Co.co.pro? No, grazie

di Vera MORETTI

Alla faccia di chi vuol farci credere che tra lavoratore dipendente e lavoratore precario la differenza è poca. Non si tratta solo di sicurezza e certezza nel futuro, ma anche di retribuzione.
A questo proposito, il gap tra precario e dipendente è di 5.000 euro e sale a 6.800 se si tratta di una donna. Come se ci fosse bisogno di altri motivi per diffidare dei contratti co.co.pro.

Se, poi, si ha meno di 24 anni, la penalizzazione è quasi raddoppiata, dal momento che il divario raggiunge 8.221 euro, ovvero la differenza tra gli 11.400 euro medi annui di un dipendente e i 3.179 euro di un co.co.pro. e un collaboratore coordinato e continuativo.

Questi dati sono stati resi noti da Isfol, la cui direttrice generale, Aviana Bulgarelli ha commentato così: “Una situazione che per le lavoratrici diventa paradossale. Le donne hanno in genere tassi di istruzione più elevati degli uomini. E invece sul fronte salariale continuano a subire una forte disparità di genere. Sia se inquadrate come co.co.pro. che come lavoratrici dipendenti“.

I collaboratori a progetto sono un esercito di 676mila, ai quali si aggiungono i 50mila collaboratori coordinati e continuativi che ci sono nella Pubblica amministrazione e tutti sono accomunati da un reddito medio annuo di 9.885 euro contro i 16.290 euro di busta paga media l’anno degli oltre 17 milioni di occupati dipendenti.
Per quanto riguarda i lavoratori parasubordinati, in Italia sono 1 milione e 442mila unità. Tra loro, il 46,9% sono co.co.pro. Mentre il 35,1% dei collaboratori a progetto ha un’età inferiore ai 30 anni e il 28,7% tra i 30 e 39 anni.
L’84,2% dei co.co.pro. è caratterizzato poi da un regime contributivo esclusivo, ovvero non svolge un’altra occupazione: si tratta di 569mila lavoratori il cui reddito medio scende a 8.500 euro l’anno. Per ricevere uno stipendio pari a quello di un dipendente, un co.co.pro. e un co.co.co. deve superare i 60 anni e arrivare a fine carriera, quanto il reddito annuale medio ammonta a 19.797 euro contro i 19.462 euro per un dipendente.

Una recente indagine di Isfol-Plus, poi, informa che, per quanto riguarda i lavoratori parasubordinati, il 70% dei collaboratori deve garantire la presenza presso la sede di lavoro, il 67% ha concordato un orario giornaliero con il datore e il 71% utilizza, nello svolgimento della prestazione, mezzi e strumenti del datore di lavoro.

Chi decide il tipo di contratto? Di certo non i diretti interessati ma, guarda caso, i datori di lavoro stessi. Per questo, è richiesto a gran voce l’intervento di Elsa Fornero, ministro del Lavoro e del Welfare, che dovrebbe, secondo Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, “equiparare i contributi, garantendo contestualmente le stesse tutele e dando certezza di un salario corrispondente al lavoro che si svolge“.

Una soluzione alternativa, per Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, potrebbe essere quella di utilizzare queste forme contrattuali per “assumere lavoratori per qualifiche medio-alte“.

Contronto tra governo e sindacati sulla riforma del lavoro

di Vera MORETTI

La riforma sul mercato del lavoro è la più attesa, in un’Italia messa in ginocchio dalla crisi econimco-finanziaria e bisognosa di risollevare le sue sorti al più presto.
In questa ottica, perciò, le dichiarazioni di Mario Monti e dei suoi Ministri assumono grande importanza.

A questo proposito, infatti, il Presidente del Consiglio ha dichiarato alle parti sociali: “Spero che si riesca a non ridurre il messaggio che mandiamo sulla riforma del mercato del lavoro solo all’art.18” e ha ovviamente ammesso che “servono buone soluzioni strutturali per il mercato, spero che quello che verrà fuori servirà a migliorare la situazione delle imprese e dei lavoratori“.

A confermare queste intenzioni era presente anche il ministro del Lavoro Elsa Fornero, la quale ha detto: “C’è da fare una riforma ma bisogna considerare che, nel breve periodo, non abbiamo risorse da spendere su questo importantissimo capitolo“. La riforma sarà ambiziosa, senza tempi lunghissimi e la consapevolezza che non verrà accolta all’unanimità non spaventa il Ministro.

La riforma, quindi, sarà studiata con una legge ad hoc e prenderà in esame 5 argomenti principali: tipologie contrattuali, formazione apprendistato, flessibilità, ammortizzatori sociali, servizi per il lavoro. Per quanto riguarda i contratti di lavoro, per Elsa Fornero sarà necessario “un contratto che evolva con l’età dei lavoratori piuttosto che contratti nazionali specifici che evolvono per tutte le età“. Un contratto, dunque, che possa seguire la vita lavorativa del singolo individuo, al fine di favorire formazione e partecipazione al mercato del lavoro ad ogni età.

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, “saranno finanziati da contributi come avviene nel sistema assicurativo mentre la fiscalità generale servirà per l’assistenza“. Due saranno i capisaldi su cui ci si baserà: riduzione temporanea dell’attività di lavoro e sostegno dei redditi di chi abbia perso il posto di lavoro.

Raffaele Bonanni, leader della Cisl, ha detto di essere disponibile “a discutere della revisione degli strumenti ma senza rompere la necessaria coesione sociale“. La cautela è d’obligo, se si vuole preservare il mercato del lavoro con soluzioni in grado di unire e non di dividere. Una tra queste dovrebbe essere l’apprendistato tra i giovani.

Luigi Angeletti, leader della Uil, ha detto: “Temo che il metodo suggerito possa favorire il disastro: la definizione delle soluzioni deve essere il prodotto di un confronto negoziale vero“. Segnale che la collaborazione tra le parti è considerata l’unica opportunità per risolvere i problemi del Paese, senza tralasciare tematiche importanti come la “guerra” ai falsi lavoratori autonomi, ad esempio.

Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl, infine, ha dichiarato: “Se davvero il governo cerca la coesione, la discussione dovrà partire dal documento di Cgil, Cisl e Uil condiviso dall’Ugl

Inizia il confronto tra governo e parti sociali

E’ iniziato il confronto tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro. Il primo round che segue una lunga serie di consultazioni ‘informali’ di sindacati e imprese da parte del ministro del Lavoro. A presiedere il premier Mario Monti.

Al tavolo tutte le associazioni di imprese. Per Confindustria è presente lo stato maggiore di viale dell’Astronomia, il presidente Emma Marcegaglia, il vicepresidente Alberto Bombassei, il direttore generale Giampaolo Galli mentre per i sindacati siedono i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella.

Per il governo siedono, al momento, il ministro del lavoro Elsa Fornero, il viceministro Michel Martone, il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ed il sottosegretario alla presidenza, Antonio Catricalà.

Fonte: adnkronos.com 

Il sindacato viaggia a fil di rete

Si chiama Sindacatonetworkers.it e la sua missione è la tutela individuale dei professionisti e dei lavoratori del web, i networkers.

Promosso dalla UIiltucs nazionale, la categoria della Uil che si occupa della rappresentanza del terziario, il primo sindacato interamente online si rivolge a tutti i professionisti e lavoratori dell’Ict, con contratto di lavoro dipendente, autonomo o atipico.

Ma quali sono i servizi offerti? Si va dalla consulenza online sul lavoro ai servizi di formazione professionale in e-learning sui principali skills digitali. Il network ha l’obiettivo anche di mettere in contatto domanda e offerta di lavoro nell’Ict tramite la Borsa delle professioni, e un servizio di news per rimanere sempre aggiornati.

“Il sindacato italiano, con questo nuovo progetto, fa un salto nel futuro e punta su Internet e la tutela individuale” ha dichiarato Filippo Di Nardo, ideatore e coordinatore nazionale di SindacatoNetworkers.it . “I professionisti e i lavoratori dell’Ict, che in Italia sono oltre un milione, hanno bisogno di un sindacato 2.0 che sposta la propria attività sulla Rete e sia in grado di dare risposte innovative alla esigenze di tutela individuale oltre a parlare il linguaggio dei nativi digitali”.

SindacatoNetworkers.it si propone di diventare il sindacato di riferimento dei networkers in Italia. “Il sindacato tradizionale per poter dare risposte alle domande di riconoscimento e tutela -sottolinea Brunetto Boco, segretario generale della Uiltucs – che provengono dalle nuove aree professionali e lavorative, deve sapersi modificare profondamente nella sua struttura interna e nelle sue modalità operative”.

Alessia Casiraghi

I dottori di ricerca in Veneto entrano in azienda con l’apprendistato

Obiettivo principale: aumentare l’occupabilità dei dottori di ricerca nelle aziende del territorio e generare innovazione all’interno delle stesse imprese inserendovi capitale umano di eccellenza.

A seguito di questo accordo, Confindustria Veneto, come partner del progetto, ha sottoscritto un accordo sindacale con Cgil, Cisl e Uil al fine di consentire alle imprese interessate all’iniziativa di poter assumere i giovani dottorandi mediante l’apprendistato in alta formazione.

“L’apprendistato in alta formazione è uno degli strumenti più significativi  e di assoluta novità per il Veneto per agevolare i giovani nella delicata fase di passaggio dal mondo della scuola o dall’università al mondo del lavoro. La Regione Veneto è particolarmente attiva nell’individuazione e nella promozione di strumenti in grado di favorire questa alternanza. Il contratto di apprendistato, nella sua declinazione più elevata, mira in effetti a far emergere quel valore aggiunto, in termini di competenze, innovazione e creatività, che solo i giovani possono dare alle imprese”. Lo dichiara Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione e Formazione professionale del Veneto.

Le scuole di dottorato interessate sono: Ingegneria industriale, Bioscienze e biotecnologie, Scienze molecolari, Scienze dell’ingegneria civile e ambientale, Ingegneria dell’informazione, Scienze veterinarie, Diritto internazionale e Diritto privato e del lavoro, Studio e conservazione dei beni archeologici e architettonici. Il percorso formativo e di lavoro dura 4 anni e prevede 150 ore circa all’anno di formazione esterna all’azienda e lo sviluppo di un progetto di ricerca su un tema innovativo di avanzato livello scientifico di interesse per l’impresa.

Marco Poggi

Per uscire dalla crisi serve un Patto per la crescita

Guardiamo con preoccupazione al recente andamento dei mercati finanziari. Il mercato non sembra riconoscere la solidità dei fondamentali dell’Italia“. Questa la preoccupazione sollevata in un comunicato congiunto firmato dalle sigle ABI, ALLEANZA COOPERATIVE ITALIANE (CONFCOOPERATIVE, LEGA COOPERATIVE, AGCI, CGIL, CIA, CISL, COLDIRETTI, CONFAGRICOLTURA, CONFAPI, CONFINDUSTRIA, RETE IMPRESE ITALIA, UGL, UIL, CONFARTIGIANATO, CNA.

Per evitare che la situazione italiana divenga insostenibile occorre ricreare immediatamente nel nostro Paese condizioni per ripristinare la normalità sui mercati finanziari con un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori“. La situazione internazionale è aggravata anche dalla crisi statunitense, debiti pubblici allarmanti e poter d’acquisto in continuo calo.

Per risollevarsi da questa situazione si rende necessario un Patto per la crescita che coinvolga tutte le parti sociali; serve una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti ed una discontinuità capace di realizzare un progetto di crescita del Paese in grado di assicurare la sostenibilità del debito e la creazione di nuova occupazione“.

Detassazione: aliquota fiscale agevolata del 10% alle sole quote di reddito legate ad aumento di produttività

Ascom Bergamo, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil l’11 marzo hanno firmato l’accordo territoriale quadro per la detassazione che vincola la concessione dell’aliquota fiscale agevolata del 10% alle sole quote di reddito legate ad aumento di produttività, a condizione che siano oggetto di un accordo sindacale di secondo livello in ambito di contratto territoriale. Il regolamento viene applicato a partire da gennaio 2011 (valore retroattivo) fino alla fine dell’anno ed è applicato a tutte le aziende aderenti ad Ascom, compreso il settore Turismo.

L’agevolazione prevista dalla legge 122/2010 coinvolge circa 80.000 lavoratori. Le imprese potranno beneficiare dell’aliquota del 10% su una parte della retribuzione ai dipendenti, fino a 6mila euro, purché questa sia collegata a incrementi di produttività e a patto che i lavoratori non abbiano superato un reddito per il 2010 di 40mila euro. L’agevolazione si applica a straordinari, il lavoro supplementare, i turni, il lavoro notturno, festivo e domenicale, premi variabili di rendimento.

Per Luigi Trigona, direttore dell’Ascom di Bergamo “si tratta di un ottimo lavoro di negoziazione sindacale che ha permesso alle imprese aderenti al nostro sistema associativo di mantenere – in un periodo di crisi così profonda – i livelli di reddito dei loro dipendenti, avvicinando il costo aziendale a quanto effettivamente percepito dai lavoratori, un motivo in più per le aziende di entrare a far parte della nostra Associazione”.

M. Z.

Ma la politica s’è accorta della svolta epocale decisa da Marchionne?

di Gianni GAMBAROTTA

Mentre i palazzi della politica sono tutti impegnati a contare voti e a immaginare coalizioni governative, maggioranze improbabili, o ricorsi al popolo sovrano, fuori da queste segrete stanze succedono cose davvero importanti che lasceranno un segno nella storia del Paese. Il manager con il maglione, l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, ha deciso che d’ora in poi la prima fabbrica italiana farà a meno della Confindustria. Tratterà i suoi rinnovi contrattuali in assoluta indipendenza, concluderà gli accordi con i sindacati che vorranno sottoscriverli e andrà avanti così, incurante di pressioni, suggerimenti alla prudenza, proteste di piazza.

Perché ha preso questa decisione, che del resto era nell’aria da settimane, è noto. La Fiat ha assunto il controllo della Chrysler, è diventata davvero una multinazionale impegnata su tutti i mercati mondiali. E da azienda globale qual è adesso, deve seguire le regole che si applicano appunto a livello globale. Se non fa così, non può sperare di sopravvivere alla competizione internazionale ogni giorno più dura. Che cosa vuol dire questo? Quale novità reale, sostanziale porta il nuovo corso di Marchionne?

L’Italia, dalla fine della guerra e in maniera più accentuata dall’autunno caldo del 1969 in poi, è stata pesantemente condizionata dalla presenza sindacale. Per 60 anni, la cosiddetta Triplice (Cgil, Cisl, Uil) ha avuto un potere decisivo non solo su temi retributivi e normativi relativi al mondo del lavoro, ma su tutti gli aspetti della politica che, direttamente o indirettamente, toccavano l’economia. Non c’è stata decisione che non sia stata affrontata al cosiddetto tavolo delle parti sociali, vale a dire governo, sindacati e organizzazione degli imprenditori (Confindustria).

Questo ha portato a una lentezza del processo decisionale che non ha confronti nei moderni Paesi industrializzati. Ha creato inefficienza. Ma fosse stato solo questo: ha creato una situazione che, nel tempo, ha palesato un contenuto di profonda ingiustizia politica e sociale. Con un simile sistema si è dato vita a un Paese diviso a metà: una parte più privilegiata fatta da imprese e lavoratori rappresentati sindacalmente, più protetta, più forte, con più diritti; l’altra, formata da tutti quelli che non appartengono alle suddette categorie e assai più numerosa, esclusa da privilegi e aiuti, ridotta al rango di Serie B.

La scelta di Marchionne, che ha deciso che disegnerà le future strategie Fiat senza passare sotto le force caudine della potentissima Fiom-Cgil e risparmiandosi le liturgie confindustriali, manda in pensione due elementi che sono stati determinanti nel sistema di potere nazionale. Se ne stanno accorgendo i signori del Palazzo? Riescono a vedere che fuori dall’emiciclo di Montecitorio e lontano dai riflettori dei talk show televisivi tanto amati, il Paese sta andando avanti per la sua strada? E che fa scelte storiche senza neppure interpellare la politica?

Il CoLAP convoca a Roma più di 2.000 delegati delle associazioni professionali

Lo scorso 22 ottobre 2010 si è tenuta a Roma, in quel di Villa Miani, COMPETE.RE, la grande manifestazione promossa dal CoLAP Coordinamento Libere Associazioni Professionali. I lavori si sono aperti con la lettura di un messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “L’iniziativa propone un itinerario di riflessione sullo stato e le future prospettive di un settore che contribuisce in maniera considerevole allo sviluppo dei livelli di competitività del paese nell’ambito dei mercati in rapida evoluzione […]. Una regolamentazione del sistema delle professioni nel rispetto dei principi comunitari di liberalizzazione e di concorrenza richiede strumenti capaci di garantire all’intero comparto dei servizi professionali livelli di qualità ed efficienza adeguati alla complessità delle sfide poste dai processi di globalizzazione”.

Nel corso dell’evento è stato di particolare rilievo la sottoscrizione da parte del CoLAP e le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil, le Associazioni di Consumatori del protocollo di intesa volontaria per l’istituzione del comitato di indirizzo e sorveglianza che verifichi, vigili, implementi e certifichi il sistema e le procedure delle associazioni professionali per il rilascio degli attestati di competenza.

“La firma di oggi e l’istituzione del comitato è per noi la sostanza della legge di regolamentazione che ancora aspettiamo – ha dichiarato Giuseppe Lupoi, Presidente CoLAP alla presenza di oltre 2000 delegati delle associazioni professionali – . Con la sua messa a regime, il CoLAP mantiene l’impegno di tenere alta l’asticella della qualità e di stimolare la crescita delle libere associazioni per metterle in grado di soddisfare requisiti organizzativi, democratici e di qualità per il rilascio degli attestati”.