Contributi a fondo perduto per imprese, la lista

Per chi vuole fare impresa ci sono diversi bandi che consentono di avere contributi a fondo perduto, si tratta di opportunità da sfruttare al meglio per dare il giusto input alla propria attività di impresa. Vediamo ora quali sono i bandi principali per ottenere contributi a fondo perduto.

Contributi a fondo perduto, arriva On Oltre Nuove Imprese

I contributi a fondo perduto sono particolarmente apprezzati in quanto consentono di ricevere a fronte di investimenti del denaro senza che ci sia l’obbligo di restituirlo. Non sono l’unica forma di incentivo previsto, infatti vi possono essere anche finanziamenti a tasso agevolato o garantiti dallo Stato, ma di fatto i contributi a fondo perduto sono i più interessanti per i beneficiari.

Il primo contributo a fondo perduto di cui parlare è On- Oltre nuove imprese a tasso zero, si tratta di una misura mista, infatti prevede la possibilità di accesso a contributi a fondo perduto, nel complesso l’aiuto può comprendere agevolazioni a copertura fino al 90% delle spese fino a un massimo di 3 milioni di euro. La procedura è gestita tramite Invitalia.

Un altro contributo riconosciuto a livello nazionale è il Fondo Impresa Donna, si tratta di un contributo rivolto alle imprese femminili, anche in questo caso la procedura è gestita da Invitalia.

Contributi per il Sud Italia

I contributi mirati ad aiutare il Sud sono numerosi. Particolarmente importante è Resto al Sud che mira a sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese nel Sud Italia e nel cratere sismico del Centro Italia. In questo caso i contributi sono in forma mista con copertura al 50% come contributo a fondo perduto e al 50% sotto forma di tasso agevolato. La misura è destinata a imprenditori di età compresa tra 18 e 55 anni di età.

Sempre per le regioni del Sud e per il cratere sismico del centro Italia è disponibile anche il bando Smart & Start Italia che finanzia progetti con contributi a fondo perduto progetti di valore compreso tra 100.000 euro e 1,5 milioni di euro.

Cultura Crea 2.0 è invece un aiuto mirato alle attività imprenditoriali concentrate su industria culturale, creativa e turistica, che puntano a valorizzare le risorse culturali nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Anche in questo caso la struttura dell’aiuto è mista, cioè in parte contributo a fondo perduto e in parte investimenti a tasso agevolato.

Infine il fondo PMI Mezzogiorno è rivolto a investimenti imprenditoriali innovativi realizzati da imprese del Centro Sud Italia con copertura con contributi a fondo perduto a copertura fino al 75% delle spese.

Altri contributi a fondo perduto

Particolare attenzione viene posta anche alla internazionalizzazione delle imprese italiane e considerando che le imprese di piccole dimensioni possono andare incontro a maggiori difficoltà, nasce il contributo Bonus extra digitale. Si tratta di un progetto del Ministero degli Esteri e dell’Agenzia ICE che prevede un contributo a fondo perduto per le microimprese manifatturiere nelle attività di internazionalizzazione, attraverso soluzioni digitali. Anche in questo caso il contributo è gestito tramite Invitalia.

Per sostenere lo sviluppo di nuove tecnologie con batterie al litio vi sono i fondi Ipcei mirati a attività di ricerca, sviluppo e innovazione introducono tecnologie altamente innovative e sostenibili lungo l’intera catena del valore delle batterie agli ioni di litio con lo scopo di migliorarne la resa, la durata, la sicurezza e ridurne i tempi di caricamento.

Per alberghi e ristoranti sono invece previsti contributi per l’acquisto di strumenti e accessori green.

Occorre sottolineare che i bandi visti non sono tutti aperti attualmente, ma è bene prestare attenzione le varie finestre cercando la soluzione migliore.

Pil italiano sempre in ritardo rispetto al resto d’Europa

La crescita dell’Italia negli ultimi vent’anni è rimasta quasi al palo, e ciò ha influito sul Pil, rimasto piuttosto rigido anche a causa dalle performance ottenute dalle regioni del Sud, dove, purtroppo, il Prodotto interno lordo non ha accennato alcun progresso.

Si ritorna a parlare, dunque, di divario tra Nord e Sud, anche alla luce dell’analisi effettuata dall’Ufficio Studi di Confocommercio e presentata nell’ambito dell’Assemblea della Confederazione.
I dati emersi, infatti, puntano i riflettori su una divisione economica molto netta, e che, anzi, è addirittura peggiorata in termini di ricchezza prodotta e di consumi, che tra il 1995 e il 2016 sono aumentati del 18,8% nel Centro Nord e solo dell’1,4% nel Mezzogiorno.

Ovviamente, la situazione non è bella e deve essere risolta quanto prima perché se si pensa che, se il Sud fosse cresciuto tanto quanto il Nord, che comunque non ha ottenuto risultati particolarmente brillanti, nel 2016 il Pil nazionale sarebbe risultato più alto di circa 45 miliardi di euro, e i consumi di 47 miliardi.

Nonostante il gap sia esistente, però, ciò non basta a giustificare le basse performance dell’Italia nei confronti dell’Europa, perché, anche se il Sud avesse registrato risultati migliori, il Belpaese sarebbe comunque fanalino di coda nella graduatoria europea per la crescita del Pil 1995-2016.

Bisogna però dire che il Mezzogiorno sta dimostrando di avere una grande vitalità dal punto di vista imprenditoriale, ma che non riesce a manifestarsi con l’efficacia che meriterebbe, soprattutto per problemi strutturali.

Tra il 2009 e il 2016, ad esempio, importanti settori del terziario di mercato hanno saputo reagire alla crisi sviluppando nuove iniziative imprenditoriali ed offrendo opportunità di lavoro, registrando un considerevole +14,2% per gli alberghi, bar e ristoranti e +6,8% per altri servizi di mercato
Grazie all’intraprendenza di giovani imprenditori, che hanno deciso di buttarsi nella mischia e mettersi in proprio, alla faccia della crisi, il settore del turismo e dei servizi alle imprese è particolarmente dinamico, poiché basato su idee innovative e, quindi, vanno salvaguardati e adeguatamente sostenuti per poter superare la fase della startup ed essere competitivi.

Vera MORETTI

Le imprese del Sud si incontrano a Taranto per fare rete

La crisi economica ha indebolito pesantemente le piccole e medie imprese del sud, molte delle quali sono state costrette a chiudere o a ridurre il personale.
Per questo motivo, una delle soluzioni migliori per reagire e tornare in pista è fare rete e proporre progetti creativi ed innovativi.

Lo ha dichiarato Filomena Tucci, responsabile Coordinamento Sud Italia di Confassociazioni: “Il Mezzogiorno è l’importante convitato di pietra in tutte le discussioni sulla crisi e sulle ricette per il rilancio della crescita: parte fondamentale e spesso dimenticata rappresenta il 35% della popolazione italiana e circa un quarto del PIL italiano. Il convegno “Le Vie del Mare. Una modernità senza tempo di una Terra Magna” che si svolge martedì 23 maggio presso l’IISS Pacinotti Fermi (con inizio alle ore 10.00) offre con il suo parterre di relatori un buon piano di lavoro per parlare del Sud, delle sue potenzialità inespresse, delle opportunità che può offrire”.

Il convegno si svolgerà a Taranto, che, secondo Alfredo Foresta, presidente di Visioni da Sud, associazione promotrice, “rappresenta da sempre l’emblema della Terra Magna, quel Sud intriso di cultura che ha generato lo sviluppo della civiltà. Oggi quello stesso Sud è il Mezzogiorno, cronica bocciatura dal 1870. Aldilà di pensieri negativi e catastrofici che possono spontaneamente sorgere valutando la realtà attuale, è opportuno guardare all’Italia e all’Europa in maniera propositiva e progressista – non dimentichiamo che le rotte marittime del Golfo di Taranto rappresentano ancora la più moderna infrastruttura che collega l’Europa all’Oriente – e dove il nostro Sud vuole recuperare il suo storico ruolo di Terra Magna” .

Ha poi concluso Filomena Tucci: “Il Sud può rispondere concretamente e positivamente alla crisi grazie al lavoro in rete. E il patrocinio di Confassociazioni, la rete delle reti, vuole rappresentare proprio questo pensiero. Uniti possiamo vincere e diventare modello di rilancio per l’Italia tutta, grazie al nostro patrimonio culturale, turistico, enogastronomico che tutto il mondo ci invidia. Per sostenere nel migliore dei modi tutto ciò è necessario sia lavorare sul capitale professionale e umano, sia optare per investimenti maggiori nelle infrastrutture materiali e immateriali per trovare nuove soluzioni a vecchi problemi. Come ad esempio riaprire l’interesse sui collegamenti via mare così da ovviare ad un problema storico e sempre più critico del Mezzogiorno e cioè il collegamento per le vie tradizionali”.

Vera MORETTI

Tucci (Confassociazioni): “Il rilancio del Sud parta da Reggio Calabria”

La presenza del presidente del Consiglio Renzi a Reggio Calabria per firmare il Patto per il Sud nel rinnovato Museo di Reggio Calabria, la “casa” dei Bronzi di Riace, è stata l’occasione per Filomena Tucci, responsabile coordinamento Sud di Confassociazioni, di esprimere un auspicio sul futuro dell’intero Mezzogiorno: “Mi auguro – ha dichiarato in una nota – che l’apertura del Museo coincida con un’apertura mondiale del nostro Sud attraverso cui poter uscire più rapidamente da questa lunga crisi e ricominciare a produrre. Il settore turistico e culturale è a tutti gli effetti un importante segmento produttivo di tutto il Mezzogiorno. Basti pensare che il sistema produttivo culturale conta in Italia ben 443.208 imprese (7,3% delle imprese italiane), dà lavoro a 1.450.836 persone (6,3% degli occupati) e produce il 15,6% del valore aggiunto nazionale pari a 227 miliardi”.

Nei mercati esteri – ha proseguito Tuccic’è una grande voglia di Italia. Secondo l’OMT, nella graduatoria 2015 delle destinazioni turistiche mondiali più frequentate dal turismo straniero l’Italia si conferma al 5° posto per gli arrivi e al 7° posto per gli introiti. In pole position, ad essere appassionati al nostro Belpaese, troviamo la Germania, gli Stati Uniti, la Francia, seguiti poi dalla Svizzera e dalla Cina. Per questo ritengo sia di primaria importanza, per il futuro prossimo venturo, dare al museo calabrese una forte vocazione internazionale puntando a una strategia di sviluppo internazionale connessa al sistema Italia e avvalendosi di professionalità fortemente specialistiche e di nuova generazione”.

La piramide dell’occupazione è diventata una specie di clessidra. Sopra i prestigiatori delle nuove tecnologie, sotto, la fine e la mutazione del lavoratore intermedio – ha aggiunto Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni -. Fare innovazione significa, oggi, puntare sui servizi ad alto valore aggiunto, la progettazione, le produzioni di eccellenza, la logistica, la cultura, il turismo. Il tutto in un sistema di rete, in termini di piattaforme collaborative e di condivisione, in grado di mettere in contatto i diversi attori del sistema economico e permettere a ciascuno di loro di rafforzarsi nello scambio di idee e di competenze. È con la visione di questo orizzonte che il Sud dovrebbe muoversi creando un sistema di regioni-rete che sfruttino la leva turistica così da far conoscere le opportunità di business alle aziende più importanti. Una strada complessa, ma non impossibile anche in un periodo di risorse scarse”.

Le potenzialità per l’economia meridionale del rilancio del settore turistico sono enormi su tutto l’indotto – ha concluso la responsabile coordinamento Sud di Confassociazioni. Molto interessante, tra le iniziative legate al Museo, è il coinvolgimento del Fai che con il progetto Apprendisti-ciceroni, premiato a Bruxelles, mobiliterà anche giovani studenti under 19 per l’accoglienza dei visitatori. Abbiamo una grande opportunità e ci troviamo davanti ad una sfida stimolante che può consentire al Sud l’ascesa della nuova classe creativa. Fondamentale è la coesione degli intenti perché come recita un hashtag di Confassociazioni #unitisivince”.

Bruscino: il Sud non è figlio di Dio minore

Le esternazioni del presidente del Consiglio Renzi sulla situazione del Mezzogiorno alla luce del dati dello Svimez non sono andate giù a molti. Uno di questi scontenti è senza dubbio il presidente nazionale dei Giovani di Confapi Angelo Bruscino, che ha preso carta e penna e, sull’argomento ha scritto una lunga lettera aperta al premier.

Egregio Presidente – esordisce Angelo Bruscino -, sono giorni di acceso, ennesimo, dibattito sul Mezzogiorno, scatenato dai dati del rapporto Svimez, con i quali si certifica, in sostanza, il definitivo tracollo nel baratro del sottosviluppo di un’area fondamentale per il paese, abitata da circa 20 milioni di persone, con un potenziale economico, turistico, agricolo e culturale inespresso, che da solo rappresenta la migliore occasione di rilancio del Pil nazionale”.

Ma se questo non bastasse a risvegliare interesse e menti – continua Bruscino -, converrebbe ricordare che le regioni sotto il Garigliano rappresentano il primo e più importante mercato di prossimità, a cui l’intera industria italiana dovrebbe puntare per risvegliare i consumi interni. Ciò malgrado, nello Stivale da quasi 60 anni si aggira un assassino, terribile e senza scrupoli, che porta sulla sua coscienza infrastrutture, fondi europei, buona politica, servizi e, purtroppo, tra le vittime eccellenti, il nostro futuro e la speranza di molti”.

Come in una partita a Cluedo, le ipotesi sull’identità di questo lestofante sono molte, ma vi assicuro non è il maggiordomo il vero colpevole, anzi i migliori indiziati sono proprio gli abitanti di queste splendide terre, che non sono riusciti ad esprimere con forza una classe dirigente capace di fare la differenza. Le occasioni non sono mancate, abbiamo avuto uomini importanti, potere, soldi, ma in definitiva tutto speso male: non siamo riusciti a creare una cultura dell’impegno che desse alle nostre terre la dignità che meritano per storia, tradizioni e cultura; ci siamo fatti conquistare e abbiamo dato ai vincitori non solo le nostre spoglie, ma anche la possibilità di infierire ogni giorno”.

Alcuni – prosegue Bruscinoparlano di ladrocinio perpetrato, io penso invece che sia stato un deliberato abbandono, soprattutto nel passato, quando si poteva ancora scegliere se restare e tentare di cambiare o semplicemente fuggire portando via il meglio che si poteva. Certo, il resto degli italiani ha la responsabilità di essere stato egoista e miope, sciocco addirittura nel pensare che una parte del paese potesse affondare senza portarsi dietro tutti gli altri. Per questo non posso che essere d’accordo con chi nell’industria, nella società civile e nella politica chiede a gran voce, non assistenza, ma pari dignità, chiede ai nostri giovani di restare, alle imprese di stato, in primis e, ai privati dopo di investire, come applaudo con entusiasmo al rinnovato vigore che scorgo nelle intenzioni ad esempio di Vincenzo De Luca, neo governatore della Campania”.

Anche se sarebbe ipocrita non ricordare o tacere un fatto, non si può chiedere a noi di credere nel futuro se alcune cose non cambiano subito nel presente. Io per primo che ho deciso di restare e continuare ad investire nel Sud Italia, ho atteso 3 anni che la burocrazia si esprimesse sull’apertura di un piccolo stabilimento che si occupa della rigenerazione delle plastiche”.

Vi è poi – rincara Bruscinol’attesa infinita di chi da anni attende un pagamento dalla pubblica amministrazione, rischiando di fallire per credito, di chi aspetta il rifacimento di una strada, l’allaccio del metano o dell’elettricità nelle aree industriali, la connessione a internet via fibra. Una miriade di piccole e grandi disfunzioni e ritardi che rendono sempre meno attraente e più difficile pensare di realizzare qui la propria impresa e in definitiva il proprio domani”.

Eppure le splendide avventure non mancano e sono d’accordo con Lei, quando dice che a Napoli come a Bari, Cagliari o Cosenza, si continuano a esprimere eccellenze, dall’industria, alla ricerca, alla cittadinanza attiva, alla buona politica. Solo che, invece di essere l’eccezione, dobbiamo tutti impegnarci a farne la regola, dobbiamo insomma fare in modo che la speranza sia più forte della triste e terribile realtà rappresentata nel rapporto Svimez ed in questo il suo governo potrà tracciare il confine tra un periodo di abbandono ed uno nuovo fatto di investimenti, coraggio riforme, di fatti e non di piagnistei”.

Siamo ancora in tempo, ma, come sempre, dipende tutto da Noi, in primis dai cittadini di quella Italia del Mezzogiorno che troppo spesso è stata dimenticata nel vivere quotidiano e nell’impegno personale, per essere ricordata poi solo nel pianto di un figlio o di un genitore che vede l’abbandono o la partenza come unica via di sopravvivenza”.

Abbiamo tutti, Lei in primis me lo conceda – conclude Bruscino -, il dovere di realizzare la ‘Svolta Buona’, fosse solo per evitare altre lacrime e per l’orgoglio che dobbiamo al nostro retaggio storico. Quindi, mai come in questo momento, è fondamentale rimboccarsi le maniche, prima per testimoniare chi siamo e poi per rivendicare giustamente uno stato equo ed attento anche a queste latitudini. Non siamo figli di un dio minore, anzi, se proprio dobbiamo riconoscerci in un archetipo, ricordiamo che il brand Italia si è diffuso nel mondo partendo con i nostri migranti che portavano con se le nostre canzoni, il nostro cibo, il nostro stile e quella splendida nostalgia che, lontani da queste splendide terre, non ti abbandona mai, perché noi che ci viviamo lo sentiamo dentro questo paradiso che per incuria a volte trasformiamo in inferno”.

Sud, il franchising delle enoteche

Un franchising che fa parte del settore della ristorazione e che ultimamente attira sempre più consensi è quello delle enoteche.
Tra questi, c’è Sud, un network alla ricerca di nuovi franchisee che si rivolge a giovani e meno giovani, disposti ad imparare una nuova professione e ad applicarsi con entusiasmo.

Tra i requisiti richiesti dal brand:

  • UBICAZIONE PREFERENZIALE LOCALE: Città universitarie in zone di grande affluenza notturna. In particolare locali di fronte ad una piazza luogo incontro e di aggregazione di studenti. Luoghi del centro storico facilmente raggiungibili a piedi e in presenza di altre attività e servizi di somministrazione.
  • SUPERFICIE LOCALE: MEDIA 50/ 60 MQ
  • SUPERFICIE MINIMA: MAGAZZINO 5/10 MQ
  • AUTORIZZAZIONE NECESSARIE LOCALE: Autorizzazione asl e autorizzazione comunali.
  • REQUISITI PROFESSIONALI: Requisito professionale per il commercio settore alimentare.
  • PERSONALE NECESSARIO PER LA GESTIONE: 2 Persone

Il team di Sud si occuperà dell’assistenza in fase di progettazione del locale e di avvio ed inaugurazione dell’attività.
E’ garantita la formazione iniziale di tutte le figure professionali partendo dalla valorizzazione delle innate capacità relazionali dei singoli.

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito Sud.

Imprese al Sud più numerose di quelle del Nord

Anche se la crisi si è fatta sentire pesantemente in tutto lo Stivale, una buona notizia, che riguarda le imprese e il loro bilancio relativo al 2013, forse c’è.

A fronte delle 1.053 imprese sorte ogni giorno in Italia durante l’anno scorso, contro le 1.018 costrette, invece, a chiudere i battenti, è stato rilevato che la maggior parte di esse sono nate nelle regioni meridionali.

Unioncamere, a questo proposito, ha reso noto che nel 2013 il numero delle imprese nate ha superato il novero di quelle cessate, 384.483 contro 371.802, producendo un saldo positivo dello 0,2%, che comunque rimane il più basso dall’inizio della crisi.

Ciò che rimane evidente è la presenza sempre più massiccia di imprese al Sud, con buona pace del produttivo Nord-Est, da sempre locomotiva dell’economia e dell’industria italiane, ma ora in affanno.

Nel Mezzogiorno sono andate particolarmente bene le imprese che operano nel commercio, nell’alloggio e nella ristorazione, ma anche nei servizi per le imprese.
Male invece l’agricoltura , che ha visto ben 30mila imprese del settore chiudere definitivamente.

Guardando la situazione nel dettaglio, si capisce che la situazione non è certo rosea, poiché risale al 2010 un tasso di crescita delle imprese superiore all’1%, nonostante le tipologie di appartenenza presentino dati a volte completamente diversi.

Complessivamente la bilancia tra crescita e decrescita è equilibrata: esattamente il 50% delle regioni italiane ha un tasso di crescita positivo, mentre le restanti 10 ravvisano un trend negativo.
Quello che stupisce maggiormente però non sono tanto le percentuali, quanto i cambiamenti in atto nelle singole aree geografiche, e il caso del nord est è certamente il più eclatante.

In questo caso, i numeri sono eclatanti: nel territorio da sempre considerato il più fecondo, almeno nei confini nazionali, nel 2013 sono state chiuse 77.835 aziende, contro 70.000 nuove attività aperte, registrando il maggior tasso di decrescita del paese, -0,54%, in particolare in Veneto e Friuli Venezia Giulia, anche rispetto al 2012, dove ci si era attestati intorno allo -0,41%.

Passando alle singole regioni, la metà “in crescita” del paese non sembra più rispecchiare dunque la tradizionale dicotomia nord-sud. Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e il fanalino di coda la Valle d’Aosta, sono cresciute di meno rispetto a Sardegna, Abruzzo, Marche e Basilicata.
La Campania è al secondo posto, con un tasso di crescita che si avvicina all’1%, superando la Lombardia e persino il Trentino alto Adige, all’ottavo posto in classifica.

Le note positive che arrivano dal sud si odono inoltre ancora di più osservando la situazione dal punto di vista delle società di capitale.
Qui le prime otto posizioni sono occupate da regioni meridionali, prime fra tutte la Basilicata, il Molise e la Calabria; per incontrare la prima regione del nord bisogna scendere al dodicesimo posto con il Trentino Alto Adige, con un di tasso di crescita annuo equivalente alle metà di quello della Basilicata.

Secondo dati forniti dal rapporto della Banca d’Italia, a livello regionale il sistema degli interventi per l’innovazione si caratterizza per una estrema frammentazione delle iniziative.
Secondo i dati del Ministero dello sviluppo economico, nei vari governi che si sono alternati dal 2006 al 2011, oltre l’85 per cento delle misure economiche nel settore dell’innovazione si è concentrato al Centro-Nord, provocando un maggior ricorso ai Fondi strutturali europei da parte delle regioni meridionali.

Ciò che colpisce maggiormente è ancora una volta la coda della classifica. Sette su dieci delle ultime posizioni sono occupate da province del Nord Italia, e tra queste alcune di quelle storicamente più produttive, come Belluno, che ha visto nell’ultimo cinquantennio nascere l’industria dell’occhiale. Oppure come la roccaforte dell’industria romagnola di Forlì-Cesena é precipitata alla penultimo posto.

Vera MORETTI

Un terzo degli italiani è a rischio di povertà

Il dato reso noto da Istat non è certo passato inosservato, perché, nel terzo millennio, si sta assistendo ad un ritorno alle condizioni di mezzo secolo fa.

La crisi economica, infatti, ha dato una pericolosa battuta d’arresto al progresso, in particolare per quanto riguarda le famiglie italiane, ora per un terzo a rischio di povertà.
Rispetto al 2011, l’indicatore è cresciuto dell’1,7%, ed è elevato di 5,1 punti percentuali rispetto alla media europea.

L’indice prende in considerazione coloro che sperimentano almeno una tra queste tre condizioni: rischio di povertà (parametro in linea con il 2011 al 19,4%, dopo l’incremento vissuto tra il 2010 e il 2011), severa deprivazione materiale (aumentata dall’11,2% al 14,5%) e bassa intensità di lavoro (condizione rimasta stabile rispetto al 2010 al 10,3%).

Cil che allarma, tra queste voci, è l’impennata della “severa deprivazione”, ovvero di quegli individui che vivono in famiglie che non possono permettersi durante l’anno una settimana di ferie lontano da casa (dal 46,7% al 50,8%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente la propria abitazione (dal 18% al 21,2%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 38,6% al 42,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 12,4% al 16,8%).

A livello geografico questa condizione si concentra soprattutto nel Mezzogiorno: +5,5 punti (dal 19,7% al 25,2%), contro +2 punti del Nord (dal 6,3% all’8,3%) e +2,6 punti del Centro (dal 7,4% al 10,1%). Si tratta soprattutto di famiglie numerose (39,5%) o monoreddito (48,3%).
Aumenti significativi si sono registrati soprattutto tra gli anziani soli (dal 34,8% al 38,0%), i monogenitori (dal 39,4% al 41,7%), le famiglie con tre o più figli (dal 39,8% al 48,3%), se in famiglia vi sono almeno tre minori.

Vera MORETTI

Il lago trionfa nell’estate 2013

L’estate è ormai un ricordo ma, prima di archiviarla del tutto, l’Osservatorio Nazionale del Turismo di Unioncamere ne ha voluto fare un bilancio approfondito, alla luce dei dati relativi a tutta la stagione, settembre compreso.

Contrariamente a quanto ci si aspettava, non si tratta di soli segni negativi, come invece era accaduto nel 2012. Rispetto all’anno scorso, infatti, il 2013 ha registrato segnali di ripresa sia a luglio (+2,2%), sia in agosto (+3,3%), con, rispettivamente, il 64,4 e il 74% delle camere occupate.

A stupire non sono solo i numeri, per i quali ci si aspettava una vera e propria debacle, ma anche le destinazioni scelte dai turisti che hanno scelto il Belpaese come meta delle vacanze: niente “pinne, fucile ed occhiali”, o comunque meno del previsto, mentre una vera e propria impennata ha interessato laghi e città d’arte.

Non si può certo dire che il Sud e le sue incantevoli spiagge sia stato snobbato, ma l’incremento maggiore arriva dal Nord Est e dal Centro, che hanno saputo meglio soddisfare le esigenze di coloro che desideravano proposte diverse da spiagge e mare cristallino.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato positivamente questo inaspettato trend: “Questa estate le nostre imprese hanno finalmente visto i primi ritorni sugli investimenti effettuati in questo lungo periodo di crisi. Certo, non possiamo ancora parlare di ripresa, soprattutto in termini economici. Il nostro sistema di offerta, che continua a proporsi all’estero con la qualità e l’unicità dell’ospitalità italiana, registra, infatti, una risposta positiva da parte dei mercati stranieri. In Italia poi la contrazione dei consumi per la vacanza si sta arrestando, forse anche grazie alla prospettiva di una minore tassazione sui beni primari come la casa”.

A gioire non sono solo gli hotel, (+2,3% a luglio e +3,6% ad agosto, ma anche le strutture extra-alberghiere (+2,2% a luglio e +3,1% ad agosto).

In brusca frenata si è però conclusa l’estate, con il mese di settembre in calo dell’1,2% per le camere occupate, ferme perciò al 36,5%, ma hanno saputo “tenere” gli hotel di categoria alta, che vantano clienti affezionati che, anno per anno, rinnovano i loro soggiorni presso le strutture preferite.
Gli hotel, c’è da riconoscerlo, hanno saputo offrire proposte allettanti ai potenziali turisti, contenendo i prezzi dei loro 4 e 5 stelle, in controtendenza con l’aumento degli 1 e 2 stelle (+4,1%).

A distinguersi dalla media in tutto il periodo sono le imprese ricettive del Nord Est, che occupano il 71,1% delle disponibilità a luglio (+4,5%), il 78,6% ad agosto (+4%) e il 38,9% a settembre (-3,5%). Buone anche le performance delle imprese ricettive del Centro che, con un’occupazione camere in linea con la media generale, recuperano rispetto al 2012 soprattutto nel mese di settembre (37,9%, +6,5%).

Se la zona del Nord Ovest ha saputo confermare i risultati della scorsa estate, non si può affermare lo stesso per Sud ed Isole, che devono fare i conti con una stagione meno brillante, in lieve flessione a luglio (-0,5%), in ripresa ad agosto (+2,0%), ,a in sensibile calo a settembre (-6,9%).

Scettro per il gradimento maggiore nei mesi estivi rispetto alle proprie disponibilità di alloggio spetta al lago: 83,5% le camere vendute in luglio e 87,2% quelle d’agosto, con tassi di crescita davvero sensibili rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente (+9,3% a luglio, +12,9% ad agosto).

Al mare, dove le imprese vedono un recupero più moderato (+2,7% a luglio, +3,2% ad agosto), luglio vede occupate il 68,7% delle camere, mentre si registra l’80,5% ad agosto.

In discreta crescita anche le città d’arte italiane, che realizzano a luglio il 63,4% (+2,5%), ad agosto il 68,3% (+4,2%) e prolungano la stagione estiva fino a settembre, occupando il 47,7% delle camere (+7%).

Le aree di campagna del turismo verde confermano i risultati a luglio (54,2%, -0,6% rispetto al 2012) e settembre (32,4%, -0,3%), mentre nel mese di agosto, con il 64,4% di camere occupate, recuperano del +2,6%.

Nelle località termali, dove l’occupazione camere si attesta al 52,8% a luglio (-0,4%) e solo al 63,2% ad agosto (-4,1%), si recupera sullo scorso anno solo nel mese di settembre (42,1%, +3,9%).

Pollice verso, invece, per la montagna, con tassi di occupazione sempre in calo: 55% a luglio (-3,2%), 67,9% ad agosto (-4,2%), 28,1% a settembre (-1,9%).

Questa situazione si riflette anche andando ad analizzare le tipologie ricettive, dove il calo più sostanzioso si registra nei rifugi alpini (-9,9,% a luglio, -5,4% ad agosto, -7,2% a settembre) mentre si confermano tra le imprese extralberghiere i risultati positivi dei villaggi turistici (+14,3% a luglio, +12,5% ad agosto, +8,4% anche a settembre).

Vera MORETTI

La crisi divide l’Italia in due

La crisi economica ha allontanato ancora di più il Nord e il Sud Italia.

I dati, infatti, parlano chiaro e indicano il valore aggiunto prodotto da ogni abitante del Nord-Ovest quasi il doppio di quello prodotto da chi risiede nel Mezzogiorno.

Prima delle province italiane è Milano, che presenta un valore aggiunto che è il triplo rispetto a quello di Crotone, ultima della graduatoria.

Nonostante, dunque, la flessione abbia caratterizzato tutti i settori produttivi e tutte le regioni, ci sono alcune zone dell’Italia che sono più in sofferenza rispetto ad altre, e le previsioni per il 2013 non promettono nulla di buono.
La spaccatura, già esistente, sembra purtroppo destinata ad aumentare.

Le stime derivano dagli Scenari di sviluppo delle economie locali italiane realizzati da Unioncamere e Prometeia e, a fronte di una riduzione media del Pil nazionale dell’1%, nelle regioni meridionali il calo sarà pari al -1,7%, contro il -0,8% atteso nelle regioni del Centro-Nord.
Il 2013 sembra che porterà ad un calo ulteriore del Pil che si assesterà a circa 14 miliardi di euro, con un calo delle spese delle famiglie dello 0,9%, mentre gli investimenti caleranno del 3%.

A trainare l’economia italiana, e ad impedire una totale debacle del Paese sono le esportazioni, per le quali è atteso un aumento medio del 2%, confermando così l’accelerazione che ha già caratterizzato il 2012 (+1,8%).
In quest’ambito, una buona notizia viene dal Nord Est che, dopo la caduta del 2012, l’anno prossimo tornerà a “tirare” sui mercati internazionali, con un incremento del 2,6%.

Con la recessione ancora in atto, nel 2013 non si prevede un miglioramento della situazione del mercato del lavoro: l’occupazione dovrebbe continuare a ridursi e il tasso di disoccupazione portarsi all’11,4%.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato: “Le famiglie e le imprese italiane, in questi mesi, hanno compreso l’importanza di rinunciare a qualcosa oggi per dare una speranza di futuro alle giovani generazioni. Gli enormi sacrifici fatti nel 2012 non devono andare dispersi. Chiunque prenderà in mano le sorti del Paese – ha aggiunto – ha perciò come primo dovere quello di dare corpo a questi sacrifici con politiche capaci di sbloccare la società, rimettere in moto l’ascensore sociale, semplificare la Pubblica amministrazione e disegnare un fisco a misura di famiglie e piccole imprese. Il 2013 si annuncia un altro anno difficile ma con qualche segnale di ripresa e, per questo, dobbiamo raddoppiare le energie per ridare un po’ di fiducia agli italiani. L’export ha tenuto e l’anno prossimo potrà dare un contributo anche maggiore al Pil, ma da solo non basta. Serve assolutamente far ripartire gli investimenti, senza i quali non c’è sviluppo duraturo, e il mercato interno, da cui dipende il vero recupero dei livelli occupazionali”.

Vera MORETTI