Mutui: con la super inflazione, meglio il tasso fisso o variabile nel 2022?

Con la super inflazione, quali saranno gli effetti sui mutui, sui tassi di interesse e sulle rate? Scoprirlo, significa scegliere se convenga stipulare un mutuo a tasso fisso o a tasso variabile. Ma gli effetti si fanno sentire anche per coloro che hanno già stipulato un mutuo, sia a tasso fisso che variabile. Anche se non sempre si tratta di effetti negativi.

Mutui: l’inflazione nel 2022 farà sentire i suoi effetti come per il caro bollette?

L’analisi della situazione dei mutui parte dall’impennata dell’inflazione degli ultimi mesi del 2021. E la platea di chi sceglie un mutuo ogni anno è ampia: circa 200 mila tra quelli di nuova sottoscrizione e le surroghe. A ciò si aggiunge che le bollette energetiche in effetti stanno risentendo dell’impennata dei prezzi. E dunque le famiglie, oltre al caro consumi, si potrebbero trovare nel nuovo anno a dover fare i conti con rate dei mutui più salate. Diventa essenziale, allora, verificare cosa succede a chi sta già pagando un mutuo e a chi ha intenzione di stipularne uno nuovo nei prossimi mesi.

Cosa avviene a chi sta già pagando un mutuo a tasso fisso nel 2022?

A risentirne direttamente dell’aumento dell’inflazione è chi ha già stipulato e sta pagando un mutuo a tasso fisso. Ma, in questo caso, la notizia potrebbe risultare positiva. In primo luogo perché la rata non cambia importo a causa dell’inflazione. Ma soprattutto, in termini reali, il tasso di interesse che viene pagato risulta più basso. Il confronto lo si può fare mediante la sottrazione del tasso nominale debitore e il tasso di inflazione. Per le famiglie che abbiano stipulato un mutuo a tasso fisso in passato dunque vale la regola secondo la quale, con l’aumentare dell’inflazione, si riduce la quota del capitale da restituire in termini reali.

Mutui a tasso fisso già stipulati: con l’inflazione è più difficile la surroga

L’unico effetto negativo per chi ha già un mutuo in corso a tasso fisso è quello delle poche possibilità di cambiare il finanziamento con uno più vantaggioso. Infatti, i tassi di interesse sulla surroga attualmente si attestano a non meno dell’1,5% a fronte di un tasso fisso medio dell’1,1-1,2%. Dunque, se si cerca di cambiare il proprio mutuo, difficilmente si riuscirebbe a ottenere un tasso di interesse più basso.

Mutui, cosa avviene per chi ne sta già pagando uno a tasso variabile?

Come per quelli a tasso fisso, anche i mutui a tasso variabile risentono dell’aumento dell’inflazione. Ma la correlazione avviene in maniera indiretta attraverso gli indici Euribor. Questi ultimi sono i parametri che vengono utilizzati dalle banche per stabilire i tassi di interessi variabili sui mutui e le rispettive rate. Ad oggi gli indici Euribor, nonostante l’impennata dell’inflazione, sono rimasti stabili intono al valore di -0,5%. Circostanza confermata dal fatto che, nel corso del 2021, chi aveva già stipulato un mutuo a tasso variabile, non ha subito incrementi dei tassi di interesse e, di conseguenza, delle rate. Ma è molto probabile che ciò avverrà nel corso dei prossimi anni, dal momento che gli indici Euribor sono dati in risalita dall’attuale -0,5% a +0,4% entro il 2027.

Quanto si pagherà in più di mutuo nei prossimi anni con il tasso variabile?

Gli aumenti degli indici Euribor dovrebbero determinare, di conseguenza, incrementi dei tassi di interessi dei mutui variabili e delle rispettive rate. Si calcola che, nei prossimi cinque anni, l’aumento potrebbe essere di 35-40 euro mensili per chi ha un mutuo residuo da pagare di 100 mila euro. I calcoli sono stati stimati con un aumento di 90 punti base degli indici Eurobor.

Mutui, cosa cambia nel 2022 per chi voglia stipularne uno?

La situazione di partenza dei mutui nel 2027 per chi abbia intenzione di sottoscriverne uno, vede quelli a tasso fisso che provengono da un 2021 all’insegna della risalita. Infatti, a inizio anno si potevano trovare mutui con un tasso fisso anche dello 0,5%. A fine anno, la media del tasso fisso è dell’1,2%. I mutui a tasso variabile hanno invece un indice Euribor del -0,5%.

Mutui, nel 2022 è meglio sceglierne uno a tasso fisso o a tasso variabile?

Per il 2022 sarà molto difficile trovare un mutuo a tasso fisso al di sotto dell’1%. Mediamente, le offerte delle banche si attestano attorno all’1,1%. Si tratta, in ogni modo, di tassi di interesse che possono considerarsi ancora bassi, anche se di gran lunga superiori a quelli di appena un anno fa. Sul fronte dei tassi variabili, la constatazione di aver scelto bene rispetto a un tasso fisso la si potrà avere solo tra cinque anni. Infatti, solo a partire dal 2027 si potrà verificare di quanto siano cresciuti effettivamente gli indici Euribor e dunque calcolare la convenienza rispetto a un tasso fisso. Ma, anche in questo caso, gli effetti dell’inflazione non dovrebbero farsi sentire eccessivamente.

Mutui in crescita nel 2021, ecco i migliori tassi fissi e variabili a novembre

Aumenta la richiesta di mutui nel secondo trimestre del 2021. A fare da traino alla richiesta di finanziamento anche i vantaggi legati alla prima casa assegnati dal decreto Sostegni bis ai giovani under 36. Nei mesi di aprile, maggio e giugno 2021 le famiglie italiano hanno potuto usufruire di 16 miliardi e 600 milioni di finanziamenti legati all’acquisto della casa.

Di quanto sono cresciute le richieste dei mutui nel secondo trimestre del 2021?

La crescita della richiesta dei mutui ha segnato pertanto un +39,9% stando alle elaborazioni del gruppo Tecnocasa sui dai della Banca d’Italia. Dato che rafforza la crescita dei primi sei mesi del 2021, con un aumento della richiesta dei mutui del 46,5%. In discesa del 6,8%, invece, la surroga e la sostituzione dei mutui già contratti.

Mercato in crescita per i mutui: buono l’impatto del decreto Sostegni bis sulla prima casa

L’andamento di crescita dei mutui è confermata anche dall’Osservatorio dei Mutuionline. A fine ottobre 2021 la crescita della richiesta dei mutui è andata di pari passo con quella per l’acquisto della prima casa. È stato così per il 59,8% delle richieste. Nello stesso periodo del 2020, la crescita dei mutui legati all’acquisto della prima casa si era fermata al 42,6%.

Richiesta dei mutui 2021: una domanda su due è per la prima casa

Ancora più accentuati i dati sulle richieste di mutuo per la prima casa nei mesi di luglio, agosto e settembre 2021. Il 68,6% dei mutui è stato erogato per l’acquisto della prima casa, il 72,4% nel solo mese di ottobre. Si hanno anche i dati delle erogazioni effettive dei mutui del 2021. Fino ad ora, quasi un mutuo su due è stato erogato per l’acquisto della prima casa (il 47,2%, rispetto al 36,2% del 2020).

Crescono le richieste di mutui a tasso fisso

I mutui con tassi fissi fanno segnare una maggiore richiesta. Con costi bassi del finanziamento per l’acquisto della casa, il 90% delle richieste di mutuo è per quello a tasso fisso. È stato così nel 2020 e il dato è stato confermato anche nel corso del 2021. Nel 2020 il tasso medio fisso sui mutui a 20 anni era dello 0,13%: nel 2021 c’è stata una risalita del tasso fisso alla percentuale media dello 0,54%. Risultano piuttosto stabili i tassi variabili dei mutui: a gennaio erano mediamente dello 0,75%, a ottobre sono risultati dello 0,76%.

Quali sono i mutui a tasso fisso più convenienti a novembre 2021?

Vediamo quali sono le offerte sui mutui più convenienti considerando i suggerimenti presenti su Mutuionline. Il riscontro prevede la richiesta di un mutuo a fine novembre nella città di Milano, di un impiegato di 35 anni per acquistare una prima casa. L’importo del mutuo è di 140 mila euro, il valore della casa è di 200 mila euro e la durata del finanziamento è di 20 anni.

Miglior mutuo con il tasso fisso per l’acquisto della prima casa

Il miglior mutuo per tasso fisso è risultato essere Credem con il tasso fisso dello 0,67% e una rata mensile di 623 euro (Taeg dello 0,94%). Al secondo posto Crédit Agricole con il tasso dello 0,77% e la rata di 630 euro (Taeg dello 0,97%). Al terzo Banco Bpm “Mutuo giovani green” con tasso fisso dello 0,88% e rata di 636 euro (Taeg dello 0,97%). Al quarto posto Bnl Bnp Paribas con tasso fisso dello 0,80%, rata di 631 euro e Taeg dello 0,97%. Infine Banca Carige con il tasso fisso dello 0,85%, rata mensile di 635 euro e Taeg dell’1,02%.

Mutuo più conveniente con il tasso variabile per l’acquisto della prima casa

Il tasso variabile più basso sul mutuo a tasso fisso per l’acquisto della prima casa è risultato essere quello di Intesa Sanpaolo “Mutuo giovani” dello 0,30% (Taeg dello 0,39%) e una rata mensile di 601 euro. Al secondo posto Banco Bpm “Mutuo giovani green” con il tasso variabile dello 0,48% (Taeg 0,56%) e la rata mensile di 612 euro. Al terzo posto troviamo Crédit Agricole Italia con un tasso variabile dello 0,44% (Taeg dello 0,63%) e una rata di 609 euro. Al quarto posto Credem con il tasso variabile dello 0,37% (Taeg dello 0,64%) e una rata mensile di 605 euro. Infine Webank con “Mutuo green”, tasso variabile dello 0,58% (Taeg dello 0,64%) e rata mensile di 618 euro.

 

Due cuori e un mutuo, anche se precari

Da settembre 2011 non varrà più l’equazione contratto precario – amore precario. Il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni e l’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, hanno siglato un accordo sul Fondo di Garanzia per l’accesso ai mutui destinati all’acquisto dell’abitazione principale.

Il patto stipulato prevede l’accesso al mutuo per la prima casa anche per le coppie di lavoratori atipici con contratti di lavoro precari. Da oggi non servirà più quindi avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato per accendere un mutuo con la propria banca. Il Fondo di Garanzia, gestito dalla Consap SpA, dispone di una dotazione patrimoniale a regime di 50 milioni di euro. Secondo l’accordo potrà rilasciare a favore delle banche e degli intermediari finanziari garanzie a prima richiesta a copertura di un ammontare non superiore a 75 mila euro, costituito dal 50% della quota capitale dei mutui ammissibili, degli interessi contrattuali calcolati in misura non superiore al tasso legale e dei costi di recupero non superiori al 5% del capitale residuo.

I mutui richiesti non dovranno superare i 200 mila euro per immobili adibiti ad abitazione principale non di lusso e non estendersi oltre i 90 metri quadri. I richiedenti devono essere giovani coppie coniugate o nuclei famigliari con unico genitore e figli minori.

Ecco i requisiti per accedere alla domanda di finanziamento:

  • età inferiore a 35 anni 
  • un reddito ISEE non superiore a 35 mila euro
  • non più del 50% del reddito complessivo imponibile ai fini IRPEF derivante da un contratto a tempo indeterminato
  •  mancato possesso di altri immobili ad uso abitativo, salvo quelli acquisiti per successione.

L’accordo tra il Ministro della Gioventù e l’ABI prevede inoltre tassi favorevoli da applicarsi ai mutui. Nel caso di mutui a tasso variabile non possono essere superiori all’Euribor + 150 punti base per durate uguali o superiori a 20 anni, o all’Euribor + 120 punti base per durate inferiori. Nel caso di mutui a tasso fisso invece non possono essere superiori all’IRS + 150 punti base per durate uguali o superiori a 20 anni, o all’IRS +120 punti base per durate inferiori.

Alessia Casiraghi

Mercato immobiliare: aumentano le richieste di mutuo per le ristrutturazioni

Gli italiani non richiedono solo mutui per l’acquisto di immobili, ma anche finanziamenti per le ristrutturazioni. E’ quanto ha evidenziato una ricerca condotta da Mutui.it che ha analizzato oltre 60mila richieste di mutuo risalenti alla necessità di ristrutturare casa. Tra questi circa il 44% sceglie il tasso fisso per timore di un eccessivo aumento dei tassi, mentre il 35% preferisce il tasso variabile. La panoramica dei richiedenti vede un pubblico abbastanza giovane, attorno ai 40 anni, con un impegno maggiore ai 20 anni, con prestiti che si aggirano mediamente attorno ai 142mila euro.

I finanziamenti più elevati sono concentrati nel nord Italia, in particolare è il Trentino Alto Adige a spiccare con mutui medi di 183mila euro. Il sud invece è generalmente la zona dove vengono richieste proporzionalmente i bisogni le percentuali più elevate; in testa in particolare ci sarebbe la Puglia con il 54% del valore richiesto. Va ricordato però che anche il Friuli Venezia Giulia, a distinzione delle altre regioni del nord ha una percentuale elevata, attestata attorno al 55% del valore dell’immobile.

Mirko Zago