Buoni pasto, dove e come spenderli

Ormai i Ticket Restaurant hanno preso sempre più piede nella vita quotidiana di professionisti, piccole imprese, dipendenti. Un successo che dipende da tanti fattori: la loro praticità, i vantaggi fiscali per chi li utilizza e anche, soprattutto, la loro spendibilità pressoché in ogni bar o ristorante.

Sì, perché la rete di esercizi convenzionati in Italia è sterminata. Sono oltre 120mila i punti nei quali poter spendere i buoni pasto: bar, ristoranti, locali, negozi, supermercati, tavole fredde, tavole calde e persino fast food, tanto nella grande città quanto nella piccolo paese di provincia. Tutti gli esercizi convenzionati sono facilmente riconoscibili dall’adesivo posto sulla vetrina e sulla porta d’ingresso e, grazie a questo, hanno l’obbligo di accettare i buoni pasto come pagamento del pranzo.

Trovare i locali del network che accettano i Ticket Restaurant è semplicissimo! Sul sito Ticketrestaurant.it è infatti disponibile un pratico motore di ricerca: basta inserire nei menu a tendina la regione e, per maggiore completezza, provincia, comune, CAP e tipologia di esercizio e il motore individua i locali convenzionati più vicini.

Al professionista e al dipendente, però, interessano di più bar e ristoranti rispetto a supermercati e negozi di alimentari. Se la pausa pranzo deve essere un momento di stacco, che lo sia in tutti i sensi: senza pensieri  e senza avere l’assillo di quanto spendere.

Ma quanto può risparmiare a tavola chi utilizza i Ticket Restaurant al bar o al ristorante? Il conto è presto fatto. All’importo del pranzo (per esempio: primo, contorno, acqua e caffè: 8 euro) va sottratto l’importo netto del buono pasto (per esempio 5,20 euro); la differenza di 2,80 euro deve essere saldata in contanti perché i buoni pasto non sono cumulabili e non danno diritto a resto in denaro.

Attenzione poi a verificare la scadenza riportata sul fronte di ciascun buono pasto: un buono pasto scaduto non può essere utilizzato e il ristoratore ha il diritto e il dovere di rifiutarlo. Un’accortezza in più da avere per evitare che la pausa pranzo con Ticket Restaurant da senza pensieri diventi una seccatura.

Per ulteriori informazioni o per acquistare i propri ticket, il mondo di Ticket Restaurant è a portata di clic su Ticketrestaurant.it.

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Liberi professionisti e buoni pasto: matrimonio all’insegna della convenienza

 Cari lettori, continuiamo il nostro viaggio alla scoperta del mondo dei Ticket Restaurant.

Se la scorsa settimana vi abbiamo spiegato i vantaggi fiscali per l’azienda ed i benefici economici per il dipendente, questa settimana proviamo a spiegarvi i benefici economici e fiscali per i liberi professionisti.

Ebbene sì, un libero professionista può usufruire di questi buoni pasto acquistandoli direttamente anche da Internet, consumandoli negli esercizi commerciali convenzionati e potrà dedurre il 75% delle spese così come detrarre tutta l’IVA al 10%, fino a un importo massimo pari al 2% del fatturato.

I ticket restaurant sono in tutto e per tutto titoli di credito che valgono come moneta corrente e con i quali è possibile acquistare il pranzo, pagare una cena, o ancora meglio fare la spesa (in questo ultimo caso, solo selezionando i prodotti alimentari con IVA inferiore al 10%).

I liberi professionisti sanno quanto sia sempre poco e soprattutto “prezioso” il tempo da dedicare al cibo: e se al posto di dannarsi con spiccioli e prelievi ci si affidasse ai ticket restaurant, battezzati così da una delle più importanti aziende che li distribuiscono?

Un buono quotidiano che  fornisce un certo supporto nel risparmio di ogni giorno.

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Buoni pasto, un risparmio per l’azienda e il dipendente

Il buono pasto è un benefit molto più pregiato e ricercato di quanto non sembri. Spesso le aziende lo usano come incentivo per i propri dipendenti e sia le prime che i secondi, è un dato di fatto, lo apprezzano. Per molti motivi. Intanto, i dipendenti ne traggono un sicuro vantaggio economico, dal momento che possono guadagnare qualche centinaia di euro in più al mese; le aziende, invece, possono incentivare i propri dipendenti senza dover sottostare a ingombranti oneri fiscali.

Secondo le attuali regole, i buoni pasto sono esclusi dal reddito imponibile fino a un massimo complessivo giornaliero di 5,29 euro. Se da un lato ne guadagnano i dipendenti – il valore dei buoni pasto non concorre al reddito soggetto a tassazione -, dall’altro il datore di lavoro può corrispondere loro parte del reddito sotto questa forma senza il pagamento degli oneri previdenziali.

Ci sono comunque poche e semplici regole che, nella gestione e nella somministrazione di buoni pasto, vanno rispettate. In primis le aziende non possono corrispondere ai propri dipendenti buoni pasto in misura maggiore rispetto alle giornate di effettiva presenza in azienda. Poi i ticket non sono cedibili, commerciabili, cumulabili e non possono essere convertiti in denaro contante; devono essere utilizzati per il loro intero valore nominale ed entro un limite temporale indicato sugli stessi. Piccole norme che, però, ne determinano l’uso corretto.

Alla fine, però, quello che più aiuta a comprendere vantaggi e risparmi che derivano dall’impiego dei buoni pasto – tanto per le imprese quanto per i lavoratori – sono le cifre, sempre loro. Meglio, quindi, incentivare in denaro o in buoni pasto?  E qual è l’effettivo risparmio per un datore di lavoro che incentiva i propri dipendenti con i buoni pasto? Per rispondere a questa domanda ci aiuteremo con degli esempi pratici.

DENARO. L’azienda X vuole offrire a un proprio dipendente Y un bonus giornaliero di cinque euro circa in denaro contante. Per farlo, il controvalore di questo bonus per l’azienda è di € 8,62 + € 3,47 di oneri previdenziali + € 2,87 di ratei tredicesima, quattordicesima, festivi, ferie, TFR + € 0,64 di IRAP + € 0,24 di IRE su Irap. Ossia un totale di 15,84 euro spesi dall’azienda, contro 5,16 euro incassati dal dipendente.

BUONI PASTO. L’azienda X vuole incentivare un proprio dipendente Y offrendo un bonus giornaliero di cinque euro circa, però erogato attraverso i buoni pasto. Il valore del bonus per l’azienda è di € 8,62 – € 0,79 di oneri previdenziali – € 2,66 di medie 34% IRPEF. Ossia 5,17 euro spesi dall’azienda, a fronte di 5,16 euro ricevuti dal dipendente attraverso il buono pasto.

Inutile sottolineare che non c’è confronto. E se poi il dipendente incentivato è anche un dipendente motivato… allora ticket forever!

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