Nuova IRPEF: da quale stipendio vedremo gli effetti?

Con il passaggio dal 2021 al 2022 in Italia è arrivata la nuova IRPEF. E questo attraverso una riduzione delle aliquote da 5 a 4. In pratica da un lato è stata eliminata l’aliquota IRPEF al 41%, e nello stesso tempo la vecchia aliquota al 38% è stata tagliata di tre punti percentuali scendendo al 35%. Nulla è invece cambiato per l’applicazione dell’imposta per i redditi fino a 15mila euro in quanto l’aliquota al 23% è stata confermata.

Da quale stipendio vedremo gli effetti della nuova IRPEF, i vantaggi maggiori sono per il ceto medio

Quindi, per chi si chiede da quale stipendio vedremo gli effetti della nuova IRPEF, è chiaro che la revisione delle aliquote da quest’anno, in termini di risparmio di imposta, andrà ad avvantaggiare i redditi medi e quelli medio-alti. In altre parole, la nuova IRPEF da quest’anno garantirà in termini di importo maggiori risparmi fiscali al cosiddetto ceto medio.

Per quanto detto, quindi, gli effetti della nuova IRPEF dal 2022 si avranno per i redditi a partire dai 15.001 euro e fino a 28mila euro. In quanto l’aliquota è scesa dal 27% al 25%. Ma anche per i redditi tra 28.001 euro e fino 50mila euro. In quanto l’aliquota è in questo caso scesa dal 38% al 35%. Invece, sopra i 50.000 euro la tassazione progressiva dal 2022 prevede l’applicazione dell’aliquota massima che è quella al 43%.

Riforma fiscale con la clausola di salvaguardia per i redditi bassi, ecco come

Per la riforma dell’IRPEF 2022 il Governo che è guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi ha complessivamente stanziato 8 miliardi di euro. Con i redditi medi che, come sopra detto, sono quelli più avvantaggiati dalla revisione delle aliquote IRPEF.

Pur tuttavia, come clausola di salvaguardia al fine di non penalizzare i redditi bassi, per il 2022 è confermato l’ex bonus Renzi da 100 euro al mese proprio sul primo scaglione di imposta. Ovverosia, per i redditi fino a 15.000 euro.

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Riforma Irpef lavoratori autonomi: quali partite Iva ci guadagnano di più?

La riforma fiscale, con il taglio delle aliquote Irpef contenuto nella legge di Bilancio 2022, produrrà determinati vantaggi anche ai lavoratori autonomi e alle partite Iva. Nonostante la revisione fiscale, in ogni modo, permane il divario di trattamento ai fini delle imposte tra i lavoratori dipendenti e quelli autonomi a parità di reddito prodotto. Il peso fiscale continua a risultare diverso. Tuttavia, anche tra le partite Iva vi sono differenze di imposizione fiscale: i maggiori vantaggi si hanno in corrispondenza di redditi medio-alti, più elevati rispetto a quelli dei lavoratori dipendenti. In più, tra i divari fiscali, pesa la possibilità o meno per le partite Iva di optare per il regime forfettario con aliquote del 5% e del 15% fisse.

Lavoratori autonomi e partite Iva: la revisione e il taglio delle aliquote Irpef

Pure i lavoratori dipendenti e le partite Iva beneficeranno della riforma fiscale, del taglio delle aliquote Irpef e della revisione degli scaglioni di reddito. In primis per l’allargamento della no tax area che sale dai 4.800 euro ai 5.500 euro. Nella revisione delle aliquote Irpef, il taglio avviene per il secondo e il terzo scaglione che passano, rispettivamente, dal 27% al 25% (per redditi da 15.001 a 28.000 euro) e dal 38% al 35% (per redditi da 28.001 euro a 50.000 euro). Il quarto e il quinto scaglione risultano unificati dall’aliquota Irpef del 43% applicata ai redditi oltre i 50 mila euro. Per i redditi fino a 15 mila euro è stata confermata l’aliquota del 23%.

Detrazioni partite Iva a lavoratori autonomi con la riforma Irpef 2022

In merito alle detrazioni, la riforma del Fisco sui redditi delle partite Iva e dei lavoratori autonomi prevede l’incremento delle detrazioni di cui al comma 5, dell’articolo 13, del Testo unico imposte sui redditi (Tuir). Le detrazioni si applicano ai redditi da lavoro autonomo prodotti fino al limite dei 50 mila euro. Inoltre, è prevista dalla legge di Bilancio 2022 la novità di una micro detrazione aggiuntiva corrispondente a 50 euro per i lavoratori autonomi compresi nella fascia di reddito da 11.001 a 17 mila euro. Questa ulteriore detrazione ha la finalità di premiare i redditi delle partite Iva che non beneficiano di altre misure contenute nella riforma fiscale.

Riforma fiscale Irpef per partite Iva e lavoratori autonomi: chi ci guadagna di più?

In valori assoluti, la riduzione delle aliquote Irpef e le detrazioni producono il maggior beneficio fiscale in corrispondenza dei redditi di 50 mila euro. Il totale degli interventi producono risparmi in termini fiscali di 810 euro per il 2022 rispetto allo scorso anno. Più nel complesso, le detrazioni e le riduzioni delle aliquote Irpef producono i maggiori vantaggi fiscali per redditi da 45 mila a 60 mila euro. Il risparmio fiscale si attesta tra 664 euro e 670 euro nel 2022 rispetto al 2021.

Taglio Irpef nella riforma fiscale: quali sono i maggiori risparmi per le partite Iva e i lavoratori autonomi?

Rispetto al 2021, i risparmi fiscali derivanti dalla revisione delle aliquote Irpef e dalle detrazioni della riforma fiscale saranno nell’ordine di:

  • 146 euro per redditi fino a 8 mila euro (imposta netta 2021 pari a 806 euro rispetto ai 660 euro del 2022);
  • 122 euro per redditi di 10 mila euro (imposta netta 2021 pari a 1.310 euro rispetto ai 1.188 euro del 2022);
  • 148 euro per redditi di 12 mila euro (imposta netta 2021 pari a 1.814 euro rispetto ai 1.666 euro del 2022);
  • 74 euro per i rediti di 14 mila euro (imposta netta 2021 pari a 2.318 euro rispetto ai 2.244 euro del 2022);
  • 270 euro per i redditi a partire da 75 mila euro.

 

Il governo Renzi e le prime misure economiche

Dopo tanti proclami, per Matteo Renzi è arrivato davvero il momento di fare. Specialmente nel campo delle misure economiche e sul fronte della spesa pubblica, il governo Renzi è atteso da scelte importanti.

Tra le principali misure ci sono il taglio ai costi della politica, la riforma elettorale, la riforma del fisco, la scuola e novità per lavoro e imprese. L’aumento della tassa sulle rendite finanziarie dal 20 al 25% sarà la prima misura che Renzi e l’esecutivo adotteranno.

L’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie era già previsto nel Jobs act, presentato da Renzi a dicembre 2013, prima che stravincesse le primarie del Pd. Il piano di lavoro del nuovo governo parte dalla necessità di allargare le tutele economiche e sociali per i lavoratori e di introdurre un reddito minimo garantito per chi dovesse perdere il posto di lavoro, oltre che dalla necessità di creare occupazione. L’obiettivo è quello di avere 200mila occupati in più nei settori di punta dell’economia.

Del piano per il lavoro faranno parte gli incentivi alle assunzioni degli under 30, ma solo per le aziende che prima non licenziano. Queste assunzioni dovrebbero essere defiscalizzate e ulteriormente agevolate nel caso di lavoratori impiegati nei settori dell’innovazione e della ricerca; l’impresa pagherà solo i contributi previdenziali.

L’esecutivo Renzi punta poi a ridurre Irap e Irpef sui redditi da lavoro; l’ipotesi è quella di una riduzione di un punto delle prime due aliquote: quella del 23% che si paga ora fino al 15mila euro, e quella del 27% che si versa fino a 28mila euro. L’impatto sarebbe su tutti i cittadini, ma il dato importante è che con queste due aliquote pagano le tasse 34 dei 41 milioni di contribuenti che presentano la dichiarazione dei redditi ogni anno. Il problema è il costo elevato di questa misura necessaria: circa 5 miliardi di euro.

E la chiamano tredicesima…

Ci vuole un bel coraggio a chiamarla ancora tredicesima. L’iniezione di liquidi nei conti correnti che da sempre le famiglie attendono con trepidazione per la metà di dicembre, quest’anno sarà a dir poco asfittica. Più che una tredicesima, pare una decima, come quella dell’antichità.

A rilevare la contrazione delle tredicesime è stato, come spesso fa, l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, il quale sottolinea come le retribuzioni del 2012 siano state riviste al rialzo applicando l’indice di rivalutazione contrattuale Istat, che è aumentato del 1,4%. Successivamente, il valore delle tredicesime riferite al 2012 è stato deflazionato utilizzando l’indice generale dei prezzi al consumo delle famiglie di impiegati e operai che, secondo l’Istat, è cresciuto del 3,1%. Dal momento che ancora non è disponibile la variazione annua riferita all’intero 2012, i due indici sono stati calcolati sulla base del confronto ottenuto tra i primi 9 mesi del 2012 e lo stesso periodo del 2011. E il gioco al ribasso è fatto.

Secondo l’Ufficio Studi, un operaio specializzato, con un reddito lordo annuo di circa 20.600 euro, si troverà la tredicesima tagliata di 21 euro. Un impiegato, con un imponibile Irpef annuo leggermente superiore ai 25.100 euro perderà 24 euro. Un capo ufficio, con un reddito lordo annuo di quasi 49.500 euro, avrà una tredicesima più leggera di 46 euro.

Commenta amaro il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi: “Purtroppo quest’anno l’inflazione è cresciuta più del doppio rispetto agli aumenti retributivi medi maturati con i rinnovi contrattuali. Se nei primi 9 mesi di quest’anno il costo della vita è cresciuto del 3,1%, l’indice di rivalutazione contrattuale Istat è salito solo dell’ 1,4%. Pertanto, nei primi 9 mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2011, il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti è diminuito“.

Soluzioni? La Cgia propone un taglio del 30% dell’Irpef che grava sulle tredicesime: una soluzione che lascerebbe nelle tasche di un operaio 115 euro in più, 130 euro in quelle di un impiegato e oltre 315 euro in quelle di un capo ufficio, stando alle categorie prese in esame più sopra.

Conclude Bortolussi:Visto l’avvicinarsi del Natale, mai come in questo momento abbiamo la necessità di lasciare qualche soldo in più nei portafogli delle famiglie italiane. Ricordo che a dicembre bisognerà pagare il saldo dell’Imu e una serie di bollette molto pesanti. Pertanto, se non ci sarà qualche provvedimento a sostegno delle famiglie, prevedo che i consumi natalizi saranno molto modesti, con effetti economici molto negativi per i bilanci degli artigiani e dei commercianti“.