La Direttiva Ue per il risparmio energetico

E’ in vigore ormai da un mese la Direttiva Ue che riguarda l’efficienza energetica e coinvolge tutti gli Stati membri a proposito di riduzione dei consumi energetici ed efficientamento dell’edilizia pubblica.

Vediamo nel dettaglio le tematiche salienti:

  • Riduzione dei consumi: ogni paese ha tempo fino ad aprile 2013 per presentare il proprio piano per l’aumento dell’efficienza. Sarà poi Bruxelles ad esaminare i progetti pervenuti e ad approvarli. La scadenza sarà triennale.
  • Edilizia: Per quanto riguarda la riqualificazione energetica degli edifici pubblici, esiste un impegno vincolante, poiché, a partire dal 2013, i Paesi membri devono elaborare e attuare un piano di efficientamento degli “edifici riscaldati e/o raffrescati posseduti ed occupati dal loro Governo centrale”, che ne permetta la riqualificazione a un tasso minimo del 3% della superficie coperta utile all’anno, a cominciare dagli immobili più energivori.In questa prima fase, l’obbligo riguarda gli edifici con superficie coperta utile superiore ai 500 metri quadri. Dal 9 luglio 2015 la soglia sarà abbassata a 250 mq.
  • Acquisti verdi e incentivi: la Direttiva 2012/27/UE prevede che siano incentivati gli acquisti verdi e che i bandi di gara vengano redatti in modo da privilegiare i fornitori più attenti all’efficienza e ella sostenibilità ambientale.I Governi nazionali dovranno anche prevedere misure per incentivare il teleriscaldamento, i contatori intelligenti e i sistemi per la contabilizzazione del calore.
  • Distributori di energia: la nuova normativa comunitaria stabilisce anche che le imprese energetiche di pubblica utilità, i distributori e le società di vendita di energia al dettaglio dovranno diminuire la vendita annuale di energia ai clienti finali di almeno l’1,5% annuo dal 2014 al 2020.

Vera MORETTI

In Piemonte germoglia il green

E’ ora di bilanci per il Piemonte, regione che si conferma tra le più virtuose in ambito di energia prodotta da fonti pulite, anche se l’obiettivo fissato dal decreto firmato a marzo sul burden sharing, che chiede al Piemonte di produrre il 15,1% della propria energia da fonti pulite, rimane lontano. La regione si conferma tra le migliori d’Italia, seguendo a ruota Lombardia e Puglia.

In particolare, il Piemonte si qualifica al secondo posto, alle spalle della Lombardia, per la produzione di energia da fonti idriche: grazie alla grande disponibilità di acqua nelle zone alpine, la regione è fornitore del 25% dell’energia idroelettrica prodotta in Italia. Terzo posto, invece, per quanto riguarda il fotovoltaico. In Piemonte sono installati pannelli per una potenza a 1053 megawatt, su 17 mila impianti con una regolamentazione precisa, che tutela il paesaggio e i terreni pregiati. Nessuna controindicazione, invece, per gli impianti geotermici, cioè quelli che sfruttano il calore della Terra, un settore quasi insignificante fino a cinque o sei anni fa ma che ora porta un risparmio in bolletta fra il 40 e il 60%: solo in Piemonte si producono 7 megawatt di energia, che corrispondono al consumo annuo di 2100 famiglie. Torino tiene poi ben saldo il suo primato nel teleriscaldamento, confermandosi città più teleriscaldata d’Italia, con circa 800mila cittadini serviti. Da segnalare poi la quota di energia prodotta da biomasse, il 5% sul totale piemontese, che sfrutta i rifiuti agricoli e di allevamento.

Il risparmio per i cittadini sarà invece uno dei filoni di ricerca del futuro Energy Center che sorgerà a Torino nei prossimi mesi grazie a un accordo tra Regione e Comune. Sarà un polo dedicato all’energia per privati, aziende, enti pubblici e università all’interno del quale si dovranno studiare prodotti e tecnologie per il risparmio energetico, l’edilizia e zero consumo, tecnologie e innovazioni per le aziende e per l’industria.

Il green è anche occasione di business, e se ne sono già accorte le 1.300 aziende torinesi impegnate nella green economy per un fatturato complessivo di 2,6 miliardi di euro e 33 mila addetti. A far da padrone sono quelle impegnate nel settore dell’energia, principalmente solare (50 per cento), seguono quelle che si occupano di rifiuti (19 per cento), trattamento dell’acqua (12 per cento), aria (10 per cento) e ricerca e sviluppo (9 per cento). La maggior parte delle aziende eco ha meno di dieci addetti e solo il 6% ne conta più di 50.

Francesca SCARABELLI