Cnf: sì alla riforma forense, no ai decreti sui 140 parametri

Il Consiglio nazionale forense ha evidenziato le criticità che porta con sé il Dpr professioni, ovvero il decreto ministeriale sui parametri 140 e i decreti delegati di attuazione della revisione della geografia giudiziaria.

A sottolinearle sono stati i rappresentanti dei tre collegi a cui il Cnf ha concesso il mandato a ricorrere, ovvero Vincenzo Cirulli-Irelli, Paolo Clarizia e Mario Bertolissi, che hanno elencato, tra i motivi del ricorso:

  • il regolamento sulle professioni viziato da nullità per difetto assoluto di attribuzione a disciplinare la professione forense;
  • decreto sui parametri illegittimo per sviamento di potere e adottato sulla base di una norma di sospetta incostituzionalità;
  • decreti delegati di revisione della geografia giudiziaria incostituzionali per violazione della norme che regolano il potere normativo del Governo, oltre che per irragionevolezza.

Ciò è emerso durante il seminario di lavoro Cnf-Ordini forensi organizzato per fare il punto sulle riforme in atto, verificare i più recenti orientamenti giurisprudenziali e illustrare le linee interpretative del Cnf su tutte le questioni aperte che la riforma delle professioni sta proponendo agli Ordini forensi.
I ricorsi dovranno essere depositati entro il 18 novembre e anche diversi Ordini si stanno orientando a seguire la strada tracciata dal Cnf, questo perché c’è la necessità che la legge forense sia approvata in breve tempo.

A questo proposito, Guido Alpa, presidente del Cnf, ha dichiarato: “L’avvocatura deve riappropriarsi della giurisdizione anche proponendo nuove formule, come quella di camere arbitrali istituite presso gli ordini, in cui gli avvocati possano esprimere con dignità la loro specifica qualificazione”.

A partecipare ai lavori c’era anche il consigliere del Cnf Antonio Damascelli, il quale ha esposto le linee giurisprudenziali maturate finora sull’applicazione dei parametri, non senza evidenziare l’obiettivo incostituzionale dello scoraggiamento dell’accesso alla giustizia tramite l’ingiustificato abbassamento dei valori di riferimento.

Il vicepresidente del Cnf Ubaldo Perfetti ha inoltre illustrato anche le linee interpretative per dare seguito alle disposizioni in vigore sui tre temi più importanti: incompatibilità, tirocinio e sue nuove modalità e disciplinare.

Per quanto riguarda la geografia giudiziaria, il coordinatore del gruppo di lavoro Cnf Enrico Merli ha annunciato la costituzione di un gruppo allargato a professionalità esterne all’avvocatura per la razionalizzazione del servizio giustizia.
Questo avverrà perché “l’obiettivo è quello di verificare con i dati alla mano quale assetto del servizio giustizia risponda meglio ai giusti criteri di efficienza e minore spesa, senza sposare nessuna tesi ideologica a favore dei grandi uffici o della giustizia di prossimità”.

Vera MORETTI

Il Cnf a favore del contratto di vendita europeo

di Vera MORETTI

Il Consiglio nazionale forense, nella persona del suo vicepresidente Ubaldo perfetti, si è dichiarato favorevole al progetto della Commissione europea di introdurre un regolamento che possa disciplinare i contratti di vendita, ovvero il Cesl.

Perfetti ha infatti dichiarato: “Una disciplina uniforme nei 27 paesi Ue favorirà gli scambi transfrontalieri promuovendo le esportazioni delle piccole e medie imprese e la crescita economica. I professionisti italiani, e gli avvocati innanzitutto, potranno ampliare le opportunità di business anche all’estero; i consumatori, di solito i contraenti deboli, potranno avvantaggiarsi di una tutela rafforzata anche rispetto alle singole situazioni nazionali, circostanza a cui i legali italiani sono sensibili.

D’accordo con questa filosofia si è dimostrato anche Guido Alpa, il presidente del Cnf, che auspica, con l’applicazione di tale regolamento, un superamento del monopolio giuridico della common law nel diritto commerciale, in vista di una maggiore concorrenza a favore delle imprese e dei professionisti italiani.

Tutto ciò è stato discusso anche durante il seminario svoltosi a Roma lo scorso 12 aprile, dal tema “The proposed Common european sales law-the lawyers’ view” organizzato insieme con il Ccbe, ovvero la rappresentanza degli Ordini forensi europei.

A tale incontro sono intervenuti anche la presidente del CCbe, Marcella Prunbauer-Glaser, il capo dell’unità Diritto dei contratti della Commissione europea, Dirk Staudenmayer, il vicepresidente della commissione giuridica del Parlamento europeo e co-relatore sul regolamento, Luigi Berlinguer, e avvocati e professori universitari italiani (Giuseppe Conte, Enrica Sesini), inglesi (Fergus Randolph e James Wolffe), tedeschi (Gerg Maier-Reimer), spagnoli (Pedro Portellano).

Prunbauer ha sottolineato l’importante ruolo che l’avvocatura dovrà svolgere: “gli avvocati europei tradurranno i principi comuni in vantaggi per le imprese e i consumatori. Occorre svolgere un ruolo propositivo abbandonando il pregiudizio del valore assoluto delle legislazioni nazionali. D’altra parte, gli avvocati sono il primo porto di approdo per imprese e consumatori”.

Ciò che l’avvocatura si prospetta dal diritto comune delle vendite è una maggiore scelta di beni e più bassi costi, di acquisto per i consumatori, e di transazione per gli operatori economici.

Nonostante l’accordo circa questo nuovo regolamento, nel corso del seminario sono emerse anche questioni spinose che occorre chiarire per evitare contenziosi.
Tra queste, ad esempio, la previsione di condizioni generali di contratto molto estese che, se da una parte garantiscono elasticità, al contempo espongono i contratti a diverse interpretazioni da parte dei vari giudici nazionali. Inoltre è stata fatta notare l’esigenza di un opportuno dosaggio del livello di tutela dei consumatori, allo scopo di non diminuire i livelli di tutela nazionali quando più elevati.

Alpa, però, ha concluso con parole ottimistiche: “Perché avere paura del regolamento? I dubbi sollevati sono nella maggior parte relativi alla competenza della Ue o al metodo seguito. E dunque appaiono più di natura ideologico-strumentale che destinati ad incidere sul merito del testo. Cooperiamo tutti insieme per migliorare la situazione prendendo atto che la proposta Cesl è la soluzione più facilmente praticabile”.

Tra Commissione Europea e Cnf c’è accordo

di Vera MORETTI

Si sono incontrati a Roma Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione europea nonché commissaria per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, e Ubaldo Perfetti, Vicepresidente del Consiglio nazionale forense.
Motivo dell’incontro era la creazione del Common European Sales Law (Cesl) tramite il Regolamento comunitario su un diritto comune opzionale da applicare ai contratti di vendita nelle operazioni transfrontaliere, approvato dalla Commissione Ue in ottobre scorso.

Le due parti si sono trovate in completo accordo, e in particolare Perfetti ha gradito che la commissaria Reding abbia sottolineato la necessità di autorità indipendenti rappresentative degli avvocati.
Il vicepresidente Ubaldo Perfetti ha assicurato il sostegno dell’avvocatura italiana allo sforzo della Commissione di creazione di un diritto europeo dei contratti, che potrà favorire la ripresa economica. Ma non solo, perché questo provvedimento potrebbe tutelare maggiormente consumatori e cittadini, oltre che consentire ai legali italiani di ampliare le loro potenzialità professionali in tutti i paesi Ue.

Perfetti ha anche aggiunto: “gli avvocati potranno tanto più contribuire alla efficace applicazione delle regole Ue garantendo certezza e correttezza nei rapporti economici tra operatori, quanto più saranno autonomi e indipendenti e lontani da potenziali conflitti di interessi”.
Anche se, nonostante le buone premesse, sono emerse questioni più spinose e difficili da districare. Tra queste, c’è sicuramente la possibilità di ammettere nel capitale delle società tra avvocati soci non professionisti, di puro capitale e a questo proposito ha dichiarato: “Pur non potendo chiedere alla vicepresidente un impegno a modificare queste norme, abbiamo sollevato il problema, e la vicepresidente ci ha detto che studierà le nuove norme, con molta attenzione comunque alla difesa dell’autonomia dell’avvocatura”.

La Reding, per tutta risposta, ha replicato “E’ importante avere autorità indipendenti che rappresentino l’avvocatura. Una proposta come quella relativa a un diritto comune europeo della vendita aiuterà la ripresa riducendo le barriere per le imprese e aumentando la fiducia dei consumatori. Questo è importante soprattutto per il commercio elettronico. Solo il 4% dei consumatori italiani compra online da altri Paesi Ue. Questo dato è più basso rispetto alla media Ue del 7%. Un diritto comune europeo dei contratti potrà essere scelto liberamente da consumatori e imprese nei loro rapporti commerciali come alternativa al diritto nazionale quando loro vogliono comprare o vendere al di là dei confine nazionali. Il 75% degli imprenditori italiani ha dichiarato che userebbe un simile strumento”.

L’avvocatura chiede revisione della riforma forense

di Vera MORETTI

Sarà proposta una revisione della proposta di legge che riguarda la riforma della professione forense e sarà presentata per ribadire la specificità dell’avvocatura e la sua funzione costituzionale di tutela dei diritti dei cittadini.

Questo intervento è stato stabilito direttamente dal Congresso straordinario dell’avvocatura, poiché dall’assise dell’avvocatura (oltre 2000 legali) è arrivato un netto rifiuto ai progetti governativi di “liberalizzazione” della professione, attuati con regolamenti ministeriali sottratti al controllo del parlamento.
Per questo il Congresso ha affidato il mandato ai vertici dell’avvocatura, per sostenere la proposta di legge già approvata dal Senato ed ora all’esame della commissione giustizia della camera e per lavorare ad alcune sue modifiche tenendo conto delle novità legislative intervenute da agosto ad oggi, ultima delle quali è il decreto Cresci-Italia.

Il vicepresidente del Cnf Ubaldo Perfetti ha dichiarato: “Dal Congresso viene un forte invito all’unità in un momento in cui l’avvocatura deve fronteggiare la iniziative governative che con l’uso ideologico del diritto comunitario e del’emergenza economica pretenderebbero di mortificare la funzione dell’avvocatura, asservendola a una logica mercantile. L’avvocatura coralmente a detto no: i diritti non sono merce”.

Il Cnf dice Sì alla separazione delle carriere e piena indipendenza della magistratura dalla politica

“L’inadeguatezza del sistema giustizia è causata dall’incapacità di fornire risposta alla domanda di giustizia e dalla persistente difficoltà di declinare in modo non conflittuale il rapporto tra giurisdizione e politica”. E’ stata questa l’analisi preliminare del vicepresidente del Cnf Ubaldo Perfetti al convegno Gli avvocati e il sistema giustizia terminata qualche giorno fa.

“A parte la erraticità di un legislatore che prima abroga il tentativo obbligatorio di conciliazione nelle cause del lavoro e subito dopo la introduce per un numero rilevante di cause ordinarie, l’obbligatorietà sancita dal decreto legislativo 28/2010 non è accettabile: non trova giustificazione né nella direttiva comunitaria né nella legge delega 69/2009”, ribadisce Perfetti. “L’ordinanza Tar Lazio, che rinvia alla Corte costituzionale questo profilo, si incarica di dimostrare l’eccedenza della norma rispetto a entrambe.

In tema di modifica al titolo quarto della Costituzione il Cnf rimarca che il progetto deve evitare la dipendenza del pubblico ministero dall’esecutivo e che si ponga in pericolo l’indipendenza della magistratura. Dunque al pm non può essere sottratto il compito di garantire la legalità delle indagini; desta perplessità la norma sulla obbligatorietà dell’azione penale secondo “criteri stabiliti” che darebbe vita a un sistema di selezione dei reati da perseguire a seguito del quale la “giustizia perderebbe il suo carattere di imparzialità”; la responsabilità dei magistrati, pur nella necessità di renderla effettiva, non può perdere l’ancoraggio al dolo o colpa grave.

Il Consiglio Nazionale Forense presenta il regolamento per l’Avvocato Specialista.

Il Consiglio Nazionale Forense ha approvato il regolamento sulle specializzazioni forensi, che disciplina le aree di specialità professionale e le modalità per acquisire il titolo di specialista.

Il regolamento gioca d’anticipo rispetto alla riforma forense, il ritardo nell’approvazione della quale ha spinto il Cnf ad approvare l’articolato pur con l’avvertenza che si tratta di un testo che entro un anno dalla sua entrata in vigore potrà esser sottoposto a revisione, tenendo conto degli effetti prodotti e della tenuta sul campo della individuazione delle aree di specializzazione, la cui definizione ha impegnato lungamente il Cnf. Il testo definitivo, proposto al plenum dal gruppo di lavoro presieduto dal vicepresidente Ubaldo Perfetti, accoglie molte delle osservazioni avanzate dagli Ordini e dalle Associazioni, accompagnandolo con una relazione esplicativa.

Le aree di specialità individuate sono 11 e il regolamento stabilisce che l’avvocato può conseguire il diploma di specializzazione in non più di due. Esse sono:

  1. Diritto di famiglia, dei minori e delle persone
  2. Diritto della responsabilità civile e delle assicurazioni
  3. Diritto commerciale
  4. Diritto del lavoro, della previdenza e della sicurezza sociale
  5. Diritto industriale
  6. Diritto della concorrenza
  7. Diritto tributario
  8. Diritto amministrativo
  9. Diritto della navigazione
  10. Diritto dell’Unione europea
  11. Diritto penale

Entro un anno dall’entrata in vigore il Consiglio Nazionale Forense, sentiti Ordini e Associazioni, potrà procedere se necessario alla revisione delle disposizioni, con particolare riferimento alle aree di specializzazione, ai fini della tutela dell’affidamento della collettività.

Per conseguire il titolo di avvocato specialista si dovrà aver maturato un’ anzianità di iscrizione all’albo, ininterrotta, di almeno sei anni; aver frequentato continuativamente per almeno un biennio una scuola/corso tra quelli riconosciuti dal Cnf (per un minimo di duecento ore complessive di studio e esercitazioni); aver sostenuto con esito positivo l’esame presso il Cnf.

L’esame consisterà nello svolgimento di una prova scritta su materia attinente all’area di specializzazione e nello svolgimento di una prova orale, avente ad oggetto anche la dimostrazione del possesso di una esperienza pregressa nella materia.

Per il mantenimento del titolo di specialista, l’avvocato sarà tenuto a curare il proprio aggiornamento professionale e conseguire nel triennio almeno 120 crediti formativi. Di cui almeno 30 in ogni singolo anno. Tali crediti sono computati come crediti formativi per la formazione continua. Presso il Cnf sarà istituito il registro dei soggetti abilitati alla istituzione e gestione delle scuole e/o di corsi di alta specializzazione, nel quale sono iscritti a semplice richiesta i Consigli dell’Ordine. Le scuole dovranno presentare al Cnf, annualmente prima dell’inizio dell’anno scolastico, il programma dettagliato della scuola o del corso.

Gli avvocati che alla data di entrata in vigore de regolamento hanno una anzianità di iscrizione al’albo, continuativa, di 20 anni potranno acquisire il titolo di specialista, in non più di una delle aree di specializzazione, presentando al Consiglio dell’Ordine di appartenenza, che esprimerà un parere non vincolante, documenti e titoli che dimostrino la particolare conoscenza della materia. Il Cnf provvederà all’iscrizione previo eventuale colloquio.

Il regolamento del Cnf entrerà in vigore il 30 giugno 2011.