Stufa a pellet: manutenzione, vantaggi e svantaggi

Negli ultimi mesi la richiesta di stufe a pellet sta aumentando vertiginosamente a causa dell’aumento del prezzo del metano. Vediamo quindi quali sono gli svantaggi e i vantaggi di questo prodotto.

Perché cresce la domanda per le stufe a pellet?

Il prezzo del pellet è in continua salita, nelle settimane passate avevamo anticipato una vendita a 10 euro per un sacco da 15 kg, ma solo chi ha spazio sufficiente ha potuto fare scorta. Chi invece deve comprare pochi sacchi alla volta, purtroppo vedrà aumenti ancora maggiori, facendo un giro nei vari spacci è difficile trovare oggi un sacco venduto a meno di 10,90 euro, mentre si trova anche a 14 euro. Molto dipende dalla tipologia e dalla qualità, non sempre al risparmio corrisponde efficienza del pellet.

Per capire le differenze tra le varie tipologie, leggi l’articolo: Riscaldamento a pellet: quanto dura un sacco? Quale resa?

Nonostante questo, visti gli aumenti del costo del metano e il rischio molto elevato di razionamento, sono in molti a cercare una stufa a pellet, vediamo però quali sono i vantaggi e gli svantaggi.

La prima cosa da sottolineare è che non sempre è possibile installare una stufa a pellet. Ne avevamo parlato nell’articolo: Pellet: requisiti per installare una stufa a pellet e quando non si può

La manutenzione della stufa a pellet: un impegno quasi quotidiano

Sappiamo che una caldaia a metano richiede poca manutenzione se non il controllo annuale. Tutto cambia per una stufa a pellet. In primo luogo spieghiamo sinteticamente come è fatta. Naturalmente c’è una camera di combustione, la stessa è collegata a un comparto per la raccolta delle ceneri e un vano per il pellet. Poi naturalmente c’è il sistema per convogliare il calore nel caso in cui la termostufa sia collegata all’impianto di riscaldamento.

Chi sceglie di comprare un bruciatore da installare all’esterno può avere il vantaggio di un vano per il pellet più ampio, questo vuol dire che una volta caricato, anche con più sacchi di pellet, è possibile stare tranquilli anche per più giorni. In caso contrario è necessario provvedere a ricaricare la stufa quando il pellet sta per finire.

In secondo luogo è necessario periodicamente svuotare il cestello della cenere, la cadenza dipende dall’uso più o meno intenso che si fa della stufa e dalla grandezza del cassetto. Generalmente la pulizia si fa una volta a settimana. In terzo luogo è necessario pulire la camera di combustione aspirando le ceneri e avendo cura di lasciare sempre ben puliti i pori presenti nella camera e che aiutano a una giusta circolazione dell’aria. Particolare attenzione deve essere posta anche alla pulizia del cannello di accensione. Questa pulizia dovrebbe essere fatta ogni 2-3 giorni, anche in questo caso dipende dal modello della stufa e dall’intensità dell’uso. Bastano comunque pochi minuti per entrambe le operazioni.

Infine, c’è la pulizia della canna fumaria, operazione che è necessario spesso delegare a un professionista. Questa operazione può essere fatta anche una sola volta l’anno, massimo due volte per un uso molto intenso.

Ora sembra che vi siano solo svantaggi, in realtà abbiamo visto che, nonostante i prezzi del pellet, continua ad essere un sistema più economico rispetto al metano, soprattutto nel caso in cui si propenda per un acquisto di una stufa a biomassa che quindi non brucia solo pellet. A ciò si aggiunge il piacere della fiamma che rende l’ambiente immediatamente più accogliente.

Pro e contro di un’associazione culturale: scopriamo i vantaggi

Molti si chiedono: perché istituire un’associazione culturale? Le risposte possono sicuramente essere molteplici e in particolare si può fare riferimento allo scopo dell’attività che in teoria è sempre volto ad aiutare, ad effettuate delle azioni positive, ma di fatto a molti non basta questo obiettivo così “romantico”. Vedremo nel prosieguo i pro e i contro di un’associazione culturale.

Il Codice del Terzo Settore e i vantaggi fiscali

Le associazioni culturali sono soggetti a cui si può applicare il Codice del Terzo Settore, d.lgs 117 del 2017, che riconosce a esse particolari sgravi fiscali e la possibilità di accedere a finanziamenti pubblici (che non entrano nella base imponibile). In base all’articolo 4 del codice si possono iscrivere nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore: le associazioni riconosciute o non riconosciute, le fondazioni e gli altri enti di carattere privato diversi dalle società costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento, in via esclusiva o principale, di una o più attività di interesse generale di cui all’art. 5, in forma di azione volontaria o di erogazione gratuita di denaro, beni o servizi, o di mutualità o di produzione o scambio di beni o servizi.

Questo vuol dire che non occorre avere la personalità giuridica per poter accedere ai benefici riconosciuti a chi fa parte del terzo settore. Non vi sono altresì dubbi che anche le associazioni che svolgono attività di promozione culturale rientrino nelle previsioni del codice, infatti l’articolo 5 dello stesso cita espressamente le associazioni che svolgono attività di tutela del patrimonio culturale e paesaggistico, associazioni che si occupano di formazione, ricerca, formazione professionale.

Pro di un’associazione culturale iscritta al RUNTS

Ritornando all’argomento principale, cioè i pro e i contro di un’associazione culturale, gli enti iscritti nell’anagrafe del terzo settore godono di particolari vantaggi fiscali, sebbene gli stessi differiscano in base al fatto che l’attività sia di tipo commerciale o non commerciale.  Occorre ricordare che gli enti in base al decreto legge 119 del 2018, così come convertito in legge, non svolgono attività commerciale nel caso in cui i ricavi non superino di oltre il 5% i costi di gestione dell’attività stessa per ciascuno periodo di imposta e per non più di due periodi di imposta successivi.

Gli enti del terzo settore non commerciali possono aderire al regime fiscale forfettario di tassazione. Un ulteriore vantaggio è dato dal fatto che in base all’articolo 79 del codice del terzo settore non costituiscono reddito imponibile i fondi raccolti durante manifestazioni pubbliche e quelli che sono il frutto di contributi erogati da amministrazioni pubbliche.

Le associazioni che svolgono attività commerciale, pur avendo un regime di minore favore rispetto agli enti non commerciali, comunque conservano vantaggi fiscali.

Associazione culturale pro: possibilità di svolgere molteplici attività

Come visto nel precedente articolo che è possibile leggere QUI , i settori in cui può operare un’associazione culturale sono davvero numerosi e di conseguenza, vi è la possibilità di promuovere delle attività che stanno particolarmente a cuore cercando anche di diffondere un messaggio positivo. Ad esempio per chi ha la passione per il teatro, fondare un’associazione culturale che ha come obiettivo organizzare degli spettacoli, può offrire l’opportunità di mettersi alla prova, di realizzare un hobby e creare degli spettacoli.

Possibilità di accedere al 2×1000

Abbiamo visto all’inizio dell’articolo che le associazioni culturali sono considerate attività del Terzo Settore e di conseguenza possono iscriversi al Registro Unico del Terzo Settore RUNTS accedendo a benefici fiscali. Questo però non è l’unico vantaggio dell’associazione culturale infatti vi è anche la possibilità di accedere al 2×1000.

Vuoi saperne di più? Leggi questo articolo di approfondimento: 2×1000 per associazioni culturali

Pro e contro di un’associazione culturale: responsabilità

Tra gli svantaggi del costituire un’associazione culturale vi può essere sicuramente la responsabilità verso terzi per coloro che agiscono in nome e per conto dell’associazione e quindi gli appartenenti al consiglio direttivo e coloro che ne sono amministratori.

Per avere maggiori informazioni sulle modalità di esplicazione della responsabilità contrattuale, extra-contrattuale, responsabilità fiscale e per sanzioni puoi trovare un approfondimento: responsabilità debiti associazione culturale.

Necessità di creare un patrimonio per avere personalità giuridica

Sicuramente vi potrebbero essere dei vantaggi per coloro che dovessero decidere di costituire un’associazione culturale con personalità giuridica. In questo caso infatti si può avere la separazione tra il patrimonio dell’associazione e quello degli associati/membri del consiglio direttivo, ma purtroppo avere un’associazione culturale riconosciuta ha dei costi spesso proibitivi soprattutto per le piccole realtà. I primi importanti costi derivano dal fatto che è necessario  dare forma di atto pubblico all’atto costitutivo e allo statuto e di conseguenza è necessario avvalersi dell’aiuto di un notaio.

Gli atti, in duplice copia, devono essere muniti di marca da bollo di 16 euro, una ogni due fogli (quattro facciate o 100 righe), a questo deve aggiungersi l’onorario del notaio e l’imposta di registro. Non è finita qui, infatti per ottenere la separazione del patrimonio tra associazione e “associati” è necessario che l’associazione culturale abbia un patrimonio e che lo stesso sia versato. Il capitale iniziale dell’associazione deve essere almeno di 15.000 euro.