Il 38% delle Pmi indebitato oltre il capitale

di Vera MORETTI

Non è stata festeggiata con buone notizie la quarta edizione del premio “Di padre in figlio – il gusto di fare impresa”, poiché, proprio in quell’occasione, Eidos Partners, società di consulenza finanziaria, ha presentato uno studio che vede il 38% delle pmi italiane indebitate per cifre superiori al capitale.

A questo proposito, Stefano Bellavita, partner di Eidos, ha dichiarato: “I dati che abbiamo raccolto delineano un quadro ancora piuttosto critico per le pmi italiane segnale che, nonostante l’impegno dimostrato dalle aziende a investire in ricerca e sviluppo e l’intraprendenza e la tenacia della classe imprenditoriale italiana, la crisi e il blocco della liquidità hanno frenato la crescita delle nostre imprese”.

Dati positivi, però, ce ne sono, riassunti nel 76% delle società che chiudono il bilancio in utile. La maggior parte di queste aziende si trovano in Valle d’Aosta (90% del totale), Basilicata (88,9%) e Campania (84,6%). Seguono Lazio (72,2%) e Lombardia (76,3%), mentre fanalini di coda sono Sardegna (63,6%) e Veneto (70,2%).

Il lavoro? Sempre più green!

di Vera MORETTI

Il rispetto dell’ambiente sta diventando sempre meno di nicchia e sempre più popolare, anche quando si tratta di lavoro.

Sono in continua crescita, infatti, le professioni “green” e, tra queste, le più richieste sono: progettisti di impianti fotovoltaici, addetti al montaggio di pannelli, capo cantieri impianti e ingegneri elettrici e ambientali.

InfoJobs.it, che ha condotto questa indagine, ha anche stilato una classifica delle regioni più “verdi”: al primo posto la Lombardia, con il 29,66% di annunci online nel canale green jobs, seguita da Emilia Romagna (15,17%), Veneto (14,76%), Lazio (7,86%), Piemonte (6,48%) e Toscana (4,55%).

Questi dati sono confermati anche dal rapporto Green Italy, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, che ha rilevato, tra il 2008 e il 2011, una percentuale del 23,9% delle imprese italiane che hanno investito o programmato di investire in tecnologie e in prodotti verdi.
Nel 2011, inoltre, il 38% delle assunzioni hanno riguardato figure professionali legate alla sostenibilità. Questo settore è in vero fermento, se pensiamo che, da Nord a Sud, l’Italia è stata, nello scorso anno, la nazione europea ad aver installato più fotovoltaico superando persino la Germania.

Vittorio Maffei, manging director di InfoJobs.it, ha dichiarato: “Un trend di crescita del settore green che lascia ben sperare per lo sviluppo dell’indotto eco friendly anche in zone meno industrializzate e Regioni come Puglia e Abruzzo, rispettivamente al settimo e ottavo posto nella graduatoria delle regioni con maggiori richieste di lavoro green, testimoniano l’impegno delle aziende per offrire sia ottimizzazione delle risorse sia migliore tutela dell’ambiente, obiettivi che dovrebbero essere sempre più incentivati e tutelati anche a livello macro-economico e politico”.

Per dare ulteriore risalto alla Green economy, il 22 aprile, Earth Day, InfoJobs ha deciso di pubblicare sul suo profilo Facebook annunci riservati alle professioni green, post tematici, suggerimenti, curiosità e notizie sulla green economy.

Ecco come (e di quanto) si sono alleggerite le buste paga degli italiani

di Vera MORETTI

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro fornisce chiarimenti circa gli effetti che le nuove addizionali Irpef regionali e comunali.

La nota dolente è che si faranno sentire sulle buste paga dei lavoratori dipendenti e sulle pensioni perché “lavoratori dipendenti e pensionati pagheranno il loro tributo al salvataggio del Paese”. E le buste paga saranno alleggerite a seconda della città in cui si pagano le tasse, anche se l’aumento delle addizionali regionali è uguale per tutti, ovvero dello 0,33%.

Gli scaglioni di reddito interessati sono pari a 20.000 euro, 40.000 euro e 60.000 euro e il calcolo è effettuato sullo stipendio lordo annuo.
In ciascuna provincia e per ciascuno scaglione di reddito, sono stati fatti i confronti con i singoli prelievi che sono con segno positivo (maggiore prelievo) e automaticamente è stato messo in evidenza quanto diminuisce il netto in busta (con segno negativo).

Con questo metodo, emerge che nel Lazio il netto in busta paga scende di 86 euro su un reddito di 20mila euro l’anno, di 172 su 40mila e di 258 su 60mila. In Lombardia, il netto diminuisce di 65,48 euro per il primo scaglione, di 210,46 per il secondo e di 316,46 per il terzo. In Puglia, la perdita è, rispettivamente, di 126 euro, 276 e 442 euro. La situazione è uguale per coloro che abitano in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Campania, Sicilia: si perdono 66 euro su 20mila annui, 132 euro su 40mila e 198 euro su 60mila.

Fondi anti-sismici anche per i privati

di Vera MORETTI

Nonostante molti lo ignorino, il Governo ha stanziato un miliardo di euro, per l’esattezza 965 milioni, tra il 2010 e il 2016 per la prevenzione anti-sismica.

La prima tranche di questo finanziamento, che consisteva in 42,5 milioni ed era stata erogata nel 2010-2011 (quasi tutti spesi), ora ne parte una seconda, più consistente, da 145,1 milioni, che si contraddistingue non solo per la cifra, ma anche perché per la prima volta riguarderà anche gli edifici privati.
A chi sono diretti questi finanziamenti? Le quote più consistenti andranno, ovviamente, a Regioni e Comuni a più elevato rischio sismico e in particolare a Calabria, Sicilia e Campania, poi Friuli, parte del Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo, Molise, Marche, parte del Lazio, Toscana, Basilicata.

La domanda che sorge spontanea è se la cifra stanziata è sufficiente. Risponde Mario Dolce, dal 2006 capo dell’ufficio Rischio sismico e vulcanico della Protezione civile: “E’ tanto rispetto a quanto fatto finora e possono diventare 1,5-2 miliardi con i co-finanziamenti regionali e privati. Dopodiché, certo, per mettere in completa sicurezza sismica gli edifici pubblici e privati in Italia servirebbero 100-300 miliardi. Occorre considerare, però che i terremoti degli ultimi 50 anni sono costati circa 150 miliardi e 4.500 vittime“.

Per quanto riguarda la tranche di 42,5 milioni, stanziata a fine 2010, è stata destinata per 4 milioni a indagini di microzonazione sismica, per 34 min a interventi su edifici pubblici e per altri 4 milioni a infrastrutture.
La seconda tranche, anche grazie alla liquidità maggiore, darà la possibilità di assegnare una cifra compresa tra un minimo di 26 a un massimo di 52 milioni di euro ai privati, con bandi comunali, per la messa in sicurezza anti-sismica delle loro abitazioni.

Si tratta di un successo, considerati i precedenti, ma questi fondi copriranno solo una quota minoritaria della spesa, oscillante fra il 20 e il 60% circa a seconda del tipo di intervento e delle condizioni dell’edificio, e il resto dovranno metterlo i privati. Per saldare la quota rimanente, comunque, sarà possibile beneficiare anche delle detrazioni Irpef del 36%, arrivando così a una copertura dei costi complessivi stimabile fra il 50 e il 75 per cento.

Alla microzonazione sono assegnati 10 milioni, 130 milioni insieme alle categorie degli interventi su edifici e opere pubbliche d’interesse strategico e edifici privati (a questi ultimi il 20-40%, a scelta della Regioni); e infine 4 milioni per altri interventi urgenti e indifferibili.
Agli edifici privati di rafforzamento locale spettano contributi pari a 100 euro a metro quadrato di superficie lorda coperta dell’edificio, che, in sostanza, copre il 50% del costo totale, mentre per il miglioramento sismico si sale a 150 euro.

Fondi per le Pmi veneziane

Dalla Camera di Commercio di Venezia un bando per agevolare l’accesso al credito delle Pmi di tutti i settori, purché abbiano la loro sede legale o l’unità operativa principale in Provincia di Venezia.

Si tratta di un contributo a fondo perduto per abbattere gli interessi passivi su finanziamenti della durata minima di 36 mesi, purché siano stati:

– garantiti da Eurofidi
– deliberati dall’Istituto di credito fra il 9 gennaio ed il 30 settembre 2012
– finalizzati a programmi di investimento o consolidamento.

Le risorse complessive messe a disposizione ammontano a 500mila euro e sono suddivise in 3 graduatorie trimestrali.

Il bando è operativo fino al 30 settembre 2012 e le domande saranno presentate telematicamente da Eurofidi.

Le risorse saranno assegnate in base all’ordine cronologico di presentazione delle domande.

Il contributo è calcolato sul 50% dei costi ammissibili (con un massimale di 100mila euro al netto dell’IVA), fino a un massimo di 3.350 euro per impresa.

Un’ondata da 3 miliardi di tasse per il Nord

Una stangata da quasi 3 miliardi di euro per le sette Regioni del Nord Italia. Con lo sblocco dei tributi locali e regionali, previsto per il 2012, potrebbe arrivare a quota 3 miliardi di euro l’aggravio fiscale per le imprese lombarde, che va ad aggiungersi alla già salata Irap, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive. Lo sblocco dei tributi locali e regionali, contenuto nel nuovo decreto sulle semplificazioni fiscali rischia di tramutarsi in un bagno di tasse per imprese e aziende del Nord Italia.

La denuncia arriva dal segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che in base ai calcoli dell’ufficio studi sulla Relazione illustrativa che accompagna il decreto sulle semplificazioni fiscali, paventa il rischio reale di un aumento dell’aliquota Irap di circa un punto, portandola al limite massimo del 4,82%. L’aggravio fiscale sulle imprese raggiungerà secondo i calcoli la cifra di 3,5 miliardi di euro.

L’aggravio fiscale riguarderà in ogni caso solo le regioni del Nord Italia: Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Trento, Bolzano, Puglia, Calabria, Sicilia hanno dovuto infatti già da tempo alzare l’aliquota al livello massimo per ‘comprimere’ il disavanzo sanitario maturato in passato.

Restringendo lo sguardo alla sola Lombardia, l’aumento previsto potrebbe superare quota 1 miliardo e 300 milioni di euro. Una cifra da capogiro che metterebbe in serio pericolo aziende e imprese già strette nella morsa creditizia delle banche. Per la Regione Veneto, l’aggravio si attesterà su quota 500 milioni di euro, mentre per il Piemonte si fermerà a 400 milioni.

Una logica, quella dell’aumento dell’Irap, che usa le imposte per creare liquidità che serve a mantenere la spesa pubblica. Quindi se da un lato sono state promosse manovre volte all’incentivazione delle assunzioni di giovani, con un pacchetto di sgravi sull’imposta regionale, dall’altro lato molte aziende del Nord Italia si troveranno a fare i conti con un rincaro dell’Irap – calcolato secondo la logica del gettito – più che salato, che rischia davvero di mandare in fumo gli sforzi delle aziende italiane.

Intesa Sanpaolo: 1,3 miliardi per le Pmi del Veneto

Piccoli imprenditori veneti a rapporto. La Regione rafforza la sua vicinanza e il suo sostegno alle Pmi grazie al rinnovato accordo tra Piccola Industria Confindustria Veneto e le banche del territorio del Gruppo Intesa Sanpaolo, stanziando un plafond di 1,3 miliardi di euro a sostegno della piccola e media industria regionale.

Banca Intesa San Paolo, Cassa di Risparmio del Veneto e Cassa di Risparmio di Venezia hanno infatti ratificato l’accordo nazionale che prevede lo stanziamento di 10 miliardi di euro per le imprese italiane.

“E’ un’ intesa di grande importanza – sottolinea Alberto Baban, Presidente di Piccola Industria Confindustria Veneto – in un momento in cui stiamo facendo i conti con una grave crisi di liquidità che crea molte difficoltà agli investimenti”.

L’impegno, ha evidenziato invece il Presidente Piccola Industria Confindustria Veneto,Vincenzo Boccia, è di costruire “un percorso di collaborazione che guarda allo sviluppo e al futuro del sistema produttivo italiano”.

Intesa San Paolo conferma così la sua vocazione a sostegno della piccola e media imprenditoria made in Italy. “Oggi vi e’ una minore richiesta di credito da parte delle imprese – ha precisato Marco Morelli, Direttore Generale Vicario Intesa Sanpaolo – ma da parte nostra vi e’ la necessità di valutare con grande attenzione la concretezza del progetto e la struttura imprenditoriale del richiedente. Per questo porteremo dappertutto gli esperti delle nostre società specializzate: metteremo a disposizione delle aziende la nostra esperienza e ascolteremo proposte e critiche, suggerimenti e idee, territorio per territorio”.

Microimprese: se il posto fisso non è più un miraggio

di Alessia CASIRAGHI

Il miraggio del posto fisso non sembra più così lontano. Almeno se si guarda alle microimprese. Sono loro infatti, dati alla mano, le aziende ad aver garantito nel 2011 ai propri dipendenti più sicurezze economiche e contrattuali. Termini ormai desueti come contratto a tempo indeterminato, posto fisso, stabilità economica tornano in auge se si guarda alle microimprese.

“Nel 2011 le imprese con meno di 10 dipendenti hanno offerto un lavoro a 4 persone su 10” si legge nella ricerca condotta da Fondazione Impresa, contro le grandi imprese, quelle con oltre i 250 dipendenti, che hanno garantito il posto a solo 2 italiani su 10.

Non solo: sono proprio le microimprese a garantire più stabilità con il 47% delle assunzioni non stagionali a tempo indeterminato, un dato superiore di 2 punti percentuali rispetto al dato complessivo (44,9%).

Dati alla mano, quello che sorprende è che sono proprio le piccole imprese del Mezzogiorno ad avere una propensione maggiore ad offrire il posto fisso: al primo posto troviamo la Sicilia (66,3%), seguita da Campania (63,5%) e Molise (61,9%). Nel Nord Italia capofila è il Veneto, con il 41,4% di assunzioni a tempo indeterminato per le microimprese.

Un dato in controtendenza se si pensa che nel terzo trimestre 2011 il tasso di disoccupazione registrato nel Mezzogiorno era pari al 12,4%, con picchi riguardanti la disoccupazione giovanile al 36,7%, e un tasso di inattività con punte del 49,6%.

Le microimprese non hanno paura di investire e appaiono il vero traino dell’economia in un momento di profonda crisi. “Le microimprese hanno già dimostrato di sostenere l’occupazione nel medio periodo e anche durante la crisi – confermano i ricercatori di Fondazione Impresa. – Nell’anno più buio, il 2009, hanno perso appena l’1% dell’occupazione mentre l’intero sistema delle imprese ha evidenziato una contrazione occupazionale doppia (-2%). E con le prospettive economiche di recessione per il 2012 la piccola impresa potrebbe continuare a rappresentare il vero ammortizzatore sociale dell’economia italiana”.

Morire di debiti. Le imprese dicono no

Non è passata nemmeno una settimana da quando Giovanni Schiavon, imprenditore edile del Padovano, si è ucciso con un colpo di pistola nella sua azienda per l’impossibilità di riscuotere i crediti per lavori già eseguiti (350mila euro) e saldare dipendenti e fornitori. Ora le imprese venete alzano la voce e scrivono al premier Mario Monti chiedendo la rapida applicazione della norma europea contro i ritardi nei pagamenti; una normativa  non ancora recepita dal governo italiano attraverso la legge comunitaria perché troppo onerosa per i bilanci dello Stato.

La lettera porta la firma anche della moglie e della figlia di Schiavon ed è molto chiara: se il governo dice di lavorare a un pacchetto di misure per salvare l’Italia, il recepimento della direttiva europea ne deve assolutamente fare parte. Una direttiva che fissa un tetto di 30 giorni (fino a un massimo di 60, ma solo in casi eccezionali) al saldo dei debiti, pena il pagamento degli interessi di mora progressivi che scattano già dal 30esimo giorno e partono dall’8% per aumentare man mano che aumenta il ritardo.

Un meccanismo che sarebbe ossigeno per le imprese e per chi le dirige, che in questi mesi balla giorno dopo giorno sul filo del baratro, stretto tra la morsa dei creditori e delle banche, e con l’impossibilità di avere ciò che gli spetta di diritto ed è frutto della più sacrosanta delle attività: il lavoro.

Nasce Veneto Promozione, il rilancio dell’export

Veneto Promozione, l’agenzia per l’internazionalizzazione dell’economia veneta, ha emesso il suo primo vagito. Il progetto di un organismo pensato per promuovere all’estero il ‘Sistema Veneto’ in tutti i suoi aspetti produttivi era già sul tavolo sin dal 2004, con la prima legge regionale generale sul turismo.

A sottolinearlo è il presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Giuseppe Sbalchiero : ” è una grande notizia attesa dal mondo imprenditoriale veneto da molti, troppi anni. E’ dal 2004 infatti che non perdevamo occasione per sollecitare un riordino delle politiche e ad un accorpamento delle strutture regionali in materia di internazionalizzazione e promozione cosi’ come previsto dalla legge regionale del 2004”.

L’occasione è stata la nomina di Giovanni Franco Masello, eletto primo presidente di Veneto Promozione. ”Sono sicuro – ha proseguito Sbalchieroche la nuova Agenzia possa divenire strumento ideale di coordinamento delle proposte progettuali provenienti anche dalle associazioni imprenditoriali a patto che si tenga conto delle istanze ed esigenze delle imprese artigiane, le quali si differenziano significativamente rispetto a quelle medio-grandi”.

L’export appare oggi, anche alla luce dei confortanti dati di crescita forniti dall’Istat, l’unica vera strategia che le imprese, e non solo quelle venete, possono intraprendere per uscire dalla crisi e attuare nuove politiche di crescita. Se il contesto economico generale presenta una domanda interna asfittica, sia sul versante privato che pubblico, e in ulteriore calo complice l’aumento dell‘Iva, le esportazioni e la scoperta di nuovi mercati rappresentano la grande opportunità per rilanciare l’economia del territorio.

La neonata Veneto Promozione assorbirà le attività del Centro Estero delle Camere di Commercio del Veneto e centralizzerà tutte le iniziative e i finanziamenti per la promozione del turismo, dei prodotti del settore manifatturiero e dell’internazionalizzazione delle imprese. “In questa fase di crisi, con risorse pubbliche in fortissima contrazione – ha sottolineato l’assessore al commercio estero, Marino Finozziabbiamo il dovere di ottimizzare i risultati possibili”. “Dobbiamo far capire all’estero – ha aggiunto poi il neopresidente Maselloche qui c’è qualità e c’è intelligenza sulla quale si può investire”. Un rilancio del made in Italy in piena regola.

Alessia Casiraghi