Confermata la squadra di Confcommercio Unione Venezia

Nessun cambiamento alla presidenza di Confcommercio Unione Venezia: per il periodo 2012-2017, infatti, è stato riconfermato Massimo Zanon, ma anche il Comitato di Presidenza nella sua interezza.

Al fianco di Zanon, un’ovazione ha acclamato il presidente onorario dell’Unione Livio Chiariot, presidente di 50&Più, sistema associativo che offre consulenze a professionisti che operano in Italia e all’estero, il quale ha annunciato di continuare a ricoprire la carica con entusiasmo.

In occasione dell’incontro, l’Assemblea dell’associazione, che rappresenta oltre 10mila aziende del commercio, del turismo e dei servizi in tutta la provincia veneziana, ha annunciato di aver adottato il nuovo Statuto, che sottolinea l’importanza dell’etica d’impresa nei rapporti tra aziende e con il territorio grazie al recepimento di un apposito Codice etico, nonché la volontà di collaborare attivamente e responsabilmente alla crescita del paese ed offrire alle imprese associate gli strumenti per essere davvero in grado di competere in Europa.

Il nuovo Statuto prevede anche un aumento dei membri della Giunta, che passeranno a 19, soprattutto per consentire una maggior rappresentatività territoriale ma anche dei settori che compongono il sempre più diversificato terziario.

Ecco i nomi della squadra che affiancherà Massimo Zanon per il prossimo quinquennio: Ennio Gallo, Vicepresidente Vicario; Vicepresidenti: Elio Dazzo ed Adelino Carraro; Giuseppe Fedalto: Amministratore. Gli altri membri sono: Roberto Magliocco , Marino Boetto, Maurizio Sabadin, Angelo Faloppa. Luigino Fontanello, Doriano Calzavara, Stefano Montesco e Alessandro Da Re.
Entrano per la prima volta: Marco Francalli, Manrico Pedrina, Leonardo Ranieri, Massimo Gorghetto, Ennio Matterazzo.

La Giunta alla prima riunione si completerà con ulteriori due membri da cooptare che Zanon ha già annunciato saranno Livio Chiarot e Alberto Teso.

Vera MORETTI

Intesa Confcommercio-Fiavet per il turismo veneto

La Regione Veneto sarà regolata da un nuovo protocollo che controllerà il rapporto tra l’organizzazione regionale del terziario di mercato e la categoria degli agenti di viaggio.

Questo accordo è stato siglato da Confcommercio Veneto e Fiavet Veneto presso la sede di Confcommercio Verona, alla presenza di Renato Bellomi, presidente degli agenti di viaggio veronesi e degli oltre 250 agenti di viaggio di Verona e provincia.

Bellomi ha dichiarato: “Il rafforzamento sindacale della categoria attraverso il riconoscimento in Confcommercio potrà dare sicuro impulso al settore e fornire agli agenti di viaggio qualificati servizi tra cui spicca la formazione e l’aggiornamento professionale di titolari e collaboratori. Internet è complementare e non concorrenziale all’attività delle agenzie di viaggio“.

Presenti a questo importante incontro erano anche il direttore generale Confcommercio Giorgio Sartori, il segretario della sezione turismo Paolo Caldana, la responsabile marketing Francesca Andreis e la coordinatrice dell’Ente bilaterale del turismo Severina Carli.

Vera MORETTI

Confturismo Veneto: investire nel settore, via tasse e rigidità

di Davide PASSONI

Continua il “giro di tavolo” di Infoiva tra i vari operatori regionali del turismo per avere un commento sulla stagione estiva ormai agli sgoccioli. Dopo il presidente di Federalberghi Emilia Romagna, Alessandro Giorgetti, oggi tocca al collega veneto Marco Michielli, presidente anche di Confturismo Veneto. E anche all’ombra della Serenissima, la situazione fa riflettere…

Un primo bilancio a caldo sull’andamento, in Veneto, della stagione turistica che si sta concludendo.
Partiamo dicendo che non commento i dati di partenze e arrivi, in quanto non danno la vera fotografia della situazione. Parlando sotto il profilo aziendale posso dire che, tutto sommato, se sono corretti i dati che leggo provenienti dal resto d’Italia, il Veneto complessivamente ha tenuto più di altre regioni. Il dato di fondo è che negli ultimi 3 anni la forbice tra incassi e margini operativi si sta divaricando paurosamente. Se, come è vero, fare buoni margini operativi significa avere buone capacità d’investimento, l’apertura della forbice è un grosso problema.

Ovvero?
Una volta le banche, per concedere un finanziamento a una struttura turistica guardavano prima di tutto il valore dell’immobile. Oggi non basta più, oggi le banche guardano la produttività dell’azienda e se questa cala o è quasi nulla il finanziamento non viene erogato. Se poi lo spazio per l’autofinanziamento è azzerato, diventa fondamentale il ricorso alle banche, che però non erogano: è un cortocircuito che mi preoccupa.

Nonostante un’offerta di prim’ordine…
Nel panorama nazionale la nostra offerta turistica è buona, per qualità e varietà. Certo, negli ultimi anni la clientela italiana ha alzato il proprio target perché ha cominciato a viaggiare all’estero, in Paesi nei quali trova strutture di dimensioni e livello molto alto, con decine di addetti e pensa, una volta che va in vacanza in Italia, di ritrovare gli stessi standard. Non sapendo che, per esempio, costruire o pagare del personale in Egitto costa infinitamente meno che da noi.

Com’è l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
Basso, perché guardiamo con terrore al prossimo anno. Prevediamo già che a giugno 2013 avremo le strutture. Austriaci e tedeschi, che costituiscono buona parte della nostra clientela, faranno le vacanze a maggio, per cui prevediamo un buon maggio, ma con i prezzi di maggio. Se a giugno non arrivano loro e gli italiani non avranno soldi per andare in ferie – come è prevedibile -, chi verrà in quel mese? Rischiamo di trovarci con grosse problematiche da gestire a livello territoriale.

Chiusure…
Certo. Pensi che ci sono alberghi a Venezia che hanno chiesto di diventrare stagionali. A Venezia! Senza contare che, per esempio, la nostra montagna è incastrata tra Trentino Alto Adige e Friuli, regioni a statuto speciale che hanno finanziamenti e norative diverse e più vantaggiose rispetto alle nostre, non solo in ambito turistico.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore alberghiero regionale?
Secondo un calcolo che abbiamo fatto, a noi in Veneto ha portato in media un aumento dell’80% rispetto all’Ici. Dico io, abbiamo le tasse sugli utili più alte del mondo: peccato che le paghiamo su utili che non facciamo più.

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa gli chiederebbe come priorità per il turismo in Sicilia?
Il turismo è l’unica azienda che può dare immediata occupazione e immediata risposta alla crisi. Bisogna investire sul turismo ma abbiamo delle rigidità allucinanti e dei non senso come la tassa di soggiorno: ovunque sia stata applicata, non è mai finita a finanziare iniziative legate al turismo ma solo a tappare i buchi delle amministrazioni comunali.

Per non parlare delle tasse di stazionamento per le barche, dei controlli sui pagamenti in contanti…
Personalmente posso non essere d’accordo con un certo modo di ostentare la ricchezza, ma se ho, poniamo, un magnate russo che viene nel mio porto con lo yacht e mi lascia sul territorio qualche decina di migliaia di euro, mica lo faccio scappare con tasse assurde: faccio di tutto per farlo tornare, magari con gli amici. O se la stessa persona mi stappa 80 bottiglie di champagne in una notte, lo faccio perquisire dalla Finanza così non lo rivedo più nel mio locale? Ecco alcune delle rigidità che danneggiano il settore.

C’è dell’altro per Gnudi, vero?
A livello strategico è necessario un ripensamento della delega del turismo alle regioni. Si è trattato di un errore clamoroso. Abbiamo il marchio piu prestigioso al mondo che è il made in Italy, rispolveriamolo per il turismo, trasferiamo le competenze a livello centrale, basta al turismo degli assessori che vanno a far promozione all’estero alle proprie città: si vada alle fiere internazionali promuovendo centralmente l’Italia. Poi ciascuna regione o ciascun comune, se vuole, anche vada per conto suo. Poi chiederei anche una forte integrazione del sistema aeroportuale: è necessario trasferire su ala almeno il 30% del nostro turismo nei prossimi 10 anni, o saremo fuori mercato. Vuole un esempio? Noi come Veneto sosteniamo che il 60% della nostra clientela è tedesca, ma in realtà è bavarese. Perché in poche ore d’auto e di autostrada sono qui. Gli altri tedeschi vanno in Spagna o in Egitto: in aereo ci mettono meno e sono direttamente in spiaggia.

Italia.it, un’occasione persa?
Italia.it, una cosa vergognosa. Ci è costata 179 milioni e la sua efficacia è pari a zero. Dovrebbe essere il sito che fa entrare gli stranieri in Italia, dalla presentazione del Paese alla prenotazione dell’hotel, e invece per le prenotazioni ci siamo fatti superare da siti da come Booking o Expedia che fanno margini e profitti alle spalle dei nostri hotel. Se questi siti fossero italiani, almeno i soldi delle commissioni che incassano resterebbero qui, ma se un hotel deve arrivare a lasciare loro tra il 18 e il 40% e più di commissione, come fa a far crescere il fatturato? Più percentuale di incasso ti lascio, più persone mi mandi… Un sistema malato, a dispetto dei numeri.