Bce: i tassi ribassati resisteranno

Le previsioni dell’Eurotower sulla ripresa europea sono state confermate anche da Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, che ha confermato come i tassi attuali, o anche più bassi, siano destinati a restare tali per un prolungato lasso di tempo.
Ciò significa che i tassi d’interesse, ora allo 0.25%, rimarranno invariati.

Secondo le stime, l’inflazione, comunque bassa per ora, è destinata a registrare un graduale miglioramento, dunque in grado di rispettare gli obiettivi nel medio-lungo termine.

Ha poi dichiarato Draghi: “Non siamo rassegnati a tenere troppo a lungo la bassa inflazione”.
Il presidente della Bce ha poi parlato della questione della forza dell’euro, sostenendo che l’andamento dei tassi di cambio sarà molto seguito dalla Banca in riferimento anche con la crisi Ucraina “monitorando molto attentamente le possibili ripercussioni dei rischi geopolitici”.

A questo proposito, Mario Draghi ha aggiunto: “Non si tratta solo della crisi in Ucraina, ma anche della situazione economica in Russia e di un’escalation delle sanzioni. È una situazione molto complessa che, se si evolverà, colpirà l’Eurozona più di qualsiasi altra parte del mondo. Il tasso di cambio non rientra nel target Bce ma è molto importante per la crescita e la stabilità dei prezzi, e il rafforzamento del tasso è causa di grande preoccupazione nel consiglio dei governatori della Bce”.

Tra circa un mese, inoltre, la Bce pubblicherà una serie di indicatori macroeconomici sullo stato di salute dell’Eurozona sottolineando che in quell’occasione vi saranno maggiori elementi per valutare se eventualmente intervenire “anche con misure non convenzionali” per sventare il rischio di un periodo troppo prolungata di bassa o bassissima inflazione.

Per questo motivo, il presidente della Bce ha esortato i Paesi che hanno una crescita lenta, come l’Italia, a insistere sulle riforme: “Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda, hanno fatto molte riforme strutturali e ora si vedono chiari segni di ripresa, quindi in quelli dove la ripresa è in stallo devono perseverare con le riforme, che sono dolorose, ma non sembra esserci alternativa. Non è mai una buona policy, che può generare crescita, infrangere regole che ci sono o posporre riforme strutturali. Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto molti suggerimenti da politici e istituzioni soprattutto sui tassi ma anche sulla liquidità. Di questo siamo grati ma il Trattato della Bce sancisce la nostra indipendenza. Le persone dovrebbe rendersi conto che se accettare tali consigli fosse visto come una minaccia alla nostra indipendenza sarebbe a rischio la nostra credibilità”.

Vera MORETTI

Aumenta la morsa sui prestiti

Ancora segnali negativi dal fronte prestiti.I dati che ci arrivano dal supplemento al Bollettino Statistico su indicatori monetari e finanziari diffuso da Bankitalia, evidenziano che a giugno si è registrata  una contrazione del 3% ( rispetto al 2,4% di maggio)su base annua per quanto concerne i prestiti concessi dalle banche al settore privato. 

Di contro invece rimane stabile la contrazione dei prestiti alle famiglie, -1%. Per quanto concerne poi i prestiti alle società finanziarie si sottolinea un ulteriore calo del 4,1% dal 3,6% dello scorso maggio.

Un quadro invece completamente opposto è quello che riguarda i tassi d’interesse sui prestiti erogati, in particolare, quelli per l’acquisto di abitazioni, a giugno si sono attestati al 3,90%dal 3,94 del mese precedente. I tassi sulle nuove erogazioni al consumo invece non hanno riscontrato oscillazione e di fatto sono rimasti stabili al 9,55%.

A gennaio calati i prestiti ai privati

Non c’è tregua per le cattive notizie che riguardano l’economia italiana e questa volta, a comunicarle, è Bankitalia.

A quanto pare, infatti, anche il 2013 si è aperto in maniera sfavorevole, facendo registrare una contrazione, nel mese di gennaio, dell’1,6% relativamente ai prestiti al settore privato: nel dettaglio, quelli alle famiglie sono scesi dello 0,6%, mentre quelli alle società non finanziarie sono sotto del 2,8%.

I tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo inferiore a 1 milione di euro sono scesi al 4,39% (4,43 nel mese precedente), quelli di importo superiore a tale soglia sono diminuiti al 3,09% (3,15% a dicembre).
I tassi d’interesse sui finanziamenti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono rimasti invariati al 3,92%; quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo sono aumentati al 9,59% (9,08 a dicembre).
I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono diminuiti all’1,17% (1,25% a dicembre).

Vera MORETTI

I tassi d’interesse si impennano a dicembre

di Vera MORETTI

La vita reale è sempre più influenzata dalla crisi finanziaria e colpisce in modo preoccupante la routine della gente comune.

Un esempio concreto di ciò è l’aumento dei costi di finanziamento per gli immobili e i tassi di interesse dei mutui. A dicembre, infatti, secondo quanto riporta il bollettino mensile dell’Abi, i tassi di interesse sui mutui per l’acquisto di una abitazione hanno subito un aumento pari al 3,83% rispetto al 3,7% del mese precedente ed al 2,7% del dicembre 2010.

Perché questo? Pare che il motivo sia una crescita di finanziamenti a tasso fisso, passata dal 37,3% al 37,6%, ma anche l’innalzamento del costo del denaro, che va ad influire sui prestiti bancari ad imprese e famiglie.

In questa congiuntura “catastrofica”, comunque, qualcosa di positivo c’è, perché i primi 11 mesi dell’anno sono stati caratterizzati da una crescita dei prestiti bancari alle imprese di circa il 5%, un valore positivo soprattutto se lo si paragona con l’1% dell’anno prima. Ciò aveva portato, a fine novembre, ad un ammontare dei prestiti che superava i 915 miliardi di euro, quasi 43 miliardi in più rispetto a novembre 2010.

Questi dati avevano fatto salire l’Italia oltre la media euro con un +1,4% a fine novembre, superando anche i principali paesi europei come Germania, Spagna e Francia.

Stabile l’accesso al credito per le imprese romane

L’Istituto Tagliacarne con la supervisione dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Roma ha effettuato una ricerca dal titolo “Monitoraggio sull’accesso al credito in provincia di Roma” che ha evidenziato come il 69,5% degli imprenditori della provincia di Roma hanno sostanzialmente mantenuto stabile l’accesso al credito rispetto al 2009.  Per l’8,8% del campione, la situazione appare “molto peggiorata” nel corso del 2010.

Tensioni sono emerse soprattutto nei vari step che l’imprenditore deve sostenere per ottenere il denaro: dalle garanzie richieste sulle linee di credito aperte, ai tassi di interesse sui fidi e ai costi e alle commissioni applicate sui prestiti.

La Camera di Commercio di Roma si è fatta parte attiva nello studio e nella messa in campo di soluzioni e strumenti idonei a supportare le imprese provinciali nelle attività di investimento impegnando, a tal fine, cospicue risorse finanziarie e stipulando specifiche convenzioni con diversi istituti bancari per facilitare la concessione di garanzie fideiussorie finalizzate all’apertura di nuove linee di credito per le imprese.

L’Italia vince il primato (negativo) per Mutui più costosi

E’ l’Italia ad aggiudicarsi il primato per il Paese con il costo dei mutui più alto. Rispetto alla media europea un italiano sborsa 9mila Euro in più rispetto ad un altro cittadino comunitario. A renderlo noto è L’Associazione Nazionale costruttori edili (Ance) in un rapporto intitolato “Il credito nel settore delle costruzioni in Italia”. Per l’Ance che ha preso come modello un mutuo di 150 mila Euro dilazionato in 25 anni è come se un connazionale fosse costretto a pagare un anno intero in più rispetto ad altri Paesi europei“.

Una tale rivelazione dimostra come il nostro Paese soffra molto in termini di crescita economica per il settore immobiliare. Sono naturalmente i tassi applicati a creare le maggiori disparità. A settembre i tassi medi italiani erano del 4,1% contro il 3,74 per cento europeo. Per l’Ance “Gli italiani sono costretti anche ad assumersi rischi che non vorrebbero, con le banche che continuano a erogare la maggior parte dei mutui a tasso variabile con aspettative sui tassi tendenti al rialzo”. Una situazione dura che necessita di interventi “dall’alto” per essere sbloccata.

Mirko Zago