Nelle mani degli strozzini

Non ci vuole certo un genio per capirlo. Se da una parte le banche chiudono i cordoni della borsa e dall’altra le aziende devono in qualche modo evitare il fallimento, da qualche parte il denaro è necessario che lo trovino. Trovarlo in uno scenario come quello certificato da Bankitalia, che ha messo nero su bianco come le piccole e medie imprese e le famiglie siano soffocate dalla mancanza di denaro, è ancora più difficile. Almeno per le vie legali…

Ecco allora ampliarsi il fenomeno strisciante e schifoso dell’usura. Secondo i dati diffusi da Sos Impresa e Contribuenti.it, l’usura è in preoccupante ascesa: siamo a una crescita del 155% in un anno, con il picco del 183, 2% della Campania. Secondo questi dati, nel 2013 rischieranno di finire nelle mani dei “cravattari” 3 milioni di famiglie e 2 milioni e mezzo di imprese. Ecco perché Sos Impresa ha messo a disposizione delle aziende un numero verde da chiamare per denunciare e chiedere aiuto: 800.900.767.

Nel rapporto di Sos Impresa, Roma risulta la capitale degli usurai, che si manifestano in un ventaglio di tipologie piuttosto completo: si va dagli insospettabili professionisti o pensionati ai racket criminali organizzati. Sos Impresa sottolinea come spesso la cifra iniziale richiesta agli strozzini sia piuttosto modesta (tra i 5 e i 20mila euro) con interessi che però lievitano fino al 20% mensile. Preoccupante anche il fenomeno dell’usura lampo, gente che chiede soldi alla mattina per restituirli entro la giornata: il ricarico arriva anche al 10%.

Quello che, però, fa più male è che tanto più crescono le vittime, tanto più cala il numero delle denunce: nel 2009 erano stati 369, nel 2011 sono scese a 230. Un calo dovuto alla paura e all’omertà da parte delle vittime ma a anche a una legge antiusura, la 108 del 1996, assolutamente inadeguata. Il suo iter burocratico, secondo quanto dichiara Lino Busà, presidente di Sos Impresa, rende il risarcimento “una pura chimera“, con un percorso giudiziario che dura parecchi anni. Sempre che si abbia la fortuna di arrivare a un risarcimento.

Usura: piaga ancora attuale

Si è appena tenuto la terza edizione del No Usura Day in una delle città italiane, Roma, dove questa piaga è ancora molto forte.
La capitale, infatti, insieme a Napoli, detiene questo triste primato, anche se la questione è tutt’altro che risolta nel resto del Paese.

I dati parlano chiaro: spesso le richieste di aiuto, che arrivano a SOS Impresa, non sono seguite da denunce vere e proprie, ma, al contrario, tutto viene lasciato nell’ombra, forse per paura, forse per la convinzione che neppure la giustizia potrà far luce su questa realtà oscura.
Lino Busà, presidente di SOS Impresa, ha infatti dichiarato che, nonostante le 35.000 richieste di aiuto ricevute in un solo anno, le denunce non sono aumentate, anzi, sono diminuite in modo consistente. In tutto il 2011, ad esempio, sono state solo 230.

Ad oggi, dunque, sembra impossibile sconfiggere l’usura, soprattutto perché, in molti casi, si nasconde dietro la facciata di una società di intermediazione o di servizi finanziari.

Una persona bisognosa di liquidità immediata tende a fidarsi, quando le sembra di avere a che fare con una società, perché dà l’apparenza di fare tutto alla luce del sole e senza inganno.
Ma l’inganno c’è, e viene a galla troppo tardi, quando il prestito, spesso di piccola entità, è già stato concesso e si svela con tassi di interesse esorbitanti, mai a scalare ma, al contrario, fissi o sull’obbligo di acquisto di altri servizi tanto inutili, quanto onerosi.

Quando l’usura non si cela dietro una pseudo azienda, spesso si fa avanti grazie a professionisti insospettabili, che operano collaborando con alcuni bancari che si occupano di “reclutare” i clienti. In questo caso si tratta di finanziamenti superiori a 20mila euro ed è facile capire come sia ancora più difficile uscire da questo pericoloso circolo vizioso.

In rari casi sono proprio i bancari infedeli a diventare i veri e propri usurai, e si autopropongono al malcapitato fingendo di concedere loro il prestito, sempre con la stessa finalità: l’azione espropriativa, che è ancora più grave e subdola del semplice lucro sugli interessi. Il fine è non solo quello di estorcere del denaro ma di spogliare la vittima di ogni suo bene.

Ma nemmeno l’usura mafiosa accenna a calare ma, al contrario, sembra godere di ottima salute. Se, infatti, inizialmente le organizzazioni mafiose si “limitavano” a chiedere il pizzo, ora si sta espandendo a macchia d’olio nel mercato del prestito al nero.

In questo caso, i numeri sono impressionanti, perché dal 2008 al 2011 la presenza dei clan nell’usura si è raddoppiata, passando dal 20 al 40%. E chi pensa che si tratti di una questione che riguarda solo il Mezzogiorno, si sbaglia di grosso, perché questa piaga si è ramificata in ogni parte d’Italia, nord compreso.

A causa dell’usura dal 2010 al 2012 hanno chiuso 450mila aziende aziende commerciali e artigianali con la perdita di oltre 300.000 posti di lavoro, mentre gli italiani invischiati in patti di usura sono cresciuti a 600 mila.

Vera MORETTI