Piccole imprese per la ricostruzione in Libia

 

Un asse per la  ricostruzione post bellica in Libia. A un anno dalla cattura e dalla morte di Gheddafi, nel Paese del Nordafrica è iniziata la fase di ricostruzione: per questo è stato siglato l’atto costitutivo dell’Associazione Progetto Italia Libia (Apil), promossa da El Dawlia, ente fieristico tra i principali player in Libia nell’organizzazione di fiere, conferenze ed eventi internazionali.

Si tratta di un organismo che vedrà coinvolti sia soggetti libici che le piccole medie imprese italiane che vorranno partecipare alla ricostruzione di infrastrutture ed edifici del Paese all’indomani degli stravolgimenti della Primavera Araba. 

Ad affiancare El Dawlia, con il patrocino della Camera di Commercio Italo Libica, sarà l’associazione Sme Task Force Nord Est per la ricostruzione in Libia. Si tratta di un raggruppamento di oltre 100 soggetti d’impresa italiani, in grado di coagulare aziende per un fatturato complessivo di 4 miliardi di euro e oltre 2500 addetti.

Il primo passo in questa direzione è rappresentato dall’accordo siglato i due enti, El Dawlia e Sme Task Force Nord Est, per l’apertura in Libia di alcune sedi operative nelle città di Tripoli, Bengasi e Misurata. Le sedi avranno il compito di offrire supporto alle attività promozionali, imprenditoriali e professionali degli aderenti all’associazione nel territorio libico.

Alessia CASIRAGHI

Libia nuovo mercato?

La Libia, dopo la caduta del regime di Gheddafi, si appresta a vivere una fase di ricostruzione politica ed economica che potrebbe coinvolgere anche l’Italia.

Dopo che ieri, infatti, è atterrato a Tripoli il primo volo Alitalia dopo 8 mesi, sembra che siano tante le opportunità per le imprese italiane, e non solo per quelle che avevano già manifestato interessi verso il Paese nord africano, bensì anche per chi stia considerando l’ipotesi di buttarsi su questa “fetta” di mercato.

Sembrerebbe questa la tendenza per l’anno prossimo, confermata anche da un’analisi condotta da Unioncamere e Cresme Ricerche, secondo cui ammonterebbero a 4 milioni di euro, l’80% in più rispetto a quest’anno, gli investimenti in costruzioni in Libia previsti per il 2012.

In un Paese distrutto dalla guerra sono molte le aree cittadine da ricostruire totalmente e qualora si ristabilisse l’opera di infrastrutturazione iniziata dal vecchio governo, l’Italia avrebbe un ruolo di primo piano.

Per muoversi in questo senso, Alfredo Cestari, presidente della Camera di Commercio ItalAfrica Centrale, ha chiesto al neo Primo Ministro del Governo transitorio Abdul Al-Raheem Al-Qeebampio coinvolgimento delle imprese italiane nella importante fase che oggi si apre anche in considerazione degli storici rapporti di interscambio tra Italia e Libia bruscamente interrotti dalle azioni militari”.

Questo perché, ad otto mesi dall’interruzione dell’interscambio tra le due nazioni, la situazione oggi appare molto delicata, considerando che, mentre le aziende assicurate con Sace hanno avviato pratiche per il risarcimento dei contratti, tutte le altre hanno subito il drastico “cessate i lavori” e la conseguente perdita di commesse, oltre ad attrezzature e macchinari mai più riportati in patria.

Ora, ItalAfrica Centrale sta organizzando una missione imprenditoriale in Libia con il coinvolgimento del Ministero degli Esteri al fine di ottenere chiarimenti sulle effettive condizioni per le imprese italiane: “Tutti gli imprenditori – conclude Cestari – ci chiedono precise garanzie: l’avvio di percorsi di interlocuzione con istituzioni libiche riconosciute ed autonome; la certezza di buon livello di sicurezza nel Paese, stabilità, semplificazione delle procedure, precisi codici di investimenti ed eliminazione della corruzione”.

Vera Moretti