Ivie immobili, tutto quello che c’è da sapere per chi ha case all’estero

I residenti in Italia che hanno case all’estero sono tenuti a versare, quando dovute, le tasse immobiliari. E questo, in particolare, attraverso il pagamento dell’Ivie che, non a caso, è l’acronimo di acronimo di Imposta sul valore degli Immobili detenuti all’estero.

Vediamo allora, proprio per Ivie immobili, tutto quello che c’è da sapere per chi ha case all’estero. Da che cos’è all’aliquota che viene applicata, e passando per la base imponibile. Ma anche come si versa l’Ivie e quali sono gli obblighi a livello dichiarativo.

Che cos’è l’Ivie, chi è tenuto a pagarla e chi no sugli immobili situati all’estero

Nel dettaglio l’Ivie, Imposta sul valore degli immobili situati all’estero, in linea generale deve essere pagata da tutti coloro che, persone fisiche residenti in Italia, sono proprietari, titolari di diritti reali, concessionari o locatari di immobili al di fuori dei confini nazionali. Indipendentemente da quale sia la loro destinazione d’uso.

Ci sono casi in corrispondenza dei quali, pur tuttavia, l’Ivie – Imposta sul valore degli immobili situati all’estero, non è dovuta. Per i residenti in Italia, infatti, a partire dall’1 gennaio del 2016 l’Ivie non si paga quando gli immobili e le relative pertinenze da un lato sono adibite ad abitazione principale. E dall’altro nel nostro Paese non rientrano tra le categorie catastali degli immobili di lusso. Ovverosia, le categorie catastali A/1, A/8 e A/9.

L’Ivie, inoltre, non è dovuta nemmeno per la casa coniugale assegnata al coniuge. Nel caso in cui ci sia, per gli effetti civili del matrimonio, la separazione legale, l’annullamento, lo scioglimento o la cessazione così come riporta il sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

Qual è l’aliquota applicata per l’Imposta sul valore degli immobili situati all’estero

L’aliquota ordinaria applicata per l’Imposta sul valore degli immobili situati all’estero è attualmente pari al 0,76% del valore. Ma scende allo 0,4% per gli immobili all’estero che, appartenenti alle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, sono adibiti ad abitazione principale.

Come si fissa la base imponibile per il calcolo dell’Ivie

Per quel che riguarda invece la base imponibile sulla quale calcolare l’Ivie, questa in via prioritaria è rappresentata dal valore catastale. Quando l’immobile si trova nei Paesi Ue. Ed in quelli che, aderenti allo Spazio economico europeo, garantiscono un adeguato scambio di informazioni.

In tutti gli altri casi, invece, la base imponibile sulla quale calcolare l’Ivie è rappresentata dal costo risultante dai contratti o dall’atto di acquisto. Oppure, in mancanza, la base imponibile è rappresentata dal valore di mercato che è rilevabile per l’immobile proprio nel luogo e quindi nel Paese in cui si trova.

Come si versa l’Ivie e quali sono le tempistiche di pagamento

Utilizzando il giusto codice tributo, che è reperibile collegandosi al sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, il versamento dell’Ivie segue le stesse regole che sono previste in Italia per il pagamento dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef). Sia per quel che riguarda le date per il versamento degli acconti, sia per il pagamento dell’imposta a saldo.

Via libera ai Comuni per la tassa sugli immobili

E’ arrivato il via libera per i Comuni, che potranno aumentare la tassazione degli immobili fino all’8 per mille, purché le risorse ottenute vengano impiegate a beneficio delle famiglie e delle fasce più deboli.

Lo prevede un emendamento che il Governo ha incluso nel decreto Enti locali, ora in commissione Bilancio al Senato.
Con questo emendamento, i Comuni potranno incrementare le aliquote oltre i massimi attuali ma esclusivamente per concedere detrazioni alle famiglie e ai ceti più deboli.

Si tratta, comunque, di una percentuale inferiore all’1 per mille chiesto dai Comuni.
Con l’aliquota massima, la Tasi potrebbe passare dall’attuale 2,5 al 3,3 per mille, mentre Tasi e Imu sugli altri immobili residenziali, dal 10,6 per mille complessivo, potranno essere elevate fino all’11,4 per mille.

Secondo le stime dell’esecutivo si prevede un costo di 1,8 miliardi che non comporterà un aumento complessivo della pressione fiscale.

Le nuove norme sulla Tasi non erano state inserite nel Dl Milleproroghe ma rinviate appunto al provvedimento sull’Imu in scadenza a fine gennaio.

Vera MORETTI

Imu salata per imprese e capannoni

In attesa delle elezioni, e delle conseguenti decisioni sull’Imu da parte del nuovo Governo, la tassa sugli immobili aumenta, in particolare per le imprese, a causa dell’abolizione degli sconti applicati dai singoli Comuni.

Questo perché la Legge di Stabilità 2013 prevede che il gettito Imu da immobili ad uso produttivo del gruppo catastale D vada interamente allo Stato, con aliquota allo 0,76%.
I Comuni possono alzarla di tre punti, portandola fino all’1,06%, ma non abbassarla, come invece era concesso nell‘anno appena trascorso.

Ciò significa che per gli immobili di impresa come magazzini e opifici (D), l’IMU 2013 sarà più alta in quei Comuni in cui erano state previste agevolazioni, mentre rimane teoricamente invariata la tassa su negozi (C1), laboratori (C3), uffici e studi professionali (A10).

I dubbi sull’applicabilità riguardano l’interpretazione che si può dare alla definizione di “immobili ad uso produttivo del gruppo catastale D“, che nel suo complesso contempla anche alberghi, cinema e teatri, banche, scuole private, mentre un’interpretazione più restrittiva fa pensare solo a opifici e magazzini.

Non è chiarissimo cosa succede alla tassa sugli immobili produttivi connessi ad attività agricole (D10), sui quali prima c’era l’aliquota ridotta allo 0,2% e che i Comumi potevano portare allo 0,1%: anche qui, un’interpretazione estensiva della norma farebbe salire l’aliquota 2013 allo 0,76%.
Ora i contribuenti non saranno più obbligati ai complessi calcoli fatti nel 2012 per dividere l’imposta fra comune ed Erario ma le imprese pagheranno di più.

Vera MORETTI

L’Imu fa rimpiangere la vecchia Ici

L’Imu, ormai è confermato, si è rivelata molto più cara dell’Ici, tanto da aver raggiunto picchi del 160% in più rispetto alla vecchia tassa sugli immobili.

I motivi che hanno reso la nuova imposta così onerosa sono molteplici e non dipendono solo al ritorno del tributo sulla prima casa perché, confrontando i dati con l’ultimo anno in cui è stata pagata l’Ici sulle abitazioni principali, risulta che l’imposta lievita comunque a livelli considerevoli, con un incremento tra il 90% e il 100%.

Sono state messe a confronto le entrate dell’imposta comunale sugli immobili, fornite dall’Istat (pari a 9,07 miliardi nel 2011 e 11,98 nel 2007) e le stime sul gettito 2012 confermate dagli enti locali, di circa 23-24 miliardi per l’anno appena terminato.
La somma complessiva ricevuta dal pagamento dell’imposta, tra acconto di giugno e saldo di dicembre, è di 19,9 miliardi.
Si deve anche considerare che il 25% dei Comuni italiani ha deciso di incrementare ulteriormente l’aliquota sull’abitazione principale, mentre un Comune su due ha elevato l’aliquota sugli altri immobili.

Il governo, già a giugno, aveva fatto presente che l’Imu erariale ammonta a circa 8,9 miliardi di euro annui, mentre l’Imu comunale è di circa 12,2 miliardi di euro, per un gettito complessivo di circa 21,1 miliardi di euro annui.
Se si analizzano i dati Istat degli ultimi dieci anni, emerge che, in questo lasso di tempo, il tributo è aumentato del 3,7%, passando da 8,7 miliardi del 2001 a 9,1 del 2011.

L’incremento contenuto è dovuto soprattutto alla soppressione dell’imposta sulla prima casa, che ha portato l’imposta da 11,98 miliardi del 2007 a 9,1 l’anno successivo (-24%). E negli anni successivi il gettito è rimasto sostanzialmente stabile (8,895 miliardi nel 2009; si sale a 9,078 nel 2010 e resta sostanzialmente invariato nel 2001 a 9,070 miliardi).
Nonostante queste cifre considerevoli, il governo afferma che l’Italia è il Paese con la più bassa tassazione della proprietà immobiliare, pari allo 0,6%, contro il 3,1% di Stati Uniti, il 2,1% del Giappone, il 2,4% della Francia, il 3,5% del Regno Unito, il 3,1% del Canada e l’1,1% della media Ocse.

Se però si considera l’incremento che l’imposta ha subito negli ultimi anni, la posizione dell’Italia pare destinato a superare la media fissata dall’Organizzazione nazionale per lo sviluppo economico.

Facendo una media, per ogni immobile si dovrà versare una somma di 235 euro: su circa 24,3 milioni di proprietari di immobili, 17,5 milioni verseranno l’Imu e circa 6,8 milioni saranno esenti dall’ imposizione.
La media pro-capite per i soggetti che verseranno l’Imu è di circa 194 euro.

Secondo i dati dell’Agenzia del Territorio l’importo medio Imu per l’abitazione principale e’ pari a 206 euro, per un gettito complessivo che supera i 3,3 miliardi; mentre l’imposta media sugli altri immobili ammonta a 761,5 euro.

Per quanto riguarda l’analisi per tipo di immobili, il prelievo sulle abitazioni principali ammonta al 18,4% del totale mentre il restante 81,6% riguarda gli altri immobili.
Le proiezioni dimostrano inoltre che il 68% dei contribuenti ha effettuato il versamento sull’abitazione principale e il 62% su altri immobili. La distribuzione territoriale dimostra che oltre la metà dei versamenti complessivi dell’imposta municipale propria affluisce dal Nord (54,8%), un altro 27,1% dal Centro e il restante 8,1% dal Sud.

Vera MORETTI

Semplificazione fiscale: le nuove regole per IMU, IRPEF e IVA

Un decreto legge e una nuova delega fiscale in arrivo nei prossimi giorni. I punti all’ordine del giorno del governo Monti riguarderanno lotta all’evasione, IMU, aliquote IRPEF e IVA e riscossione dei debiti tributari.

Il tutto volto all’obiettivo di una semplificazione in materia fiscale e di adempimenti tributari. Occhi puntati sulla lotta l’evasione fiscale, dopo l’ultimo blitz della Guardia di Finanza a Courmayeur dello scorso weekend.

Punto primo: aliquote fiscali e IVA

Un pacchetto di emendamenti saranno contenuti nel nuovo disegno di legge, che andrà a riscrivere la delega fiscale del precedente governo Berlusconi.
Fra le manovre previste la riduzione delle aliquote fiscali IRPEF ( che attualmente si aggirano attorno al 23% e al 27%). Nessun aumento previsto per le aliquote IVA, come paventato dall’ultima manovra correttiva, che tramite la clausola di salvaguardia prevedeva invece un aumento dell’aliquota di mezzo punto percentuale dal 2014. Occorrerà attendere un “decreto regolamentare” per quanto concerne invece le agevolazioni fiscali, che ad oggi sono più di 700.

Punto secondo: IMU

Un punto caldo della riforma varata dal governo Monti riguarda l’esenzione riservata alla Chiesa e ai suoi immobili dalla nuova tassa chiamata IMU (Imposta municipale unica), che la manovra finanziaria ha sostituito alla vecchia ICI. L’esonero, secondo quanto previsto dal nuovo decreto, dovrebbe riguardare esclusivamente gli immobili non commerciali.

Insieme all’IMU dovrà essere presentata entro il 30 giugno 2013, la dichiarazione per gli immobili e pertinenze, ovvero la dichiarazione IMU. La dichiarazione dovrà altresì essere presentata entro l’anno successivo anche qualora sussista un cambio rilevante nella situazione del proprietario (es. la vendita dell’immobile in oggetto).

Punto terzo: lotta all’evasione fiscale

Una pioggia di nuove sanzioni in arrivo per chi non emette scontrini o fa dichiarazioni false. Il nuove decreto Monti prevederà anche che tutti i contribuenti soggetti agli studi di settore, incorsi in errori od omissioni, dovranno essere sottoposti ad accertamenti analitico – induttivi. In breve, non basterà più pagare una semplice sanzione pecuniaria come invece accade oggi.

La lotta all’evasione fiscale è al centro della nuova manovra allo scopo di alleggerire la pressione fiscale che grava sulle imprese e sui singoli cittadini.

Punto quarto: Equitalia

Nel nuovo decreto di semplificazione fiscale saranno previste norme volte ad alleggerire le modalità di riscossione dei debiti tributari da parte di Equitalia. Lo scopo è quello di evitare il blocco dell’attività per tutte le imprese morose nei confronti dello Stato per una dichiarata circostanza di difficoltà economica conseguente alle crisi.