incremento del +3,93% rispetto ai dodici mesi precedenti: “è un momento piuttosto favorevole – ha commentato di nuovo Rossi -; l’unica nota dolente è rappresentata dal costante aumento delle importazioni di formaggi duri non DOP nel nostro Paese”.

L’analisi si sofferma anche sui rispettivi prezzi: Parmigiano Reggiano e, a ruota, Grana Padano occupano le prime due posizioni, davanti a simil-grana, edamer e cheddar.

Anche sul piano del mercato interno la domanda di formaggi è in progressivo aumento (+1% costante nell’arco dell’ultimo decennio), ma “a discapito della diminuzione dei consumi di latte e di burro” ha evidenziato Federici.

Tanto che negli ultimi mesi il comparto lattiero-caseario nella sua totalità ha perduto un punto percentuale. L’esperto, inoltre, ha ribadito come “oggi gli acquisti avvengono soprattutto all’interno della grande distribuzione, prima di tutto nei discount”.

Nel complesso dei formaggi consumati in Italia il 35% dei prodotti è DOP; inoltre gli italiani sembrano sempre più preferire i freschi (34% del totale) ai duri (28%). Federici si è concentrato in particolare sul modello di famiglia “alto acquirente” (ovvero quella che produce un elevato volume di consumi), ribattezzata “famiglia DOP”, che sviluppa il 27% dell’acquisto di formaggi pari a 30 kg all’anno (il triplo rispetto alla media dei consumatori); ha un paniere d’acquisto più articolato e spende 776 euro all’anno in formaggi. In coda, un’annotazione non proprio positiva: nell’ultimo anno le vendite nazionali di Parmigiano Reggiano sono calate del 3,5%, quelle del Grana Padano dello 0,5%. In crescita, specularmente, i numeri relativi ai formaggi molli e industriali.

Le Pmi verso il mercato estero emergente

La crisi certo non ha aiutato le piccole e medie imprese ma potrebbe contribuire ad aprire nuovi scenari sorprendentemente redditizi.

I mercati emergenti, infatti, rappresentano una buona risorsa per le Pmi, ed un’occasione valida di ripresa, considerando anche la staticità del mercato interno.

A questo proposito, è stato presentato a Bruxelles un piano della Commissione Europea per agevolare le piccole imprese verso Cina, India, Russia, Sud Est asiatico o America Latina con l’obiettivo di far crescere le Pmi dall’attuale percentuale del 13% fino al 25%.

Si tratterebbe di un impegno, da parte della Commissione, di rendere più efficiente il sostegno all’accesso ai mercati globali, potenziando i servizi per le imprese e utilizzando gli strumenti già esistenti in maniera più performante, Rete Impresa Europea compresa. Oltre a ciò, le Pmi verranno sostenute nella ricerca di partner locali attraverso un’informazione più capillare.

Presentando l’iniziativa, il vice presidente della Commissione Europea e commissario per Industria e l’Imprenditoria, Antonio Tajani ha dichiarato: “Per la prima volta dà all’Europa una vera e propria strategia dedicata alle Pmi e al loro accesso ai mercati al di fuori dell’Ue. I principali mercati non Europei – caratterizzati da tassi di crescita elevati – offrono opportunità inesplorate per le Pmi, che sono il primo punto di forza dell’economia europea. Aiutarle a sfruttare al meglio il loro potenziale nell’arena globale costituisce è la via maestra per uscire dalla crisi e rilanciare competitività e occupazione”.

Anche Vincenzo Boccia, presidente della Piccola Industria di Confindustria, si è detto soddisfatto di questa iniziativa, sostenendo: “E’ la terza gamba di un’azione europea che apprezziamo molto e che si aggiunge allo Small business act e alla direttiva europea sui ritardi dei pagamenti della Pa”. Boccia ha ricordato anche che “il documento Ue prevede la creazione di un portale e un forum annuale per condividere le esperienze e sottoporre le misure ad una valutazione periodica”.

Vera Moretti