Auto estera non va immatricolata in Italia, la Corte UE lo sancisce

Non è lecito il provvedimento del governo italiano che limita l’uso di auto estere in Italia. Parliamo dello stop imposto dal governo Conte uno per chi usava la propria auto estera, cioè con targhe straniere pur essendo residenti in Italia.

Il provvedimento, discusso fin da subito, adesso riceve il duro colpo da parte della Corte UE che sancisce come questo provvedimento vada contro ad alcuni provvedimenti dell’Unione Europea.

Persone e merci, In UE vige la libera circolazione

In pratica, un netto stop all’obbligo di immatricolare da capo l’auto in Italia per chi ha la targa estera e risiede in Italia. È stata la Corte Europea che è intervenuta in materia. Infatti la Corte UE ha sancito che il provvedimento emanato a suo tempo dal governo italico, precisamente dal decreto Sicurezza di Salvini, andava contro le regole ordinarie di libera circolazione di persone e merci in area Euro.

L’accusa è quella di aver prodotto una specie di tassa sulla circolazione dei veicoli a motore che una volta in Italia, dovrebbero essere reimmatricolati.

Quindi, illecita la norma che prima, vietava di mettersi alla guida di un veicolo con targa estera per chiunque era residente in Italia da più di 60 giorni. È quanto stabiliva il decreto sicurezza di Matteo Salvini.

Ed illecita secondo la Corte UE pure la norma che concede 3 mesi dall’ingresso in Italia come lasso di tempo per immatricolare di nuovo l’auto in Italia, norma quest’ultima di recente inserimento nella normativa.

È proprio l’obbligo di immatricolare nuovamente in Italia una auto già immatricolata all’estero quello che i giudici UE adesso considerano illecito.

Cosa succede adesso

Contrastare i furbetti delle targhe estere era alla base delle ferree regole introdotte dal

decreto Sicurezza dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma si tratta di norme contrarie alle regole europee, soprattutto perché obbligando i proprietari ad una nuova immatricolazione, finisce con il tassarli due volte. E vietando la circolazione di questi veicoli a targa estera, di fatto si impedisce la libera circolazione di persone, capitali e cose. Libertà in una area comune, che resta uno dei principi fondamentali della UE.

Non idonee quindi le modifiche al Codice della Strada introdotte dal decreto di Salvini, perché si vieta a chi risiede in uno Stato membro dell’Unione di guidare un’auto con una targa di un altro Paese allo stesso modo membro della UE.

I giudici di Lussemburgo ammettono tali restrizioni solo se va di mezzo l’interesse nazionale e se si parla di frode fiscale acclarata.

Targhe estere: le nuove regole per stranieri e italiani in vigore

E dopo i decreti Sicurezza di Matteo Salvini ai tempi del primo governo guidato dal Premier Giuseppe Conte, quello giallo-verde, i veicoli a targa straniera hanno visto un netto inasprimento delle regole.

Il fenomeno della “estero-vestizione” è ciò che si è deciso di contrastare duramente. Troppe le auto con targa straniera i circolazione in Italia. Una moda che non è passata inosservata e che adesso si è deciso di limitare seriamente.

Alla luce di alcune sentenze dei giudici e di altre evidenze tecniche in materia, le regole introdotte dal già citato decreto Sicurezza dell’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini, è stato recentemente ritoccato. E non sono poche le novità che riguardano i possessori di auto a targa estera, sia stranieri che italiani.

L’auto in Italia, costi e spese non sempre bassi

Per capire i vantaggi, reali o solo ipotetici che hanno portato ad un esponenziale aumento delle auto con targa estera nel Bel Paese, occorre fare una piccola descrizione del mondo auto in Italia.

Avere una automobile in Italia, cioè esserne il proprietario, espone l’interessato ad una serie di adempimenti e ad una serie di costi. E sono costi che non hanno eguali probabilmente in nessun altro Paese Europeo. Già in fase di acquisto per esempio, occorre fare in conti con salati passaggi di proprietà, versamenti, bolli e balzelli vati tra IPT e registrazioni.

Poi però c’è da fare i conti con il bollo auto, cioè con la tanto discussa tassa di proprietà. E ancora, la revisione auto. Infine, per circolare in maniera consona alla legge italiana, occorre una assicurazione RCA. La polizza obbligatoria sulla responsabilità civile (Rc Auto), in Italia è piuttosto salata, basata sul meccanismo bonus malus e variabile da Regione a Regione in base all’incidenza dei sinistri in quella determinata zona.

I vantaggi della targa estera, ecco perché era diventata una moda

Detto dei tanti balzelli e costi che in Italia è chiamato a sostenere chi ha una auto di proprietà e regolarmente intestata al Pubblico Registro Automobilistico, vediamo i perché sembra che a molti convenisse immatricolare l’auto all’estero.

Circolare in Italia con una auto a targa straniera significa circolare con una auto immatricolata fuori dal territorio italiano, e quindi non registrata alla nostra MTCT (Motorizzazione Civile) e al nostro Pubblico Registro Automobilistico (PRA).

In questo modo, non si è assoggettati al bollo auto italiano. Le polizza assicurative sono state contratte nel Paese di provenienza e non in Italia, sicuramente a miglior prezzo. Passaggio di proprietà, tasse di immatricolazione, imposte e tributi all’estero sembra siano meno cari che in Italia.

Auto estere, fantasmi in materia di multe o no?

Infine, per le infrazioni del Codice della Strada, con la targa straniera si diventa in pratica, assoluti fantasmi di fronte alla legge. A dire il vero però,  c’è chi contesta questa presunta trasparenza di fronte alle leggi. Dal momento che l’incrocio dei dati tra forze dell’ordine italiane ed estere, e tra organi di controllo, negli ultimi anni hanno avuto una netta accelerata, non è detto che su una targa estera non possa pervenire una multa.

Resta il fatto che le auto estere possono passare inosservate ad una telecamera che coglie il passaggio con semaforo rosso o ad un semplice autovelox. Apparecchiature che fotografando una auto con targa estera,  mettono in difficoltà le autorità competenti sia nell’invio della multa che per l’incasso. Una multa differita, da inviare a casa del proprietario dell’auto, in un Paese estero, non è facilmente incassabile.

Le targhe straniere in Italia, una moda che adesso viene limitata

Il decreto Sicurezza ha puntato l’indice contro questa moda. Ed ha introdotto regole ferree in materia. Si stabilì l’obbligo di immatricolare di nuovo l’auto in Italia per permanenza lunga in Italia. Infatti,  nel caso in cui il suo proprietario aveva la residenza in territorio della Penisola da più di 60 giorni, la nuova immatricolazione divenne obbligatoria. In alternativa, l’esportazione del veicolo nel Paese di provenienza.

Regole che sono state fin da subito criticate, soprattutto perché non facevano distinzione  tra persone che vivono al di fuori del nostro territorio, ma in Paesi di confine, come può essere Campione d’Italia per esempio.

Ma anche San Marino era diventato uno Stato la cui auto intestata diventava illegale anche se il proprietario viveva a pochi chilometri dalla Repubblica sammarinese, magari in Riviera Romagnola.

Ma allo stesso modo anche il decreto Sicurezza aveva lasciato in campo deroghe e scappatoie. Scorciatoie a queste limitazioni che finivano con il fornire alibi e soluzioni atte proprio a dribblare le severe norme. Il noleggio o il leasing, ma anche il comodato d’uso erano soluzioni idonee a svincolarsi dagli obblighi. Infatti, pur se verso aziende e società estere, questi contratti davano il vantaggio di non dover sottostare alla limitazione. Tutto questo a prescindere dalla residenza italiana di lunga data.

Problemi quindi da entrambi i lati, sia sull’applicazione delle norme che dei troppi e pesanti vincoli che le stesse producevano.

Cosa è cambiato con le novità sulle targhe estere in Italia

Multe e sanzioni piuttosto pesanti per chi non immatricola l’auto nel nostro Paese entro tre mesi da quando ha ottenuto la residenza. Da ieri primo febbraio, via libera ai cambiamenti e di fatto gran parte delle norme sulle targhe straniere del decreto Sicurezza possono dirsi superate.

Più tempo concesso a chi deve mettersi in regola dal momento che da due mesi si passa a tre mesi dalla data di residenza in Italia per il proprietario della auto. Ma aumentano le multe e le sanzioni per chi viene colto a guidare l’auto con targa estera, nonostante siano passati i 90 giorni dalla data in cui si è presa la residenza in Italia. Le multa arrivano a 3.000 euro, cioè un autentico salasso.

Perché si è dovuto intervenire a correggere i decreti Sicurezza sulle targhe estere?

Perché queste novità? Come detto, le critiche al decreto Sicurezza sono nate per via del fatto che non si facevano distinzioni tra Stati e tra situazioni. E così anche chi per evidenti questioni territoriali, nonostante la residenza in Italia, aveva l’auto acquistata oltre confine, magari dove lavorava, veniva considerato il classico furbetto.

Un caso eloquente e diventato noto in tutta Italia per via del suo passaggio su diversi organi di stampa, riguardava due coniugi trovati in una auto immatricolata in Slovacchia. L’auto era intestata alla moglie, regolarmente residente in Slovacchia. Alla guida però c’era il marito, residente in Italia.

Per questo, multati i coniugi, perché il marito non avrebbe dovuto guidare l’auto perché illegale secondo il decreto Sicurezza. Sono anomalie come questa che hanno spinto a correggere il tiro.

Come si circola con le auto a targa estera in Italia

Ricapitolando, possibile circolare in Italia con auto straniera solo per 3 mesi a partire dalla data di trasferimento in Italia. Guidare una auto sul territorio nazionale, avere la residenza in Italia, ma non essendo il proprietario del veicolo, necessita di un adempimento preciso. Infatti una situazione del genere,  presuppone  che a bordo dello stesso veicolo deve essere portato un documento.Si tratta del documento sottoscritto con data certa dall’intestatario (autenticato), dal quale risulti in modo chiaro il titolo e la durata della disponibilità del veicolo.

È ciò che prevede adesso la normativa, e lo consente per 30 giorni, decorsi i quali occorre registrare il titolo della disponibilità del veicolo, e la sua durata, direttamente al PRA (Pubblico Registro Automobilistico). Per i trasgressori una multa compresa nella forbice tra 712 euro e 3.558 euro.