Suicidi per crisi, la pazienza è finita

Ci eravamo drammaticamente abituati, o quasi, alle notizie di imprenditori suicidi a causa della crisi. Adesso, di fronte alla tragedia di chi non ce la fa più per una pensione che non basta, non solo per vivere dignitosamente, ma per vivere punto, non rimangono parole né lacrime da versare.

La tragedia ieri a Civitanova Marche, quando una coppia di coniugi si è suicidata per difficoltà economiche. L’uomo Romeo Dionisi, 62 anni, e la moglie Annamaria Sopranzi, di 68, si sono impiccati: i corpi sono stati trovati dai vicini di casa, che hanno subito avvisato i carabinieri.

Lui era un esodato, la moglie aveva una pensione assai modesta. Il fratello della donna, 70 anni, non appena appresa la notizia si è a sua volta ucciso gettandosi in mare.

Oggi i funerali, tra rabbia e dolore. Esequie alle quali ha partecipato anche il neo presidente della Camera Laura Boldrini, contesta da una gran parte della folla: “Questo è un omicidio di Stato“, “Omicidio della politica“, “Ladri“, “Vergogna” e “Neanche gli animali sono trattati così“, hanno gridato alcuni dei presenti.

Difficile dar loro torto, anche se la povera Boldrini paga colpe non sue. La gente è stanca, non ha più soldipazienza. E se almeno una buona notizia arriva nel mondo dell’economia, con lo sblocco di parte dei pagamenti dei debiti della PA alle imprese, dall’altra nei palazzi romani continua l’incertezza politica tra blocchi, veti, giochi di bilancino, scambi di “figurine”, saggi al lavoro e somari alla finestra.

La gente è stanca, non ha più soldipazienza. Qualcuno si appende a una trave, qualcuno si butta di sotto. Qualcuno potrebbe decidere di fare di peggio. Ne tenga conto chi sta giocando con il futuro di un Paese e di 60 milioni di persone alle quali si stanno tassando anche i sogni e le speranze.

Imprenditore tenta il suicidio: salvato dai carabinieri

La depressione che lo stava divorando negli ultimi mesi non era una novità per nessuno e, proprio per questo, si temeva che potesse arrivare a compiere un folle gesto.

Un imprenditore, che soffriva per la situazione in cui versava la sua azienda, è uscito di casa armato di fucile, gridando alla moglie la sua intenzione di morire.
La donna, terrorizzata al pensiero che il marito potesse mettere in pratica ciò che da tempo minacciava di fare, ha subito chiamato i carabinieri, anche perché, mentre si allontanava da casa, ha fatto anche esplodere un colpo in aria.

E’ successo nel bellunese, questa storia drammatica, ma che, almeno per ora, ha avuto un finale amaro ma non tragico.
Grazie al sistema di localizzazione del cellulare, infatti, l’uomo è stato individuato a Padola, dove possiede una seconda casa e lì i carabinieri si sono subito diretti.

Inizialmente è stata ritrovata l’auto dell’imprenditore, e immediatamente la zona è stata messa in sicurezza, anche grazie all’intervento del 118 e dei vigili del fuoco.
Dopo minuti interminabili, durante i quali l’uomo non usciva dalla casa nella quale si era barricato, finalmente è uscito, arrendendosi alle forze dell’ordine.

Essendo in stato confusionale, probabilmente a causa dei medicinali che aveva assunto, è stato subito portato all’ospedale di Pieve di Cadore.

Vera MORETTI

Altri due suicidi in Veneto: la crisi non lascia scampo

La cronaca nera di questa settimana ci ha riportato spesso al Veneto.

Dopo il suicidio di Livio Andreato, imprenditore edile di Campagna Lupia, e di Raffaele Rubinacci, artigialo di Noale, altri due uomini si sono tolti la vita.

La storia di Antonio Maria Pedrazzoli ha sconvolto la cittadina di Bassano del Grappa, dove l’imprenditore, di 49 anni, viveva e lavorava.
La Pedrazzoli Ibp, attiva in città dal 1948, è nota a tutti gli abitanti della zona, così come la famiglia, che da sempre lavorano nella ditta di famiglia.
Per questo, alla notizia del suicidio dell’uomo, amici e conoscenti hanno reagito con incredulità e disperazione.

Pedrazzoli ha deciso di morire proprio nell’azienda familiare, dove è arrivato alle 4.30 di mattina. Si è seduto alla sua scrivania, ha scritto poche righe di addio e poi, nel silenzio desolato della notte, ha premuto il grilletto della sua pistola 357 Magnum ed è morto.

L’eco dello sparo non è giunto a nessuno e il corpo senza vita dell’imprenditore è stato trovato solo alle 7.30 da un’impiegata.
Ora il biglietto da lui lasciato prima di uccidersi è stato sequestrato dai carabinieri, per capire con esattezza cosa ha scatenato questo disperato gesto.

Ma la notte ha portato con sé un’altra storia drammatica, anche questa senza soluzione. O almeno così sembrava a F.L., odontotecnico di 58 anni residente a Padova.
Un mutuo di 200mila euro da estinguere, le rate che, con l’avvento della crisi, sembravano sempre più elevate ed impossibili da rispettare, non hanno lasciato speranza all’uomo e così, in una strada isolata vicino ad un campo di proprietà sua e di sua sorella, si è sparato.

Nessuna speranza, nessuno spiraglio gli sono apparsi prima di decidere di farla finita, neanche il pensiero della moglie e dei tre figli, ai quali l’uomo, con un biglietto d’addio, ha chiesto scusa, raccomandando loro “di non fare il passo più lungo della gamba”, come aveva invece fatto lui.

Vera MORETTI